YouTube - Intervista a Gioacchino Genchi
dal minuto 2:25 in poi del 15 marzo 2009
YouTube - Gioacchino Genchi sull'omicidio di Paolo Borsellino (commovente!)
del 16 aprile 2009
Strage di via D'Amelio, si riparte, si cerca "lo sfregiato"
Sulla strage di via D'Amelio in cui il 19 luglio del '92 mori' il giudice Paolo Borsellino con cinque agenti della scorta non ci sarebbe solo la mano della mafia. A quanto pare si cerca un agente dei servizi segreti, detto "lo sfregiato" o anche "faccia da mostro", a quanto pare lo 007 potrebbe svelare alcuni retroscena interessanti, lui la chiave di molti misteri, a cominciare dal fallito attentato all'Addaura contro il giudice Falcone. Secondo "Repubblica", è stata ufficialmente riaperta l'inchiesta sulla strage di via D'Amelio, ma la prudenza è massima, come sottolinea il procuratore capo di Caltanissetta, Sergio Lari. "E' una vicenda troppo delicata - dice Lari - quindi - no comment". Lari insieme con i procuratori aggiunti Domenico Gozzo e Amedeo Bertone ha ascoltato l'ex ministro Vincenzo Scotti e l'ex premier Giuliano Amato per avere informazioni su alcuni agenti dei servizi segreti, ma su uno in particolare, un uomo sfregiato. Della stessa persona, parla anche, Vincenzo Agostino, (intervistato da Livesicilia.it), padre dell'agente di polizia Antonino. "Io l'ho visto l'uomo dalla faccia di mostro che tutti cercano. E' venuto a casa mia, voleva mio figlio. Quel tizio non è solo implicato nei fatti di Capaci e di via D'Amelio, ha fatto la strage in casa mia, quella in cui sono morti mio figlio Nino, mia nuora e mia nipote. Antonino Agostino, morto con la moglie incinta nel 1990 in circostanze ancora misteriose e sulle quali si indaga a distanza di 19 anni. "Due persone vennero a cercare mio figlio al villino - racconta Agostino - Accanto al cancello, su una moto, c'era un uomo biondo con la faccia butterata. Per me era 'faccia di mostro'. Quello che adesso cercano. Sono episodi agli atti". Le ultime rivelazioni su Antonino Agostino hanno svelato che era stato applicato alla ricerca dei latitanti e che, in qualche maniera, collaborasse con i servizi segreti. "Io so quello che basta - conclude - Sono venuti a cercare mio figlio e poi l'hanno ammazzato. Mio figlio era preoccupato. Aveva paura che qualcuno lo seguisse". Per Ingroia "Tanti anni, dalla morte di Borsellino, non sono passati inutilmente l'impegno della magistratura sta dando dei frutti". Mentre per Salvatore Borsellino fratello di Paolo, in una intervista parla del famoso accordo Mafia - Stato, "Mio fratello era stato - dice Salvatore Borsellino - sicuramente informato dagli organi istituzionali della trattativa in corso tra mafia e Stato, perchè erano in mano sua le indagini sull'assassinio di Falcone e sulla mafia in Sicilia. Non poteva non esserne informato". 'Paolo si era messo di traverso - secondo Salvatore - rispetto a questa trattativa nel momento in cui ne fu informato, e questo avvenne al ministero dell'Interno il primo luglio 1992. A quel punto era necessario, per poter continuare a condurre la trattativa, eliminare l'ostacolo principale, Paolo Borsellino, ed eliminarlo in fretta'. Secondo alcune rivelazioni spunta un famoso "papello". Lo conferma Massimo Cinacimino, nel foglio di carta ci sarebbero le richieste dei Corleonesi allo Stato per fermare le stragi in Sicilia e in Italia. Il foglio di carta sarebbe stato scritto direttamente da Totò Riina. Il famoso papello sarebbe stato chiuso in una cassaforte di Cinacimino. All' insistenze dei procuratori, la risposta di Ciancimino e' stata sempre la stessa, "Mi avvalgo della facoltà di non rispondere". Mentre dopo l'ultimatum della procura di Palermo a Massimo Ciancimino, il famoso documento sara' consegnato. Ciancimino: "adesso il papello ve lo do". E mentre l'avvocato di Ciancimino , si trovava al palazzo di Giustizia insieme al suo assistito, che si sarebbe presentato davanti agli uffici della procura di Palermo per consegnare ai magistrati alcuni documenti, tra i quali tre lettere di cui non si conosce il contenuto. Due ladri travestiti da zingari, avrebbero forzato la porta dello studio legale per dare la caccia al "papello". I due ladri non avrebbero però portato via nulla, compresi soldi e pc.
