Originariamente Scritto da mik92
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Italiani: egli risorse a Natale
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Scorta a Razzi e Scilipoti
L'Idv protesta: è un premio
Il tradimento in Italia paga sempre. Potranno avere anche la scorta, ma contro l'etichetta di merde umane non servirà l'intero esercito.In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
ma_75@bodyweb.com
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mi ricordo le scene di mani pulite all'uscita della procuramonetine biglie pocoTutto ciò che ami rimane, il resto è scorie. Tutto ciò che ami non ti può essere sottratto. Tutto ciò che ami è la tua stessa eredità..." (Ezra Pound)
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E per la serie non c'è mai limite al peggio....
Inno d'Italia, strappo leghista: i consiglieri fuori dall'aula regionale
Oggi la prima seduta del Pirellone introdotta dalle note patriottiche
Inno d'Italia, strappo leghista: i consiglieri fuori dall'aula regionale
Per il Carroccio in Aula solo il presidente Boni. Formigoni: «70 secondi di Inno non fan male a nessuno»
MILANO - Alla «prima» dell'inno di Mameli eseguito nell'aula del Consiglio regionale della Lombardia in onore dei 150 anni dell'Unità d'Italia, i leghisti, come annunciato alla vigilia, non hanno partecipato. Gli esponenti della Lega Nord nel Consiglio, che si erano opposti alla legge regionale che prevedeva l'esecuzione dell'inno nazionale nella seduta di oggi, sono usciti dal'Aula prima dell'esecuzione patriottica che ha dato il via alla seduta per celebrare il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia. Per il Carroccio era in Aula solo il presidente del Consiglio regionale, Davide Boni, per svolgere il suo ruolo istituzionale. Gli esponenti della Lega, si sono fermati a prendere un caffè alla buvette.
Un gesto abbastanza prevedibile, quello della Lega già contraria alla festa del 17 marzo, ma che comunque ha creato scalpore prima ancora di venir messo in pratica. Il governatore Roberto Formigoni, come annunciato, era invece in aula, con una spilla con il simbolo 150 sulla giacca. «Settanta secondi di Inno di Mameli non fanno male a nessuno, sono un simbolo importante di quello che siamo», ha commentato, all'uscita dei consiglieri leghisti. «Da lombardi partecipiamo alla festa del tricolore. La Lombardia ha avuto una parte molto grande nella costituzione dell’Unità di Italia, abbiamo dato un contributo di sangue e di ideali e oggi continuiamo ad essere la locomotiva dello sviluppo dell’Italia in Europa e nel mondo».
Il presidente Boni, presente in aula «suo malgrado», ha poi commentato: «Purtroppo non ho potuto bere il cappuccino con gli altri del mio gruppo. Ero in Aula perché sono il presidente di tutti, ma idealmente non l'ho sentito. L'ho vista come una grossa azione demagogica, come se i problemi dei cittadini lombardi si risolvessero con tutta questa enfasi. Oggi il Paese chiede più sobrietà e non autocelebrazioni di sepolcri imbiancati». «La positività che registro - ha aggiunto ironico Boni - è che Formigoni sarà in Aula da qui a tutto il 2011. Vista infatti l'euforia con la quale ha salutato l'iniziativa di suonare l'Inno sono sicuro che non vorrà perdersene neanche uno» all'inizio di tutte le prossime sedute dell'anno. Il presidente dell'Assemblea lombarda ha criticato anche i 3.500 euro spesi dall'ufficio di presidenza per comprare un migliaio di bandiere tricolori ai cittadini, 490 dei quali sono stati però dati ai consiglieri regionali. Boni ha infine dato ordine ai commessi di evitare che durante l'esecuzione dell'Inno venissero sventolati Tricolori. «Queste cose - ha ribadito - vanno fatte con sobrietà e solennità nel rispetto di tutti, non come se fossimo una squadra contro l'altra».
