Italiani: egli risorse a Natale

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  • ma_75
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    • Sep 2006
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    Una nota secca. Per dire: sulla questione giudici a cena con Berlusconi non tirateci per la giacca. Negli ambienti del Quirinale si rileva che non alcun fondamento istituzionale la richiesta, "relativa alla questione sollevata anche in sede parlamentare, di un intervento del presidente della Repubblica che interferirebbe nella sfera di insindacabile autonomia della Corte Costituzionale".


    E Napolitano se ne lava le mani, confermando la storia personale di un uomo che faceva spallucce quando i civili venivano schiacciati dai carri armati sovietici a Budapest. Ora viene schicciata solo la dignità del paese, che volete che sia, per lui?
    In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
    ma_75@bodyweb.com

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    • odisseo
      Bodyweb Senior
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      Il capo dello Stato convoca Alfano al Quirinale: senza modifiche niente firma
      Il presidente preoccupato per i rischi di incostituzionalità. Esclusa la fiducia


      Legge sulle intercettazioni
      arriva lo stop di Napolitano


      di LIANA MILELLA


      ROMA - Irragionevole, incostituzionale, gravemente dannosa per le indagini, foriera di scontri con una stampa già pronta allo sciopero del 13 luglio. La legge sulle intercettazioni, così com'è, non va. Napolitano poteva rinviarla alle Camere e dare uno schiaffo a Berlusconi. Ma fedele al motto che "gli strappi tra le istituzioni vanno sempre evitati" (almeno fin dove è possibile), il capo dello Stato l'ha fermata prima del suo ultimo passaggio al Senato.

      Con un governo pronto a mettere la fiducia come aveva fatto alla Camera. Dopo un anno di ininterrotta moral suasion, dopo aver messo in allerta Fini e Schifani, il presidente della Repubblica ha compiuto il passo definitivo, ha chiamato al Quirinale il Guardasigilli Alfano. Che arriva lesto lesto.

      Poco meno di un'ora di colloquio, accanto i suoi esperti giuridici, un esordio che non consente spiragli di trattativa: "Sono molto preoccupato e turbato per la tensione che si sta creando nel mondo della giustizia e della stampa su questa legge. I miei consiglieri mi spiegano che se dovesse passare così al Senato i vizi di palese incostituzionalità mi costringerebbero a fare un passo che di certo non vi sarebbe gradito". Il ministro della Giustizia, che si è sempre mostrato rispettoso del Colle, non tenta neppure una difesa. Alla fin fine sa che al premier questa legge non è mai piaciuta perché lui ne avrebbe voluta una molto più dura, con gli ascolti autorizzati solo per mafia e terrorismo. Nel rinviarla, soprattutto in ore in cui, per le voci su procure in azione, non vuole scontri con toghe, polizie, servizi, non soffrirà troppo. Napolitano prosegue: "È vero che avete intenzione di mettere la fiducia?".


      Alfano si allarga in uno dei suoi sorrisi da bravo ragazzo: "Assolutamente no, presidente, il governo non pensa di farlo. Tutt'altro. Il testo non è blindato, siamo pronti a far tesoro del lavoro della commissione Giustizia. Certo, dopo che è rimasto un anno alla Camera, ci auguriamo che non succeda lo stesso al Senato". Il ghiaccio è rotto, si può pure ragionare dei dettagli e mettere sul tavolo i palesi dubbi di costituzionalità. Non uno, ma numerosi.

      A cominciare da quella che il Quirinale considera una pessima, irragionevole, incostituzionale, norma transitoria, forse la buccia di banana più platealmente inaccettabile su cui scivola il ddl. "Le disposizioni della presente legge non si applicano ai procedimenti pendenti alla data della sua entrata in vigore". Doveva servire, è servita, per far dire all'avvocato del premier Niccolò Ghedini (e ora anche presidente della Consulta del Pdl sulla giustizia, sempre per tenere ben vivo il conflitto d'interessi) che "questa non è una legge ad personam, visto che non si applica ai processi in corso". E in effetti è così, ma con il rischio di un tal guazzabuglio tra chi godrà di norme più favorevoli e chi no, di giornalisti in galera e altri fuori, di intercettazioni pubblicate ed altre censurate, che l'incostituzionalità è manifesta. Dunque la norma va cambiata. Ma non solo. Il Colle punta il dito sugli "evidenti indizi di colpevolezza" necessari per ottenere un ascolto. Che ne sarà delle indagini contro gli ignoti (autori anche di omicidi), di quelle sui reati che poi portano a scoprire la mafia (usura, racket, rapine e tanti altri)? Giusto nelle stesse ore in cui Alfano è seduto di fronte a Napolitano, al Csm protestano i più noti procuratori antimafia.

