golpe honduras

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    golpe honduras

    FAQ per capire i retroscena di quanto sta avvenendo in queste ore
    Perché i militari hanno voluto il golpe in Honduras?

    Ecco perché è stato tentato il colpo di stato. Al centro c'è la questione della rielezione del presidente Zelaya che si è "spostato" troppo a sinistra per i gusti della locale ricca oligarchia, complice per decenni di violenze, soprusi e regimi reazionari.
    28 giugno 2009 - Alessandro Marescotti


    Militare golpista in Honduras
    Fonte: ANSA
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    Come si chiama il presidente dell'Honduras che i militari hanno voluto destituire con un colpo di stato? Si chiama Manuel Zelaya, ha 56 anni ed è in carica dal gennaio 2006.
    Quali sono le scelte politiche e sociali del presidente Zelaya?
    Una volta al potere, vista l'endemica povertà della maggior parte dei 7,2 milioni di honduregni, Zelaya ha poi deciso di convertirsi al socialismo 'modello Chavez': tant'é che di recente ha fatto entrare Tegucigalpa nell'Alternativa Bolivariana para los Pueblos de Nuestra America (Alba), organismo voluto con molta determinazione dal leader venezuelano per conquistare spazi nella regione. (1)
    Quindi Zelaya è un "socialista" che viene dal popolo?
    No, è un latifondista cattolico ed è stato eletto con i voti dei conservatori del Partito Liberale. Ha successivamente compiuto una sorprendente svolta a sinistra, approvata dal presidente venezuelano Hugo Chavez e da Fidel Castro. (1)
    Che profilo si può tracciare del presidente Zelaya?
    Secondo una scheda dell'ANSA, Zelaya è "carismatico e moderatamente populista" ed è "sempre stato conservatore, con fama di persona onesta e di cattolico osservante" (1). Il problema è che si è "spostato" troppo a sinistra per i gusti della locale ricca oligarchia, complice per decenni di violenze, soprusi e regimi reazionari. Questo blocco di potere ha posto al centro della disputa politica la questione della rielezione del presidente Zelaya.
    Perché il colpo di stato è avvenuto proprio il 28 giugno?
    Perché in quel giorno si doveva tenere in Honduras il referendum che avrebbe permesso al presidente Zaleya (sostenuno dalla parte più povera della popolazione) di candidarsi per un secondo mandato. Per la precisione il referendum non avrebbe permesso al presidente di ricandidarsi, piuttosto chiedeva per novembre l'elezione dell'Assemblea Costituente per la scrittura di una nuova Carta Costituzionale che prevedeva importanti modifiche a favore del popolo, per l'acqua, contro i poteri forti etc, oltre alla possibilità di una seconda candidatura.
    Sono queste le cose da approfondire e che probabilmente sono all'origine del golpe.
    Chi non voleva il referendum?
    Il referendum è stato boicottato dai militari. Essi hanno sferrato il golpe all'alba poco prima dell’apertura delle urne per il contestato referendum di revisione costituzionale.
    Come è stato boicottato il referendum?
    I militari si sono rifiutati di distribuire le schede di voto e hanno invaso la capitale con mezzi corazzati.
    Il Presidente Zelaya dove è ora?
    E' in Costa Rica (è stato espulso dai militari dall'Honduras) e sta lanciando appelli alla resistenza non violenta contro il golpe. Dalle 17.36 italiane del 28 giugno il Presidente Zelaya ha parlato in diretta telefonica su Telesur dal Costarica. "Giornalismo partecipativo" ha tradotto e diffuso alcune frasi: “E’ un complotto delle oligarchie delle forze armate che mi hanno tradito per lasciare il popolo come sta e fermare un processo democratico partecipativo. Hanno sparato, rotto il portone di casa con le baionette, un sequestro brutale. Mi hanno portato alla Forza Aerea, salito su un aereo e portatomi in Costarica. Chiamo il popolo dell’Honduras alla resistenza non violenta al golpe. Se gli Stati Uniti non sono dietro il golpe questi non resisteranno neanche 48 ore. Mi vogliono rovesciare perché voglio la democrazia partecipativa. Non c’è maniera di comunicare con il popolo dell’Honduras perché i golpisti hanno interrotto tutti i mezzi di comunicazione. Un gruppo delle Forze Armate che ha realizzato il golpe è manipolato dall’élite economica che ha il controllo sul parlamento”. (2)
    Il popolo reagisce al golpe?
    Sì. Sono in corso manifestazioni popolari (3). Il presidente Zelaya (attualmente in Costa Rica) ha chiesto a tutti i suoi sostenitori di dare il via "alla resistenza civile, pacificamente e senza violenza". E anche se i golpisti hanno chiuso uno dopo l'altro i canali tv e la radio filogovernativi, gli honduregni fin dal mattino sono scesi in piazza affrontando i blindati per chiedere il ritorno di Zelaya. Ma sono stati dispersi con i lacrimogeni.
    Chi appoggia il golpe?
    I militari sono appoggiati dalla parte più ricca e reazionaria della borghesia dell'Honduras.
    Qual è la posizione del governo Usa?
    Dura condanna del golpe è stata espressa dal segretario di Stato americano Hillary Clinton, che ha parlato di un atto che deve essere «condannato da tutti» e che «viola i principi democratici». Questa risposta è giunta dopo alcune accuse di coinvolgimento degli Usa nel golpe. «Ci sei tu dietro a tutto questo?», ha infatti chiesto Zelaya senza troppi giri di parole al presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.
    Qual è la posizione del governo italiano?
    Il ministro degli Esteri Frattini parla di una "grave violazione della legalità e delle regole democratiche". Frattini auspica "vivamente che la comunità internazionale nel suo insieme continui a seguire la situazione in Honduras per il ristabilimento della legalità". (Apcom 28/6/2009)
    Qual è la posizione delL'Onu?
    Il segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon, ha chiesto che il presidente Zelaya sia ristabilito nelle sue funzioni e che i diritti dell'uomo siano totalmente rispettati.


