Stragi

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    Stragi

    YouTube - Intervista a Gioacchino Genchi

    dal minuto 2:25 in poi del 15 marzo 2009

    YouTube - Gioacchino Genchi sull'omicidio di Paolo Borsellino (commovente!)

    del 16 aprile 2009



    Strage di via D'Amelio, si riparte, si cerca "lo sfregiato"



    Sulla strage di via D'Amelio in cui il 19 luglio del '92 mori' il giudice Paolo Borsellino con cinque agenti della scorta non ci sarebbe solo la mano della mafia. A quanto pare si cerca un agente dei servizi segreti, detto "lo sfregiato" o anche "faccia da mostro", a quanto pare lo 007 potrebbe svelare alcuni retroscena interessanti, lui la chiave di molti misteri, a cominciare dal fallito attentato all'Addaura contro il giudice Falcone. Secondo "Repubblica", è stata ufficialmente riaperta l'inchiesta sulla strage di via D'Amelio, ma la prudenza è massima, come sottolinea il procuratore capo di Caltanissetta, Sergio Lari. "E' una vicenda troppo delicata - dice Lari - quindi - no comment". Lari insieme con i procuratori aggiunti Domenico Gozzo e Amedeo Bertone ha ascoltato l'ex ministro Vincenzo Scotti e l'ex premier Giuliano Amato per avere informazioni su alcuni agenti dei servizi segreti, ma su uno in particolare, un uomo sfregiato. Della stessa persona, parla anche, Vincenzo Agostino, (intervistato da Livesicilia.it), padre dell'agente di polizia Antonino. "Io l'ho visto l'uomo dalla faccia di mostro che tutti cercano. E' venuto a casa mia, voleva mio figlio. Quel tizio non è solo implicato nei fatti di Capaci e di via D'Amelio, ha fatto la strage in casa mia, quella in cui sono morti mio figlio Nino, mia nuora e mia nipote. Antonino Agostino, morto con la moglie incinta nel 1990 in circostanze ancora misteriose e sulle quali si indaga a distanza di 19 anni. "Due persone vennero a cercare mio figlio al villino - racconta Agostino - Accanto al cancello, su una moto, c'era un uomo biondo con la faccia butterata. Per me era 'faccia di mostro'. Quello che adesso cercano. Sono episodi agli atti". Le ultime rivelazioni su Antonino Agostino hanno svelato che era stato applicato alla ricerca dei latitanti e che, in qualche maniera, collaborasse con i servizi segreti. "Io so quello che basta - conclude - Sono venuti a cercare mio figlio e poi l'hanno ammazzato. Mio figlio era preoccupato. Aveva paura che qualcuno lo seguisse". Per Ingroia "Tanti anni, dalla morte di Borsellino, non sono passati inutilmente l'impegno della magistratura sta dando dei frutti". Mentre per Salvatore Borsellino fratello di Paolo, in una intervista parla del famoso accordo Mafia - Stato, "Mio fratello era stato - dice Salvatore Borsellino - sicuramente informato dagli organi istituzionali della trattativa in corso tra mafia e Stato, perchè erano in mano sua le indagini sull'assassinio di Falcone e sulla mafia in Sicilia. Non poteva non esserne informato". 'Paolo si era messo di traverso - secondo Salvatore - rispetto a questa trattativa nel momento in cui ne fu informato, e questo avvenne al ministero dell'Interno il primo luglio 1992. A quel punto era necessario, per poter continuare a condurre la trattativa, eliminare l'ostacolo principale, Paolo Borsellino, ed eliminarlo in fretta'. Secondo alcune rivelazioni spunta un famoso "papello". Lo conferma Massimo Cinacimino, nel foglio di carta ci sarebbero le richieste dei Corleonesi allo Stato per fermare le stragi in Sicilia e in Italia. Il foglio di carta sarebbe stato scritto direttamente da Totò Riina. Il famoso papello sarebbe stato chiuso in una cassaforte di Cinacimino. All' insistenze dei procuratori, la risposta di Ciancimino e' stata sempre la stessa, "Mi avvalgo della facoltà di non rispondere". Mentre dopo l'ultimatum della procura di Palermo a Massimo Ciancimino, il famoso documento sara' consegnato. Ciancimino: "adesso il papello ve lo do". E mentre l'avvocato di Ciancimino , si trovava al palazzo di Giustizia insieme al suo assistito, che si sarebbe presentato davanti agli uffici della procura di Palermo per consegnare ai magistrati alcuni documenti, tra i quali tre lettere di cui non si conosce il contenuto. Due ladri travestiti da zingari, avrebbero forzato la porta dello studio legale per dare la caccia al "papello". I due ladri non avrebbero però portato via nulla, compresi soldi e pc.
    da cataniaoggi.it




    Dopo diciassette anni di silenzio totale parla il boss di Corleone
    E sulla strage di via d'Amelio accusa i servizi e lo Stato


    Riina sul delitto Borsellino
    "L'hanno ammazzato loro"


    di ATTILIO BOLZONI, FRANCESCO VIVIANO


    TOTÒ RIINA, l'uomo delle stragi mafiose, per la prima volta parla delle stragi mafiose. Sull'uccisione di Paolo Borsellino dice: "L'ammazzarono loro". E poi - riferendosi agli uomini dello Stato - aggiunge: "Non guardate sempre e solo me, guardatevi dentro anche voi". Dopo diciassette anni di silenzio totale il capo dei capi di Cosa Nostra esce allo scoperto.