      Alle orecchie di Alfano risuonano le tante insistenze di Giulia Bongiorno, la presidente della commissione Giustizia della Camera e alter ego di Fini per la giustizia, che si è battuta nella sua maggioranza per "limitare i danni". Ma anche lei, di fronte ai falchi ghediniani e alfaniani che insistevano, ha dovuto piegare la testa sugli "evidenti indizi di colpevolezza" che adesso diventeranno "evidenti indizi di reato". E infine il capitolo sulla stampa, dal carcere (fino a un anno) per i giornalisti che pubblicano intercettazioni da distruggere e che fano protestare anche il Garante della privacy Pizzetti, alle supermulte contro gli editori, ai testi delle telefonate che non si potranno pubblicare neppure per riassunto, creando così una marchiana e irragionevole differenza tra una prova, gli ascolti, e un'altra, una lettera, un verbale d'interrogatorio che invece, quelli sì per riassunto, potranno essere pubblicati.

      Non prende appunti Alfano, ma il terremoto che si abbatte sul suo ddl è intensissimo. Non di modifiche formali si tratta, ma di cambiamenti sostanziali. A Napolitano non era affatto piaciuto il grido dell'Anm, "sarà la morte della giustizia", ma i suoi rilievi sono la riprova che la legge stoppa indagini e cronaca giudiziaria. Il Guardasigilli se ne va tranquillizzando il presidente: "Non abbiamo fretta, seguiremo i lavori del Senato". Alfano sa che Berlusconi non vuole spingere l'acceleratore sulla giustizia. La decisione della Consulta sul lodo Alfano è alle viste, le procure incombono, il premier continua ad avere il dubbio che il Bari-gate sia esploso a ridosso del voto della Camera giusto sulle intercettazioni. Questo ddl e la famosa riforma costituzionale della giustizia possono aspettare. Alfano l'ha detto al presidente preoccupato di uno scontro estivo con le toghe: "I prossimi consigli dei ministri saranno dedicati all'economia. Io sono soddisfatto del mio lavoro. Domani (oggi, ndr.) entra in vigore la riforma del processo civile, in cui ho profondamente creduto ed è legge la sicurezza con le norme antimafia più forti da quando è morto Falcone. Che senso avrebbe una riforma costituzionale a metà luglio?". C'è tempo. Magari quando si saprà se la Consulta conferma o boccia il lodo Alfano.

      da repubblica.it
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      Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"

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      • temete
        Bodyweb Senior
        • Jun 2005
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        • Treviso
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        ...speriamo...speriamo!
        speriamo che Napolitano non sia il novello Vittorio Emanuele di fronte al Duce
        Silvio Berlusconi:l'undicesima piaga d'Egitto, la prima d'Italia.

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        • _Jamez_
          Pappagani user
          • Mar 2007
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          Se ancora speriamo in Napolitano siamo davvero alla frutta

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          • odisseo
            Bodyweb Senior
            • Oct 2008
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            di Peter Gomez e Antonio Massari
            da L'espresso in edicola

            Da Silvio Berlusconi agli uomini di Massimo D'Alema. Giampi li aveva sedotti tutti con le sue donne, i suoi viaggi, la sua vita perennemente sopra le righe.
            È una sorta di bicamerale degli affari e del piacere quella che emerge dalle inchieste condotte dalla procura di Bari su Giampaolo “Giampi” Tarantini, il giovane imprenditore della sanità che, a partire dall'estate 2008, ha reso felice il premier presentandogli decine di escort, starlette e aspiranti dive della tv. E gli effetti cominciano a farsi sentire. Mentre il presidente del Consiglio resta asserragliato nel suo bunker contando di superare indenne anche lo scoglio del G8, in Puglia il presidente della Regione, Nichi Vendola, azzera la sua giunta di sinistra e sventola la bandiera della questione morale.