BUFERA SUI LEGHISTI - «Penso che il miglior modo per onorare le istituzioni sia lavorare nell'interesse dei lombardi». Così il vicepresidente della Regione Lombardia, Andrea Gibelli, mentre sui leghisti si scatena la bufera delle polemiche. «È gravissimo che i consiglieri regionali lombardi della Lega siano usciti oggi durante l'esecuzione dell'inno di Mameli. È un vero e proprio schiaffo al Paese. Se non si sentono italiani si dimettano e rifiutino il lauto stipendio che gli arriva puntuale a fine mese», afferma il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando. «Chi non riconosce lo Stato che governa - afferma in una nota Alessandro Maran, vicepresidente dei deputati del Pd - dovrebbe trarne le conseguenze. Non si può essere ministri, governatori, sindaci, assessori, consiglieri di un esecutivo nazionale, di una regione, di una provincia e di una città se non si approva l'ordinamento dal quale queste articolazioni discendono.
LA RUSSA: «VIGLIACCHI» - Dura presa di posizione dell'assessore lombardo alla Sicurezza e coordinatore provinciale milanese del Pdl, Romano La Russa, contro la decisione leghista di disertare l'aula. «Oggi è una data importante e significativa per la nostra regione, giorno di gioia e di orgoglio, ma per qualcuno è anche la più triste della vita politica lombarda - sostiene il fratello di Ignazio La Russa, in una nota - Totale disprezzo per il gesto inqualificabile di quei consiglieri che si sono rifiutati di entrare in aula durante l'esecuzione dell'inno nazionale».
TONI DA REPUBBLICA DI SALÒ - «Chi non rende onore alla propria bandiera - continua - al proprio inno e alla Patria non può che essere definito vigliacco e la sua esistenza meschina». «Pensavo che gli insulti oggi non fossero contemplati e invece le parole di Romano La Russa si addicono di più alla Repubblica di Salò che all’Italia», ha detto il Vicepresidente e Assessore all’Industria e Artigianato Andrea Gibelli in merito alle dichiarazioni di La Russa. «Mi auguro - ha continuato Gibelli - che in futuro torni il sereno perchè non vorrei che i nostalgici passassero alle vie di fatto: in quel caso ci comporteremo di conseguenza».
Non avrei mai pensato di solidarizzare col fratello di La Russa. Notevole coraggio, invece, di baciapile Formigoni, uno che non le manda a direIn un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
ma_75@bodyweb.com
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a vanity fair
La moglie di Bocchino: «So da due anni della sua relazione con la Carfagna»
Le rivelazioni choc della consorte dell'esponente Fli: «Mara si presentava ovunque io andassi in vacanza»
NAPOLI – «Della loro relazione lo sapevo da due anni e mezzo». Dopo mesi di rumors e voci di foto intime relative a una presunta liaison tra Italo Bocchino e Mara Carfagna è la stessa moglie del vicepresidente di Fli, Gabriella Buontempo, ad ammettere l'esistenza di una storia tra i due. «Roberto D'Agostino mi ha detto: 'Sai che gira voce di foto di tuo marito con la Carfagna, foto un po' intime?'. Io gli ho risposto: 'Se ci sono, pubblicale. Tanto non è che non lo so che lui ha questa relazione».
I VOTI - «Telecomandata», così la Buontempo definisce Mara Carfagna. Da chi sarebbe telecomandata? «Da mio marito», dice la consorte del politico campano: «Se non era per Italo – precisa - mica li prendeva tutti quei voti in Campania». Il riferimento in questo caso è alle scorse elezioni regionali in cui la ministra fu record woman di preferenze, con oltre 55mila voti. La Buontempo mette poi fine alle voci che da tempo circolano in merito ad una presunta relazione tra il marito e la ministra. Lo fa dalle pagine di Vanity Fair in edicola mercoledì. «Da più di due anni so che ha una relazione con Carfagna», dice e, in risposta alle dichiarazioni dei giorni scorsi in cui il giornalista Roberto D’Agostino avrebbe «sussurrato» all’orecchio della Buontempo di essere in possesso di foto intime tra la ministra e il marito, la consorte, che vive ancora sotto lo stesso tetto con Bocchino, rivolgendosi all’indirizzo del giornalista lo invita, «se ci sono», a pubblicare gli scatti «compromettenti». Poi una stilettata al marito: «Purtroppo non l’ha gestita bene, perché questa storia la sapeva tutto il Parlamento e a un certo punto è arrivata anche al mio orecchio. Ho dovuto reagire: non mi va di passare per la scema del villaggio».
