Italiani: egli risorse a Natale

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  • ma_75
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    • Sep 2006
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    Originariamente Scritto da TheSandman Visualizza Messaggio
    I politici sono l'espressione della gente.
    Inutile stare a dire che al Sud sono diversi da ciò che la gente è, nel bene e nel male.

    Io all'idea di politici sporchi e cattivi in un mondo di buoni e onesti non ho mai creduto, nè su base nazionale, nè su base locale.

    Credo, per esempio, che se Verona è una bella città e vivibile non sia merito solo di Tosi, ma anche, all'80% almeno, della mentalità della gente locale che aiuta la qualità della vita sotto tutti i punti di vista.

    Così penso che al Sud, la colpa degli "insuccessi" di ogni politica adottata sia in primis dovuta alla gente locale e poi, quasi di conseguenza, di chi amministra.

    So anche io che se un Bassolino o un qualsiasi amministratore locale PDL piglia tangenti o fa qualche nefandezza non la fa materialmente tutta la Campania o tutto il SUd, ma proprio perchè sono spessissimo al sud so come gira li il mondo, e dico che la mentalità della gente locale influisce in modo decisivo a quasi tutte le situazioni che ci sono.

    Poi oh, la favola del: "Politici di -OMISSIS- siete voi che ci avete fatto sprofondare" è sempre la più bella e la più semplice...
    Il tutto sta nel volersi accontentare o meno...
    Ti rendi conto che la logica conseguenza di questo discorso è che votare per l'uno o per l'altro non cambia nulla dal momento che i politici non hanno, realmente, la possibilità di incidere sulla situazione di una data comunità migliorandola?
    In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
    ma_75@bodyweb.com

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    • TheSandman
      Ex Presidente
      • Jun 2008
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      Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
      Ti rendi conto che la logica conseguenza di questo discorso è che votare per l'uno o per l'altro non cambia nulla dal momento che i politici non hanno, realmente, la possibilità di incidere sulla situazione di una data comunità migliorandola?

      non è assolutamente vero.

      Il votare l'uno o l'altro comporta conseguenze "pratiche" (pensa alle differenze sulle politiche energetiche ecc.ecc. tra uno schieramente e l'altro).
      Ciò non toglie che come "moralità", capacità nel proprio lavoro ecc.ecc. la situazione sia impietosamente paritetica sotto tutti i punti di vista.


      Tessera N° 6

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      • ma_75
        Super Moderator
        • Sep 2006
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        Berlusconi:
        Centristi con me contro i loro leader"


        Casini replica: "Ci ha offerto di tutto, si dimetta"



        Deduco che la campagna acquisti di B sia andata a buon fine nel partito di Casini. Sarebbe interessante fare accertamenti sui movimenti bancari in entrata di alcuni deputati nelle ultime settimane
        In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
        ma_75@bodyweb.com

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        • TheSandman
          Ex Presidente
          • Jun 2008
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          Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
          Berlusconi:
          Centristi con me contro i loro leader"


          Casini replica: "Ci ha offerto di tutto, si dimetta"



          Deduco che la campagna acquisti di B sia andata a buon fine nel partito di Casini. Sarebbe interessante fare accertamenti sui movimenti bancari in entrata di alcuni deputati nelle ultime settimane
          Più che altro è incredibile come una persona possa vendere le proprie idee


          Tessera N° 6

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          • Sartorio
            Non utente di Bodyweb
            • Dec 2004
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            • Società Civile
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            Hai presente le idee dell'UDC?

            L'allargamento della maggioranza rappresenta l'ultima spiaggia prima del voto.
            Se Berlusconi vuole davvero tirare avanti altri 3 anni, ha bisogno di qualcuno che gli garantisca la riforma dell'ingiustizia.
            Originariamente Scritto da gorgone
            il capitalismo vive delle proprie crisi.

