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Però, ecco, Pecorario Scanio, come Luxuria, ha il marchio del ******, per cui molti non lo votano a prescindere, mentre danno il loro voto a chi organizza il family day, salvo poi scoprirsi mignottaro o a chi mette in piazza i valori cattolici mentre si dà da fare con "un fisico da corazziere con un'ottava di seno "(cit.)
Come dire, che l'ipocrisia, in politica, paga.
si, su questo concordo appieno con te. ma che è la frase che ho evidenziato?
marazzo si è autosospeso... cosa giusta, per qualsiasi politico che venga beccato con prostitute (donne, uomini, trans)...
quello che peró non sembra interessare nessuno e che mi sembra molto più inquietante è che siano stati dei carabinieri a tentare di ricattarlo... a voi sembrerà una piccolezza... secondo me è un fatto gravissimo... e invece si parla solo di marazzo e del tranvione... che strano.
Originariamente Scritto da Mizard
...io ho parlato con tutti in questo forum,persino coi Laziali...
Originariamente Scritto da Barone Bizzio
Quindi...in poche parole, sono tutti comunisti tranne Silvio?
Originariamente Scritto da TheSandman
Silvio compreso.
Originariamente Scritto da TheSandman
Diciamo che i comunisti che insulta lui sono ancora più comunisti di lui.
marazzo si è autosospeso... cosa giusta, per qualsiasi politico che venga beccato con prostitute (donne, uomini, trans)...
quello che peró non sembra interessare nessuno e che mi sembra molto più inquietante è che siano stati dei carabinieri a tentare di ricattarlo... a voi sembrerà una piccolezza... secondo me è un fatto gravissimo... e invece si parla solo di marazzo e del tranvione... che strano.
Io l'ho detto all'inizio, in verità, ed ho anche evidenziato come i carabinieri spioni, al servizio dei poteri più o meno forti, più o meno occulti, sono una costante della storia italiana.
I carabinieri dicono di essere stati manovrati da qualcuno più in alto. Sarebbe bene che si sapesse chi, dal momento che pare ci siano altri nomi coinvolti.
A proposito di stranezze, il giornale a cui era finito il video era, stranamente, Chi, di casa Berlusconi
In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte. ma_75@bodyweb.com
era abbastanza conosciuto nell'ambiente gayo ben prima di diventare ministro, quando era un politico della politica regionale.
il suo modus operandi era il seguente: entrava in un locale gay, faceva vedere un po' in giro che c'era e poi si chiudeva in una darkroom da cui usciva a chiusura del locale.
dentro la stessa il viavai di chiunque. peraltro veniva spesso in un locale a bologna in andavo sempre anche io e si bullava tantissimo della propria posizione politica (non mi ricordo cosa fosse ai tempi, ma qualcosa intornao al nulla).
quando è diventato ministro non aveva ancora svelato al mondo il proprio lato gayo, il gay pride romano di quell'anno deviò dal percorso stabilito finendo sotto le finestre del nostro e per ore il corteo gridò: alfonso alfonso vieni giù che sei ****** pure tu.
il giorno seguente fece la famosa dichiarazione di bisessualità (mai visto con una donna) scontentando tanto i gay che avrebbero voluto che dicesse che ha in orrore la vagina, tanto i benpensanti per cui comunque bisessuale = che gioca alla cavallina con altri uomini quindi ORRORE!
era abbastanza conosciuto nell'ambiente gayo ben prima di diventare ministro, quando era un politico della politica regionale.
il suo modus operandi era il seguente: entrava in un locale gay, faceva vedere un po' in giro che c'era e poi si chiudeva in una darkroom da cui usciva a chiusura del locale.
dentro la stessa il viavai di chiunque. peraltro veniva spesso in un locale a bologna in andavo sempre anche io e si bullava tantissimo della propria posizione politica (non mi ricordo cosa fosse ai tempi, ma qualcosa intornao al nulla).
quando è diventato ministro non aveva ancora svelato al mondo il proprio lato gayo, il gay pride romano di quell'anno deviò dal percorso stabilito finendo sotto le finestre del nostro e per ore il corteo gridò: alfonso alfonso vieni giù che sei ****** pure tu.
il giorno seguente fece la famosa dichiarazione di bisessualità (mai visto con una donna) scontando tanto i gay che avrebbero voluto che dicesse che ha in orrore la vagina, tanto i benpensanti per cui comunque bisessuale = che gioca alla cavallina con altri uomini quindi ORRORE!