    Riina lo fa ad appena due giorni dalla svolta delle indagini sui massacri siciliani - il patto fra cosche e servizi segreti che i magistrati della procura di Caltanissetta stanno esplorando. Ha incaricato il suo avvocato di far sapere all'esterno quale è il suo pensiero sugli attentati avvenuti in Sicilia nel 1992, su quelli avvenuti in Italia nel 1993. Una mossa a sorpresa del vecchio Padrino di Corleone che non aveva mai aperto bocca su niente e nessuno fin dal giorno della sua cattura, il 15 gennaio del 1993. Un'"uscita" clamorosa sull'affaire stragi, che da certi indizi non sembrano più solo di mafia ma anche di Stato.

    Ecco quello che ci ha raccontato ieri sera l'avvocato Luca Cianferoni, fiorentino, da dodici anni legale di Totò Riina, da quando il più spietato mafioso della storia di Cosa Nostra è imputato non solo per Capaci e via Mariano D'Amelio, ma anche per le bombe di Firenze, Milano e Roma.

    Avvocato, quali sono le esatte parole pronunciate da Totò Riina? Sono proprio queste: "L'ammazzarono loro"?
    "Sì, sono andato a trovarlo al carcere di Opera questa mattina e l'ho trovato che stava leggendo alcuni giornali. Neanche ho fatto in tempo a salutarlo e lui, alludendo al caso Borsellino, mi ha detto quelle parole... L'ammazzarono loro...".

    E poi, che altro ha le ha detto Totò Riina?
    "Mi ha dato incarico di far sapere fuori, senza messaggi e senza segnali da decifrare, cosa pensa. Lui è stato molto chiaro. Mi ha detto: "Avvocato, dico questo senza chiedere niente, non rivendico niente, non voglio trovare mediazioni con nessuno, non voglio che si pensi ad altro". Insomma, il mio cliente sa che starà in carcere e non vuole niente. Ha solo manifestato il suo pensiero sulla vicenda stragi".


    Ma Totò Riina è stato condannato in Cassazione per l'omicidio di Borsellino, per l'omicidio di Falcone, per le stragi in Continente e per decine di altri delitti: che interesse ha a dire soltanto adesso quello che ha detto?
    "Io mi limito a riportare le sue parole come mi ha chiesto. Mi ha ripetuto più volte: avvocato parlo sapendo bene che la mia situazione processuale nell'inchiesta Borsellino non cambierà, fra l'altro adesso c'è anche Gaspare Spatuzza che sta collaborando con i magistrati quindi...".

    Le ha raccontato altro?
    "Abbiamo parlato della trattativa. Riina sostiene che è stato oggetto e non soggetto di quella trattativa di cui tanto si è discusso in questi anni. Lui sostiene che la trattativa è passata sopra di lui, che l'ha fatta Vito Ciancimino per conto suo e per i suoi affari e insieme ai carabinieri: e che lui, Totò Riina, era al di fuori. Non a caso io, come suo difensore, proprio al processo per le stragi di Firenze già quattro anni fa ho chiesto che venisse ascoltato Massimo Ciancimino in aula proprio sulla trattativa. Riina voleva che Ciancimino deponesse, purtroppo la Corte ha respinto la mia istanza".

    E poi, che altro le ha detto Totò Riina nel carcere di Opera?
    "E' tornato a parlare della vicenda Mancino, come aveva fatto nell'udienza del 24 gennaio 1998. Sempre al processo di Firenze, quel giorno Riina chiese alla Corte di chiedere a Mancino, ai tempi del suo arresto ministro dell'Interno, come fosse a conoscenza - una settimana prima - della sua cattura".

    E questo cosa significa, avvocato?
    "Significa che per lui sono invenzioni tutte quelle voci secondo le quali sarebbe stato venduto dall'altro boss di Corleone, Bernardo Provenzano. Come suo difensore, ho chiesto al processo di Firenze di sentire come testimone il senatore Mancino, ma la Corte ha respinto anche quest'altra istanza".

    Le ha mai detto qualcosa, il suo cliente, sui servizi segreti?
    "Spesso, molto spesso mi ha parlato della vicenda di quelli che stavano al castello Utvegio, su a Montepellegrino. Leggendo e rileggendo le carte processuali mi ha trasmesso le sue perplessità, mi ha detto che non ha mai capito perché, dopo l'esplosione dell'autobomba che ha ucciso il procuratore Borsellino, sia sparito tutto il traffico telefonico in entrata e in uscita da Castel Utvegio".