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            • Leonida
              Filosofo del *****
              • Nov 2006
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              La solitudine dei numeri premier



              Prosegue il complotto del mondo intero contro il piccolo B. Tre giorni fa, mentre lui volava a Mosca per denunciare al “Forum internazionale della democrazia” (un ossimoro, vista la presenza sua e dell’amico Putin, “un dono del Signore”) la persecuzione giudiziaria ai suoi danni, a Parigi la Brigade Financière dava una plastica dimostrazione di cos’è una democrazia: i suoi agenti irrompevano nella sede dell’Ump, il partito del presidente Nicolas Sarkozy, per perquisirla su richiesta della Procura di Nanterre che indaga su presunti finanziamenti illeciti alla campagna presidenziale del 2007. La Guardia di finanza transalpina cercava l’originale di una lettera inviata da Eric Woerth (all’epoca tesoriere dell’Ump, oggi ministro del Lavoro) all’allora ministro dell’Interno e candidato presidente Sarkozy, per sollecitare il conferimento della Legion d’Onore a Patrice de Maistre, gestore dei beni della miliardaria Liliane Bettencourt, erede dell’immensa fortuna L’Oréal, secondo patrimonio di tutta la Francia.

              La lettera è datata 12 marzo 2007. Subito dopo la Bettencourt – come ha raccontato la sua ex contabile, prima di ritrattare tutto – consegna a De Maistre una busta di 50 mila euro per finanziare la campagna di Sarkozy (prima tranche di un finanziamento complessivo di 150 mila euro di fondi neri). Il quale a maggio viene eletto capo dello Stato e nomina Woerth ministro del Bilancio nel nuovo governo Fillon. A luglio assegna la Legion d’Onore a De Maistre. A novembre la moglie di Woerth viene assunta da De Maistre per gestire il patrimonio Bettencourt. A gennaio 2008 Woerth appunta la prestigiosa onorificenza sulla giacca di De Maistre. Intanto il governo chiude un occhio sulle enormi frodi fiscali (fondi neri nascosti su due conti in Svizzera) della Bettencourt, che coi soldi evasi avrebbe acquistato dai discendenti dello scià di Persia l’isola di Arros, alle Seychelles, per 19 milioni di dollari.

              Ci vuol poco a ipotizzare che l’ereditiera abbia finanziato Sarkozy in cambio della Legion d’Onore a De Maistre e dell’indulgenza ministeriale sulle sue evasioni. Woerth nega per mesi di aver mai scritto quella lettera, ma alla fine è costretto ad ammettere, anche perché ne è stata trovata una copia al ministero dell’Interno, cacciando nei guai Sarkozy. La polizia giudiziaria, cercando l’originale della missiva, proprio questo vuole verificare: se il futuro presidente la ricevette. Nel qual caso sarebbe complice di Woerth in due reati: finanziamento illecito e conflitto d’interessi (in Francia è proibito). Woerth, come ministro del Bilancio, avrebbe dovuto vigilare sulla fedeltà fiscale della famiglia Bettencourt: ma come poteva farlo, se aveva ricevuto soldi per Sarkozy e stava per piazzare la moglie in casa Bettencourt? Appena la Brigade Financière è entrata nella sede dell’Ump, i vertici del partito presidenziale le hanno consegnato tutta la corrispondenza. Nessuna protesta dell’Eliseo, nessuna polemica politica, nessun attacco alle toghe rosse che vogliono sovvertire il risultato delle elezioni, nessuna proposta di lodi o scudi per proteggere il ministro sotto inchiesta o il presidente sotto scacco.

              Strano: i lodi e gli scudi all’italiana in preparazione nel premiato laboratorio Berlusconi-Ghedini-Alfano vengono spacciati (anche dai finiani e dal Pompiere della Sera) per misure presenti in tutte le altre democrazie, addirittura copiate dal “modello francese”. Purtroppo da Parigi si apprende che in Francia solo il capo dello Stato ha diritto al congelamento dei suoi processi, sempreché i reati siano connessi alle sue funzioni (e non pare questo il caso), fino al termine del mandato; ma il premier Fillon e i suoi ministri sono cittadini come gli altri e possono essere processati e pure arrestati (per legge non devono essere parlamentari: niente immunità, nemmeno per le manette). Pertanto, gentili signori della banda del buco, le chiacchiere stanno a zero: il vostro “modello francese” in Francia non esiste. Inventatevi un’altra balla
              Originariamente Scritto da gorgone
              è plotino la chiave universale per le vagine
              Originariamente Scritto da gorgone
              secondo me sono pazzi.

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              • Sartorio
                Non utente di Bodyweb
                • Dec 2004
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                • Società Civile
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                Maledetti arbitri comunisti....
                Originariamente Scritto da gorgone
                il capitalismo vive delle proprie crisi.