            Sotto accusa finiscono così gli uomini del Partito democratico più legati a Tarantini: l'ex assessore alla Sanità, Alberto Tedesco e il vice presidente e assessore all'Industria, Sandro Frisullo. Due potenti politici locali piazzati dai dalemiani sulle poltrone chiave del governo regionale.

            Frisullo paga i rapporti con Giampi e soprattutto con le sue amiche, a partire da quelli con Terry De Nicolò, una barese da poco trapiantata a Milano, che a L'espresso dice: «No, con in giornali non parlo. Mi hanno contattata in molti, dai quotidiani ai settimanali, ma per concedere un'intervista avrei bisogno di un supporto legale ed economico. Perché se mi querela Berlusconi, io poi cosa faccio?». Terry, in ogni caso, è una delle quattro ragazze già ascoltate dagli investigatori. Poche rispetto alla reale ampiezza della corte di Giampi. L'espresso ha ricostruito un elenco di almeno altri 17 nomi. Ne fanno parte anche l'ex direttrice di un celebre locale nella Costa Smeralda, una protagonista di reality, un'addetta al casting per programmi tv, una giocatrice di tennis semiprofessionista e alcune straniere: una rumena, una polacca, una dominicana, una ballerina brasiliana e una senegalese.
            Al centro di tutto, comunque, più che le storie di donne, restano gli interrogativi legati agli appalti. I più pesanti riguardano il ruolo di Tedesco. L'ex assessore è da tempo indagato. I pm lo accusano di aver brigato e fatto pressioni su funzionari regionali per favorire imprese che fanno capo a amici e familiari. E adesso tra le forniture finite nel mirino dei magistrati ce ne sono pure due, da due milioni e mezzo di euro, vinte dalle imprese di Tarantini. Per gli investigatori potrebbe non essere un caso. Secondo loro, anche negli anni della giunta Vendola, il sistema politico affaristico della sanità ha continuato a funzionare (sebbene a ritmi più blandi) secondo schemi collaudati nel periodo in cui governava l'attuale ministro del Pdl, Raffaele Fitto. Insomma stesse modalità, ma, Tarantini a parte, protagonisti diversi.

            Esemplare è quanto è accaduto nel settore delle cliniche convenzionate con la regione. Qui con l'arrivo di Tedesco fanno prepotentemente ingresso una serie d'imprenditori considerati vicini ai dalemiani. Oggi, come L'espresso è in grado di rivelare, la Guardia di Finanza sta cercando di mettere a fuoco la figura di Francesco Ritella, 35 anni, ritenuto il «dominus» della Kentron, che a Putignano gestisce un centro di riabilitazione per 120 pazienti. Nel 2006 il centro, pur non avendone i requisiti, viene accreditato prima ancora che siano terminati i lavori di costruzione della struttura. Dietro tutto l'inghippo ci sono interessi economici e politici. Non per niente nel caso dell'accreditamento di un'altra clinica a essere favorita, secondo i pm, è una società che vanta tra i suoi fornitori addirittura l'azienda del fratello di Tedesco.
            In questo ambiente Tarantini si trova a suo agio. Non solo perché è amicissimo dei figli di Tedesco (che come lui vendono protesi), ma anche perché una sua azienda - controllata al 50 per cento - detiene parte del capitale di una società specializzata in produzione di energia. Anche questa società, la Prod.eco, è una sorta di bicamerale: tra gli altri soci figurano un consigliere regionale dell'Udeur e una donna da sempre vicinissima a Ritella. Nell'aprile di quest'anno le quote dell'amica di Ritella vengono cedute a una compagnia di catering che proprio in quel periodo ottiene il servizio ristoro per i carabinieri che saranno di stanza all'Aquila in occasione del G8.

            Sono le settimane in cui Giampi, grazie alla sponsorizzazione di Berlusconi, viene presentato ai vertici della protezione civile e di altri ministeri. È il periodo in cui, da semplice venditore di protesi, si è ormai trasformato in lobbista. Una metamorfosi rimasta impressa sui nastri delle intercettazioni telefoniche della Finanza. Intercettazioni che hanno anche permesso di ascoltare in presa diretta le visite a Palazzo Grazioli di Patrizia D'Addario, l'escort barese reclutata da Tarantini per ingraziarsi il Presidente del Consiglio. Sono quelle trascrizioni, sommate alle registrazioni e ai filmati effettuati dalla donna nella residenza del cavaliere, a rendere Patrizia una testimone attendibile. Nel suo passato, nel 1996, la escort era infatti già incappata in una condanna per truffa e concorso un calunnia, un reato che per ironia della sorte le verrà contestato dalla procura di Bari anche nei giorni della sua deposizione su Berlusconi. Ma le presunte vittime, in questo caso, non sono politici, bensì tre poliziotti delle volanti che Patrizia avrebbe falsamente accusato dopo una multa per un'auto in sosta vietata. Era il 2007 e la donna avrebbe detto tra l'altro «lasciatemi andare, chiamo i giornalisti, ve la faccio pagare cara».