    Note: (1) ANSA.it - Manuel Zelaya, un liberista sedotto da Chavez
    (2) Manuel Zelaya in diretta dal Costarica, ecco cosa dice : Giornalismo partecipativo
    (3) Testimonianza dall'Honduras: non credete ai media officiali, la gente vota e resiste!
  • LARRY SCOTT
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    #2
    Nulla di più probabile....intendo Obama dietro al Golpe
    comunque i Sandinisti sono decenni che vanno avanti così, governano, poi c'è un golpe di pochi anni, poi rigovernano, ecc...

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    • boss123
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      • Mar 2007
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      • venezia
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      #3
      se ci fosse davvero obama non saprai che pensare

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      • SognoDaBAR
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        • May 2007
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        #4
        E che cosa dovresti pensare?
        Che e' un politico serio e realista, JFK fece di molto, molto peggio ai suoi tempi...

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        • LARRY SCOTT
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          #5
          Originariamente Scritto da SognoDaBAR Visualizza Messaggio
          E che cosa dovresti pensare?
          Che e' un politico serio e realista, JFK fece di molto, molto peggio ai suoi tempi...
          Ma infatti.....questa strumentalizzazione che il PD ha fatto con Obama evidentemente ha portato agli italiani un'idea distorta di quello che è pur sempre un presidente USA che deve conservare ed espandere il dominio che gli USA hanno conquistato nel '45 e in altri 50 anni di guerra fredda

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            #6
            ho trovato l'intervista al nuovo Caudillo dell'Honduras, Roberto Micheletti (hodurateco purosagnue,NDR)


            TEGUCIGALPA - Dottor Micheletti ma chi glielo ha fatto fare di cacciarsi in questo guaio? Non si rende conto di essere perlomeno fuori moda? La stagione dei gorilla in America Latina è passata... Lui sbuffa, sposta nervosamente i fogli che ha appoggiato su una scrivania che gli sta stretta, scalcia mostrando raffinati mocassini che escono, come le sue gambe, da sotto il tavolo, e sbuffa di nuovo. "Qui non c'è stato nessun golpe. È stato il Tribunale ad ordinare all'esercito di prendere quel mascalzone di Zelaya e portarlo fuori dal paese. Volete vedere le accuse? Ci sono diciotto capi d'imputazione contro il vostro eroe democratico. Quali? E io che ne so, chiedetelo ai giudici".