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                • odisseo
                  Bodyweb Senior
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                  Corruzione, il ddl del Fatto conquista Pd, Idv
                  e i finiani. Fabio Granata: “Noi ci stiamo”
                  Il decreto legge, per arrivare in aula, deve passare dalla riunione dei capigruppo e poi essere inserito nel calendario dei lavori parlamentari. Per riuscirci ha bisogno della maggioranza dei capigruppo
                  Il disegno di legge anticorruzione proposto da il Fatto Quotidiano incassa il sostegno di Futuro e Libertà, Italia dei Valori e Partito Democratico. Fabio Granata, Antonio Di Pietro e Luigi Zanda, infatti, si sono impegnati a sostenerlo nella riunione dei capigruppo della Camera per fare sì che possa così arrivare alla discussione e al voto in aula.

                  “Questo disegno di legge dobbiamo firmarlo tutti insieme: Pd, Idv, Fli e anche l’Udc. Casini vedremo di convincerlo. Insieme possiamo portarlo alla riunione dei capigruppo e farlo mettere all’ordine del giorno dei lavori della Camera”. Dalla festa de Il Fatto in corso a Marina di Petrasanta, il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro sottoscrive in questa maniera il ddl presentato da Marco Travaglio nell’inserto speciale del Fatto quotidiano (LEGGI)“.

                  Sostegno pieno anche da Fabio Granata: “Io ci sto. Noi ci stiamo. Lo voteremo e lo sosterremo”. Il deputato di Futuro e libertà per l’Italia ha sottolineato che questo deve essere un primo passo, perché “noi vogliamo andare avanti”. E ha aggiunto: “C’è una collusione con le mafie che riguarda tutte le forze politiche e dobbiamo lavorare per eliminare la corruzione”. Durante il dibattito Marco Travaglio ha sottolineato come questo ddl sia “indispensabile anche da un punto di vista economico”. E ha ricordato: “Con la sola inchiesta sui furbetti, lo Stato ha portato a casa un miliardo di euro”. Presenti sul palco anche Alessandro Greco, procuratore aggiunto di Milano e il sindaco di Pietrasanta Domenico Lombardi.

                  Il ddl anti corruzione, per arrivare in aula, deve passare dalla riunione dei capigruppo e poi essere inserito nel calendario dei lavori parlamentari. Per riuscirci deve essere approvato dalla maggioranza dei capigruppo. Pd, Idv, Fli e Udc potrebbero “muoversi compatti su questo punto” ha detto Di Pietro, pur sottolineando che di Casini “non mi fido granché, quelli si astengono sempre”. Granata si spinge oltre. “Voglio capire come farà la Lega a non sottoscrivere un ddl anticorruzione, ma anche lo stesso Pdl dovrà spiegare perché non pensa doveroso accompagnare un provvedimento che punta alla legalità”. L’iter prevede che una volta votato dalla maggioranza dei capogruppo sia Gianfranco Fini, in veste di presidente della conferenza dei capigruppo, a calendarizzarlo. Così, ha detto Di Pietro, “Fini può azzerare tutte le leggi e leggine ad personam che il premier è riuscito a crearsi anche grazie al suo contributo”.

                  L’ex pm sottoscrive “nella sua totalità” il testo del ddl illustrato da Travaglio. “Il Fatto ha ripreso dei disegni di legge presentati negli anni da diversi partiti e abbandonati. Partendo anche da un provvedimento che presentammo a Cernobbio nel 1994 – ha ricordato il leader dell’Idv – e ideato dopo tangentopoli. Avevamo ricostruito i giri di corruzione, i giri dei fondi neri. Sapevamo come agivano e pensavano coloro che la davano e coloro che la prendevano, la mazzetta. Fu scritta a più mani”. Oggi, ha aggiunto Di Pietro, “bisogna stabilire un sistema che rompa il patto tra corruttore e corrotto. Un sistema che preveda l’arresto immediato per i condannati; che se non tu confessi ma poi si scopre che non hai detto tutto la pena aumenta di due terzi e soprattutto che nel momento in cui ci sono gli elementi per condannare una persona allora la prescrizione non deve esistere più”.

