ROMA (16 giugno) - Sono arrivati in un migliaio, dall'Abruzzo, per manifestare davanti alla Camera e protestare contro il decreto Abruzzo. Con tanto di tende piantate davanti Montecitorio, hanno gridato slogan contro il governo Berlusconi. In uno striscione:«Forti e gentili sì, fessi no». Hanno chiesto al governo più trasparenza e chiarezza negli appalti per la ricostruzione, «che - sottolineano - deve essere totale». Hanno paralizzato il traffico del centro di Roma, sfilando per via del Corso e nel pomeriggio una volta sciolto il sit in a Montecitorio cercando di andare verso il Quirinale e fermandosi prima di tornare ai pullman che li aspettavano a piazza Venezia, vicino a palazzo Grazioli.
La potesta. La protesta, promossa dai Comitati dei cittadini abruzzesi per la ricostruzione, è stata organizzata in occasione della discussione sul finanziamento per il terremoto, che si terrà oggi alla Camera. I manifestanti, circa un migliaio secondo le forze dell'ordine, chiedono al governo più trasparenza e chiarezza negli appalti per la ricostruzione, che, sottolineano, «deve essere totale». A fianco dei comitati anche Legambiente e i Radicali.
Gli striscioni alla manifestazione. Dal corteo, cori di "Buffoni, buffoni!" e slogan contro il premier Berlusconi. Su striscioni e cartelli scritte come "Case a settembre? Ma chi sci? Meggaiver?". Altri dicono "Più case, meno C.a.s.e.", "Gli sfollati vi aspettano al G8", "Yes, we camp, grazie Silvio", "99 fontane, 99 chiese, 99 calci nel culo". Infine "Verità e giustizia. Comitato familiari vittime della casa dello studente".
Le forze dell'ordine hanno creato un cordone per imperdire al corteo di arrivare nella piazza. All'altezza di via di Pietra, il corteo è stato fermato in mattinata dalle forze dell'ordine che hanno bloccato il passaggio verso Montecitorio. I manifestanti hanno protestato gridando: «Vergogna, vergogna!». I manifestanti hanno iniziato a spingere e alla fine il cordone è stato aperto e tutti i cittadini abruzzesi venuti a Roma sono giunti sotto Montecitorio per prendere parte al sit-in.
Due tende automontanti sono state aperte di fronte alla Camera. «Queste tende - urlano i manifestanti - sono per te, Berlusconi: vieni a vivere con noi». Un altro slogan gridato dai manifestanti è: «Rispettiamo solo i pompieri».
Via del Corso bloccata. Attraversando via del Corso lasciando il presidio di Montecitorio i manifestanti hanno bloccato il traffico dopo le voci che davano per approvato il decreto del governo sull'Abruzzo. «Gli sfollati vi aspettano al G8» hanno gridato in tanti. I manifestanti, con i loro caschi gialli portati dall'Abruzzo, si sono seduti a terra su via del Corso stendendo i loro striscioni all'altezza di via delle Muratte. L'intenzione dei manifestanti sembra essere quella di proseguire la protesta verso il Quirinale.
Fermi vicino a Palazzo Grazioli. Prima un minuto di silenzio seduti sull'asfalto in memori a delle vittime del terremoto e poi un lungo e scrosciante applauso a cui si sono uniti anche alcuni passanti di via del Corso per ricordare le vittime tornando verso piazza Venezia dove sono parcheggiati i pullman che li riporteranno in Abruzzo. Durante il corteo ancora slogan e insulti contro Berlusconi. Le forze dell'ordine hanno bloccato tutte le strade intorno a piazza Venezia e il Quirinale. Poi una svolat improvvisa del corteo verso destra in direzione via del Plebiscito, presidiato da cellulari e furgoni di polizia e carabinieri, a protezione di palazzo Grazioli, residenza del presidente del Consiglio. Gli agenti sono stati fatti schierare, mentre i manifestanti al grido di «Sciacalli! Sciacalli», si sono seduti a terra di nuovo, proprio di fronte al cordone degli agenti della celere, a 50 metri circa dal portone di palazzo Grazioli. Poi il ritorno pacifico verso casa.
