E' italiano il virus-killer che uccide i tumori
Creato da un'équipe bolognese, è il primo virus herpes non depotenziato, ma geneticamente modificato per distruggere le cellule tumorali e risparmiare quelle sane, ad avere successo nei test in vivo
di ALESSIA MANFREDI
Un virus anticancro geneticamente modificato, che attacca selettivamente le cellule malate e le distrugge, lasciando intatte quelle sane. Un'équipe italiana ha creato la nuova arma antitumorale, che nella sperimentazione in vivo si è dimostrata capace di sconfiggere i tumori più aggressivi del seno e dell'ovaio, partendo dal virus herpes, lo stesso che fa comparire le fastidiose vescicole sulle labbra quando si è stressati o indeboliti.
"In vari laboratori sono in corso tentativi per trasformare i virus da 'nemici' in 'amici'", spiega la professoressa Gabriella Campadelli-Fiume, virologa dell'Università di Bologna e coordinatrice dello studio, i cui risultati sono pubblicati su Pnas. "Il nostro lavoro è finalizzato a usare il virus herpes per distruggere selettivamente le cellule tumorali. Lo abbiamo ingegnerizzato in modo che non entri più nelle cellule normali, ma solo in quelle tumorali", chiarisce la studiosa.
Di solito come arma per combattere i tumori si usa una versione depotenziata del virus, per renderlo innocuo per l'organismo ospite e poterlo controllare meglio. Spesso però, in questo modo, diventa poco aggressivo anche nei confronti del tumore. L'approccio seguito dai ricercatori bolognesi è stato differente: la virulenza è stata lasciata intatta, ma del virus è stata modificata la "chiave" di accesso alle cellule normali. "L'abbiamo sostituita con una 'chiave' che permette di entrare solo nelle cellule malate", spiega ancora la professoressa. Ed è andata bene: nei test in vivo, il virus è risultato capace di distruggere i tumori più aggressivi di seno e ovaio, di cui ogni anno in Italia si riscontrano 42mila nuovi casi, con oltre 10mila mortali.
Il virus dell'herpes simplex normalmente riesce a penetrare nelle cellule sane attraverso una porzione della glicoproteina D. E' questa la porzione del Dna del virus che i ricercatori hanno rimosso, sostituendola con un'altra: un anticorpo in grado di aprire la "serratura" delle cellule dei tumori del seno e dell'ovaio che producono la proteina Her-2. Questa proteina, che riveste le cellule malate, le trasforma in bersaglio. Il virus-killer modificato attacca solo queste cellule, tralasciando le altre. E una volta esaurite le cellule malate, è destinato ad autoestinguersi a differenza della sua variante naturale, che rimane silente nelle cellule sane. "Non c'è rischio per la salute perché modificato in questo modo il virus non è in grado di attaccare se non le cellule malate", assicura la docente.
Negli esperimenti condotti sui topi nel laboratori di patologia sperimentale dell'ateneo bolognese, il 60 per cento degli animali trattati è guarito completamente e il restante 40 per cento ha mostrato una inibizione significativa della crescita tumorale. Risultati molto incoraggianti anche da un altro punto di vista: il nuovo virus, che l'ateneo ha chiesto di brevettare, potrebbe essere efficace anche contro le metastasi cerebrali prodotte da questi tumori, incurabili anche coi farmaci più innovativi.
E la tecnica potrebbe rivelarsi utile ad aggredire anche altri tipi di tumore, dotando il virus di volta in volta di altre "chiavi", in grado di aprire le relative "serrature" cellulari. Per passare alla sperimentazione sull'uomo ci vorrà ancora tempo, avverte Campadelli-Fiume: "Siamo al primo stadio della sperimentazione animale. Prima di arrivare all'uomo, passerà ancora qualche anno".
Creato da un'équipe bolognese, è il primo virus herpes non depotenziato, ma geneticamente modificato per distruggere le cellule tumorali e risparmiare quelle sane, ad avere successo nei test in vivo
di ALESSIA MANFREDI
Un virus anticancro geneticamente modificato, che attacca selettivamente le cellule malate e le distrugge, lasciando intatte quelle sane. Un'équipe italiana ha creato la nuova arma antitumorale, che nella sperimentazione in vivo si è dimostrata capace di sconfiggere i tumori più aggressivi del seno e dell'ovaio, partendo dal virus herpes, lo stesso che fa comparire le fastidiose vescicole sulle labbra quando si è stressati o indeboliti.
"In vari laboratori sono in corso tentativi per trasformare i virus da 'nemici' in 'amici'", spiega la professoressa Gabriella Campadelli-Fiume, virologa dell'Università di Bologna e coordinatrice dello studio, i cui risultati sono pubblicati su Pnas. "Il nostro lavoro è finalizzato a usare il virus herpes per distruggere selettivamente le cellule tumorali. Lo abbiamo ingegnerizzato in modo che non entri più nelle cellule normali, ma solo in quelle tumorali", chiarisce la studiosa.
Di solito come arma per combattere i tumori si usa una versione depotenziata del virus, per renderlo innocuo per l'organismo ospite e poterlo controllare meglio. Spesso però, in questo modo, diventa poco aggressivo anche nei confronti del tumore. L'approccio seguito dai ricercatori bolognesi è stato differente: la virulenza è stata lasciata intatta, ma del virus è stata modificata la "chiave" di accesso alle cellule normali. "L'abbiamo sostituita con una 'chiave' che permette di entrare solo nelle cellule malate", spiega ancora la professoressa. Ed è andata bene: nei test in vivo, il virus è risultato capace di distruggere i tumori più aggressivi di seno e ovaio, di cui ogni anno in Italia si riscontrano 42mila nuovi casi, con oltre 10mila mortali.
Il virus dell'herpes simplex normalmente riesce a penetrare nelle cellule sane attraverso una porzione della glicoproteina D. E' questa la porzione del Dna del virus che i ricercatori hanno rimosso, sostituendola con un'altra: un anticorpo in grado di aprire la "serratura" delle cellule dei tumori del seno e dell'ovaio che producono la proteina Her-2. Questa proteina, che riveste le cellule malate, le trasforma in bersaglio. Il virus-killer modificato attacca solo queste cellule, tralasciando le altre. E una volta esaurite le cellule malate, è destinato ad autoestinguersi a differenza della sua variante naturale, che rimane silente nelle cellule sane. "Non c'è rischio per la salute perché modificato in questo modo il virus non è in grado di attaccare se non le cellule malate", assicura la docente.
Negli esperimenti condotti sui topi nel laboratori di patologia sperimentale dell'ateneo bolognese, il 60 per cento degli animali trattati è guarito completamente e il restante 40 per cento ha mostrato una inibizione significativa della crescita tumorale. Risultati molto incoraggianti anche da un altro punto di vista: il nuovo virus, che l'ateneo ha chiesto di brevettare, potrebbe essere efficace anche contro le metastasi cerebrali prodotte da questi tumori, incurabili anche coi farmaci più innovativi.
E la tecnica potrebbe rivelarsi utile ad aggredire anche altri tipi di tumore, dotando il virus di volta in volta di altre "chiavi", in grado di aprire le relative "serrature" cellulari. Per passare alla sperimentazione sull'uomo ci vorrà ancora tempo, avverte Campadelli-Fiume: "Siamo al primo stadio della sperimentazione animale. Prima di arrivare all'uomo, passerà ancora qualche anno".
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