    Insomma, Totò Riina in sostanza cosa pensa delle stragi?
    "Pensa che la sua posizione rimarrà quella che è e che è sempre stata, non si sposterà di un millimetro. Ma questa mattina ha voluto dire anche il resto. E cioè: non guardate solo me, guardatevi dentro anche voi".

    da repubblica.it

    speriamo che sia la volta buona per fare chiarezza.
    Last edited by odisseo; 19-07-2009, 11:49:04.
    "
    Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"
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    #2
    Ciancimino jr, l' ultimo segreto Patto mafia-Stato, ecco la prova

    Repubblica — 14 luglio 2009 pagina 17 sezione: CRONACA
    PALERMO - Lo cercano da quando venne ucciso Paolo Borsellino, diciassette anni fa. Un foglio di carta, uno solo. Con la scrittura incerta di Totò Riina e, in fondo, la sua firma. È il famoso "papello", le richieste dei Corleonesi allo Stato per fermare le stragi in Sicilia e in Italia. «Ve lo consegno io nelle prossime ore», ha giurato qualche giorno fa Massimo Ciancimino, testimone eccellente ormai sotto scorta come un pentito. È forse l' epilogo della più intricata vicenda siciliana di questi ultimi anni: la trattativa fra Stato e Mafia. Se il più piccolo dei cinque figli di quello che fu il sindaco mafioso di Palermo manterrà la sua promessa, fra qualche giorno - proprio alla vigilia dell' anniversario della morte di Borsellino, il 19 luglio - il famigerato documento del patto fra boss e misteriosi apparati di sicurezza finirà nelle mani dei magistrati di Palermo e poi quelli di Caltanissetta e Firenze, tutte le procure che indagano direttamente o indirettamente sugli attentati mafiosi fra il 1992 e il 1993. «Questa volta ve lo porterò davvero, questa volta non faccio bluff», ha assicurato Ciancimino junior nel suo ultimo interrogatorio dopo un tira e molla durato un anno. La sua "collaborazione" è cominciata nel giugno del 2008. In decine di verbali ha raccontato la sua verità su incontri fra mafiosi e uomini dei servizi segreti, ha parlato dei fatti accaduti fra la strage di Capaci e le bombe dei Georgofili, ha ricordatoi faccia a faccia fra suo padre e l' allora vicecomandante dei Ros Mario Mori, ha svelato alcuni segreti che don Vito si era portato nella tomba. Come certi appuntamenti che l' ex sindaco agli arresti domiciliari aveva - sia a Palermo che a Roma - con "l' ingegnere Lo Verde", cioè Bernardo Provenzano. Ma fino ad ora "Massimuccio" non aveva mai voluto dire nulla sul "papello". Alle insistenze dei procuratori, la sua risposta è sempre stata una sola: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere». All' improvviso, la settimana scorsa e dopo un ultimatum della procura di Palermo, Massimo Ciancimino però ha ceduto: «Garantito: adesso il papello ve lo do». Nessuno sa dove sia stato custodito in tutti questi anni, molti pensavano e ancora pensano in una cassetta di sicurezza di una banca da qualche parte in Europa. Un sospetto, un mese fa, aveva portato gli investigatori in Francia. Una mossa di Massimo Ciancimino e una contromossa degli inquirenti. Ma non quelli di Palermo, gli altri di Caltanissetta. Tutti erano e sono ancora a caccia del "papello". Massimo Ciancimino, a giugno - appena gli hanno revocato il divieto di espatrio - ha lasciato Bologna dove vive da qualche mese e con la sua auto ha raggiunto Parigi insieme alla moglie Carlotta. È stato pedinato. Al ritorno da Parigi, fermato al posto di frontiera e invitato a entrare in un ufficio di polizia, ha trovato un paio di magistrati della procura della repubblica di Caltanissetta e alcuni ufficiali di polizia giudiziaria. Erano sicuri di trovarlo con il "papello" addosso. Perquisito lui e perquisita anche la moglie, ma il "papello" non l' hanno trovato. Interrogato al posto di frontiera, Ciancimino junior ha spiegato: «Mi ero accorto che mi seguivate, voi non vi fidate di me e io non mi fido di voi e non ho portato con me quel documento che non è a Parigi...». Messo alle strette dai procuratori di Palermo subito dopo ha promesso di far avere quel foglio di carta, quell' atto con il quale Totò Riina e i suoi Corleonesi chiedevano ad alcuni emissari dei servizi segreti di "trattare" con loro. Fine della violenza e delle stragi in cambio dell' abolizione del carcere duro, basta bombe in cambio di una sorta di salvezza per i familiari dei boss, armistizio con lo Stato in cambio di un colpo di spugna della legge sui pentitie sui patrimoni aggrediti dalla legge Rognoni la Torre. Ma quanto è attendibile nei suoi racconti il rampollo di don Vito? Quanto i magistrati possono credere alle sue parole? «Come qualsiasi imputato di reato connesso, le sue dichiarazioni possono essere attendibili solo se supportate da riscontri obbiettivi ed esterni», risponde il procuratore aggiunto Antonio Ingroia, che con il sostituto Nino Di Matteo indaga sui misteri palermitani dei Ciancimino. Aggiunge Ingroia: «Alcuni elementi di riscontro alle sue dichiarazioni li abbiamo già avuti, però abbiamo bisogno ancora di qualcosa per avere un quadro completo». Sarà il "papello" a certificare una volta per tutte l' attendibilità del figlio di don Vito. Tutto un impasto, fra i più pericolosi mafiosi latitanti e alti funzionari degli apparati. Tutto un impasto che ora fa molta paura al giovane figlio di don Vito, condannato in primo grado a 5 anni e 8 mesi per avere riciclato il "tesoro" di suo padre. Dal novembre scorso è stato costretto a lasciare la sua casa di Palermo e vivere 24 ore su 24 con auto blindata e "tutela". Dopo un paio di episodi inquietanti accaduti in Sicilia, Massimo Ciancimino è stato contattato da falsi carabinieri e poi ha ricevuto una lettera di minacce. Dentro la busta tre proiettili. Uno era destinato a lui, il secondo al procuratore Ingroia, il terzo al sostituto Di Matteo. Tutti i verbali di Ciancimino junior sono finiti alla procura di Caltanissetta che è titolare delle indagini sulla strage di via Mariano D' Amelio. Gli stessi procuratori di Caltanissetta l' hanno interrogato più volte. C' è un' ipotesi investigativa: il procuratore Paolo Borsellino, subito dopo la morte del suo amico Giovanni Falcone, avrebbe scoperto la vicenda del "papello" e quella trattativa fra Stato e Mafia. L' avrebbero ucciso perché qualcuno lo considerava un ostacolo al patto con la mafia. - ATTILIO BOLZONI FRANCESCO VIVIANO