Menia: no a emendamenti opposizione. Il governo non fa marcia indietro sul dl terremoto e conferma il no a tutti gli emendamenti all'opposizione ribadendo che non presenterà alcuna modifica al testo approvato dal Senato. Nell'Aula della Camera il sottosegretario all'Ambiente Roberto Menia ha confermato che il comunicato di ieri di Palazzo Chigi ha risposto sulle perplessità relative al finanziamento della ricostruzione delle seconde case, contestando quanto affermato in merito poco prima dai capigruppo dell'opposizione. Menia ha anche spiegato che le persone assistite ad oggi in Abruzzo dopo il terremoto sono ad oggi 55.596: «diecimila in meno rispetto ad un mese fa quando 33mila persone erano ospitate nelle tende e 31mila in alberghi». Il governo attualmente spende per ospitare gli sfollati dell'Abruzzo 33 milioni di euro al giorno, «e mi pare che il sistema fino ad ora funzioni bene». Menia ha inoltre precisato che in base alle 54.311 schede di esame di stabilità ed abitabilità degli edifici, il 53% delle case è gia agibile ed il 17% è considerato categoria B e C, ovvero hanno bisogno solo di interventi limitati per essere utilizzabili pienamente. «Restano fuori - sostiene - tra le 12 e le 13mila persone, e l'80% delle scuole è praticabile». Menia ha precisato che, anche grazie alle casette costruite sulle piattaforme «entro ottobre assicureremo un tetto vero a tutti».
126 emendamenti da votare. Sono 126 gli emendamenti al decreto legge sul terremoto in Abruzzo rimasti da votare nell'Aula della Camera. Prima che maggioranza ed opposizione ritirasse le proprie richieste di modifica del testo gli emendamenti erano circa 500. Su una cinquantina degli emendamenti rimasti la commissione Bilancio di Montecitorio ha espresso parere contrario per problemi di copertura finanziaria. Considerato che il governo di Montecitorio permette di intervenire su ciascun emendamento ad un deputato per gruppo per cinque minuti ed alla metà dei componenti di ogni gruppo per un minuto a testa in dissenso, se l'opposizione praticasse ostruzionismo, per il via libera definitivo sul testo si andrebbe ben oltre mercoledì o giovedì, quando si pensava di chiudere il testo per consentire ai deputati di tornare sul territorio per i ballottaggi ed i referendum.
«Vogliamo che le promesse fatte da questo governo vengano scritte nel decreto. Abbiamo qualche dubbio, anzi, siamo seriamente preoccupati - dice Nicola Risi, sindaco di Cocullo che partecipa alla manifestazione insieme ad altri suoi colleghi - Non si sa nulla dei fondi per la ricostruzione delle seconde case, sia per i residenti che per i non residenti. Stesso discorso per il centro storico. Ripeto, vogliamo che queste misure vengano messe nero su bianco». Sullo stesso tono, anche il sindaco di Ofena, Annarita Coletti: «Il decreto prevede finanziamenti soltanto per le prime case - ha spiegato - Strano, perché prima delle ultime elezioni europee si parlava invece anche delle seconde». «Il centro storico dell'Aquila è ancora blindato», intervengono altri manifestanti. «Peraltro non è stato dato un euro a nessun comune - continua Coletti -. Tutte le spese, comprese alcune voci alimentari, sono state sostenute dai Comuni. Nulla neppure per il sussidio mensile che avevano promesso e che forse slitterà come minimo ad agosto».
Sindaco Cialente: umiliati e traditi. In questo momento «ci sentiamo umiliati e traditi dal governo», ha detto il sindaco de L'Aquila, Massimo Cialente dopo aver incontrato il presidente della Camera Gianfranco Fini e aver sottolineato come il colloquio con la terza carica dello Stato sia andato «bene». Cialente ha ringraziato Fini per aver garantito un dibattito il più ampio e articolato possibile in aula. Dure invece le parole del primo cittadino sul decreto per la ricostruzione in discussione a Montecitorio. In particolare, sull'emendamento sulle seconde case. «Se il governo non cambia strategia - ha detto - la ricostruzione della città non ci sarà, ci saranno solo le 15mila casette. E questo significa la morte dell'Aquila, che sarebbe una sconfitta per il paese». «Purtroppo», ha infatti aggiunto, le “casette” non saranno pronte per settembre. «Forse un primo nucleo sarà consegnato a ottobre», ma «non saranno pronte prima di dicembre».
