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A suo tempo ho scelto una facoltà senza numero chiuso, non ho mai avuto a che fare con alcun test.
La questione "merito" però mi ha sempre incuriosito.
Vi racconto una breve storiella:
Mio padre ha 60 anni e ha regolarmente fatto il militare. All'epoca -mi racconta- il militare era durissimo ecc.ecc. Mi ha raccontato degli svariati espedienti che quanti prestavano servizio di leva mettevano in atto per farsi spedire all'ospedale militare per una "vacanza". Un giorno assistette all'improbabile tentativo, da parte di un coscritto, di farsi ricoverare per una "dispepsia acuta", una diarrea insomma.
Vorrei portare la vostra attenzione sul fatto che io, sommamente ignorante e se non altro colpevole di non esser mai stato colpito da una diarrea di entità tale da richiederne un approfondimento conoscitivo sotto il profilo medico, non conoscevo il significato della parola dispepsia sino a quando mio padre non mi ha raccontato sta cosa.
Ora, tutta sta storia di merda (prevenendo possibili battute) non avrebbe alcun rilievo se l'anno scorso non fosse comparsa nei test di medicina una domanda a risposta multipla che chiedeva proprio cosa fosse la dispepsia (ahimè anche questa è cultura generale). Indi scatta l'interrogativo: che cos'è il merito?
E' possibile che un candidato prevalga su un altro per il fatto che suo padre 40 anni prima ha visto un tizio con la diarrea che voleva farsi mandare in ospedale? (e non mi si venga a dire che sui grandi numeri UNA SOLA domanda non fa la differenza).
Merito per le conoscenze che abbiamo. O che "ci prendono"? E quanto prendiamo e quanto ci prende? Siamo di fronte al più generale problema del fronteggiarsi di libertà e contingenza. Conosciamo il mondo o il mondo ci si fa conoscere?
Il fatto è che quello che siamo non è dovuto solo a noi, non è solo nostro merito. Ed è uno dei motivi per cui contesto alla radice la (falsa) "cultura del merito" che i moderni governi ci vanno propinando (beninteso, non che io sia in grado di proporre un'alternativa valida). Non voglio fare il "contestatore ad ogni costo", voglio solo sottolineare quanto sia SEMPRE INGIUSTO misurare un uomo, i suoi meriti, le sue scelte.
Credo che ognuno di noi dovrebbe porsi di fronte a queste occasioni (test di ammissione ecc.ecc.) con questa prospettiva di disincanto.
La dispepsia riguarda lo stomaco, non l'intestino.
Originariamente Scritto da Sean
Bob è pure un fervente cattolico.
E' solo in virtù di questo suo essere del Cristo che gli perdono quei suoi certi amori per le polveri, il rock, la psicologia, la pornografia e pure per Sion.
Alice - How long is forever? White Rabbit - Sometimes, just one second.
A suo tempo ho scelto una facoltà senza numero chiuso, non ho mai avuto a che fare con alcun test.
La questione "merito" però mi ha sempre incuriosito.
Vi racconto una breve storiella:
Mio padre ha 60 anni e ha regolarmente fatto il militare. All'epoca -mi racconta- il militare era durissimo ecc.ecc. Mi ha raccontato degli svariati espedienti che quanti prestavano servizio di leva mettevano in atto per farsi spedire all'ospedale militare per una "vacanza". Un giorno assistette all'improbabile tentativo, da parte di un coscritto, di farsi ricoverare per una "dispepsia acuta", una diarrea insomma.
Vorrei portare la vostra attenzione sul fatto che io, sommamente ignorante e se non altro colpevole di non esser mai stato colpito da una diarrea di entità tale da richiederne un approfondimento conoscitivo sotto il profilo medico, non conoscevo il significato della parola dispepsia sino a quando mio padre non mi ha raccontato sta cosa.
Ora, tutta sta storia di merda (prevenendo possibili battute) non avrebbe alcun rilievo se l'anno scorso non fosse comparsa nei test di medicina una domanda a risposta multipla che chiedeva proprio cosa fosse la dispepsia (ahimè anche questa è cultura generale). Indi scatta l'interrogativo: che cos'è il merito?