    Falcone e Borsellino, inchieste riaperte caccia a un agente segreto sfregiato

    Repubblica — 17 luglio 2009 pagina 1 sezione: PRIMA PAGINA
    CALTANISSETTA NESSUNO conosce il suo nome. Tutti dicono però che ha «una faccia da mostro». È un agente dei servizi di sicurezza. Lo cercano per scoprire cosa c' entra lui e cosa c' entrano altri uomini degli apparati dello Stato nelle stragi e nei delitti eccellenti di Palermo. SEGUE DICIASSETTE anni dopo si sta riscrivendo la storia degli attentati mafiosi che hanno fatto tremare l' Italia. Ci sono testimoni che parlano di altri mandanti, ci sono indizi che portano alla ragionevole convinzione che non sia stata solo la mafia a uccidere Falcone e Borsellino o a mettere bombe. É stata ufficialmente riaperta l' inchiesta su via Mariano D' Amelio. É stata ufficialmente riaperta l' inchiesta su Capaci. É stata ufficialmente riaperta anche l' inchiesta sull' Addaura, su quei cinquantotto candelotti di dinamite piazzati nel giugno dell' 89 nella scogliera davanti alla casa di Giovanni Falcone. Una trama. Una sorta di «strategia della tensione» - questa l' ipotesi dei procuratori di Caltanissetta titolari delle inchieste sulle stragi palermitane - che parte dagli anni precedenti all' estate del 1992e finisce con i morti dei Georgofili a Firenze e quegli altri di via Palestro a Milano. Gli elementi raccolti in questi ultimi mesi fanno prendere forma a una vicenda che non è circoscritta solo e soltanto a Totò Riina e ai suoi Corleonesi, tutti condannati all' ergastolo come esecutori e mandanti di quelle stragi. C' è qualcosa di molto più contorto e di oscuro, ci sono ricorrenti «presenze» - indagine dopo indagine - di agenti segreti sempre a contatto con i boss palermitani. Tutti a scambiarsi di volta in volta informazionie favori, tutti insieme sui luoghi di una strage o di un omicidio, tutti a proteggersi gli uni con gli altri come in un patto di sangue. I procuratori di Caltanissetta - sono cinque che indagano, il capo Sergio Lari, gli aggiunti Domenico Gozzo e Amedeo Bertone, i sostituti Nicolò Marino e Stefano Luciani - hanno già ascoltato Vincenzo Scotti (ministro degli Interni fra il 1990 e il 1992) e l' allora presidente del Consiglio (dal giugno 1992 all' aprile 1993) Giuliano Amato per avere anche informazioni che nessuno aveva mai cercato. Su alcuni 007. Primo fra tutti quell' agente con la «faccia da mostro». É uno dei protagonisti dell' intrigo. Un' ombra, una figura sempre vicino e intorno a tanti episodi di sangue. Il suo nome è ancora sconosciuto, di lui sa soltanto che ha un viso deformato. In tanti ne hanno parlato, ma nonostante quella malformazione - segno evidente per un facile riconoscimento - nessuno l' ha mai identificato. Chi è? Gli stanno dando la caccia. Sembra l' uomo chiave di molti misteri palermitani. Il primo: l' attentato del 21 giugno del 1989 all' Addaura. C' è la testimonianza di una donna che ha visto quell' uomo «con quella faccia così brutta» vicino alla villa del giudice Falcone, poco prima che qualcuno piazzasse una borsa sugli scogli con dentro la dinamite. Qualcuno? Sull' Addaura c' è a verbale anche il racconto di Angelo Fontana, un pentito della «famiglia» dell' Acquasanta, cioè quella che comanda in quel territorio. Fontana rivela in sostanza che i mafiosi dell' Acquasanta quel giorno si limitarono a «sorvegliare» la zona mentre su un gommone - e a bordo non c' erano i mafiosi dell' Acquasanta - stavano portando i cinquantotto candelotti sugli scogli di fronte alla casa di Falcone. Un piccolo «malacarne» della borgata - tale Francesco Paolo Gaeta - assistette casualmente alle «operazioni». Fu ucciso a colpi di pistola qualche tempo dopo: il caso fu archiviato come un regolamento di conti fra spacciatori. Dopo il fallito attentato,a Palermo fecero circolare le solite voci infami: «É stato Falcone a mettersi da solo l' esplosivo». Il giudice, molto turbato, disse soltanto: «Sono state menti raffinatissime». Già allora, lo stesso Falcone aveva il sospetto che qualcuno, dentro gli apparati, volesse ucciderlo. Ma l' uomo con «la faccia da mostro» fu avvistato