            Scusi dottore, ma il presidente Zelaya non poteva essere accusato e giudicato qui, in Honduras non c'è neppure l'immunità per il Capo di Stato...
            "Infatti, gli abbiamo fatto un favore. Invece di metterlo in galera lo abbiamo portato in esilio".

            Quando il presidente golpista dell'Honduras riceve un gruppo di giornalisti stranieri sulla capitale sta scendendo il tramonto e la luce infiamma le pietre rosa della Casa presidenziale, un edificio neomediovale, dalle linee dolci e ondulate, costruito all'inizio del Novecento dall'architetto italiano Augusto Bressani. Dentro è un turbine di riunioni. Al primo piano ci sono gli uffici che s'affacciano su un grande giardino rettangolare. Porte che sbattono, via vai di commessi, politici e ministri appena nominati. In tutto, all'interno, ci saranno al massimo venti soldati.

            Entrare non è stato difficile, dopo la mano dura oggi è il giorno della trasparenza nel momento di massimo isolamento del governo golpista. "Insomma aiutatemi", dice Roberto Micheletti, "aiutatemi voi giornalisti a spiegare al mondo che l'abbiamo fatto per il bene del paese", e continua a spostare e martoriare la povera scrivania. È un omone, Micheletti, con una grande pancia che troneggia quando apre la giacca, gli occhi piccoli e un volto rubicondo. Ruvido e instintivo quando risponde, s'infuria facilmente.

            Ha visto dottore, anche il ministro Frattini dall'Italia ha richiamato l'ambasciatore... "Quando? No, io l'ho salutato l'ambasciatore Magno qualche giorno fa perché aveva terminato il suo mandato. Di Frattini non so niente". Ma anche Francia e Spagna hanno ritirato i loro rappresentanti. "Senta, sa cosa le dico? Facciano quello che gli pare. Io ho fede, prima o poi mi riconosceranno".
            Penultimo di nove fratelli, Micheletti è figlio di Umberto, un immigrato italiano, di Bergamo, arrivato qui per far fortuna tra le due Guerre mondiali. Roberto è nato nel '43, 13 agosto, come Fidel Castro, ma quando s'è buttato in politica ha anche ritoccato la data di nascita per sembrare più giovane, regalandosi cinque anni. Finora era conosciuto per la sua florida azienda di trasporti, ora rischia di passare alla Storia come il presidente fantoccio di un governo improbabile. Mentre parla, prima s'entusiasma perché un collaboratore lo chiama al telefono assicurandogli che Israele e Taiwan l'hanno riconosciuto. "Visto? Non siamo più soli". Ma è sicuro? "No, ma se me l'hanno detto, sarà vero". Poi si perde quando arriva la notizia che il Parlamento ha esteso il coprifuoco trasformandolo in Stato d'assedio. Avete proclamato lo Stato d'assedio? "No". "Ma come no, lo ha appena detto la radio", incalza una collega americana, "dice che l'esercito può perquisire la case senza mandato tra le dieci di sera e le cinque del mattino". "Beh guardi - sbotta Micheletti - se lei ha fatto qualcosa di male deve pure aspettarsi che vengano a prenderla a casa".
            Il diritto non dev'essere il suo forte, l'oratoria neppure.