Pezzopane: traditi dal governo. «Ci sentiamo traditi dal governo perchè ha dato un parere negativo su un emendamento per noi vitale come quello che riguardava le case dei non residenti». È quanto ha riferito il presidente della Provincia dell'Aquila, Stefania Pezzopane, in riferimento al dibattito in Aula sul decreto Abruzzo, al termine dell'incontro con il presidente della Camera, Gianfranco Fini. «È la prima volta che in una calamità naturale si fa un distinguo tra case dei residenti e non residenti».
Bertolaso: se qualcuno vuole il mio posto. Guido Bertolaso, intervenuto a Radiocity su Radio Uno mentre è in corso la protesta degli sfollati ha provocatoriamente detto, «se qualcuno vuole prendere il mio posto io sono la persona più felice del mondo se vengo esonerato o rimosso da questo onere davvero drammatico ma che ho portato avanti con tanta serenità e con la consapevolezza che sto facendo più del possibile». In collegamento radio anche uno dei manifestanti, Mattia Lolli del Comitato “3 e 32” che ha detto la sua: «Servono fondi, non ordinanze. E anche se, si fa passare l'immagine degli aquilani soddisfatti di quanto si sta facendo per loro, c'è tanta rabbia e disillusione». Pronta la replica di Bertolaso: «Nessuno ha mai detto che a L'Aquila la gente è felice. Sappiamo che la situazione non è facile, ma i soldi ci sono, ho in cassa già oltre 600 milioni, e i cantieri per ricostruire le case sono già aperti. In ogni caso è stato il peggior terremoto in Italia dal 1980, ha fatto moltissimi danni, 300 vittime, 1.500 feriti, 70.000 persone fuori casa. Una cosa successa 70 giorni orsono. In 70 giorni si è fatto quello che in nessuna precedente tragedia è stato garantito. E questi sono fatti, non parole».
Schifani: non si rompa patto di solidarietà. «La ricostruzione verrà fatta ma è importante che non si rompa il patto di solidarietà nato dopo il terremoto, perchè gli abruzzesi ci hanno dato una grande forza e la coesione tra maggioranza e opposizione, mobilitando le coscienze degli italiani». Il presidente del Senato, Renato Schifani, a Porta a porta, ha accennato alla ricostruzione in Abruzzo dopo il sisma, insistendo sul fatto che «una rottura del patto di solidarietà sarebbe una sconfitta per tutti». Per quanto riguarda la ricostruzione, Schifani dice di «non escludere un percorso graduato nel tempo, per chi è proprietario di una seconda casa».
Bindi: finito il tempo delle passerelle. La vicepresidente della Camera, Rosy Bindi ha raggiunto i manifestanti assicurando che dopo i ballottaggi «verrò una volta alla settimana nelle tendopoli de L'Aquila e a Pescara dagli sfollati». «È finito il tempo delle passerelle e della false promesse. Il governo deve mettere risorse vere per la ricostruzione e dare certezze a tutti sul futuro delll'Aquila e di tutti gli altri centri colpiti dal terremoto. Avete pienamente ragione e sarebbe una vergogna se anche in questo caso il Governo decidesse di porre la fiducia, rifiutando di accogliere le vostre richieste e di cambiare il decreto legge».
Franceschini: governo ha disatteso impegni. «Il governo ha disatteso gli impegni e noto che l'attenzione che c'era prima delle elezioni ora non c'è più». Lo ha affermato il segretario del Pd, Dario Franceschini, commentando il volantinaggio organizzato a Roma. «Per la popolazione di L'Aquila e dell'Abruzzo sono stati presi impegni precisi che sono stati in gran parte disattesi nel provvedimento legislativo che è in discussione alla Camera. Nostro dovere è controllare che gli impegni vengano rispettati«. Franceschini ha quindi accusato il governo e Berlusconi di non avere la stessa attenzione per l'Abruzzo dimostrata prima delle elezioni: «il governo ascolti la voce degli abitanti e dei sindaci abruzzesi che vivono sulla loro pelle le conseguenze del terremoto».