anche in un altro angolo di Palermo, un paio di mesi dopo. Un' altra testimonianza. Confidò il mafioso Luigi Ilardo al colonnello dei carabinieri Michele Riccio: «Noi sapevamo che c' era un agente a Palermo che faceva cose strane e si trovava sempre in posti strani. Aveva la faccia da mostro. Siamo venuti a sapere che era anche nei pressi di Villagrazia quando uccisero il poliziotto Agostino». Nino Agostino, ufficialmente agente del commissariato San Lorenzo ma in realtà «cacciatore» di latitanti, fu ammazzato insieme alla moglie Ida Castellucci il 5 agosto del 1989. Mai scoperti i suoi assassini. Come non scoprirono mai come un amico di Agostino, il collaboratore del Sisde Emanuele Piazza (anche lui cacciatore di latitanti) fu strangolato dai boss di San Lorenzo. Una soffiata, probabilmente. Il confidente Ilardo ha parlato anche di lui. E poi ha raccontato: «Io non so per quale ragione i servizi segreti partecipavano a queste azioni... forse per coprire determinati uomini politici che avevano interesse a coprire determinati fatti che erano successi, mettendo fuori gioco magistrati o altri uomini politici che volevano far scoprire tutte queste magagne». Un' altra testimonianza ancora viene da Vincenzo Agostino, il padre del poliziotto ucciso: «Poco prima dell' omicidio di mio figlio vennero a casa mia a Villagrazia di Carini due uomini che si presentarono come colleghi di Nino, uno aveva un viso orribile...». L' ultimo a parlare dell' agente segreto con «la faccia da mostro» è stato Massimo Ciancimino, il figlio di don Vito, sindaco mafioso di Palermo negli anni ' 70. Ai procuratori siciliani ha spiegato che quell' uomo era in contatto con suo padre da anni. Fino alla famosa «trattativa», fino a quell' accordo che Totò Riina voleva raggiungere con lo Stato italiano per «fermare le stragi». Un baratto. Basta bombe se aboliscono il carcere duro e cancellano la legge sui pentiti, basta bombe se salvano patrimoni mafiosi e magari decidono la revisione del maxi processo. Ma Massimo Ciancimino non ha rivelato solo gli incontri di suo padre con l' agente dal viso sfigurato. Ha parlato anche di un certo «signor Franco» e di un certo «Carlo». Forse non sono due uomini ma uno solo: un altro agente dei servizi. Uno con il quale il vecchio don Vito aveva un' intensità di rapporti lontana nel tempo. «Fu lui- sono parole di Ciancimino jr - a garantire mio padre, rassicurandolo che dietro le trattattive, inizialmente avviate dal colonnello dei carabinieri Mario Mori e dal capitano Giuseppe De Donno, c' era un personaggio politico». Di questo «signor Franco» o «Carlo», Massimo Ciancimino ha fornito ai procuratori indicazioni precise. E anche un' agenda del padre con i loro riferimenti telefonici. Un ultimo capitolo di questi intrecci fra mafia e apparati è affiorato dalle ultime indagini sull' uccisione di Paolo Borsellino. Un pentito (Gaspare Spatuzza) ha smentito il pentito (Vincenzo Scarantino) che 17 anni fa si era autoaccusato di avere portato in via D' Amelio l' autobomba che ha ucciso il procuratore e cinque poliziotti della sua scorta. «Sono stato io, non lui», ha spiegato Spatuzza, confermando comunque in ogni dettaglio la dinamica dei fatti e svelando che Falcone - prima di Capaci - sarebbe dovuto morire a Roma in un agguato. Le armi, fucili e pistole, a Roma le aveva portate lui stesso. Dopo un anno di indagini i magistrati di Caltanissetta hanno accertato che Gaspare Spatuzza ha detto il vero e Vincenzo Scarantino aveva mentito. Si era inventato tutto. Qualcuno lo aveva «imbeccato». Chi? «Qualcuno gli ha messo in bocca quelle cose per allontanare sospetti su altri mandanti non mafiosi», risponde oggi chi indaga sulla strage. Un depistaggio con frammenti di verità. Agenti segreti e scorrerie in Sicilia. Poliziotti caduti, omicidi di inspiegabile matrice. Boss e spie che camminano a braccetto. Attentati, uno dopo l' altro: prima Falcone e cinquantaquattro giorni dopo Borsellino. Una cosa fuori da ogni logica mafiosa. La tragedia di Palermo non sembra più solo il romanzo nero di Totò Riina e dei suoi Corleonesi. - dal nostro inviato ATTILIO BOLZONI