E' possibile che un candidato prevalga su un altro per il fatto che suo padre 40 anni prima ha visto un tizio con la diarrea che voleva farsi mandare in ospedale? (e non mi si venga a dire che sui grandi numeri UNA SOLA domanda non fa la differenza).
Merito per le conoscenze che abbiamo. O che "ci prendono"? E quanto prendiamo e quanto ci prende? Siamo di fronte al più generale problema del fronteggiarsi di libertà e contingenza. Conosciamo il mondo o il mondo ci si fa conoscere?
Il fatto è che quello che siamo non è dovuto solo a noi, non è solo nostro merito. Ed è uno dei motivi per cui contesto alla radice la (falsa) "cultura del merito" che i moderni governi ci vanno propinando (beninteso, non che io sia in grado di proporre un'alternativa valida). Non voglio fare il "contestatore ad ogni costo", voglio solo sottolineare quanto sia SEMPRE INGIUSTO misurare un uomo, i suoi meriti, le sue scelte.
Credo che ognuno di noi dovrebbe porsi di fronte a queste occasioni (test di ammissione ecc.ecc.) con questa prospettiva di disincanto.
Alla fine mi pare di capire che tutto si riduca al caso. Non è così, anche, banalmente, per il motivo che tu inviti a non citare: perchè una domanda o due domande non fanno la differenza. Se poi, per aneddoti di famiglia, ti trovi nella condizione di conoscere più cose su svariati argomenti degli altri candidati, che dire, è cultura generale anche quella.
In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte. ma_75@bodyweb.com
Alla fine mi pare di capire che tutto si riduca al caso. Non è così, anche, banalmente, per il motivo che tu inviti a non citare: perchè una domanda o due domande non fanno la differenza. Se poi, per aneddoti di famiglia, ti trovi nella condizione di conoscere più cose su svariati argomenti degli altri candidati, che dire, è cultura generale anche quella.
ti pare di capire male. Ho parlato del fronteggiarsi di libertà e contingenza (questa ultima è quella che tu chiami caso). Non tutto si riduce al caso.
Potremmo parlare però -e restare parecchio sull'argomento- della pseudo-dialettica della vita, che è "per metà" fabrilità e "per metà" casualità. PSEUDOdialettica appunto perchè a nulla vale dire "per metà", visto che anche l'1% di caso può mutare totalmente il restante 99% (il discorso è assurdo).
Ritorno sul discorso che ho fatto prima e ribadisco: sui grandi numeri c'è tutta la probabilità che ci sia una persona con il mio stesso punteggio che però non ha avuto un padre con l'aneddoto sulla dispepsia.
E ancora: "Se poi, per aneddoti di famiglia, ti trovi nella condizione di conoscere più cose su svariati argomenti degli altri candidati, che dire, è cultura generale anche quella"
Cultura si, ma merito?
ti pare di capire male. Ho parlato del fronteggiarsi di libertà e contingenza (questa ultima è quella che tu chiami caso). Non tutto si riduce al caso.
Potremmo parlare però -e restare parecchio sull'argomento- della pseudo-dialettica della vita, che è "per metà" fabrilità e "per metà" casualità. PSEUDOdialettica appunto perchè a nulla vale dire "per metà", visto che anche l'1% di caso può mutare totalmente il restante 99% (il discorso è assurdo).
Ritorno sul discorso che ho fatto prima e ribadisco: sui grandi numeri c'è tutta la probabilità che ci sia una persona con il mio stesso punteggio che però non ha avuto un padre con l'aneddoto sulla dispepsia.
E ancora: "Se poi, per aneddoti di famiglia, ti trovi nella condizione di conoscere più cose su svariati argomenti degli altri candidati, che dire, è cultura generale anche quella"
Cultura si, ma merito?