Idv: pronti a votare contro. Il decreto sull'Abruzzo «così com'è risulta assolutamente inadeguato e, se rimane tale, noi siamo pronti a votare contro». Lo afferma Antonio Borghesi, vice capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera. «Italia dei Valori pretende che ci siano più risorse e che esse siano reali, non fittizie. Chiediamo inoltre che siano previsti aiuti anche per le seconde case e per le università e che per la ricostruzione ci sia un'unica cabina di regia, di cui facciano parte gli enti locali».
Casini: in Aula nessun ministro. «Abbiamo assistito ad una passerella di ministri a L'Aquila e in Abruzzo. Oggi in aula c'è solo il sottosegretario Menia. Avrei gradito che la presenza del governo fosse adeguata al dramma che abbiamo vissuto». Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini prende la parola in aula alla Camera durante la discussione sul decreto per la ricostruzione in Abruzzo e punta l'indice sui banchi vuoti del governo. L'Udc «terrà una linea dura contro il mancato rispetto nella legge degli impegni del premier in Abruzzo», ha annunciato il deputato aquilano Pierluigi Mantini, che da sette giorni digiuna per la modifica del decreto legge e proseguirà la sua protesta «fino all'approvazione della legge». «Siamo concreti e disponibili a ritirare gli emendamenti - ha spiegato Mantini - a condizione che ci siano nella legge le misure per la ricostruzione dei centri storici, per gli immobili produttivi distrutti o danneggiati, per gli enti locali che non riscuotono più i tributi. Diversamente, l'Udc voterà contro questo decreto». «Gli impegni - ha concluso - devono essere nella legge non nei comunicati stampa».
Epifani: è emergenza anziani. Nelle tendopoli dell'Abruzzo è «emergenza anziani». La denuncia arriva dalla Cgil che parla di «cronicario a cielo aperto». «Debbono avere la priorità in una nuova sistemazione e vigileremo affinchè questa denuncia non cada nel vuoto». Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani.
Corfinio ricorre al Tar. Dopo il Comune di Introdacqua anche il Comune di Corfinio ricorre al Tar del Lazio contro il decreto del 16 aprile con cui sono stati individuati i Comuni inseriti nel cratere del terremoto. Gli avvocati hanno impugnato il provvedimento per violazione di legge, difetto di istruttoria ed eccesso di potere per disparità di trattamento. Secondo quanto sostenuto dai due legali i danni subiti dal centro peligno al patrimonio urbanistico e storico artistico sarebbero maggiori di quelli di altri comuni inseriti nell'elenco.
Tre donne si salutano allegramente: pur abitando a L'Aquila si sono incontrate qui alla manifestazione dopo la tragedia del terremoto. «Io vivo in una roulotte che mi ha prestato mio fratello, con mio marito e due bambini - dice Mariangela, una delle tre - Per fortuna, visto che mio marito lavora nell'azienda municipale idrica, non abbiamo avuto particolare bisogno, ma non ci saremmo rivolti lo stesso alla protezione civile, a cui si rivolge sia chi ha effettiva necessità, sia chi non ne ha affatto». Francesca, invece, è stata trasferita da L'Aquila in una casa di Giulianova. «Questa soluzione, certamente all'inizio ha ridotto l'impatto della tragedia - dice - però ogni giorno dobbiamo tornare in città per lavorare e i nostri bambini spesso siamo costretti a lasciarli nelle tendopoli». Barbara invece, la casa ce l'ha ancora intatta. «Ma ci hanno fatto rientrare soltanto da venti giorni - dice - Mi piacerebbe andare a trovare i miei amici che sono nelle tendopoli, ma non ti fanno entrare, così li invito a casa mia per fare una doccia o per tutto quello di cui hanno bisogno». La città è «esageratamente» militarizzata, sostengono tutte e tre. «Ogni 50 metri c'è un posto di blocco - dicono le tre donne - Sulle nostre teste volteggiano continuamente elicotteri e aeroplani, poi, e questo lo sottolineiamo, la protezione civile, era meglio che non veniva, tutta questa esibizione muscolare, non serve assolutamente a niente. Grande merito invece ai vigili del fuoco che hanno dato l'anima per questa emergenza e che ora si ritrovano pure senza stipendio».