            Nel suo bel vestito scuro di taglio italianissimo, Micheletti sta sempre più scomodo mentre anche nella Casa presidenziale si susseguono i rumors. Qualcuno dice che la Oea, l'Organizzazione degli Stati americani, invierà una delegazione per trattare con i golpisti. "Bene - esulta - li accoglieremo a braccia aperte". Ma scusi dottore, l'hanno avvisata? "No, me lo avete detto voi che viene una delegazione, io non ne sapevo niente". Qualcun altro annota che dirigenti dei partiti maggiori sono chiusi nell'ambasciata americana per trovare un compromesso che salvi tutti. Una amnistia per i golpisti? "Quale amnistia?", sbraita Micheletti, "Io non ho commesso reati, leggetevi la Costituzione, eccola qua". A momenti sorride, anche. Tre ragazze dell'ufficio stampa cercano di mantenere un po' di ordine tra chi entra ed esce dalla stanza. Micheletti non ci fa neppure caso e si mette a parlare di autarchia. "Possiamo farcela anche da soli", dice. Senza i prestiti della Banca Mondiale, il petrolio di Chavez, il commercio con i paesi vicini, i beni di consumo che arrivano dagli Stati Uniti con il trattato di libero scambio? A quale classe del paese pensa dottor Micheletti? Così rischiate di tornare indietro di decenni. "Ecco Chavez, buono quello. Ma non capite che io sono il baluardo contro la penetrazione di Chavez in questo paese, gli americani dovrebbero ringraziarmi, altroché".

            S'avvicina l'ora del coprifuoco e il centro di Tegucigalpa si svuota molto in fretta. La gente ha paura, ha l'evidente impressione che Micheletti, l'esercito, i deputati abbiano combinato un pasticcio. Che l'abbiano fatta grossa per sbarazzarsi del "traditore", di Zelaya, uno di loro, un membro dell'oligarchia che da sempre domina gli affari dell'Honduras, passato al nemico - dicono - per ambizione di potere. "Voleva farsi rieleggere Zelaya, per questo s'è alleato con Chavez e con Daniel Ortega, ed ha concesso ai sindacati un aumento insostenibile dei salari". Ma si rende conto che lei è diventato presidente grazie all'intervento dei militari e ad una lettera di dimissioni di Zelaya che è evidentemente falsa? "Falsa? Non lo so, non l'ho mica scritta io. Come presidente del Congresso toccava a me entrare in questa Casa presidenziale. L'ho fatto per il paese".
            La gente non si fida di Micheletti. Le sue ambizioni presidenziali erano note. Ha corso anche per le primarie ma è stato battuto e accusato di corrompere i giudici della Corte suprema per fermare un altro candidato più popolare di lui. "Sono a interim", giura. "Faremo le elezioni e io me ne andrò".
            Come farà ad andare avanti se nessun paese vuole incontrarlo, né ascoltare le sue ragioni, non lo sa. S'affida alla fede. Non si sente neppure isolato, Micheletti. "Ho il sostegno e l'affetto dell'80 per cento degli honduregni", spara ad un certo punto. Ma non s'è accorto di aver messo il suo paese in un vicolo cieco? "Ma quando mai, qui non c'è stato nessun colpo di Stato".

            Mentre lasciamo il palazzo si sparge la notizia che è stata tolta l'energia elettrica ad una radio che ha trasmesso una intervista a Zelaya, il presidente estromesso. La censura morde sui mezzi di comunicazione che non s'allineano al nuovo potere. Tutti esagerano, da una parte e dall'altra e verificare le informazioni diventa sempre più difficile. L'ultimatum delle 72 ore dell'Oea scade domani. Ma Micheletti ripete che non c'è nulla da trattare. "Che vengano ad incontrarci - conclude - gli spiegheremo cosa è successo e gli faremo vedere i documenti che accusano Zelaya. Abuso di potere, tradimento delle patria... "Ce n'è, ce n'è. Sono diciotto capi d'imputazione, mi dicono. E smettetela di chiamarmi dottore: io sono il Presidente".