Intervista a Piero Marrazzo. "In questa storia ne esco a pezzi, maciullato"
"Non ne ho parlato subito con i magistrati per paura e vergogna"
"Ho sbagliato, dovevo denunciare
ma l'incursione nella vita è un incubo"
"C'era stato un impegno fra uomini delle istituzioni a rispettare il segreto istruttorio
Io l'ho fatto, altri invece hanno violato il patto d'onore" di GIUSEPPE CERASA
ROMA - "Vuol sapere se ho sbagliato? Vuole che lo ripeta, tre, quattro, cento volte? Sì, ho sbagliato. In questa storia ne esco a pezzi, maciullato, messo alla gogna, per colpa di chi si è infilato nella mia vita privata in una mattina di luglio. Un incubo, lo ricordo come un incubo. Sono entrati in quella stanza, hanno detto di essere delle forze dell'ordine, hanno rovistato nel mio portafoglio, hanno preso dei soldi. Per evitare il peggio ho staccato tre assegni. Tutto si è svolto in pochi minuti, nessuno di loro ha mostrato tesserini né dei carabinieri né della polizia, quelle facce, quei movimenti rapidi, quel terrore, quel senso di angoscia...".
La voce di Piero Marrazzo trema, da pochi minuti si è autosospeso dalla carica di presidente delle Regione Lazio. I suoi occhi sono lucidi ma ancora controllati. La luce del tardo pomeriggio entra spietatamente nella stanza di villa Piccolomini, sede di rappresentanza della Regione, disadorna, con tre bandiere e una piccola foto di Napolitano. Da uno stereo esce musica di Morricone sparata a palla. Marrazzo è in maglione di cachemire rosso, camicia a quadri azzurri e jeans. A sorvegliare che nessuna risposta sia fuori luogo e scalfisca i confini del segreto istruttorio, l'avvocato Luca Petrucci e tre uomini dello staff Marrazzo.
Perché non ha denunciato subito il caso alla magistratura?
"Paura e vergogna. Da quel luglio è calato il silenzio, io ho bloccato gli assegni ma nessuno ha provato ad incassarli. Ho detto: è andata. Ma avevo ancora paura, una paura fottuta. Temevo che una violenta incursione nella mia sfera privata potesse rovinare tutto. Così ho taciuto fino al 21 ottobre, quando sono stato convocato dal giudice. Ho taciuto e ho sbagliato, ho commesso un tremendo errore, dovevo denunciare tutto. Ma mi sono vergognato, si può dire che un presidente della Regione ha provato vergogna? Sì, me lo lasci dire. Forse dovevo parlarne con la mia famiglia, con i giudici, con gli inquirenti, raccontare tutto. Nella concitazione di quel giorno di luglio ai due uomini che mi si paravano davanti ho dato anche un numero di telefono, non il mio diretto, non il mio telefonino, ma un numero d'ufficio e lì, alcune settimane fa, è arrivata una strana telefonata... ".
Che telefonata?
Marrazzo accenna a spiegare, ma viene bloccato da Petrucci e dal suo staff: "C'è un'inchiesta in corso. Si viola il segreto istruttorio, tutto quello che c'era da dire è contenuto nella testimonianza resa ai magistrati il 21 ottobre". Vorremmo chiedere al governatore dei soldi spesi negli incontri hard, di una prestazione che sarebbe stata pagata addirittura 3000 euro, della cocaina strisciata sul tavolo, delle tante testimonianze di trans che raccontano di una abitudine sessuale che ha aperto al presidente della Regione Lazio la strada di un baratro politico fulminante, del secondo video, delle tre telefonate che avrebbe fatto l'altro ieri al viado Natalì. Nulla. L'avvocato lo blocca. E' una delle condizioni poste per l'intervista: non si parla dell'inchiesta.
Solo su un punto Marrazzo e Petrucci, sono categorici: "L'altro ieri non c'è stata alcuna telefonata. È falso. Comunque abbiamo raccontato tutto ai giudici e i quattro carabinieri sono accusati di concussione, non di estorsione". Differenza sostanziale che permette a Marrazzo di aggiungere: "Io non ho mai ricevuto pressioni dopo quella mattina di luglio, non sono stato ricattato, niente nei miei comportamenti politici ha risentito di forme esterne di condizionamento. Lo posso giurare davanti a tutti, davanti ai miei figli, a mia moglie... ".
Ecco, sua moglie, giorni difficilissimi.
"Vuol sapere la verità? A me dell'incarico di presidente delle Regione ormai non me ne frega nulla, ma del rapporto con mia moglie sì. Le ho chiesto perdono, ho sbagliato, forse lei ha capito. Io sono cattolico e arrivo ad ammettere che ho peccato, ma un monsignore molto importante diceva: "In chiesa si può entrare anche attraverso un peccato". E io ho sbagliato. Ma sa quando ho toccato il fondo? Quando ho visto gli occhi di mia figlia di otto anni sconvolti l'altra sera mentre guardava alla tv un servizio sul caso Marrazzo. E quando si è messa ad urlare chiedendo della madre...".