Terremoto, protesta abruzzesi a Roma: «Berlusconi, vieni a vivere in tenda»*-*Il Messaggero
YouTube - L'Abruzzo terremotato a Roma
Stanno chiedendo troppo o anche stavolta il nostro premier s'è confermato?
La potesta. La protesta, promossa dai Comitati dei cittadini abruzzesi per la ricostruzione, è stata organizzata in occasione della discussione sul finanziamento per il terremoto, che si terrà oggi alla Camera. I manifestanti, circa un migliaio secondo le forze dell'ordine, chiedono al governo più trasparenza e chiarezza negli appalti per la ricostruzione, che, sottolineano, «deve essere totale». A fianco dei comitati anche Legambiente e i Radicali.
Gli striscioni alla manifestazione. Dal corteo, cori di "Buffoni, buffoni!" e slogan contro il premier Berlusconi. Su striscioni e cartelli scritte come "Case a settembre? Ma chi sci? Meggaiver?". Altri dicono "Più case, meno C.a.s.e.", "Gli sfollati vi aspettano al G8", "Yes, we camp, grazie Silvio", "99 fontane, 99 chiese, 99 calci nel culo". Infine "Verità e giustizia. Comitato familiari vittime della casa dello studente".
Le forze dell'ordine hanno creato un cordone per imperdire al corteo di arrivare nella piazza. All'altezza di via di Pietra, il corteo è stato fermato in mattinata dalle forze dell'ordine che hanno bloccato il passaggio verso Montecitorio. I manifestanti hanno protestato gridando: «Vergogna, vergogna!». I manifestanti hanno iniziato a spingere e alla fine il cordone è stato aperto e tutti i cittadini abruzzesi venuti a Roma sono giunti sotto Montecitorio per prendere parte al sit-in.
Due tende automontanti sono state aperte di fronte alla Camera. «Queste tende - urlano i manifestanti - sono per te, Berlusconi: vieni a vivere con noi». Un altro slogan gridato dai manifestanti è: «Rispettiamo solo i pompieri».
Via del Corso bloccata. Attraversando via del Corso lasciando il presidio di Montecitorio i manifestanti hanno bloccato il traffico dopo le voci che davano per approvato il decreto del governo sull'Abruzzo. «Gli sfollati vi aspettano al G8» hanno gridato in tanti. I manifestanti, con i loro caschi gialli portati dall'Abruzzo, si sono seduti a terra su via del Corso stendendo i loro striscioni all'altezza di via delle Muratte. L'intenzione dei manifestanti sembra essere quella di proseguire la protesta verso il Quirinale.
Fermi vicino a Palazzo Grazioli. Prima un minuto di silenzio seduti sull'asfalto in memori a delle vittime del terremoto e poi un lungo e scrosciante applauso a cui si sono uniti anche alcuni passanti di via del Corso per ricordare le vittime tornando verso piazza Venezia dove sono parcheggiati i pullman che li riporteranno in Abruzzo. Durante il corteo ancora slogan e insulti contro Berlusconi. Le forze dell'ordine hanno bloccato tutte le strade intorno a piazza Venezia e il Quirinale. Poi una svolat improvvisa del corteo verso destra in direzione via del Plebiscito, presidiato da cellulari e furgoni di polizia e carabinieri, a protezione di palazzo Grazioli, residenza del presidente del Consiglio. Gli agenti sono stati fatti schierare, mentre i manifestanti al grido di «Sciacalli! Sciacalli», si sono seduti a terra di nuovo, proprio di fronte al cordone degli agenti della celere, a 50 metri circa dal portone di palazzo Grazioli. Poi il ritorno pacifico verso casa.