da cataniaoggi.it
Dopo diciassette anni di silenzio totale parla il boss di Corleone
E sulla strage di via d'Amelio accusa i servizi e lo Stato
Riina sul delitto Borsellino
"L'hanno ammazzato loro"
di ATTILIO BOLZONI, FRANCESCO VIVIANO
TOTÒ RIINA, l'uomo delle stragi mafiose, per la prima volta parla delle stragi mafiose. Sull'uccisione di Paolo Borsellino dice: "L'ammazzarono loro". E poi - riferendosi agli uomini dello Stato - aggiunge: "Non guardate sempre e solo me, guardatevi dentro anche voi". Dopo diciassette anni di silenzio totale il capo dei capi di Cosa Nostra esce allo scoperto.
Riina lo fa ad appena due giorni dalla svolta delle indagini sui massacri siciliani - il patto fra cosche e servizi segreti che i magistrati della procura di Caltanissetta stanno esplorando. Ha incaricato il suo avvocato di far sapere all'esterno quale è il suo pensiero sugli attentati avvenuti in Sicilia nel 1992, su quelli avvenuti in Italia nel 1993. Una mossa a sorpresa del vecchio Padrino di Corleone che non aveva mai aperto bocca su niente e nessuno fin dal giorno della sua cattura, il 15 gennaio del 1993. Un'"uscita" clamorosa sull'affaire stragi, che da certi indizi non sembrano più solo di mafia ma anche di Stato.
Ecco quello che ci ha raccontato ieri sera l'avvocato Luca Cianferoni, fiorentino, da dodici anni legale di Totò Riina, da quando il più spietato mafioso della storia di Cosa Nostra è imputato non solo per Capaci e via Mariano D'Amelio, ma anche per le bombe di Firenze, Milano e Roma.
Avvocato, quali sono le esatte parole pronunciate da Totò Riina? Sono proprio queste: "L'ammazzarono loro"?
"Sì, sono andato a trovarlo al carcere di Opera questa mattina e l'ho trovato che stava leggendo alcuni giornali. Neanche ho fatto in tempo a salutarlo e lui, alludendo al caso Borsellino, mi ha detto quelle parole... L'ammazzarono loro...".
E poi, che altro ha le ha detto Totò Riina?
"Mi ha dato incarico di far sapere fuori, senza messaggi e senza segnali da decifrare, cosa pensa. Lui è stato molto chiaro. Mi ha detto: "Avvocato, dico questo senza chiedere niente, non rivendico niente, non voglio trovare mediazioni con nessuno, non voglio che si pensi ad altro". Insomma, il mio cliente sa che starà in carcere e non vuole niente. Ha solo manifestato il suo pensiero sulla vicenda stragi".
Ma Totò Riina è stato condannato in Cassazione per l'omicidio di Borsellino, per l'omicidio di Falcone, per le stragi in Continente e per decine di altri delitti: che interesse ha a dire soltanto adesso quello che ha detto?
"Io mi limito a riportare le sue parole come mi ha chiesto. Mi ha ripetuto più volte: avvocato parlo sapendo bene che la mia situazione processuale nell'inchiesta Borsellino non cambierà, fra l'altro adesso c'è anche Gaspare Spatuzza che sta collaborando con i magistrati quindi...".
Le ha raccontato altro?