Il presidente si ferma, gli si increspa la voce, non riesce a deglutire, porta le mani agli occhi, piange, cambia stanza.
Poi ritorna e intima: "Questo non lo scriva. Mi hanno ammazzato, ma non sono morto. Da vittima sono stato trasformato in carnefice. In questi anni è stato piazzato troppo tritolo sotto la mia sedia, mi hanno voluto annientare dal primo momento, ma non mi arrendo. Stamattina quando ci siamo sentiti per l'intervista io stavo andando al cimitero di Prima Porta a pregare sulla tomba di mio padre, il grande Joe Marrazzo... ".
Le lacrime lo interrompono di nuovo. "Sono giorni che non riesco a sfogarmi". Si ferma. Batte l'indice rumorosamente sul tavolo di legno. Prende fiato.
Ma perché in questi due giorni ha dato una versione che non ha retto, parlando di video-bufala, di complotto?
"Perché c'era stato un impegno tra uomini delle istituzioni a rispettare il segreto istruttorio. Io l'ho fatto, altri hanno violato il patto d'onore. Adesso io mi sono autosospeso da presidente della Regione e dal Pd: lo dovevo ai miei elettori, ai cittadini del Lazio, per una forma di estrema coerenza. Vede, il mio caso è diverso da quello di Berlusconi. Non credo che siano storie parallele. Anche perché hanno due epiloghi completamente differenti. Il senso delle dieci domande di Repubblica al presidente del Consiglio è, credo, questo: o racconta la verità o si dimetta. Io ho raccontato la verità ai giudici e poi mi sono dimesso. Come vede, due storie diverse".
Poi Marrazzo esce dalla stanza, torna con "La strada", il libro di Cormac McCarthy. "C'è un padre che in punto di morte parla al figlioletto che gli sussurra: "Ce la caveremo papà". E il padre gli risponde: "Sì, ce la caveremo". Ecco, io alla mia famiglia voglio dire: ce la caveremo, nonostante il mio errore, ce la caveremo".
Intervista a Piero Marrazzo. "In questa storia ne esco a pezzi, maciullato" "Non ne ho parlato subito con i magistrati per paura e vergogna"
"Ho sbagliato, dovevo denunciare ma l'incursione nella vita è un incubo"
"C'era stato un impegno fra uomini delle istituzioni a rispettare il segreto istruttorio Io l'ho fatto, altri invece hanno violato il patto d'onore" di GIUSEPPE CERASA
ROMA - "Vuol sapere se ho sbagliato? Vuole che lo ripeta, tre, quattro, cento volte? Sì, ho sbagliato. In questa storia ne esco a pezzi, maciullato, messo alla gogna, per colpa di chi si è infilato nella mia vita privata in una mattina di luglio. Un incubo, lo ricordo come un incubo. Sono entrati in quella stanza, hanno detto di essere delle forze dell'ordine, hanno rovistato nel mio portafoglio, hanno preso dei soldi. Per evitare il peggio ho staccato tre assegni. Tutto si è svolto in pochi minuti, nessuno di loro ha mostrato tesserini né dei carabinieri né della polizia, quelle facce, quei movimenti rapidi, quel terrore, quel senso di angoscia...".
La voce di Piero Marrazzo trema, da pochi minuti si è autosospeso dalla carica di presidente delle Regione Lazio. I suoi occhi sono lucidi ma ancora controllati. La luce del tardo pomeriggio entra spietatamente nella stanza di villa Piccolomini, sede di rappresentanza della Regione, disadorna, con tre bandiere e una piccola foto di Napolitano. Da uno stereo esce musica di Morricone sparata a palla. Marrazzo è in maglione di cachemire rosso, camicia a quadri azzurri e jeans. A sorvegliare che nessuna risposta sia fuori luogo e scalfisca i confini del segreto istruttorio, l'avvocato Luca Petrucci e tre uomini dello staff Marrazzo.
Perché non ha denunciato subito il caso alla magistratura?
"Paura e vergogna. Da quel luglio è calato il silenzio, io ho bloccato gli assegni ma nessuno ha provato ad incassarli. Ho detto: è andata. Ma avevo ancora paura, una paura fottuta. Temevo che una violenta incursione nella mia sfera privata potesse rovinare tutto. Così ho taciuto fino al 21 ottobre, quando sono stato convocato dal giudice. Ho taciuto e ho sbagliato, ho commesso un tremendo errore, dovevo denunciare tutto. Ma mi sono vergognato, si può dire che un presidente della Regione ha provato vergogna? Sì, me lo lasci dire. Forse dovevo parlarne con la mia famiglia, con i giudici, con gli inquirenti, raccontare tutto. Nella concitazione di quel giorno di luglio ai due uomini che mi si paravano davanti ho dato anche un numero di telefono, non il mio diretto, non il mio telefonino, ma un numero d'ufficio e lì, alcune settimane fa, è arrivata una strana telefonata... ".
