Originariamente Scritto da Sean
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SENTIRSI VECCHI A 30 ANNI:analisi di un problema
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Ingegnere biochimicoCONSULENZE ONLINE PERSONALIZZATE
Tecnologo alimentare
Nutrizionista sportivo
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Membro ACSM, SiNSEB, ISSN, SINU
Consulente sviluppo e caratterizzazione integratori
Docente di nutrizione ed integrazione nello sport presso SaNIS, ACS, 4MOVE ed EdiErmes
Consulente FIT, FIGC e WKF
Nutrizionista Benetton Treviso Rugby
RICEVO IN STUDIO A IVREA, TRENTO, MONZA, MILANO, PADOVA, FIRENZE, ROMA, COSENZA E REGGIO CALABRIA
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioAnche la concezione cristiana del tempo che va verso un fine vede all'estuario una rinascita, un tempo prestabilito in cui si sarà completamente se stessi, noi e le nostre cose, i legami che si consumano, rinnovati e riportati una unica volta e per sempre.
E' il concetto della restaurazione in Cristo, la potente visione escatologica che vede l'uomo risorgere nella sua perfezione ideale, quella che da sempre susssiste in Dio, prima Idea e contenitore e generatore di tutte le altre.
Cristo, alla fine del tempo, del nostro tempo, ci riporterà, purificate, tutte quelle cose che noi vediamo passarci tra le mani senza poterle trattenere:
La restaurazione di tutte le cose in Cristo sposa la circolarità della natura alla linearità del destino umano, rendendolo perfetto.
Trovo questo pensiero, oltre che affascinante nella sua forza speculativa, anche estremamente consolante.
L'idea di un passaggio nella vita terrena ed imperfetta, breve, carica di sofferenza e di tentazioni si contrappone alla perfezione ed all'eternità della vita dopo la resurrezione. Alla fine è l'idea platonica dell'iperuranio perfetto e della sua riproduzione caduca e corrotta in cui siamo obbligati a vivere.
L'edizione attuale di queste idee è l'orrore per la caducità del corpo: e ne è un esempio questo thread, con le numerose testimonianze di paura di invecchiare non in relazione all'avvicinarsi della morte, ma all'avvizzimento del corpo che diventa deforme e grottesco.
Originariamente Scritto da SeanBob è pure un fervente cattolico.
E' solo in virtù di questo suo essere del Cristo che gli perdono quei suoi certi amori per le polveri, il rock, la psicologia, la pornografia e pure per Sion.
Alice - How long is forever?
White Rabbit - Sometimes, just one second.
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Originariamente Scritto da Bob Terwilliger Visualizza MessaggioIn realtà è anche un limite della concezione cristiana della vita.
L'idea di un passaggio nella vita terrena ed imperfetta, breve, carica di sofferenza e di tentazioni si contrappone alla perfezione ed all'eternità della vita dopo la resurrezione. Alla fine è l'idea platonica dell'iperuranio perfetto e della sua riproduzione caduca e corrotta in cui siamo obbligati a vivere.
L'edizione attuale di queste idee è l'orrore per la caducità del corpo: e ne è un esempio questo thread, con le numerose testimonianze di paura di invecchiare non in relazione all'avvicinarsi della morte, ma all'avvizzimento del corpo che diventa deforme e grottesco.
Non vi è restaurazione, vi è il dissolversi della personalità in un "tutto" indistinto, ed è per questo che nel caso della concezione cristiana noi possiamo parlare di speranza, in quanto il Dio che è persona e, sopratutto, relazione (Dio trinitario, altro distacco dal pensiero platonico e pagano) chiama ciascuno per nome, e a ciascuno restituisce, nella sua forma finale e sussistente da sempre nell'eterno, tutto ciò che qui, dove imperano lo spazio ed il tempo, tutto ciò che qui è destinato a consumarsi.
Il pensiero indirizzato alla caducità del corpo lo leggiamo qui come ovunque nella storia del pensiero umano, perchè l'uomo di ogni tempo ne ha fatto esperienza e lo ha tradotto.
La differenza che rende l'uomo libero nei confronti della sua decadenza sta tutta nell'apprendere come rapportarsi a quel destino:
Il male è nel temerlo, chi invece impara a rispettarlo come naturale è colui che ha anche imparato a vivere, e dunque a invecchiare e anche a morire....ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Originariamente Scritto da Bob Terwilliger Visualizza Messaggioma all'avvizzimento del corpo che diventa deforme e grottesco
E' la mente che mi preoccupa, sono stato a contatto con un ammalato di Alzhaimer, 65 anni, quasi un vegetali per lunghi tratti, ma a volte aveva momenti di lucidità e si accorgeva della usa situazione....è questo che mi spaventa......nn la morte alla quale mi affiderò con tranquillità.Ingegnere biochimicoCONSULENZE ONLINE PERSONALIZZATE
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Originariamente Scritto da brosgym Visualizza MessaggioCome ho detto su, nn mi spaventa il corpo, anche se ho fatto della sua cura la mia professione oltre che una grande passione.