Menia: no a emendamenti opposizione. Il governo non fa marcia indietro sul dl terremoto e conferma il no a tutti gli emendamenti all'opposizione ribadendo che non presenterà alcuna modifica al testo approvato dal Senato. Nell'Aula della Camera il sottosegretario all'Ambiente Roberto Menia ha confermato che il comunicato di ieri di Palazzo Chigi ha risposto sulle perplessità relative al finanziamento della ricostruzione delle seconde case, contestando quanto affermato in merito poco prima dai capigruppo dell'opposizione. Menia ha anche spiegato che le persone assistite ad oggi in Abruzzo dopo il terremoto sono ad oggi 55.596: «diecimila in meno rispetto ad un mese fa quando 33mila persone erano ospitate nelle tende e 31mila in alberghi». Il governo attualmente spende per ospitare gli sfollati dell'Abruzzo 33 milioni di euro al giorno, «e mi pare che il sistema fino ad ora funzioni bene». Menia ha inoltre precisato che in base alle 54.311 schede di esame di stabilità ed abitabilità degli edifici, il 53% delle case è gia agibile ed il 17% è considerato categoria B e C, ovvero hanno bisogno solo di interventi limitati per essere utilizzabili pienamente. «Restano fuori - sostiene - tra le 12 e le 13mila persone, e l'80% delle scuole è praticabile». Menia ha precisato che, anche grazie alle casette costruite sulle piattaforme «entro ottobre assicureremo un tetto vero a tutti».
126 emendamenti da votare. Sono 126 gli emendamenti al decreto legge sul terremoto in Abruzzo rimasti da votare nell'Aula della Camera. Prima che maggioranza ed opposizione ritirasse le proprie richieste di modifica del testo gli emendamenti erano circa 500. Su una cinquantina degli emendamenti rimasti la commissione Bilancio di Montecitorio ha espresso parere contrario per problemi di copertura finanziaria. Considerato che il governo di Montecitorio permette di intervenire su ciascun emendamento ad un deputato per gruppo per cinque minuti ed alla metà dei componenti di ogni gruppo per un minuto a testa in dissenso, se l'opposizione praticasse ostruzionismo, per il via libera definitivo sul testo si andrebbe ben oltre mercoledì o giovedì, quando si pensava di chiudere il testo per consentire ai deputati di tornare sul territorio per i ballottaggi ed i referendum.
«Vogliamo che le promesse fatte da questo governo vengano scritte nel decreto. Abbiamo qualche dubbio, anzi, siamo seriamente preoccupati - dice Nicola Risi, sindaco di Cocullo che partecipa alla manifestazione insieme ad altri suoi colleghi - Non si sa nulla dei fondi per la ricostruzione delle seconde case, sia per i residenti che per i non residenti. Stesso discorso per il centro storico. Ripeto, vogliamo che queste misure vengano messe nero su bianco». Sullo stesso tono, anche il sindaco di Ofena, Annarita Coletti: «Il decreto prevede finanziamenti soltanto per le prime case - ha spiegato - Strano, perché prima delle ultime elezioni europee si parlava invece anche delle seconde». «Il centro storico dell'Aquila è ancora blindato», intervengono altri manifestanti. «Peraltro non è stato dato un euro a nessun comune - continua Coletti -. Tutte le spese, comprese alcune voci alimentari, sono state sostenute dai Comuni. Nulla neppure per il sussidio mensile che avevano promesso e che forse slitterà come minimo ad agosto».
Sindaco Cialente: umiliati e traditi. In questo momento «ci sentiamo umiliati e traditi dal governo», ha detto il sindaco de L'Aquila, Massimo Cialente dopo aver incontrato il presidente della Camera Gianfranco Fini e aver sottolineato come il colloquio con la terza carica dello Stato sia andato «bene». Cialente ha ringraziato Fini per aver garantito un dibattito il più ampio e articolato possibile in aula. Dure invece le parole del primo cittadino sul decreto per la ricostruzione in discussione a Montecitorio. In particolare, sull'emendamento sulle seconde case. «Se il governo non cambia strategia - ha detto - la ricostruzione della città non ci sarà, ci saranno solo le 15mila casette. E questo significa la morte dell'Aquila, che sarebbe una sconfitta per il paese». «Purtroppo», ha infatti aggiunto, le “casette” non saranno pronte per settembre. «Forse un primo nucleo sarà consegnato a ottobre», ma «non saranno pronte prima di dicembre».