                  Inoltre si deve “introdurre anche il reato di corruzione tra privati. I soldi non nascono con la frutta, i soldi da qualche parte arrivano e arrivano dal falso in bilancio, quindi va cancellata la porcata fatta in questi anni”. Obiettivo principe rimane “votare per sfiduciare Berlusconi”, ha concluso Di Pietro. Marco Travaglio ha poi sintetizzato il ddl illustrato nell’inserto di ieri del Fatto. “Le mani in tasca alle cricche”, ha detto. “Loro le mani ce le stanno mettendo al collo, almeno a quelli che pagano le tasse. Dato che lo Stato non funziona gratis le mani le mettono nelle tasche di chi le tasse le paga. E’ ovvio che la lotta alla corruzione non può farla Berlusconi, figuriamoci. Combattere la corruzione pensando che a farlo sia l’uomo delle mafie è una contraddizione”, ha detto. L’Italia è “tenuta in ostaggio per una sola persona, entrata in politica per risolvere i suoi guai giudiziari e i suoi debiti. E le sue due promesse se l’è mantenute, salvandosi dai processi e assicurando guadagni alle sue aziende. E’ chiaro che la corruzione aumenta, che cresce l’evasione fiscale, che si gonfino i patrimoni delle mafie che usano lo scudo fiscale. Ha messo lo Stato nelle mani di personaggi improbabili, la scuola alla Gelmini, a Bondi la cultura.

                  Perché a lui non interessa”. Con una legge come “quella che proponiamo – ha aggiunto – dove sarebbe la nostra classe politica?”. La risposta è arrivata dalla platea che, in coro, ha gridato: “In galera”. E “mica solo Berlusconi”. Perché, ha spiegato Travaglio, “lui è solo l’ombrello. Pensate agli alti gradi delle forze dell’ordine, al mondo finanziario. Il comandante dei Ros (generale Giampaolo Ganzer, ndr) è stato condannato a 14 anni di reclusione per droga. E tutti gli hanno espresso la loro solidarietà. Pensare che se un ragazzo vuole fare l’allievo dei Carabinieri deve dimostrare di non avere fino al terzo grado di parentela nessuno sotto inchiesta. O gli imprenditori. La prima fila di Confindustria sembra l’ora d’aria di San Vittore”. Certo è che “la lotta alla corruzione si potrà fare quando Berlusconi non sarà più premier”, ha concluso. In questi anni, ha confermato Alessandro Greco, “siamo andati in direzione opposta a quella della lotta alla corruzione. Abbiamo persino preso in giro l’Ocse su una legge anticorruzione internazionale”.

                  Serve dunque un’inversione di tendenza netta. “E con questa proposta di legge potremo costringere l’aula ad affrontare l’argomento in modo chiaro”, ha detto Di Pietro. “Alla riunione dei capigruppo dobbiamo presentare un provvedimento secco e vedremo poi chi vota e chi non vota”. Perché “finora – ha concluso Travaglio – l’agenda politica è stata impegnata dal modo per salvare le chiappe a Berlusconi. Noi vogliamo che ora si passi al modo per salvare le nostre di chiappe”

                  Corruzione, il ddl del Fatto conquista Pd, Idv e i finiani. Fabio Granata: “Noi ci stiamo” | Il Fatto Quotidiano


                  speriamo se ne trarrà qualcosa di concreto anche se sono scettico.
                  "
                  Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"

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                  • Leonida
                    Filosofo del *****
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                    Come abbatto un governo

                    Martino getta ombre sulla caduta di Prodi e parla della compravendita dei parlamentari per Berlusconi. Il sospetto è che il sistema della nuova p2 faccia perno sulle donazioni di imprenditori "estranei" alla politica Proprio quando si ricomincia a parlare di compravendita di parlamentari da parte di Berlusconi rispunta l’ombra della vecchia indagine per corruzione a carico del premier. Uno degli arrestati dell’inchiesta sulla P3, Arcangelo Martino, il 18 agosto scorso ha puntato il dito contro il Cavaliere. Il suo è un verbale che la Procura di Roma sarà costretta a valutare con grande attenzione perché combacia con le vecchie ipotesi accusatorie sulla corruzione dei senatori del centrosinistra per far cadere Prodi.