            da voglioscendere.it
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            Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"

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            • odisseo
              Bodyweb Senior
              • Oct 2008
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              Amnesy International

              di Marco Travaglio



              Dunque la mafia si aspettava favori da Silvio Berlusconi e minacciava, in caso contrario, di fare del male a suo figlio Piersilvio. Lo dimostra un foglio manoscritto, forse da Riina in persona, che l’aveva girato a Provenzano perché lo facesse pervenire al Cavaliere o a Dell’Utri tramite Vito Ciancimino. La richiesta era semplice: una delle tante tv berlusconiane a disposizione di Cosa Nostra, altrimenti “dovrà essere compiuto un luttuoso evento”. Nel paese degli smemorati, giornali e telegiornali annunciano la cosa come se fosse strana e inedita. In realtà sono quasi quarant’anni, da quando nel 1974 Marcello Dell’Utri infiltrò un mafioso travestito da stalliere nella villa di Arcore, che va avanti lo stop and go.

              Favori e contraccambi, minacce e ricatti. Per chi ha scoperto solo ora che il premier è ricattabile (da qualche decina di escort, ragazze immagine, letterine, letteronze e papponi), sarà una sorpresa. Per chi conosce le carte, è una conferma. L’ennesima. Basta leggere la telefonata intercettata a Milano alle ore 9:27 del 17 febbraio 1988 fra Berlusconi e il suo socio immobiliarista, Renato Della Valle, all’epoca indagato per bancarotta, e pubblicata in vari nostri libri (dunque mai raccontata in tv).
              BERLUSCONI - Renato...
              DELLA VALLE - Ciao, Silvio.
              BERLUSCONI - Come stai?
              DELLA VALLE - Bene. È appena partito Franco Carraro.
              BERLUSCONI - Ah, sì? Dov’è andato?
              DELLA VALLE - Andava giù a Roma.
              BERLUSCONI - Era lì da te?
              DELLA VALLE - Sì.
              BERLUSCONI - Allora...
              DELLA VALLE - È stato ieri sera al processo.
              BERLUSCONI - Diavolo di un uomo, sempre in mezzo ai ministri.
              DELLA VALLE - Eh, be’. Ieri ho parlato, poveretto, con Nicolazzi [Franco Nicolazzi, Psdi, ministro dei Lavori pubblici, in quei giorni sotto inichiesta per le tangenti sulle «carceri d’oro», nda].
              BERLUSCONI - Mmh.
              DELLA VALLE - M’ha telefonato.
              BERLUSCONI - Oggi questi stronzi del mio «Giornale» gli han messo un titolo in prima pagina del *****.
              DELLA VALLE - Eh, ho visto.
              BERLUSCONI - Ma son proprio dei figli di *****, guarda.
              DELLA VALLE - Mmh.
              BERLUSCONI - E non so più cosa fare io. Mamma mia, non so più cosa fare.
              DELLA VALLE - M’ha telefonato: era giù da matti per ’sta storia qui. Lo sai la cosa triste? Che lui proprio non c’entra niente, eh.
              BERLUSCONI - Ma lo so.
              DELLA VALLE - Quello non c’ha una lira, eh. Mah!
              BERLUSCONI - Guarda...
              DELLA VALLE - Come andiamo, Silvio?
              BERLUSCONI - Eh?
              DELLA VALLE - Come andiamo?
              BERLUSCONI - Ma, guarda, vado male da un punto di vista fisico, perché mi è venuto... c’ho un’artrosi, più un... un po’ di altri dolori. Mi sono bloccato sulla sinistra, dietro, tutto.
              DELLA VALLE - Ma va!
              BERLUSCONI - E allora sono messo male fisicamente. E poi c’ho tanti casini in giro, a destra, a sinistra. Ce n’ho uno abbastanza grosso, per cui devo mandar via i miei figli, che stan partendo adesso per l’estero, perché mi han fatto estorsioni... in maniera brutta.
              DELLA VALLE - Oh, Madonna!
              BERLUSCONI - Una cosa che mi è capitata altre volte, dieci anni fa, e... Sono ritornati fuori.
              DELLA VALLE - Senti, Silvio...
              BERLUSCONI - Mmh.
              DELLA VALLE - Eh, va be’, no... hai St. Moritz, se no ti dicevo: se vuoi mandarli anche qui a casa mia, non ci son problemi, eh.
              BERLUSCONI - Grazie, ma li mando molto più lontano.
              DELLA VALLE - Ah.
              BERLUSCONI - Sai, siccome mi hanno detto che, se, entro una certa data, non faccio una roba, mi consegnano la testa di mio figlio a me ed espongono il corpo in piazza del Duomo...