E' la mente che mi preoccupa, sono stato a contatto con un ammalato di Alzhaimer, 65 anni, quasi un vegetali per lunghi tratti, ma a volte aveva momenti di lucidità e si accorgeva della usa situazione....è questo che mi spaventa......nn la morte alla quale mi affiderò con tranquillità.In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
ma_75@bodyweb.com
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Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza MessaggioVedi questo, invece, a me non spaventa. Non perché non sia sconvolgente ma proprio in quanto la morte della mente segna anche la fine del pensiero razionale, della speculazione che lì, nel momento in cui siamo decaduti, ci dà coscienza della decadenza stessa. Una mente lucida in un corpo disfatto è, per me, più tremenda di una mente incapace in un corpo ancora sano. Ed è lo stesso motivo per cui una morte rapida, fulminea è, per me, preferibile alla malattia che, certo, ti allunga la vita ma te ne fa assaporare il disfacimento in un rallenty estenuante.
non emrge da quanto scrivi un accenno benchè minimo ad un qualche aspetto metafisico dell'essere?
è così?
per dirla alla de lamettrie sei unmaterialista integrale?"Nulla è gratuito in questo basso mondo. Tutto si sconta, il bene come il male, presto o tardi si paga. Il bene è necessariamente molto più caro."
L.F.Celine
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioNon è del tutto così, perchè se è vero, come vediamo, che tutte le grandi tradizioni speculative e religiose vedono nel mantenersi ad ogni costo nella vita (imperfetta, breve, a volte o spesso dolorosa) un "male", il cristianesimo vi aggiunge il pensiero della redenzione personale, sconosciuto ai pagani, per i quali il destino ultimo era lo scendere dell'anima nell'Ade oscuro, o, per dirla con Platone, il ritornare nel mondo delle idee, l'iperuranio cosmico e impersonale.
Non vi è restaurazione, vi è il dissolversi della personalità in un "tutto" indistinto, ed è per questo che nel caso della concezione cristiana noi possiamo parlare di speranza, in quanto il Dio che è persona e, sopratutto, relazione (Dio trinitario, altro distacco dal pensiero platonico e pagano) chiama ciascuno per nome, e a ciascuno restituisce, nella sua forma finale e sussistente da sempre nell'eterno, tutto ciò che qui, dove imperano lo spazio ed il tempo, tutto ciò che qui è destinato a consumarsi.
Il riferimento è all'orrore per la carne proprio della nostra cultura. E, come correttamente sottolinei, anche di molte altre - con le pratiche di mortificazione del corpo degli yogi, ad esempio.
Anche altre culture disprezzano il corpo che ci tradisce nella vecchiaia: penso alle culture guerriere, dove trasversalmente, dall'Iliade ai pellerossa al bushido, la morte per eccellenza è in battaglia, nel culmine del vigore fisico e della gloria.
In particolare però mi incuriosisce come la nostra tradizione di mortificazone della carne si evolva nella cultura attuale. La paura di invecchiare viene esorcizzata tramite il culto del corpo; si cerca di procrastinare il limite sempre più in là, con diete, regimi atletici e il recente boom della chirurgia estetica. Con i suoi curiosi sviluppi, come la vaginoplastica che trasforma la vulva di una donna che ha partorito più volte nella vulva di una sedicenne.
Lungi da me condannare chi vuole essere fisicamente al meglio possibile. Più che dileggiare le persone che si trasformano in maschere grottesche - mi vengono in mente Gina Lollobrigida, o Nina Moric tramutata a soli trent'anni in un'orrore di cera - mi chiedo quale sia l'origine di questa paura.
E' protagonista il pensiero della fine, con il memento mori rappresentato dalla decadenza fisica? O il pensiero della morte è secondario rispetto al vedersi imbruttire e svigorire, centrale in una cultura che valorizza al massimo l'estetica?Originariamente Scritto da SeanBob è pure un fervente cattolico.
E' solo in virtù di questo suo essere del Cristo che gli perdono quei suoi certi amori per le polveri, il rock, la psicologia, la pornografia e pure per Sion.
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Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza MessaggioVedi questo, invece, a me non spaventa. Non perché non sia sconvolgente ma proprio in quanto la morte della mente segna anche la fine del pensiero razionale, della speculazione che lì, nel momento in cui siamo decaduti, ci dà coscienza della decadenza stessa. Una mente lucida in un corpo disfatto è, per me, più tremenda di una mente incapace in un corpo ancora sano. Ed è lo stesso motivo per cui una morte rapida, fulminea è, per me, preferibile alla malattia che, certo, ti allunga la vita ma te ne fa assaporare il disfacimento in un rallenty estenuante.