                    Il rappresentante degli italiani in Oceania, Giovanni Randazzo, era stato avvicinato da Berlusconi per convincerlo a lasciare la maggioranza proponendogli seggi e poltrone. Randazzo aveva raccontato anche che un imprenditore gli aveva offerto molti soldi per abbandonare il governo al suo destino. Ora Martino illumina sotto una luce diversa quella vicenda impolverata. L’ex socialista arrestato come regista dell’associazione segreta che mirava a influenzare i giudici in favore di Berlusconi e a fare affari in proprio, ha deciso di collaborare con la magistratura. Secondo il racconto fatto al pm Giancarlo Capaldo, l’ex assessore del Pdl Ernesto Sica, avrebbe spinto un imprenditore amico a offrire soldi al diniano Giuseppe Scalera e ad altri senatori in bilico per passare con Berlusconi. Sica, secondo Martino, conservava le prove per ricattare il premier e le avrebbe usate per farsi nominare assessore in Campania nella giunta Caldoro.

                    “Sica mi incontrò al bar Riviera di Chiaia ed era particolarmente agitato”, ha raccontato Martino a Capaldo. Il giovane politico voleva scavalcare nella corsa a governatore, gli altri potenziali sfidanti Caldoro e Cosentino. “Sica mi disse che aveva il diritto ad ottenere la candidatura a presidente della Campania perché”, prosegue Martino nel suo verbale del 19 agosto 2010, “Berlusconi gli doveva molto”. Il procuratore aggiunto Capaldo si incuriosice: cosa permetteva a un oscuro sindaco di Pontecagnano, di pretendere dal Cavaliere addirittura la presidenza?. “Sica disse che conosceva bene Berlusconi e che aveva dormito a lungo a via del Plebiscito (residenza romana del premier, ndr) da cui era stato allontanato per gelosia da Paolo Bonaiuti e dall’avvocato Nicolò Ghedini”.

                    Dopo questi pettegolezzi sul clan che conosce i segreti dell’appartamento presidenziale, finalmente Martino svela l’asso nella manica del sindaco: “Sica disse che Berlusconi doveva a lui la caduta del governo Prodi, in quanto egli si era adoperato con l’aiuto di un imprenditore amico di Sica e ben conosciuto da Berlusconi a convincere previo esborso di ingenti somme di denaro, alcuni senatori del centrosinistra a votare contro Prodi.
                    Mi fece i nomi dei senatori Andreotti e del senatore Scalera. Mi fece vedere anche dei fogli sui quali, a suo dire, erano segnati gli estremi dei bonifici al senatore Scalera e di altri parlamentari di cui non mi disse il nome”. Martino probabilmente non dice tutto quello che sa. Nel primo interrogatorio aveva negato tutto. Stavolta apre uno scenario ma poi chiude il sipario sfumando la scena, che così resta ancora più inquietante. “Sica non mi volle nemmeno dire il nome dell’imprenditore che aveva tirato fuori i soldi”.

                    Poi continua il suo racconto introducendo il ruolo determinante di Marcello Dell’Utri e Denis Verdini. Martino avverte Dell’Utri dei propositi bellicosi di Sica e il sindaco viene convocato immediatamente da Verdini che lo rassicura e e gli garantisce una sistemazione. Puntualmente Sica viene nominato assessore nella giunta Caldoro, posto che perderà solo quando il presidente della Campania scoprirà il complotto a base di dossier sessuali contro di lui. Martino spiega ai pm di avere appreso da Verdini che il vero sponsor della nomina era Berlusconi. E aggiunge sibillino: “Berlusconi riteneva Sica un ricattatore. Più volte Sica mi annunciò la presentazione di una denuncia sulla vicenda della corruzione dei senatori per votare contro Prodi. Ma non l’ha mai presentata”.