              DELLA VALLE - Oh, Madonna!
              BERLUSCONI - E allora son cose poco carine da sentirsi dire e allora, ho deciso, li mando in America e buona notte.
              DELLA VALLE - Senti, ma vai anche tu... fuori.
              BERLUSCONI - Eh, io c’ho un po’ di cosette qua da fare.
              DELLA VALLE - Eh, ma chi se ne frega, Silvio. Però insomma, se... se t’han dato una data, fino a quella data lì, vai anche tu.
              BERLUSCONI - Ma, vedi, no, io sono qui difeso... per casa...
              DELLA VALLE - Se vuoi venire qui a casa mia...
              BERLUSCONI - Ascolta...
              DELLA VALLE - Devono passare sul mio cadavere, eh.
              BERLUSCONI - Così ci mettono la bomba in du... ci fan saltare in due. (ride)
              DELLA VALLE - No!
              BERLUSCONI - ...(incompr. per sovrapposizione delle voci) uno (ride)
              DELLA VALLE - Ma cosa vuoi che faccian saltare. La bomba...
              BERLUSCONI - Senti un po’... tutto bene lì, i ragazzi, tutto bene?
              DELLA VALLE - Sì, sì, tutto bene.
              BERLUSCONI - Tua moglie?
              DELLA VALLE - Mi rattrista ’sta cosa, *****.
              BERLUSCONI - Eh, va be’, cosa ci vuoi fare? Senti, tua moglie sta bene?
              DELLA VALLE - Bene, bene.
              BERLUSCONI - Senti... io... niente, ero in debito anche di una risposta su Tanzi.
              DELLA VALLE - Eh.
              BERLUSCONI - Francamente non mi è venuto in mente un Cristo (ride) (...)
              DELLA VALLE - Senti... quando è quella scadenza?
              BERLUSCONI - Di Rizzoli?
              DELLA VALLE - No, no, no, la scadenza di quei de... delinquenti lì che t’han detto...
              BERLUSCONI - Fra sei giorni.
              DELLA VALLE - Perché non prendiamo l’aereo domani, molliamo tutto e andiamo a fare un giro?
              BERLUSCONI - No, io son qui con...
              DELLA VALLE - Anch’io. Sapessi i casini che c’ho in ballo io, non ne hai idea.
              BERLUSCONI - Eh.
              DELLA VALLE - Però, vaffanculo, andiamo... andiamo in giro per il mondo. Eh, se quelli hanno un Grumond (fonetico, parola non certa) che va forte come noi, ci beccano. Ma proprio da stare un giorno in un posto, un giorno in un altro.
              BERLUSCONI - Sì, va be’, ma, avendo allontanato l’oggetto, capisci?
              DELLA VALLE - Sì, va be’, ma, Silvio, se sono sei giorni...
              BERLUSCONI - No, son preoccupato piuttosto per il Paolo, così, insomma.
              DELLA VALLE - Be’, Paolo, scusa, portiam via anche lui.
              BERLUSCONI - Eh, sì. Va be’.
              DELLA VALLE - Ragazzi, il mondo si ferma, eh.
              BERLUSCONI - Va be’, lo so, lo so.
              DELLA VALLE - Eh.
              BERLUSCONI - Va be’.
              DELLA VALLE - Facciamolo... Silvio, facciamolo davvero.
              BERLUSCONI - Ma no, dài. Io c’ho tante cose da fare qui. Io poi non ci credo a quelle robe lì, lo sai.
              DELLA VALLE - Hai paura di diventare povero?
              BERLUSCONI - No.
              DELLA VALLE - Sei giorni?
              BERLUSCONI - No.
              DELLA VALLE - Dài. Andiamo a fare sei giorni i pirla per il mondo.
              BERLUSCONI - No, no, ma io ti dico sinceramente che, se fossi sicuro di togliermi questa roba dalle palle, pagherei tranquillo, così almeno non rompono più i coglioni.
              DELLA VALLE - Eh, lo so, ma solo che questi qui... poi te lo... ci provano ancora, eh. Be’, ma, Silvio, avrai tutta la collaborazione che serve, no?
              BERLUSCONI - Sì, sì, tutti quanti. Sono molto... sono molto bravi.
              DELLA VALLE - Eh.
              BERLUSCONI - Va be’. Senti, Renato...
              DELLA VALLE - Mi dispiace molto, Silvio.
              BERLUSCONI - Ci sentiamo (...)
              Dal che si apprende, fra l’altro, che Berlusconi non trova niente di strano nel “pagare tranquillo” il pizzo ai mafiosi, “così almeno non rompono i coglioni”. E’ lo stesso soggetto che oggi fa il presidente del Consiglio e dovrebbe, eventualmente, combattere i mafiosi che vent’anni fa intendeva pagare, e dovrebbe pure incoraggiare i cittadini a denunciare le richieste estorsive, anziché cedervi. Mission impossible.