    Mafia e servizi, ecco gli indizi nelle inchieste

    Repubblica — 18 luglio 2009 pagina 9 sezione: CRONACA
    CALTANISSETTA - C' è puzza di spie in ogni strage siciliana. Misteri di mafia e misteri di Stato. Chiamate fatte da boss e dirette a uffici dei servizi segreti, biglietti con numeri telefonici intestati a capi degli apparati di sicurezza trovati sulla scena del crimine, esperti in bonifica ambientale in contatto con sospetti attentatori. E ancora: agende sparite (quella rossa di Paolo Borsellino), depistaggi, pentiti fasulli o pilotati. Dalle indagini sui massacri avvenuti in Sicilia fra la fine degli anni ' 80 e l' inizio degli anni ' 90 stanno affiorando complicitàe patti, intrecci, una rete di «interessi convergenti». I procuratori di Caltanissetta hanno riaperto tutte le inchieste sulle stragi ripescando vecchi fascicoli e interrogando nuovi testimoni, ripercorrendo piste frettolosamente abbandonate, scoprendo indizi che si orientano verso quelli che vengono chiamati «i mandanti occulti» o i «soggetti esterni» a Cosa Nostra. Uno degli ultimi personaggi ascoltati dai magistrati è stato Gioacchino Genchi, uno dei protagonisti del "caso De Magistris" a Catanzaro, il consulente che 17 anni fa era con il questore Arnaldo La Barbera alla guida del "Gruppo Falcone Borsellino", il pool di investigatori che indagò fin dall' inizio sulle stragi. Gioacchino Genchi ha parlato per un giorno intero, il 16 aprile scorso. E alla fine ha indicato una traccia: «Dovete scoprire chi c' era il 19 luglio del 1992 a Villa Igiea perché lì dentro c' era la regia...». A Villa Igiea, lo splendido albergo voluto dai Florio sul mare di Palermo, quel pomeriggio c' era - secondo Genchi - un ospite speciale che avrebbe praticamente "guidato" le operazioni per l' uccisione di Borsellino. Il consulente ha ricostruito il "movimento" telefonico nei minuti che hanno preceduto l' attentato. Ha accertato che dal cellulare clonato di un' ignara donna napoletana, A. N., sono partite prima alcune chiamate a mafiosi di Villagrazia di Carini (il luogo dove Borsellino quel pomeriggio è partito con la sua scorta), poi alcune chiamate a mafiosi di Palermo e infine - proprio quando l' autobomba è esplosa - l' ultima chiamata a Villa Igiea. Chi c' era dentro il lussuoso hotel? Chi era l' ospite innominabile che probabilmente i procuratori di Caltanissetta stanno cercando? Un testimone che sarà interrogato nei prossimi giorni sarà il pentito Francesco Di Carlo, nei primi anni ' 90 rinchiuso in un carcere londinese dove ricevette una visita di quattro uomini. «Tre erano stranieri e uno italiano», ha risposto qualche anno fa al pubblico ministero Luca Tescaroli. Quattro 007. Il pentito Di Carlo non ha mai voluto fare il nome dell' agente segreto, però ha raccontato che gli 007 gli chiesero una sorta di "consiglio" su come ammazzare Falcone e Borsellino che tanto stavano dando fastidioa Cosa Nostra e ai suoi traffici. Lo stesso Totò Riina, usò per proprio tornaconto in un' udienza queste rivelazioni di Francesco Di Carlo: «Io con le stragi del 1993 non c' entro niente, chiedetelo a Di Carlo: era lui in contatto con i servizi segreti non io». Mafia e servizi, ci sono impronte dappertutto. Di chi era quel numero di telefono trovato sul bigliettino di carta recuperato a qualche metro da dove Giovanni Brusca fece esplodere l' autostrada a Capaci? Era di L. N., il capo del Sisde a Palermo. «Era un appunto sulla riparazione di un cellulare Nec P 300 che qualcuno dei miei uomini deve avere perso durante il sopralluogo», ha risposto L. N. Fine della deposizione e fine delle indagini. C' è solo un particolare da ricordare: cellulari di quel tipo - Nec P 300 - sono stati trovati qualche tempo dopo nel covo di via Ughetti, la casa dove si nascondevano i macellai di Capaci e parlavano - ascoltati dalle microspie - "dell' attentatuni" che avevano preparato. A chi erano indirizzate le telefonate di Gaetano Scotto - mafioso dell' Acquasanta, imputato dell' inchiesta sull' uccisione del procuratore - poco prima della strage di via D' Amelio? Al castello Utvegio, una costruzione degli Anni Venti che domina Palermo da Montepellegrino. Lì erano acquartierati alcuni "irregolari" del Sisde,i superstiti di quel carrozzone sfasciato che era l' Alto Commissariato antimafia. Spie. E che lavoro facevano quei due fratelli di Catania, indagati l' anno scorso per la strage Falcone insieme a un noto imprenditore palermitano, che avevano a che fare con telecomandi a media e a lunga distanza? Avevano l' appalto per bonificare alcune "case" dei servizi segreti. Coincidenze, tutte coincidenze che ora i procuratori di Caltanissetta stanno mettendo in fila e risistemando in un "quadro". Forse in passato ci sono state "carenze investigative". O forse c' è sempre stato qualcuno che non voleva spingersi oltre Totò Riina e i suoi Corleonesi. - DAI NOSTRI INVIATI ATTILIO BOLZONI FRANCESCO VIVIANO
    da repubblica.it
    "
    Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"