Potendo scegliere....ma nn potremo, o comunque nn vorrei!Ingegnere biochimicoCONSULENZE ONLINE PERSONALIZZATE
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RICEVO IN STUDIO A IVREA, TRENTO, MONZA, MILANO, PADOVA, FIRENZE, ROMA, COSENZA E REGGIO CALABRIA
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Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza MessaggioVedi questo, invece, a me non spaventa. Non perché non sia sconvolgente ma proprio in quanto la morte della mente segna anche la fine del pensiero razionale, della speculazione che lì, nel momento in cui siamo decaduti, ci dà coscienza della decadenza stessa. Una mente lucida in un corpo disfatto è, per me, più tremenda di una mente incapace in un corpo ancora sano. Ed è lo stesso motivo per cui una morte rapida, fulminea è, per me, preferibile alla malattia che, certo, ti allunga la vita ma te ne fa assaporare il disfacimento in un rallenty estenuante.
I malati di Alzhemier spesso si rendono conto delle proprie gaffes, gaffes gravi anche, come non riconoscere il proprio figlio. E tentano, in maniera ingenua ma inequivocabile, di dartela a bere, fingendo di aver scherzato, o fingendo di essersi ricordati benissimo di cosa o di chi si sta parlando.Originariamente Scritto da SeanBob è pure un fervente cattolico.
E' solo in virtù di questo suo essere del Cristo che gli perdono quei suoi certi amori per le polveri, il rock, la psicologia, la pornografia e pure per Sion.
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mi segno. tra 5 anni potrebbe tornarmi utile
Originariamente Scritto da psicounoproprio non afferro il senso di integrarsi con le proteine....Originariamente Scritto da GandhiPosso avere la potestà di scrivere ciò che mi pare e mi piace? O devo cercare qualche articolo di legge (che non esiste) per affermare ciò summenzionato?
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Originariamente Scritto da Bob Terwilliger Visualizza MessaggioNon era questo che intendevo; in realtà questo discorso mi fa pensare più all'individuazione di Jung (ma non voglio ammorbare nessuno ).
Il riferimento è all'orrore per la carne proprio della nostra cultura. E, come correttamente sottolinei, anche di molte altre - con le pratiche di mortificazione del corpo degli yogi, ad esempio.
Anche altre culture disprezzano il corpo che ci tradisce nella vecchiaia: penso alle culture guerriere, dove trasversalmente, dall'Iliade ai pellerossa al bushido, la morte per eccellenza è in battaglia, nel culmine del vigore fisico e della gloria.
In particolare però mi incuriosisce come la nostra tradizione di mortificazone della carne si evolva nella cultura attuale. La paura di invecchiare viene esorcizzata tramite il culto del corpo; si cerca di procrastinare il limite sempre più in là, con diete, regimi atletici e il recente boom della chirurgia estetica. Con i suoi curiosi sviluppi, come la vaginoplastica che trasforma la vulva di una donna che ha partorito più volte nella vulva di una sedicenne.
Lungi da me condannare chi vuole essere fisicamente al meglio possibile. Più che dileggiare le persone che si trasformano in maschere grottesche - mi vengono in mente Gina Lollobrigida, o Nina Moric tramutata a soli trent'anni in un'orrore di cera - mi chiedo quale sia l'origine di questa paura.
E' protagonista il pensiero della fine, con il memento mori rappresentato dalla decadenza fisica? O il pensiero della morte è secondario rispetto al vedersi imbruttire e svigorire, centrale in una cultura che valorizza al massimo l'estetica?
da quanto emerso direi l'ultima.
però mi chiedo se quanto tu riporti sia unicamente prodotto e sintesi della cultura contemporanea o affondi le proprie radici oltre.
il modello di società che ci si propone,democratico-liberale, è probabilemnte figlia della sconfitta dei fascismi e della caduta del sovietismo.
ma poi è solo estetica?
o figlia anche di un efficentismo integrale che trova nei piani eugenetici un modello di riferimento.
non ti pare che un certo produttivismo abbia in qualche maniera intaccato quella visione della vecchiaia quale deposito di esperienze vissute e quindi tramandabili?
non ti pare che il vecchio,minato nel corpo lo sia ancor più nell'animo se svuotato di qualsiasi valore nell'attesa che la morte lo liberi dal peso della sua improduttività mentale e fisica?"Nulla è gratuito in questo basso mondo. Tutto si sconta, il bene come il male, presto o tardi si paga. Il bene è necessariamente molto più caro."