Pezzopane: traditi dal governo. «Ci sentiamo traditi dal governo perchè ha dato un parere negativo su un emendamento per noi vitale come quello che riguardava le case dei non residenti». È quanto ha riferito il presidente della Provincia dell'Aquila, Stefania Pezzopane, in riferimento al dibattito in Aula sul decreto Abruzzo, al termine dell'incontro con il presidente della Camera, Gianfranco Fini. «È la prima volta che in una calamità naturale si fa un distinguo tra case dei residenti e non residenti».
Bertolaso: se qualcuno vuole il mio posto. Guido Bertolaso, intervenuto a Radiocity su Radio Uno mentre è in corso la protesta degli sfollati ha provocatoriamente detto, «se qualcuno vuole prendere il mio posto io sono la persona più felice del mondo se vengo esonerato o rimosso da questo onere davvero drammatico ma che ho portato avanti con tanta serenità e con la consapevolezza che sto facendo più del possibile». In collegamento radio anche uno dei manifestanti, Mattia Lolli del Comitato “3 e 32” che ha detto la sua: «Servono fondi, non ordinanze. E anche se, si fa passare l'immagine degli aquilani soddisfatti di quanto si sta facendo per loro, c'è tanta rabbia e disillusione». Pronta la replica di Bertolaso: «Nessuno ha mai detto che a L'Aquila la gente è felice. Sappiamo che la situazione non è facile, ma i soldi ci sono, ho in cassa già oltre 600 milioni, e i cantieri per ricostruire le case sono già aperti. In ogni caso è stato il peggior terremoto in Italia dal 1980, ha fatto moltissimi danni, 300 vittime, 1.500 feriti, 70.000 persone fuori casa. Una cosa successa 70 giorni orsono. In 70 giorni si è fatto quello che in nessuna precedente tragedia è stato garantito. E questi sono fatti, non parole».
Schifani: non si rompa patto di solidarietà. «La ricostruzione verrà fatta ma è importante che non si rompa il patto di solidarietà nato dopo il terremoto, perchè gli abruzzesi ci hanno dato una grande forza e la coesione tra maggioranza e opposizione, mobilitando le coscienze degli italiani». Il presidente del Senato, Renato Schifani, a Porta a porta, ha accennato alla ricostruzione in Abruzzo dopo il sisma, insistendo sul fatto che «una rottura del patto di solidarietà sarebbe una sconfitta per tutti». Per quanto riguarda la ricostruzione, Schifani dice di «non escludere un percorso graduato nel tempo, per chi è proprietario di una seconda casa».
Bindi: finito il tempo delle passerelle. La vicepresidente della Camera, Rosy Bindi ha raggiunto i manifestanti assicurando che dopo i ballottaggi «verrò una volta alla settimana nelle tendopoli de L'Aquila e a Pescara dagli sfollati». «È finito il tempo delle passerelle e della false promesse. Il governo deve mettere risorse vere per la ricostruzione e dare certezze a tutti sul futuro delll'Aquila e di tutti gli altri centri colpiti dal terremoto. Avete pienamente ragione e sarebbe una vergogna se anche in questo caso il Governo decidesse di porre la fiducia, rifiutando di accogliere le vostre richieste e di cambiare il decreto legge».
Franceschini: governo ha disatteso impegni. «Il governo ha disatteso gli impegni e noto che l'attenzione che c'era prima delle elezioni ora non c'è più». Lo ha affermato il segretario del Pd, Dario Franceschini, commentando il volantinaggio organizzato a Roma. «Per la popolazione di L'Aquila e dell'Abruzzo sono stati presi impegni precisi che sono stati in gran parte disattesi nel provvedimento legislativo che è in discussione alla Camera. Nostro dovere è controllare che gli impegni vengano rispettati«. Franceschini ha quindi accusato il governo e Berlusconi di non avere la stessa attenzione per l'Abruzzo dimostrata prima delle elezioni: «il governo ascolti la voce degli abitanti e dei sindaci abruzzesi che vivono sulla loro pelle le conseguenze del terremoto».