Si parlava di quiz di cultura generale o sbaglio? Vorrei capire se, nel momento in cui c'è un quiz di 50 domande ed io ne faccio giuste 40 e tu 37, ci si possa appellare a qualche ragione superiore per non ammettere che io abbia merittato e tu no.
In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte. ma_75@bodyweb.com
ti pare di capire male. Ho parlato del fronteggiarsi di libertà e contingenza (questa ultima è quella che tu chiami caso). Non tutto si riduce al caso.
Potremmo parlare però -e restare parecchio sull'argomento- della pseudo-dialettica della vita, che è "per metà" fabrilità e "per metà" casualità. PSEUDOdialettica appunto perchè a nulla vale dire "per metà", visto che anche l'1% di caso può mutare totalmente il restante 99% (il discorso è assurdo).
Ritorno sul discorso che ho fatto prima e ribadisco: sui grandi numeri c'è tutta la probabilità che ci sia una persona con il mio stesso punteggio che però non ha avuto un padre con l'aneddoto sulla dispepsia.
E ancora: "Se poi, per aneddoti di famiglia, ti trovi nella condizione di conoscere più cose su svariati argomenti degli altri candidati, che dire, è cultura generale anche quella"
Cultura si, ma merito?
Scusa ma stai dicendo una contraddizione. Se mi citi la legge dei grandi numeri, allora l'errore tende a zero, ossia se tu sai l'aneddoto della diarrea, ci sarà un altro che saprà un altro aneddoto che tu non sai fino appunto a raggiungere una distribuzione normale.
Non puoi certo fare un test considerando tutti i possibili miliardi di aneddoti che ci possono essere dietro.
E se la morte che ti e' d'accanto, ti vorrà in cielo dall'infinito, si udrà piu forte, si udrà piu santo, non ho tradito! Per l'onore d'Italia!
Quello che voglio spiegare -se non è chiaro- è che la parola "merito" è un chiaro riferimento alla nostra libertà. E' l'ennesimo tentativo di noi uomini di sentirci padroni della vita, liberi di conoscere. Ma i pensieri "ci vengono", non ce li diamo.
Fare esclusivamente riferimento al merito vuole dire ignorare quella parte fondamentale della vita che è il caso (fondamentale assieme alla libertà, con cui è appunto in rapporto dialettico).
Scusa ma stai dicendo una contraddizione. Se mi citi la legge dei grandi numeri, allora l'errore tende a zero, ossia se tu sai l'aneddoto della diarrea, ci sarà un altro che saprà un altro aneddoto che tu non sai fino appunto a raggiungere una distribuzione normale.
Non puoi certo fare un test considerando tutti i possibili miliardi di aneddoti che ci possono essere dietro.
Il ragionamento matematico a priori non fa una grinza, te ne rendo conto.
Il problema vero è che i fatti della vita purtroppo si dicono solo a posteriori. A posteriori ci sarà stato, purtroppo o per fortuna, qualcuno che per puro caso (anche semplicemente buttandola a caso per l'appunto) ha superato un altro nella graduatoria. Ma anche questo è merito.
Quello che voglio spiegare -se non è chiaro- è che la parola "merito" è un chiaro riferimento alla nostra libertà. E' l'ennesimo tentativo di noi uomini di sentirci padroni della vita, liberi di conoscere. Ma i pensieri "ci vengono", non ce li diamo.
Fare esclusivamente riferimento al merito vuole dire ignorare quella parte fondamentale della vita che è il caso (fondamentale assieme alla libertà, con cui è appunto in rapporto dialettico).
posso chiederti che cosa hai studiato, se non sono indiscreto?
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vi è mai capitata l'ipertrofia muscolare? ci sono dei rischi?
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se vi dovete spostate in giornata, come fate a scaldarvi i pasti o nel caso in cui abbiate carne a cucinarla ?
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la mia intenzione era di rendere tonico l'addome con la palestra e, se ci riesco, coprire le smagliature con dei tatuaggi... visto che mi sono stancato del sentirmi dire dalle ragazze, ogni votla che mi vedono nudo, '' Sei una persona fantastica ma...''. Grazie
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