L.F.Celine
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a me pare che la vecchiaia vada assumendo una connotazione di non vita."Nulla è gratuito in questo basso mondo. Tutto si sconta, il bene come il male, presto o tardi si paga. Il bene è necessariamente molto più caro."
L.F.Celine
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Originariamente Scritto da Bob Terwilliger Visualizza MessaggioNon era questo che intendevo; in realtà questo discorso mi fa pensare più all'individuazione di Jung (ma non voglio ammorbare nessuno ).
Il riferimento è all'orrore per la carne proprio della nostra cultura. E, come correttamente sottolinei, anche di molte altre - con le pratiche di mortificazione del corpo degli yogi, ad esempio.
Anche altre culture disprezzano il corpo che ci tradisce nella vecchiaia: penso alle culture guerriere, dove trasversalmente, dall'Iliade ai pellerossa al bushido, la morte per eccellenza è in battaglia, nel culmine del vigore fisico e della gloria.
In particolare però mi incuriosisce come la nostra tradizione di mortificazone della carne si evolva nella cultura attuale. La paura di invecchiare viene esorcizzata tramite il culto del corpo; si cerca di procrastinare il limite sempre più in là, con diete, regimi atletici e il recente boom della chirurgia estetica. Con i suoi curiosi sviluppi, come la vaginoplastica che trasforma la vulva di una donna che ha partorito più volte nella vulva di una sedicenne.
Lungi da me condannare chi vuole essere fisicamente al meglio possibile. Più che dileggiare le persone che si trasformano in maschere grottesche - mi vengono in mente Gina Lollobrigida, o Nina Moric tramutata a soli trent'anni in un'orrore di cera - mi chiedo quale sia l'origine di questa paura.
E' protagonista il pensiero della fine, con il memento mori rappresentato dalla decadenza fisica? O il pensiero della morte è secondario rispetto al vedersi imbruttire e svigorire, centrale in una cultura che valorizza al massimo l'estetica?
Questo è il più alto segno di una società malata, così attaccata alla materialità, al presunto bene che produce il possedere (un corpo ben fatto, o il denaro, o una "posizione") che ci si è totalmente dimenticati che esiste un limite a tutto questo, dal quale nessuna maschera di plastica, o nessun conto corrente potrà salvarci.
Credo siano presenti, in questo atteggiamento, entrambe le posizioni che riporti, ovvero sia l'aver accantonato il pensiero della fine, riempiendolo con tutto il resto che il benessere ci porta fin dentro casa, sia l'ancor più tragico pensiero dell'abbruttimento fisico, perchè si lega quest'ultimo al solo valore spendibile nell'odierno, quello della bellezza, quando ve n'è un altro che riguarda la vecchiaia, ed è la ragione per cui i vecchi, nelle società passate, erano rispettati (la gerusia in Sparta, il Senato in Roma), ed è il valore della maturazione spirituale da portare a compimento.
Secondo Tommaso "l'uomo può arrivare alla perfezione nell'attività speculativa appena a vecchiaia", ma in una società che ha accantonato tutto ciò che non è materialmente spendibile (o visibile) ecco che la vecchiaia diventa il primo nemico, ed i vecchi accessori da nascondere.
Quelle maschere dell'orrore che hai citato sono la cifra di questi tempi e di come l'uomo, che mai e poi mai nella sua storia ha preso a paradigma il solo apparire, stia irrevocabilmente andando e lottando contro la sua natura, che non vuole più riconoscere.
Ecco il perchè dei mostri e dei riflettori che li illuminano.
Se spegnamo le luci, di quest'uomo d'oggi non resta più nulla.Last edited by Sean; 12-06-2009, 21:34:37....ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Originariamente Scritto da simones Visualizza Messaggiotraggo spunto da quanto riportato da jpp.
egli sostiene,a ragion veduta,ciò che io fortemente appprovo.
esiste un limite d'età per tutto oltre il quale si scivola nell'indecenza qual'ora si voglia tentare di assumere atteggiamenti propri di una classe d'età differente.
ora,a parte qualche giuntura che cigola quanto e più del castello di dracula e qualche capello bianco che piace solo alle 40-50enni io mi mantengo piuttosto attivo.
eppure quando la barista di 20 anni si rivolge a me dandomi del lei vengo preso dalla sensazione che la vita mi scivoli dalle mani come un pugno di sabbia.
le ragazzine vanno matte per gli uomini maturi
la donne mature (dipende da quanto lo sono ovvio) non disdegnano
l'uomo dai 30 ai 50 è sessualmente perfetto
sa essere abbastanza furno per le cose della vita
e fisicamente se si allena è splendido come un gladiatoreDei figli di questo suolo sei madre gentile
Patria amata
Brasile !
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