"Abbiamo parlato della trattativa. Riina sostiene che è stato oggetto e non soggetto di quella trattativa di cui tanto si è discusso in questi anni. Lui sostiene che la trattativa è passata sopra di lui, che l'ha fatta Vito Ciancimino per conto suo e per i suoi affari e insieme ai carabinieri: e che lui, Totò Riina, era al di fuori. Non a caso io, come suo difensore, proprio al processo per le stragi di Firenze già quattro anni fa ho chiesto che venisse ascoltato Massimo Ciancimino in aula proprio sulla trattativa. Riina voleva che Ciancimino deponesse, purtroppo la Corte ha respinto la mia istanza".
E poi, che altro le ha detto Totò Riina nel carcere di Opera?
"E' tornato a parlare della vicenda Mancino, come aveva fatto nell'udienza del 24 gennaio 1998. Sempre al processo di Firenze, quel giorno Riina chiese alla Corte di chiedere a Mancino, ai tempi del suo arresto ministro dell'Interno, come fosse a conoscenza - una settimana prima - della sua cattura".
E questo cosa significa, avvocato?
"Significa che per lui sono invenzioni tutte quelle voci secondo le quali sarebbe stato venduto dall'altro boss di Corleone, Bernardo Provenzano. Come suo difensore, ho chiesto al processo di Firenze di sentire come testimone il senatore Mancino, ma la Corte ha respinto anche quest'altra istanza".
Le ha mai detto qualcosa, il suo cliente, sui servizi segreti?
"Spesso, molto spesso mi ha parlato della vicenda di quelli che stavano al castello Utvegio, su a Montepellegrino. Leggendo e rileggendo le carte processuali mi ha trasmesso le sue perplessità, mi ha detto che non ha mai capito perché, dopo l'esplosione dell'autobomba che ha ucciso il procuratore Borsellino, sia sparito tutto il traffico telefonico in entrata e in uscita da Castel Utvegio".
Insomma, Totò Riina in sostanza cosa pensa delle stragi?
"Pensa che la sua posizione rimarrà quella che è e che è sempre stata, non si sposterà di un millimetro. Ma questa mattina ha voluto dire anche il resto. E cioè: non guardate solo me, guardatevi dentro anche voi".
da repubblica.it
speriamo che sia la volta buona per fare chiarezza.
dal minuto 2:25 in poi del 15 marzo 2009
YouTube - Gioacchino Genchi sull'omicidio di Paolo Borsellino (commovente!)
del 16 aprile 2009
Strage di via D'Amelio, si riparte, si cerca "lo sfregiato"
Sulla strage di via D'Amelio in cui il 19 luglio del '92 mori' il giudice Paolo Borsellino con cinque agenti della scorta non ci sarebbe solo la mano della mafia. A quanto pare si cerca un agente dei servizi segreti, detto "lo sfregiato" o anche "faccia da mostro", a quanto pare lo 007 potrebbe svelare alcuni retroscena interessanti, lui la chiave di molti misteri, a cominciare dal fallito attentato all'Addaura contro il giudice Falcone. Secondo "Repubblica", è stata ufficialmente riaperta l'inchiesta sulla strage di via D'Amelio, ma la prudenza è massima, come sottolinea il procuratore capo di Caltanissetta, Sergio Lari. "E' una vicenda troppo delicata - dice Lari - quindi - no comment". Lari insieme con i procuratori aggiunti Domenico Gozzo e Amedeo Bertone ha ascoltato l'ex ministro Vincenzo Scotti e l'ex premier Giuliano Amato per avere informazioni su alcuni agenti dei servizi segreti, ma su uno in particolare, un uomo sfregiato. Della stessa persona, parla anche, Vincenzo Agostino, (intervistato da Livesicilia.it), padre dell'agente di polizia Antonino. "Io l'ho visto l'uomo dalla faccia di mostro che tutti cercano. E' venuto a casa mia, voleva mio figlio. Quel tizio non è solo implicato nei fatti di Capaci e di via D'Amelio, ha fatto la strage in casa mia, quella in cui sono morti mio figlio Nino, mia nuora e mia nipote. Antonino Agostino, morto con la moglie incinta nel 1990 in circostanze ancora misteriose e sulle quali si indaga