              Ora però sappiamo anche che cosa voleva la mafia da lui: una televisione. Naturalmente nessuno, raccontando questa storia, si pone e gira a chi di dovere le due domande fondamentali.
              1) Come poteva Riina pensare che Provenzano e Vito Ciancimino (i suddetti sono tre boss mafiosi) fossero in grado di raggiungere Silvio Berlusconi?
              2) Come mai quel documento, sequestrato nel 2004 in casa Ciancimino dalla Procura di Palermo allora diretta da Piero Grasso, non era agli atti del processo d’appello in corso a carico del figlio dell’ex sindaco di Palermo, e salta fuori soltanto ora? E come mai la Procura di Grasso, quando interrogò Ciancimino junior per giorni e giorni, non gli pose neppure una domanda su quella lettera autografa di Riina diretta a Berlusconi? L’onorevole avvocato Niccolò Ghedini, interpellato dalla Stampa, cade dalle nuvole: “E’ in assoluto la prima volta che sento parlare di questa storia.

              “E penso che non ne sappia nulla nemmeno il Presidente, altrimenti lo saprei anch’io”. Strano, perché il presidente, al telefono con Della Valle, si mostrava informatissimo della cosa, ed è una di quelle cose che difficilmente si dimenticano. Ma forse l’On.Avv. s’è portato avanti col lavoro, e, in attesa di abolire le intercettazioni, ha deciso di dimenticarle. E’ il Lodo Amnesia.


              da

              antefatto.it
              Last edited by odisseo; 04-07-2009, 17:13:27.
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              Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"

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              • Leonida
                Filosofo del *****
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                Originariamente Scritto da _Jamez_ Visualizza Messaggio
                Se ancora speriamo in Napolitano siamo davvero alla frutta
                ed infatti....è cosi.
                Travaglio qui scrive esattamente le stesse cose che ho immediatamente pensato quando ho visto la notizia del richiamo di Alfano:

                La mosca tzé tzé
                da L'Antefatto, 4 luglio 2009

                Qualche ingenuo starà brindando per l’iniziativa assunta dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e annunciata oggi da Liana Milella su la Repubblica. Siccome nessuna smentita è giunta dal Quirinale, se ne deduce che è tutto vero. Il capo dello Stato ha convocato il Guardagingilli Angelino Jolie per fargli sapere che la legge sulle (anzi contro le) intercettazioni e il bavaglio alla stampa, così com’è uscita dalla Camera e sta per essere approvata anche dal Senato, lui non la firma. E’ preoccupato per le eccessive limitazioni alla libertà di stampa e per l’irragionevolezza di alcuni paletti alle intercettazioni che, a suo avviso, potrebbero indurre la Corte costituzionale a bocciare la legge. Dunque, dirà qualche ingenuo, dobbiamo essere felici. Nossignori. Anzitutto per una questione di procedure: come lo stesso Napolitano ha più volte detto in pubblico, “quando il Parlamento lavora, il capo dello Stato tace”. Attende cioè che una legge sia approvata per esaminarla e decidere se promulgarla con la sua firma, oppure rinviarla alle Camere per manifesta incostituzionalità (o per scopertura finanziaria, ma non è questo il caso). Lui invece s’è inventato questa prassi sconosciuta alla nostra Costituzione, che i soliti tromboni e pompieri al seguito chiamano elogiativamente “moral suasion”: far sapere riservatamente alla maggioranza che la legge non gli piace, affinchè sia modificata come vuole lui.

