Originariamente Scritto da warry
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Come fai notare tu la politica è appunto l'arte di governare lo stato, secondo la concezione greca, ma anche secondo quella romana che la fa coincidere con la res publica, ossia con ciò che è patrimonio comune di tutti i cittadini. Che poi cittadini lo potessero essere solo alcuni e non tutti è un fattore inidentale legato al momento storico. D'altra parte, se ci pensi bene, anche qui, oggi, non tutti coloro che vivono nel suolo dello stato sono cittadini di pieno diritto, come avrebbero inteso i romani: non tutti possono votare, non tutti possono essere eletti.
Ma il punto non è questo, bensì che la politica, intesa come amministrazione della cosa pubblica è necessaria, pena, lo dicevo prima, uno stato anarchico, senza leggi e senza regole. E qui arriviamo alla seconda parte del discorso: se concetti come patria, nazione, stato, e simili sono-mi pare di capire dal tuo discorso- concetti artificiosi e astratti, cosa ne deriva? Che il mondo, nella sua forma naturale, non inficiata da finzioni ideologiche sovrastrutturate, sarebbe in realtà un continuum, un'unica grande comune? Non credo, e non è sostenibile, perchè esistono, invece, deglie elementi forti, comuni, che individuano una nazione. Innanzitutto il fattore geografico: non è un caso che i confini naturali siano stati per molto tempo il baluardo insormontabile che divide gli stati e non è un caso che se superi le Alpi ti ritrovi a parlare tedesco piuttosto che francese, perchè quel fattore naturale insormontabile ha delimitato "naturalmente" due entità geografiche diverse, e quindi due stati. Dall'isolamento di uno stato rispetto ad un altro deriva la diversità culturale che è, essa stessa, un elemento che marca la differenza, a prescidere dagli influssi che possono verificarsi. La lingua, che si è differenziata a partire da ceppi sostanzialmente unitari proprio in seguito alla diaspora geografica, è anch'essa un fattore discriminante e non è un caso che, quando si parla di concedere la cittadinanzna agli stranieri, si fa riferimento ad un test linguistico e culturale come elemento base per valutare la reale integrazione dello straniero. Se l'Italia ha acquisito la coscienza del valore dell'unità nazionale molto più tardi rispetto alla Francia, ad esempio, (e ne paghiamo lo scotto ancora oggi) è proprio perchè i francesi avevano una strutttura statale unitaria, una capitale riconosciuta ed una lingua comune, molto prima di noi. La religione, da ultimo, è solo una parte della cultura, ma non parliamo certo di stati confessionali quindi, in questa prospettiva, direi che, per importanza, è l'ultimo dei fattori citati.
Tuttavia vorrei fare a te la stessa domanda che ho fatto a Madmax prima: Esaminando la formazione delle grandi nazioni del mondo ed osservando che la guerra ha sempre avuto un ruolo fondamentale in questo processo, cosa ne deduci?
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