a distanza di 19 anni. "Due persone vennero a cercare mio figlio al villino - racconta Agostino - Accanto al cancello, su una moto, c'era un uomo biondo con la faccia butterata. Per me era 'faccia di mostro'. Quello che adesso cercano. Sono episodi agli atti". Le ultime rivelazioni su Antonino Agostino hanno svelato che era stato applicato alla ricerca dei latitanti e che, in qualche maniera, collaborasse con i servizi segreti. "Io so quello che basta - conclude - Sono venuti a cercare mio figlio e poi l'hanno ammazzato. Mio figlio era preoccupato. Aveva paura che qualcuno lo seguisse". Per Ingroia "Tanti anni, dalla morte di Borsellino, non sono passati inutilmente l'impegno della magistratura sta dando dei frutti". Mentre per Salvatore Borsellino fratello di Paolo, in una intervista parla del famoso accordo Mafia - Stato, "Mio fratello era stato - dice Salvatore Borsellino - sicuramente informato dagli organi istituzionali della trattativa in corso tra mafia e Stato, perchè erano in mano sua le indagini sull'assassinio di Falcone e sulla mafia in Sicilia. Non poteva non esserne informato". 'Paolo si era messo di traverso - secondo Salvatore - rispetto a questa trattativa nel momento in cui ne fu informato, e questo avvenne al ministero dell'Interno il primo luglio 1992. A quel punto era necessario, per poter continuare a condurre la trattativa, eliminare l'ostacolo principale, Paolo Borsellino, ed eliminarlo in fretta'. Secondo alcune rivelazioni spunta un famoso "papello". Lo conferma Massimo Cinacimino, nel foglio di carta ci sarebbero le richieste dei Corleonesi allo Stato per fermare le stragi in Sicilia e in Italia. Il foglio di carta sarebbe stato scritto direttamente da Totò Riina. Il famoso papello sarebbe stato chiuso in una cassaforte di Cinacimino. All' insistenze dei procuratori, la risposta di Ciancimino e' stata sempre la stessa, "Mi avvalgo della facoltà di non rispondere". Mentre dopo l'ultimatum della procura di Palermo a Massimo Ciancimino, il famoso documento sara' consegnato. Ciancimino: "adesso il papello ve lo do". E mentre l'avvocato di Ciancimino , si trovava al palazzo di Giustizia insieme al suo assistito, che si sarebbe presentato davanti agli uffici della procura di Palermo per consegnare ai magistrati alcuni documenti, tra i quali tre lettere di cui non si conosce il contenuto. Due ladri travestiti da zingari, avrebbero forzato la porta dello studio legale per dare la caccia al "papello". I due ladri non avrebbero però portato via nulla, compresi soldi e pc.
da cataniaoggi.it
Dopo diciassette anni di silenzio totale parla il boss di Corleone
E sulla strage di via d'Amelio accusa i servizi e lo Stato
Riina sul delitto Borsellino
"L'hanno ammazzato loro"
di ATTILIO BOLZONI, FRANCESCO VIVIANO
TOTÒ RIINA, l'uomo delle stragi mafiose, per la prima volta parla delle stragi mafiose. Sull'uccisione di Paolo Borsellino dice: "L'ammazzarono loro". E poi - riferendosi agli uomini dello Stato - aggiunge: "Non guardate sempre e solo me, guardatevi dentro anche voi". Dopo diciassette anni di silenzio totale il capo dei capi di Cosa Nostra esce allo scoperto.
Riina lo fa ad appena due giorni dalla svolta delle indagini sui massacri siciliani - il patto fra cosche e servizi segreti che i magistrati della procura di Caltanissetta stanno esplorando. Ha incaricato il suo avvocato di far sapere all'esterno quale è il suo pensiero sugli attentati avvenuti in Sicilia nel 1992, su quelli avvenuti in Italia nel 1993. Una mossa a sorpresa del vecchio Padrino di Corleone che non aveva mai aperto bocca su niente e nessuno fin dal giorno della sua cattura, il 15 gennaio del 1993. Un'"uscita" clamorosa sull'affaire stragi, che da certi indizi non sembrano più solo di mafia ma anche di Stato.