                    Queste affermazioni difficilmente potranno essere lasciate cadere dal pm Capaldo perché pongono per l’ennesima volta il problema della ricattabilità di Berlusconi e perché i riscontri sono già nelle mani dei pm. Nelle due indagini nate a Napoli nel 2007 su Berlusconi e poi archiviate a Roma, (sulla corruzione di Saccà e di Randazzo) infatti, ci sono altri due casi nei quali l’allora leader dell’opposizione sembra avere seguito uno schema simile. Funzionava così: un fidato collaboratore di Berlusconi contattava un imprenditore terzo e insospettabile che offriva denaro o altri vantaggi a un senatore del centrosinistra per abbandonare Prodi. Lo schema del caso Randazzo (secondo la versione del senatore non ritenuta affidabile dal pm romano Angelo Racanelli) è stato applicato anche per tentare di sedurre (senza successo) Willer Bordon . Nel primo caso Berlusconi aveva messo in pista il commercialista di Saccà, Pietro Pilello, amico di Randazzo.Nel secondo invece l’uomo messo in pista dal Cavaliere era Giancarlo Innocenzi, proprio il celeberrimo membro dell’Agcom costretto alle dimissioni dopo l’indagine di Trani. Quando Bordon non vota contro Prodi, Innocenzi commenta al telefono: “Se lo sono ricomprato”.

                    Ecco, basta sostituire i nomi delle due inchieste su Berlusconi nate a Napoli per ritrovare anche nel caso Sica quello schema triangolare. Se fosse vero quello che dice Martino, Berlusconi sarebbe il regista di una partita giocata su tre campi diversi con lo stesso modulo. Per dare la spallata a Prodi il Cavaliere avrebbe ordinato a Salvatore Pilello, Giancarlo Innocenzi e Ernesto Sica, nello stesso periodo, di trovare un canale per foraggiare il senatore che gli era stato affidato come preda. Al momento non risulta un’indagine sul caso della compravendita presunta da parte di Sica ma un dato va sottolineato: a differenza di Bordon e Randazzo, il senatore Scalera oggi è in Parlamento. Scalera si è astenuto il giorno della caduta di Prodi. Poi è stato eletto alla Camera ma con il Pdl. Il capo del suo gruppo, Lamberto Dini, invece quel giorno votò contro Prodi. Andreotti, un altro nome citato da Martino, a sorpresa quel giorno non si presentò.

                    Martino non dice il nome dell’imprenditore che ha tirato fuori i soldi ma nelle cronache dei mesi scorsi Il Fatto aveva ricordato una coincidenza: Sica era molto amico dell’imprenditore Davide Cincotti, patron della Deriblok di Battipaglia. Pur essendo molto vicino ai Berlusconi (Cincotti aveva affittato la villa in Costa Smeralda del fratello del premier) improvvisamente l’imprenditore nel 2008 decide di donare 295 mila euro al partito di Lamberto Dini. La Procura di Roma alla luce di tutto questo sta rileggendo con attenzione le parole intercettate in una conversazione del 2009 tra Sica e Martino quando il sindaco di Pontecagnano, infuriato per la mancata candidatura gridava: “Io racconto tutto dall’agosto 2007 in poi e non faccio la fine della ******* di Bari”.
                    Originariamente Scritto da gorgone
                    è plotino la chiave universale per le vagine
                    Originariamente Scritto da gorgone
                    secondo me sono pazzi.

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                    • odisseo
                      Bodyweb Senior
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                      Martino sta vuotando il sacco

                      ma allora è vero che le notti in galera ti sciogliono la lingua?
                      "
                      Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"

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                      • Cl4ud
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                        • Ceppaloni
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                        una buona notizia, non e' possibile
                        Cl4ud

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                        • TheSandman
                          Ex Presidente
                          • Jun 2008
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                          La tentazione dei veltroniani:
                          gruppi parlamentari autonomi


                          L'ex leader Pd ha riunito i fedelissimi
                          l'8 settembre e citato l'esempio di Fini


                          IL CASO
                          La tentazione dei veltroniani:
                          gruppi parlamentari autonomi
                          L'ex leader Pd ha riunito i fedelissimi
                          l'8 settembre e citato l'esempio di Fini
                          Walter Veltroni (Fotogramma) ROMA — Lui, Walter Veltroni, non c'era. E mancavano anche molti parlamentari che fanno riferimento all'ex leader del Pd. Non erano assenze casuali quelle alla festa di Torino, nel giorno del discorso di Pier Luigi Bersani. I veltroniani si sentono sempre più lontani da questo Partito democratico in cui fanno fatica a riconoscersi. Se lo sono detti, una volta tanto senza infingimenti, né furbizie politiche, l'otto settembre, in una riunione dei parlamentari convocata dall'ex segretario nella sede della sua fondazione, Democratica. E per la prima volta in quella sede si è parlato dell’ipotesi di dare vita a dei gruppi parlamentari autonomi. Un’operazione simile a quella fatta da Gianfranco Fini. E infatti Veltroni ha citato proprio l’esempio del presidente della Camera e di «Futuro e libertà». Del resto, con il riavvicinamento del capogruppo a Montecitorio Dario Franceschini e di Piero Fassino alla maggioranza, la battaglia interna rischia di diventare un’aspirazione vana. Sono pochi quelli che hanno un seggio o un incarico da difendere che accettano di stare in minoranza e non si acconciano a dei compromessi con i bersaniani.