Che telefonata?
Marrazzo accenna a spiegare, ma viene bloccato da Petrucci e dal suo staff: "C'è un'inchiesta in corso. Si viola il segreto istruttorio, tutto quello che c'era da dire è contenuto nella testimonianza resa ai magistrati il 21 ottobre". Vorremmo chiedere al governatore dei soldi spesi negli incontri hard, di una prestazione che sarebbe stata pagata addirittura 3000 euro, della cocaina strisciata sul tavolo, delle tante testimonianze di trans che raccontano di una abitudine sessuale che ha aperto al presidente della Regione Lazio la strada di un baratro politico fulminante, del secondo video, delle tre telefonate che avrebbe fatto l'altro ieri al viado Natalì. Nulla. L'avvocato lo blocca. E' una delle condizioni poste per l'intervista: non si parla dell'inchiesta.
Solo su un punto Marrazzo e Petrucci, sono categorici: "L'altro ieri non c'è stata alcuna telefonata. È falso. Comunque abbiamo raccontato tutto ai giudici e i quattro carabinieri sono accusati di concussione, non di estorsione". Differenza sostanziale che permette a Marrazzo di aggiungere: "Io non ho mai ricevuto pressioni dopo quella mattina di luglio, non sono stato ricattato, niente nei miei comportamenti politici ha risentito di forme esterne di condizionamento. Lo posso giurare davanti a tutti, davanti ai miei figli, a mia moglie... ".
Ecco, sua moglie, giorni difficilissimi.
"Vuol sapere la verità? A me dell'incarico di presidente delle Regione ormai non me ne frega nulla, ma del rapporto con mia moglie sì. Le ho chiesto perdono, ho sbagliato, forse lei ha capito. Io sono cattolico e arrivo ad ammettere che ho peccato, ma un monsignore molto importante diceva: "In chiesa si può entrare anche attraverso un peccato". E io ho sbagliato. Ma sa quando ho toccato il fondo? Quando ho visto gli occhi di mia figlia di otto anni sconvolti l'altra sera mentre guardava alla tv un servizio sul caso Marrazzo. E quando si è messa ad urlare chiedendo della madre...".
Il presidente si ferma, gli si increspa la voce, non riesce a deglutire, porta le mani agli occhi, piange, cambia stanza.
Poi ritorna e intima: "Questo non lo scriva. Mi hanno ammazzato, ma non sono morto. Da vittima sono stato trasformato in carnefice. In questi anni è stato piazzato troppo tritolo sotto la mia sedia, mi hanno voluto annientare dal primo momento, ma non mi arrendo. Stamattina quando ci siamo sentiti per l'intervista io stavo andando al cimitero di Prima Porta a pregare sulla tomba di mio padre, il grande Joe Marrazzo... ".
Le lacrime lo interrompono di nuovo. "Sono giorni che non riesco a sfogarmi". Si ferma. Batte l'indice rumorosamente sul tavolo di legno. Prende fiato.
Ma perché in questi due giorni ha dato una versione che non ha retto, parlando di video-bufala, di complotto?
"Perché c'era stato un impegno tra uomini delle istituzioni a rispettare il segreto istruttorio. Io l'ho fatto, altri hanno violato il patto d'onore. Adesso io mi sono autosospeso da presidente della Regione e dal Pd: lo dovevo ai miei elettori, ai cittadini del Lazio, per una forma di estrema coerenza. Vede, il mio caso è diverso da quello di Berlusconi. Non credo che siano storie parallele. Anche perché hanno due epiloghi completamente differenti. Il senso delle dieci domande di Repubblica al presidente del Consiglio è, credo, questo: o racconta la verità o si dimetta. Io ho raccontato la verità ai giudici e poi mi sono dimesso. Come vede, due storie diverse".
Poi Marrazzo esce dalla stanza, torna con "La strada", il libro di Cormac McCarthy. "C'è un padre che in punto di morte parla al figlioletto che gli sussurra: "Ce la caveremo papà". E il padre gli risponde: "Sì, ce la caveremo". Ecco, io alla mia famiglia voglio dire: ce la caveremo, nonostante il mio errore, ce la caveremo".
quello che stavo pensando pure io,cioè a quest'uomo non gli rimane nulla se perde pure la famiglia...non voglio immaginare cosa passa per la testa in questi casi
"
Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"
infatti ,questo è figlio di Joe che si suicidò tempo addietro,spero che almeno la moglie gli stia vicino manco avesse ammazzato qualcuno.
Per una donna un tradimento non è mai facile da digerire, con un trans poi...
Certo Marazzo dimostra umanità in questa reazione con pianti, urla, richeste di perdono.
Altri hanno mantenuto un atteggiamento da sfinge in vicende analoghe
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