Ida era più o meno grande come un gatto, con una lunga coda. E' morta a dieci anni, ma è rimasta perfettamente conservata per 47 milioni di anni, tanto da diventare «il fossile di primate più completo mai ritrovato». Con tanto di parte dello stomaco, i resti dell'ultimo pasto di frutta e di foglie e soprattutto molte caratteristiche simili ai moderni primati, tra cui il pollice opponibile, le unghie al posto degli artigli e, nel piede, l'osso del tallone che lascia intravedere il passaggio dall'andatura a quattro zampe alla cammino in posizione eretta.
L'annuncio è stato fatto in grande stile al Museo di Storia Naturale di New York. Toni trionfalistici: secondo Jorn Hurum dell'università di Oslo, che per due anni ha guidato lo studio condotto in grandissimo segreto, Ida è per i paleontologi quello che «l'arca perduta è per un archeologo», un fossile è così importante che «sarà riprodotto sui libri di testo per i prossimi cento anni». La presentazione del Darwinius masillae - questo il nome scientifico - ha coinciso con la pubblicazione di una accurata descrizione del fossile sulla rivista online Public Library Science (Plos) e l'uscita di un documentario sull'History Channel.
Secondo gli esperti Ida «è importante perchè permette una miglior comprensione della paleobiologia di un primate del periodo dell'Eocene», un'epoca in cui i primati cominciarono a evolversi in due specie distinte: proscimmie e antropoidi. Traduzione: lo studio può rivelare agli scienziati i segreti sulla nostra origine ed evoluzione. La giovane femmina somigliava probabilmente a un lemure del Madagascar dei giorni nostri ed è stata scoperta da un cacciatore di fossili 25 anni fa nei pressi di Darmstadt, in una cava che coincideva con il fondo di un lago vulcanico famoso per i resti dell'Eocene. Per anni il fossile è rimasto in casa di un collezionista e solo nel 2006, entrata in possesso del gallerista Thomas Perner, è stato venduto al museo di Storia Naturale di Oslo. Pare che la cifra, non confermata dagli scienziati, si aggirasse sul milione di euro.
«E' un rappresentante di quel gruppo di discendenti che ha dato vita ai più evoluti primati» ha spiegato Jens Franzen, dell'istituto di ricerca Senckenberg di Francoforte, che ha contribuito allo studio. La scienzato è stato però prudente sulla diretta discendenza dell'uomo dal fossile. «Ida non era la nostra bis-bis-bisnonna, ma la nostra pro-pro-prozia». (L. Sal.)
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L'annuncio è stato fatto in grande stile al Museo di Storia Naturale di New York. Toni trionfalistici: secondo Jorn Hurum dell'università di Oslo, che per due anni ha guidato lo studio condotto in grandissimo segreto, Ida è per i paleontologi quello che «l'arca perduta è per un archeologo», un fossile è così importante che «sarà riprodotto sui libri di testo per i prossimi cento anni». La presentazione del Darwinius masillae - questo il nome scientifico - ha coinciso con la pubblicazione di una accurata descrizione del fossile sulla rivista online Public Library Science (Plos) e l'uscita di un documentario sull'History Channel.
Secondo gli esperti Ida «è importante perchè permette una miglior comprensione della paleobiologia di un primate del periodo dell'Eocene», un'epoca in cui i primati cominciarono a evolversi in due specie distinte: proscimmie e antropoidi. Traduzione: lo studio può rivelare agli scienziati i segreti sulla nostra origine ed evoluzione. La giovane femmina somigliava probabilmente a un lemure del Madagascar dei giorni nostri ed è stata scoperta da un cacciatore di fossili 25 anni fa nei pressi di Darmstadt, in una cava che coincideva con il fondo di un lago vulcanico famoso per i resti dell'Eocene. Per anni il fossile è rimasto in casa di un collezionista e solo nel 2006, entrata in possesso del gallerista Thomas Perner, è stato venduto al museo di Storia Naturale di Oslo. Pare che la cifra, non confermata dagli scienziati, si aggirasse sul milione di euro.
«E' un rappresentante di quel gruppo di discendenti che ha dato vita ai più evoluti primati» ha spiegato Jens Franzen, dell'istituto di ricerca Senckenberg di Francoforte, che ha contribuito allo studio. La scienzato è stato però prudente sulla diretta discendenza dell'uomo dal fossile. «Ida non era la nostra bis-bis-bisnonna, ma la nostra pro-pro-prozia». (L. Sal.)
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