                          Sia chiaro, ancora non c’è niente di definito. Si aspetta la Direzione convocata per la seconda metà di settembre e si cerca di capire se il Pd cambierà rotta o se, invece, proseguirà lungo il solco tracciato da Bersani e D'Alema. Ma che non si tratti solo di chiacchiere lo dimostra il fatto che sono stati già presi in esame i possibili nomi dei nuovi gruppi parlamentari. All'ex segretario non dispiace «Innovazione e Riformismo». Nel corso di quell'incontro, però, più d'uno ha sollevato qualche obiezione su questo nome. La parola «riformismo», è stato osservato, non ha molto appeal in Italia ed è un concetto non prontamente comprensibile in un Paese come il nostro. Meglio «Democratici per la libertà» che esprime un messaggio molto chiaro: siamo noi il vero Pd.

                          I numeri per fare un gruppo alla Camera e un'analoga pattuglia parlamentare al Senato ci sono. Quindi non è questo il problema. Lo è invece la durata della legislatura perché una precipitazione degli eventi renderebbe difficile l'intera operazione. Ma in quella riunione si è parlato anche d'altro. Delle primarie per la scelta del candidato premier del centrosinistra, per esempio. Il voto per Bersani è escluso, mentre è stato preso in considerazione un eventuale ticket Chiamparino-Vendola, come possibile tandem per affrontare il centrodestra nelle prossime elezioni. Certo, è chiaro a tutti, e per primo allo stesso ex segretario, che la decisione di creare dei gruppi autonomi avrebbe dei contraccolpi inevitabili nel partito. Il nome di Veltroni è legato indissolubilmente al Pd. Lui ne è stato il primo segretario, lui ne parlava anni e anni fa, quando quel progetto veniva visto come un azzardo irrealizzabile dai suoi colleghi dei Ds. La mossa di Fini è niente in confronto, piuttosto sarebbe come se dal Pdl prendesse le distanze Silvio Berlusconi. Dei contenuti di quella riunione è trapelato poco o niente. All’esterno del partito, almeno, perché dentro il Pd qualche eco di quell’incontro ha raggiunto anche gli esponenti della maggioranza dalemian-bersaniana. E ora diventano più comprensibili le parole che diceva l’altro giorno a un ignaro senatore il vice capogruppo a palazzo Madama, Nicola Latorre: «Vedrai che adesso Veltroni cercherà di fare come Fini, la sua strada è sempre più lontana dalla nostra».



                          La tentazione dei veltroniani: gruppi parlamentari autonomi - Corriere della Sera


                          Tessera N° 6

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                          • ma_75
                            Super Moderator
                            • Sep 2006
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                            Il bello è che Veltroni ha fatto una guerra senza quartiere ai vari partitini della sinistra, RC, PDCI, Verdi...con la scusa del partito unitario ed ora vuole farla lui la scissione.
                            E dire che c'è l'intero continente africano che lo aspetta
                            In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                            ma_75@bodyweb.com

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                            • Leonida
                              Filosofo del *****
                              • Nov 2006
                              • 12672
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                              e sarà ancora suicidio. la sinistra si odia.
                              Originariamente Scritto da gorgone
                              è plotino la chiave universale per le vagine
                              Originariamente Scritto da gorgone
                              secondo me sono pazzi.

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                              • ma_75
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                                • Sep 2006
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                                Originariamente Scritto da Leonida Visualizza Messaggio
                                e sarà ancora suicidio. la sinistra si odia.
                                la sola idea che esistano dei "fedelissimi" di Veltroni mi fa scorrere un brivido lungo la spina dorsale.
                                In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                                ma_75@bodyweb.com

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