Idv: pronti a votare contro. Il decreto sull'Abruzzo «così com'è risulta assolutamente inadeguato e, se rimane tale, noi siamo pronti a votare contro». Lo afferma Antonio Borghesi, vice capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera. «Italia dei Valori pretende che ci siano più risorse e che esse siano reali, non fittizie. Chiediamo inoltre che siano previsti aiuti anche per le seconde case e per le università e che per la ricostruzione ci sia un'unica cabina di regia, di cui facciano parte gli enti locali».
Casini: in Aula nessun ministro. «Abbiamo assistito ad una passerella di ministri a L'Aquila e in Abruzzo. Oggi in aula c'è solo il sottosegretario Menia. Avrei gradito che la presenza del governo fosse adeguata al dramma che abbiamo vissuto». Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini prende la parola in aula alla Camera durante la discussione sul decreto per la ricostruzione in Abruzzo e punta l'indice sui banchi vuoti del governo. L'Udc «terrà una linea dura contro il mancato rispetto nella legge degli impegni del premier in Abruzzo», ha annunciato il deputato aquilano Pierluigi Mantini, che da sette giorni digiuna per la modifica del decreto legge e proseguirà la sua protesta «fino all'approvazione della legge». «Siamo concreti e disponibili a ritirare gli emendamenti - ha spiegato Mantini - a condizione che ci siano nella legge le misure per la ricostruzione dei centri storici, per gli immobili produttivi distrutti o danneggiati, per gli enti locali che non riscuotono più i tributi. Diversamente, l'Udc voterà contro questo decreto». «Gli impegni - ha concluso - devono essere nella legge non nei comunicati stampa».
Epifani: è emergenza anziani. Nelle tendopoli dell'Abruzzo è «emergenza anziani». La denuncia arriva dalla Cgil che parla di «cronicario a cielo aperto». «Debbono avere la priorità in una nuova sistemazione e vigileremo affinchè questa denuncia non cada nel vuoto». Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani.
Corfinio ricorre al Tar. Dopo il Comune di Introdacqua anche il Comune di Corfinio ricorre al Tar del Lazio contro il decreto del 16 aprile con cui sono stati individuati i Comuni inseriti nel cratere del terremoto. Gli avvocati hanno impugnato il provvedimento per violazione di legge, difetto di istruttoria ed eccesso di potere per disparità di trattamento. Secondo quanto sostenuto dai due legali i danni subiti dal centro peligno al patrimonio urbanistico e storico artistico sarebbero maggiori di quelli di altri comuni inseriti nell'elenco.
Tre donne si salutano allegramente: pur abitando a L'Aquila si sono incontrate qui alla manifestazione dopo la tragedia del terremoto. «Io vivo in una roulotte che mi ha prestato mio fratello, con mio marito e due bambini - dice Mariangela, una delle tre - Per fortuna, visto che mio marito lavora nell'azienda municipale idrica, non abbiamo avuto particolare bisogno, ma non ci saremmo rivolti lo stesso alla protezione civile, a cui si rivolge sia chi ha effettiva necessità, sia chi non ne ha affatto». Francesca, invece, è stata trasferita da L'Aquila in una casa di Giulianova. «Questa soluzione, certamente all'inizio ha ridotto l'impatto della tragedia - dice - però ogni giorno dobbiamo tornare in città per lavorare e i nostri bambini spesso siamo costretti a lasciarli nelle tendopoli». Barbara invece, la casa ce l'ha ancora intatta. «Ma ci hanno fatto rientrare soltanto da venti giorni - dice - Mi piacerebbe andare a trovare i miei amici che sono nelle tendopoli, ma non ti fanno entrare, così li invito a casa mia per fare una doccia o per tutto quello di cui hanno bisogno». La città è «esageratamente» militarizzata, sostengono tutte e tre. «Ogni 50 metri c'è un posto di blocco - dicono le tre donne - Sulle nostre teste volteggiano continuamente elicotteri e aeroplani, poi, e questo lo sottolineiamo, la protezione civile, era meglio che non veniva, tutta questa esibizione muscolare, non serve assolutamente a niente. Grande merito invece ai vigili del fuoco che hanno dato l'anima per questa emergenza e che ora si ritrovano pure senza stipendio».
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