Sono trascorsi più di sette anni da quel giorno (21 febbraio 2001) in cui Erika De Nardo e Omar Favaro, allora sedicenni, uccisero con cento coltellate la madre e il fratello di lei. Un delitto che ancora oggi sconvolge perchè non esiste movente.
E mentre Erika fece strage di cuori qualche tempo fa, Omar oggi parla dal carcere di Quarto (Asti) al quotidiano La Stampa.
"Mi sono trovato bene fin da subito. Tutti – dal direttore ai secondini – mi hanno trattato come speravo. Non mi hanno fatto mancare nulla. Posso dire di aver goduto di tutti i privilegi possibili di un carcere". Nei confronti di Erika parole di gelo e indifferenza "di Erika non mi importa nulla. E’ da tempo che ho deciso di pensare soltanto a me stesso, al mio percorso. E’ da tempo che non misuro la mia vita in funzione della sua. Qui dentro ho capito che tipo di errore abbia fatto. Lo so, ho combinato una cosa mostruosa. Ma so anche che ho pagato e che adesso voglio uscire per riscattarmi. Ora mi sento una persona nuova, migliore".
"Questi anni di prigionia, mi riscattano per il futuro, non per il passato" questo il suo pensiero a proposito della condanna ricevuta, e continua "Era giusto che pagassi. Chi sbaglia non può farla franca. E’ la prima cosa di cui mi sono reso conto".
E il futuro? Omar racconta di occuparsi dell'archivio della biblioteca del carcere e aggiunge e "Gli stessi giudici che mi hanno giustamente condannato mi devono aiutare a riscattarmi e a trovare lavoro. E’ a loro che mi rivolgo" si spiega poi meglio "Non voglio che la gente mi releghi in un angolo con un solo sguardo. Voglio riprendermi la mia vita senza subire l’ombra di quella che mi sono lasciato alle spalle. Senza essere odiato né compatito".
Sul massacro ha ancora le idee confuse, non trova una risposta, non sa spiegare quella follia, quel raptus improvviso: "Questa domanda me l’hanno posta in molti, ma ancora oggi non trovo una risposta. Ci penso, ma non so spiegarmi che cosa sia scattato. Adesso anche i ricordi cominciano a sfuocarsi".
Tra poco Omar avrà scontato la sua pena. Dice che conterà i giorni che lo separano dalla libertà. Chiede una nuova occasione e che lo stato gli trovi un lavoro ..
http://google.mini15.com/
E mentre Erika fece strage di cuori qualche tempo fa, Omar oggi parla dal carcere di Quarto (Asti) al quotidiano La Stampa.
"Mi sono trovato bene fin da subito. Tutti – dal direttore ai secondini – mi hanno trattato come speravo. Non mi hanno fatto mancare nulla. Posso dire di aver goduto di tutti i privilegi possibili di un carcere". Nei confronti di Erika parole di gelo e indifferenza "di Erika non mi importa nulla. E’ da tempo che ho deciso di pensare soltanto a me stesso, al mio percorso. E’ da tempo che non misuro la mia vita in funzione della sua. Qui dentro ho capito che tipo di errore abbia fatto. Lo so, ho combinato una cosa mostruosa. Ma so anche che ho pagato e che adesso voglio uscire per riscattarmi. Ora mi sento una persona nuova, migliore".
"Questi anni di prigionia, mi riscattano per il futuro, non per il passato" questo il suo pensiero a proposito della condanna ricevuta, e continua "Era giusto che pagassi. Chi sbaglia non può farla franca. E’ la prima cosa di cui mi sono reso conto".
E il futuro? Omar racconta di occuparsi dell'archivio della biblioteca del carcere e aggiunge e "Gli stessi giudici che mi hanno giustamente condannato mi devono aiutare a riscattarmi e a trovare lavoro. E’ a loro che mi rivolgo" si spiega poi meglio "Non voglio che la gente mi releghi in un angolo con un solo sguardo. Voglio riprendermi la mia vita senza subire l’ombra di quella che mi sono lasciato alle spalle. Senza essere odiato né compatito".
Sul massacro ha ancora le idee confuse, non trova una risposta, non sa spiegare quella follia, quel raptus improvviso: "Questa domanda me l’hanno posta in molti, ma ancora oggi non trovo una risposta. Ci penso, ma non so spiegarmi che cosa sia scattato. Adesso anche i ricordi cominciano a sfuocarsi".
Tra poco Omar avrà scontato la sua pena. Dice che conterà i giorni che lo separano dalla libertà. Chiede una nuova occasione e che lo stato gli trovi un lavoro ..
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