Ecco quello che ci ha raccontato ieri sera l'avvocato Luca Cianferoni, fiorentino, da dodici anni legale di Totò Riina, da quando il più spietato mafioso della storia di Cosa Nostra è imputato non solo per Capaci e via Mariano D'Amelio, ma anche per le bombe di Firenze, Milano e Roma.
Avvocato, quali sono le esatte parole pronunciate da Totò Riina? Sono proprio queste: "L'ammazzarono loro"?
"Sì, sono andato a trovarlo al carcere di Opera questa mattina e l'ho trovato che stava leggendo alcuni giornali. Neanche ho fatto in tempo a salutarlo e lui, alludendo al caso Borsellino, mi ha detto quelle parole... L'ammazzarono loro...".
E poi, che altro ha le ha detto Totò Riina?
"Mi ha dato incarico di far sapere fuori, senza messaggi e senza segnali da decifrare, cosa pensa. Lui è stato molto chiaro. Mi ha detto: "Avvocato, dico questo senza chiedere niente, non rivendico niente, non voglio trovare mediazioni con nessuno, non voglio che si pensi ad altro". Insomma, il mio cliente sa che starà in carcere e non vuole niente. Ha solo manifestato il suo pensiero sulla vicenda stragi".
Ma Totò Riina è stato condannato in Cassazione per l'omicidio di Borsellino, per l'omicidio di Falcone, per le stragi in Continente e per decine di altri delitti: che interesse ha a dire soltanto adesso quello che ha detto?
"Io mi limito a riportare le sue parole come mi ha chiesto. Mi ha ripetuto più volte: avvocato parlo sapendo bene che la mia situazione processuale nell'inchiesta Borsellino non cambierà, fra l'altro adesso c'è anche Gaspare Spatuzza che sta collaborando con i magistrati quindi...".
Le ha raccontato altro?
"Abbiamo parlato della trattativa. Riina sostiene che è stato oggetto e non soggetto di quella trattativa di cui tanto si è discusso in questi anni. Lui sostiene che la trattativa è passata sopra di lui, che l'ha fatta Vito Ciancimino per conto suo e per i suoi affari e insieme ai carabinieri: e che lui, Totò Riina, era al di fuori. Non a caso io, come suo difensore, proprio al processo per le stragi di Firenze già quattro anni fa ho chiesto che venisse ascoltato Massimo Ciancimino in aula proprio sulla trattativa. Riina voleva che Ciancimino deponesse, purtroppo la Corte ha respinto la mia istanza".
E poi, che altro le ha detto Totò Riina nel carcere di Opera?
"E' tornato a parlare della vicenda Mancino, come aveva fatto nell'udienza del 24 gennaio 1998. Sempre al processo di Firenze, quel giorno Riina chiese alla Corte di chiedere a Mancino, ai tempi del suo arresto ministro dell'Interno, come fosse a conoscenza - una settimana prima - della sua cattura".
E questo cosa significa, avvocato?
"Significa che per lui sono invenzioni tutte quelle voci secondo le quali sarebbe stato venduto dall'altro boss di Corleone, Bernardo Provenzano. Come suo difensore, ho chiesto al processo di Firenze di sentire come testimone il senatore Mancino, ma la Corte ha respinto anche quest'altra istanza".
Le ha mai detto qualcosa, il suo cliente, sui servizi segreti?
"Spesso, molto spesso mi ha parlato della vicenda di quelli che stavano al castello Utvegio, su a Montepellegrino. Leggendo e rileggendo le carte processuali mi ha trasmesso le sue perplessità, mi ha detto che non ha mai capito perché, dopo l'esplosione dell'autobomba che ha ucciso il procuratore Borsellino, sia sparito tutto il traffico telefonico in entrata e in uscita da Castel Utvegio".
Insomma, Totò Riina in sostanza cosa pensa delle stragi?
"Pensa che la sua posizione rimarrà quella che è e che è sempre stata, non si sposterà di un millimetro. Ma questa mattina ha voluto dire anche il resto. E cioè: non guardate solo me, guardatevi dentro anche voi".
da repubblica.it
speriamo che sia la volta buona per fare chiarezza.
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