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            • ma_75
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              #7
              Il referendum, ad ogni modo, mirava essenzialmente a garantire a Zelaya la rielezione, cosa esclusa espressamente dalla costituzione. Il primo a violarla, de facto, è stato lui che intendeva percorrere una strada simile a quella seguita da Chavez in Venezuela. Non un martire, insomma.
              In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
              ma_75@bodyweb.com

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              • the_drifter
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                • Florencia
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                #8
                le prese di posizione militari non dovrebbero mai essere un fatto positivo nel bilancio politico di un paese...poi, va calcolato cosa effettivamente zelaya avesse in mente di attuare.
                io non lo so ma...
                ...per rimanere nell'area: chavez è un'eroe o un opportunista come un altro?...
                I knew all the rules but the rules did not know me
                My log: evolve or die
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                • DORian_fAke
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                  #9
                  Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
                  Il referendum, ad ogni modo, mirava essenzialmente a garantire a Zelaya la rielezione, cosa esclusa espressamente dalla costituzione. Il primo a violarla, de facto, è stato lui che intendeva percorrere una strada simile a quella seguita da Chavez in Venezuela. Non un martire, insomma.
                  Intanto stava consultando il popolo tramite un referendum, e poi comunque non è detto che sarebbe stato rieletto.

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                  • ma_75
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                    #10
                    Originariamente Scritto da DORian_fAke Visualizza Messaggio
                    Intanto stava consultando il popolo tramite un referendum, e poi comunque non è detto che sarebbe stato rieletto.
                    Sai che se Berlusconi facesse un referendum per farsi eleggere dal popolo a vita forse lo vincerebbe?
                    In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                    ma_75@bodyweb.com

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                    • temete
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                      #11
                      Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
                      Sai che se Berlusconi facesse un referendum per farsi eleggere dal popolo a vita forse lo vincerebbe?
                      ci salverebbe la mancanza di quorum
                      Silvio Berlusconi:l'undicesima piaga d'Egitto, la prima d'Italia.

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                        #12
                        Vorrei vederci di più, ma è la solita storia con questi governi sudamericani.
                        Originariamente Scritto da gorgone
                        il capitalismo vive delle proprie crisi.

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                        • Sergio
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                          #13
                          Originariamente Scritto da SognoDaBAR Visualizza Messaggio
                          E che cosa dovresti pensare?
                          Che e' un politico serio e realista, JFK fece di molto, molto peggio ai suoi tempi...
                          Mha, confondiamo sempre l'uomo con il governo che c'è dietro, spesso anche con il popolo, non necessariamente agiscono all'unisono, JFK se ne "andò" molto probabilmente per disaccordi con il resto del governo vigente al tempo.



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                          • Lucone
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                            Originariamente Scritto da boss123 Visualizza Messaggio
                            se ci fosse davvero obama non saprai che pensare
                            Ma davvero credi alla favoletta della sinistra italiana? lo yes we can internazionale, il vento nuovo e tutte queste cazzate, ti ricordo che con un "democratico" si è quasi toccato il pulsante rosso.....
                            Sicuramente un'altro "che" de noaltri non và giù alla casa bianca, 4 telefonate, 2 cia man di collegamento sul luogo e risolto il problema
                            Tutto ciò che ami rimane, il resto è scorie. Tutto ciò che ami non ti può essere sottratto. Tutto ciò che ami è la tua stessa eredità..." (Ezra Pound)

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                              #15
                              Restando il fatto che Obama si fa quattro risate se gli spieghi qualcosa del PD italiano... e che il concetto di "sinistra" democratica negli states è parecchio diverso dal nostro... nel caso Honduregno sembra da escludere un coinvolgimento più o meno diretto degli Stati Uniti:

                              Honduras, fallisce il rientro di Zelaya - LASTAMPA.it

                              Non solo Obama ha già spiegato di essere contrario al golpe, ma un tentativo di rientro di Zelaya è partito proprio dall'aereoporto di Washington, con un aereo messo a disposizione dal Venezuela.
                              Originariamente Scritto da gorgone
                              il capitalismo vive delle proprie crisi.

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