                L’aveva già fatto col decreto anti-Eluana, e giustamente il governo aveva protestato contro l’insolita prassi di dare un parere preventivo mentre il consiglio dei ministri era riunito per decidere. Ora la scena si ripete mentre il Senato sta esaminando il testo. Lo scopo dell’iniziativa quirinalesca è evidente: “migliorare” una legge-porcata assolutamente impossibile da migliorare (come pensare di profumare un ammasso di letame con una goccia di Chanel numero 5) e risparmiare al governo Al Tappone lo smacco plateale di un disegno di legge bocciato dal Quirinale dopo essere passato in entrambi i rami del Parlamento. Peccato che, fra i poteri che la Costituzione riserva esplicitamente al capo dello Stato, non sia contemplato quello di preoccuparsi delle figuracce del governo (come non è previsto che il capo dello Stato inviti le opposizioni e la stampa a una “tregua” per non disturbare il governo alla vigilia del G8).

                Il risultato sarà che la legge-bavaglio verrà lievemente ritoccata, produrrà ugualmente danni indescrivibili, ma alla fine il Quirinale ne firmerà la nuova versione, riducendo le speranze che la Corte costituzionale la faccia a pezzi. Se c’è il rischio che la Consulta non bocci nemmeno il Lodo Alfano, capolavoro di incostituzionalità, figurarsi i tremori dei nostri ermellini (compresi i compagni di merende di Papi) quando dovranno esaminare la porcata “migliorata” dalla “moral suasion" quirinalizia. Insomma, le peggiori notizie, nella politica italiana, sono proprio quelle che, all’apparenza, sembrano le migliori. Nella celebre commedia "A che servono questi quattrini", il protagonista Eduardo De Filippo consiglia a un suo giovane discepolo il da farsi in caso di eventi apparentemente negativi: mettersi di fronte allo specchio e ripetere alternativamente due frasi: “Chi ti dice che sia una disgrazia?” e “Chi ti dice che non sia una fortuna?”, facendole precedere entrambe con un bell’”A me nun me passa manco pe’ ‘a capa”. Noi, ogni volta che entra in scena la moral suasion napolitana, dobbiamo fare esattamente il contrario. Cioè ripetere allo specchio: “Chi ti dice che non sia una disgrazia?” e “Chi ti dice che sia una fortuna?”, “”A me nun me passa manco pe’ ‘a capa”.
                Originariamente Scritto da gorgone
                è plotino la chiave universale per le vagine
                Originariamente Scritto da gorgone
                secondo me sono pazzi.

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                • Sergio
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                  Originariamente Scritto da odisseo Visualizza Messaggio
                  Amnesy International

                  di Marco Travaglio



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                  • ma_75
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                    Articolo da sbattere in faccia a tutti quelli che ritengono Travaglio un comunista organico al PD
                    In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                    ma_75@bodyweb.com

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                    • temete
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                      ...ora ragazzi però ci vuole del sano realismo!
                      ok, Napolitano puo' essere inadeguato e tutto quello che volete tuttavia le situazioni vanno valutate nel loro complesso.
                      E attualmente la situazione è ingarbugliatissima. Io credo che quasi tutte le leggi proposte da questo governo siano non solo inopportune ma anche afflitte da vizi di costituzionalità talvolta palesi talvolta sottesi.
                      Che dovrebbe fare Napolitano?
                      Rifiutare ogni volta la firma? ....significherebbe uno scontro istituzionale devastante e senza precedenti!
                      Vista la forza politica e mediatica del nostro imperatore egli avrebbe gioco facile nel discreditare e delegittimare il presidente della repubblica con scenari inimmaginabili.
                      Vi ricordate lo scontro con Scalfaro? sarebbe cosa da niente in confronto anche perché allora la forza di sire era lo 0,5% di quella attuale.