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    • ma_75
      Super Moderator
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      #3
      Il metodo del "cui prodest" non sbaglia mai. E chi ebbe a guadagnarci dalle stragi di mafia e dal ribaltamento del clima di Tangentopoli è sotto gli occhi di tutti.
      In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
      ma_75@bodyweb.com

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      • TheSandman
        Ex Presidente
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        Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
        Il metodo del "cui prodest" non sbaglia mai. E chi ebbe a guadagnarci dalle stragi di mafia e dal ribaltamento del clima di Tangentopoli è sotto gli occhi di tutti.
        concordo...e la risposta è tutta la politica italiana!


        Tessera N° 6

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        • boss123
          Bodyweb Advanced
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          • venezia
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          #5
          ho ascoltato salvatore a venezia..e ha raccontato bene di come genchi rielaboro' le chiamate tra l'utveggio e una barchina nel golfo di palermo la quale, molto probabilmente ospitava bruno contrada...

          e poi logicamente ha parlato di berlusconi insitendo nel dire che fu lui ha finanziare i soldi per le bome...t4 mi pare si chiami l'esplosivo, il quale è in uso esclusivo per gli articieri dello stato..

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          • ma_75
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            #6
            Originariamente Scritto da TheSandman Visualizza Messaggio
            concordo...e la risposta è tutta la politica italiana!
            Non proprio tutta. Diciamo che, morta la DC storico referente della mafia, i DC non sono morti, si sono semplicemente reincarnati.
            In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
            ma_75@bodyweb.com

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              #7
              Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
              Non proprio tutta. Diciamo che, morta la DC storico referente della mafia, i DC non sono morti, si sono semplicemente reincarnati.
              giusto...il problema è che sono confluiti in praticamente tutti i partiti ora in parlamento...


              Tessera N° 6

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              • Manx
                Pornotrainer SdS ("Mezzo-morto") - Arrivederci Bud. R.I.P
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                #8
                Originariamente Scritto da boss123 Visualizza Messaggio
                ho ascoltato salvatore a venezia..e ha raccontato bene di come genchi rielaboro' le chiamate tra l'utveggio e una barchina nel golfo di palermo la quale, molto probabilmente ospitava bruno contrada...

                e poi logicamente ha parlato di berlusconi insitendo nel dire che fu lui ha finanziare i soldi per le bome...t4 mi pare si chiami l'esplosivo, il quale è in uso esclusivo per gli articieri dello stato..
                ma ***** dinci ma come diavolo scrivi?

                scusate l'ot ma non potevo trattenermi

                SdS - "Mezzo-morto" - rulez :he: :woo:
                Anarco-Training
                M&ScC-Group: "Magna & Spigni con Criterio"
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                Bud Spencer 31.10.1929 - 27.6.2016 R.I.P
                I.O.M Jesi & Vallesina

                Le domande dell'aspirante bidibolder
                Originariamente Scritto da TONY_98
                Cosa succede se prendo le proteine senza fare palestra?
                Originariamente Scritto da Perineo
                vi è mai capitata l'ipertrofia muscolare? ci sono dei rischi?
                Originariamente Scritto da Spratix
                C'è un modo per capire che tipo di look muscolare avrò?
                Fai da te - Il tagliando
                Originariamente Scritto da erstef
                Che ne dite come alimentazione per la manutenzione muscolare?
                Disagio alimentare & logistica bidibolder
                Originariamente Scritto da Gianludlc17
                se vi dovete spostate in giornata, come fate a scaldarvi i pasti o nel caso in cui abbiate carne a cucinarla ?
                Estetica rulez
                Originariamente Scritto da 22darklord23
                la mia intenzione era di rendere tonico l'addome con la palestra e, se ci riesco, coprire le smagliature con dei tatuaggi... visto che mi sono stancato del sentirmi dire dalle ragazze, ogni votla che mi vedono nudo, '' Sei una persona fantastica ma...''. Grazie

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                • boss123
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                  #9
                  Originariamente Scritto da Manx Visualizza Messaggio
                  ma ***** dinci ma come diavolo scrivi?

                  scusate l'ot ma non potevo trattenermi
                  manca la b su bombe ed ho messo una h in piu'..

                  il contenuto pero' è esatto..e adesso scappo perchè me ne vo' a manifestare a venezia, con agenda rossa in mano..

                  te che fai oggi di bello per paolo?