VACANZE IN TRE - In quanto alla storia amorosa tra Mara ed Italo la moglie tradita racconta con una punta di veleno: «Si presentava ovunque io andassi in vacanza», rivela. «E’ andata addirittura dal mio parrucchiere», aggiunge. E prosegue: «Italo sostiene di averla troncata. Per carità, l’avrà troncata: lei si è fidanzata, ora dice che si sposa». Il matrimonio dovrebbe celebrarsi a giugno come annunciato dalla stessa ministra. Intanto da parte della Carfagna nessun replica. In una dichiarazione all’agenzia Asca, la ministra parla piuttosto delle celebrazioni dell’Unità d’Italia, il prossimo 17 marzo. «L’apporto delle donne all’avanzamento sociale e civile del nostro Paese – dice - è smisurato», citando al riguardo le 21 donne elette al Parlamento alle prime elezioni repubblicane del 1946. A NOVELLA - Qualche settimana fa Gabriella era stata intervistata da Novella 2000. Al settimanale diretto da Candida Morvillo aveva detto: « Un marito in casa non lo trattieni: se vuole andarsene se ne va. Soprattutto se ha un’altra che è più giovane e che chiamano la “ministra più bella del mondo”».
Francesco Parrella
15/03/2011 - Le rivelazioni choc della consorte dell'esponente Fli: «Mara si presentava ovunque io andassi in vacanza»
grande Bocchino"Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"
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Originariamente Scritto da Cl4ud Visualizza Messaggiobocchino non mi dispiace affatto.In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
ma_75@bodyweb.com
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Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza MessaggioA chi non piace il bocchino
Ma la carfagna ai tempi era indaffaratissima
La giovane virgulta si divideva infatti tra le interrogazioni parlamentorali al Nano, le culsulenze in auto blu nel tragitto parlamento-casa con il suo allora pigmalione amante Bocchino e il fidanzato ufficiale a cui, nonostante l'intensa attivita' diurna e i frutti del lavoro svolto ancora sedimentati dentro di lei, doveva giocoforza concedere i resti di un corpo che la sera doveva sembrare come una carcassa dopo il passaggio degli sciacalli, povero ragazzoCl4ud
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Prescrizione in regalo per Silvio
Hanno fatto i buonisti per finta. Mentre propagandavano la riforma della giustizia per tutti, nel frattempo gli uomini del Cavaliere cucivano la prescrizione breve per il Capo. Per chiudere d’un botto i processi Mills e Mediaset. Per evitare, nel primo caso, una condanna certa per corruzione che avrebbe fatto il giro del mondo. Si chiamerà prescrizionbe breve per gli incensurati. E già la propagandano come un premio per chi non delinque. Risponde l’avvocato-deputato Maurizio Paniz, in Transatlantico, a chi gli chiede se in effetti nel processo breve entrerà a pieno titolo anche questa nuova ghigliottina per i dibattimenti in corso: «Non escludo assolutamente nulla. Io personalmente sono favorevole. É ora di premiare le persone incensurate e punire più serenamente i recidivi. Sarebbe giusto introdurre nel nostro ordinamento questo principio».
L’avevamo già scritto in questo blog, questo tipo di prescrizione è un super premio, è una sinecura, è un invito per tuti a delinquere. L’imputato, grazie a questo meccanismo diabolico, risulterà incensurato all’infinito. E non regge il paragone con i recidivi, i quali, dopo la legge Cirielli del 2005, vengono penalizzati con una prescrizione più lunga. Lì si aggrava un comportamento delittuoso. Ma all’opposto, qui, cosa si premia? Il fatto di aver commesso un solo reato? E dov’è mai scritto che non commettere o coimmettere solo un reato è un indizio positivo che deve essere pure premiato? Non delinquere non è forse la regola basica che tutti dovrebbero seguire?
Ma questa è la logica di casa Berlusconi. Per una settimana l’opinione pubblica viene martellata dalle promesse di una riforma «epocale» della giustizia. E poi che ti arriva di veramente «epocale»? La prescrizione per buttare al macero i processi di Silvio. Inutile illudersi, il Cavaliere non cambierà mai.
ma secondo voi una legge del genere passa?Last edited by Cl4ud; 16-03-2011, 15:27:37.Cl4ud
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