BLACKMORE!!!
RITCHIE BLACKMORE
Per decenni la maggior parte dei suoi detrattori lo ha etichettato come quel bastardo sempre triste, tentando di porre maggiormente in evidenza il lato del personaggio che meno si addiceva ai rapporti col pubblico. E mantenendo quasi inalterata questa serie di aggettivi il Blackmore pioniere nei Deep Purple, capocarro nei Rainbow, figliol prodigo ancora nei Purple dell'85 ed infine recidivo di nuovo coi Rainbow, è arrivato alla materializzazione di questa nuova quanto controversa opera sonora. Se da un lato, dicevamo, il suo carattere non sempre avvezzo al sorriso lo ha marchiato in maniera spesso negativa, nulla si può invece dire della figura integra di chitarrista scelto che il nostro Ritchie è riuscito a conservare e a proporre lungo un percorso trentennale costellato di successi secchi ma anche di notevoli contraddizioni. Chi ricorda ad esempio il viso da hippy emaciato del primo Blackmore, quello che assaggiava il parziale successo sull'onda di un hit, "Hush", ancora oggi ricercato da molti gruppi (vedi i Kula Shaker)? Oppure lo stanco protagonista della lenta agonia Deep Purple nella metà degli anni settanta? O la faccia tirata del classico dittatore, capace di incidere sette dischi coi suoi Rainbow cambiando continuamente elementi del proprio organico? Di sicuro l'immagine che ai più è rimasta ben stampata nella mente è quella di un uomo vestito di nero su un palco, a capo chino e con in braccio una Stratocaster bianca. E questo perché, al di là di ogni considerazione più o meno gratuita sul personaggio, è la soluzione fluida della musica a prendere sempre il sopravvento, qualunque sia lo 'status operandi' in cui è collocato il nostro protagonista.
GOLDRAKE
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RITCHIE BLACKMORE
Per decenni la maggior parte dei suoi detrattori lo ha etichettato come quel bastardo sempre triste, tentando di porre maggiormente in evidenza il lato del personaggio che meno si addiceva ai rapporti col pubblico. E mantenendo quasi inalterata questa serie di aggettivi il Blackmore pioniere nei Deep Purple, capocarro nei Rainbow, figliol prodigo ancora nei Purple dell'85 ed infine recidivo di nuovo coi Rainbow, è arrivato alla materializzazione di questa nuova quanto controversa opera sonora. Se da un lato, dicevamo, il suo carattere non sempre avvezzo al sorriso lo ha marchiato in maniera spesso negativa, nulla si può invece dire della figura integra di chitarrista scelto che il nostro Ritchie è riuscito a conservare e a proporre lungo un percorso trentennale costellato di successi secchi ma anche di notevoli contraddizioni. Chi ricorda ad esempio il viso da hippy emaciato del primo Blackmore, quello che assaggiava il parziale successo sull'onda di un hit, "Hush", ancora oggi ricercato da molti gruppi (vedi i Kula Shaker)? Oppure lo stanco protagonista della lenta agonia Deep Purple nella metà degli anni settanta? O la faccia tirata del classico dittatore, capace di incidere sette dischi coi suoi Rainbow cambiando continuamente elementi del proprio organico? Di sicuro l'immagine che ai più è rimasta ben stampata nella mente è quella di un uomo vestito di nero su un palco, a capo chino e con in braccio una Stratocaster bianca. E questo perché, al di là di ogni considerazione più o meno gratuita sul personaggio, è la soluzione fluida della musica a prendere sempre il sopravvento, qualunque sia lo 'status operandi' in cui è collocato il nostro protagonista.
GOLDRAKE
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