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                  • ma_75
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                    #10
                    Originariamente Scritto da TheSandman Visualizza Messaggio
                    giusto...il problema è che sono confluiti in praticamente tutti i partiti ora in parlamento...
                    Tuttavia non sono molti i partiti ad essere nati dal nulla proprio in quel periodo e ad avere avuto tra i soci fondatori personaggi poi condannati per mafia.
                    In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                    ma_75@bodyweb.com

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                      #11
                      Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
                      Tuttavia non sono molti i partiti ad essere nati dal nulla proprio in quel periodo e ad avere avuto tra i soci fondatori personaggi poi condannati per mafia.
                      è un'affermazione storicamente vera la tua, ma rappresenta una realtà parziale...
                      Purtroppo tutti i partiti sono intasati di democristiani e lo stesso leader del PD lo è....
                      Il fatto che il PDL sia un male è lapalissiano, ma questa visione di mela marcia in un prospetto idilliaco la vedo una visione molto edenistica...
                      Basti pensare, caro MA, che furono proprio i comunisti agli albori a salvare il culetto del futuro premier,quando sull'orlo del fallimento non si videro contrari al "salva-Berlusconi" di Craxi....da li in poi la collusione è stata tanta e tale da farmi credere che vecchi missini a parte non c'è nessuno che può definirsi pulito...


                      Tessera N° 6

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                        #12
                        Originariamente Scritto da TheSandman Visualizza Messaggio
                        è un'affermazione storicamente vera la tua, ma rappresenta una realtà parziale...
                        Purtroppo tutti i partiti sono intasati di democristiani e lo stesso leader del PD lo è....
                        Il fatto che il PDL sia un male è lapalissiano, ma questa visione di mela marcia in un prospetto idilliaco la vedo una visione molto edenistica...
                        Basti pensare, caro MA, che furono proprio i comunisti agli albori a salvare il culetto del futuro premier,quando sull'orlo del fallimento non si videro contrari al "salva-Berlusconi" di Craxi....da li in poi la collusione è stata tanta e tale da farmi credere che vecchi missini a parte non c'è nessuno che può definirsi pulito...

                        la collusione che denunci è il male dell'Italia. Non ci sono dubbi che esistano e siano esistiti accordi sotterranei che vanno molto oltre l'apparente divergenza di posizioni politiche. Ricordo che, anche per Tangentopoli, si disse che l'unico partito veramente pulito era il MSI per il semplice fatto che era escluso dalle leve del potere e, come tale, incapace di garantire favori.
                        In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                        ma_75@bodyweb.com

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                          #13
                          Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
                          Ricordo che, anche per Tangentopoli, si disse che l'unico partito veramente pulito era il MSI per il semplice fatto che era escluso dalle leve del potere e, come tale, incapace di garantire favori.
                          QUesto discorso riguarda oggi DIPietro.
                          La "purezza" dell'MSI vero (diverso dai partiti farsa che lo rivendicano ora) non era semplicemente puro in senso negativo (ossia per impossibilità di fare quelle cose..) ma credo anche perchè i valori di quel partito erano anni luce distanti da quel modo d'agire...e francamente io un Almirante fare certe bassezze non ce lo vedevo..


                          Tessera N° 6

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                            #14
                            Originariamente Scritto da TheSandman Visualizza Messaggio
                            La "purezza" dell'MSI vero (diverso dai partiti farsa che lo rivendicano ora) non era semplicemente puro in senso negativo (ossia per impossibilità di fare quelle cose..) ma credo anche perchè i valori di quel partito erano anni luce distanti da quel modo d'agire...e francamente io un Almirante fare certe bassezze non ce lo vedevo..
                            Sull'MSI non posso che essere d'accordo. Aggiungo anche che la deriva del partito è avvenuta quando, con AN, è stato invaso e snaturato dai tranfughi DC che hanno portato nel partito le vecchie abitudini e le vecchie clientele.
                            In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                            ma_75@bodyweb.com

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                              #15
                              Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
                              Sull'MSI non posso che essere d'accordo. Aggiungo anche che la deriva del partito è avvenuta quando, con AN, è stato invaso e snaturato dai tranfughi DC che hanno portato nel partito le vecchie abitudini e le vecchie clientele.
                              a mio avviso non dovevano nemmeno dargli le tessere...invece...ma comunque basta l'unione di AN con Fi per spiegare tutto....


                              Tessera N° 6

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