                      Ecco perché Napolitano ha scelto la via della moral suasion e dell'intervento solo in casi eccezionali.....una specie di "salvare il salvabile"...un po' come Pio XII di fronte al nazismo.

                      Farà bene? Farà male? ...forse sì, forse no però lo comprendo.
                      Silvio Berlusconi:l'undicesima piaga d'Egitto, la prima d'Italia.

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                      • Diegosfgt
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                        Originariamente Scritto da temete Visualizza Messaggio
                        ...ora ragazzi però ci vuole del sano realismo!
                        ok, Napolitano puo' essere inadeguato e tutto quello che volete tuttavia le situazioni vanno valutate nel loro complesso.
                        E attualmente la situazione è ingarbugliatissima. Io credo che quasi tutte le leggi proposte da questo governo siano non solo inopportune ma anche afflitte da vizi di costituzionalità talvolta palesi talvolta sottesi.
                        Che dovrebbe fare Napolitano?
                        Rifiutare ogni volta la firma? ....significherebbe uno scontro istituzionale devastante e senza precedenti!
                        Vista la forza politica e mediatica del nostro imperatore egli avrebbe gioco facile nel discreditare e delegittimare il presidente della repubblica con scenari inimmaginabili.
                        Vi ricordate lo scontro con Scalfaro? sarebbe cosa da niente in confronto anche perché allora la forza di sire era lo 0,5% di quella attuale.

                        Ecco perché Napolitano ha scelto la via della moral suasion e dell'intervento solo in casi eccezionali.....una specie di "salvare il salvabile"...un po' come Pio XII di fronte al nazismo.

                        Farà bene? Farà male? ...forse sì, forse no però lo comprendo.
                        Sì, visto che è quanto previsto dalla Costituzione, di cui lui è garante.
                        Inoltre la firma, su una stessa legge, la può rifiutare solo una volta; alla seconda proposta la deve firmare obbligatoriamente.
                        Quindi non capisco proprio questa minchiata della "moral suasion", che, a spanne, mi sembra una cosa molto, troppo, berlusconiana.
                        Originariamente Scritto da Superfustakkion VS Maurox

                        però che coincidenza quel maledetto è peggio di una fattucchiera infatti il suo sguardo da strega è inqueitante e malefico, e la testa come il mago di OZ
                        Originariamente Scritto da proxgis VS GOTM
                        senti tesoro io ho fatto il gigolo (nonostante non abbia il fisico ma sono bellino che ci devo fare?)

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                        • ma_75
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                          Originariamente Scritto da temete Visualizza Messaggio
                          ...ora ragazzi però ci vuole del sano realismo!
                          ok, Napolitano puo' essere inadeguato e tutto quello che volete tuttavia le situazioni vanno valutate nel loro complesso.
                          E attualmente la situazione è ingarbugliatissima. Io credo che quasi tutte le leggi proposte da questo governo siano non solo inopportune ma anche afflitte da vizi di costituzionalità talvolta palesi talvolta sottesi.
                          Che dovrebbe fare Napolitano?
                          Rifiutare ogni volta la firma? ....significherebbe uno scontro istituzionale devastante e senza precedenti!
                          Vista la forza politica e mediatica del nostro imperatore egli avrebbe gioco facile nel discreditare e delegittimare il presidente della repubblica con scenari inimmaginabili.
                          Vi ricordate lo scontro con Scalfaro? sarebbe cosa da niente in confronto anche perché allora la forza di sire era lo 0,5% di quella attuale.

                          Ecco perché Napolitano ha scelto la via della moral suasion e dell'intervento solo in casi eccezionali.....una specie di "salvare il salvabile"...un po' come Pio XII di fronte al nazismo.

                          Farà bene? Farà male? ...forse sì, forse no però lo comprendo.
                          Vedi, nei momenti eccezionali, gravi, di un paese ci sono persone che, per l'alta caria che ricoprono, hanno due alternative: ergersi ad argine contro il tiranno, sacrificarsi in nome di un ideale o nicchiare, dire parole a mezza voce. I primi rimangono nella storia come eroi che hanno saputo frenare derive tragiche, i secondi sono etichettati come collaborazionisti. Napolitano appartiene a questa seconda schiera. Dell'Italia berlusconiana, quando finalmente sarà consegnata alla storia, si ricorderà un premier corrotto, non un presidente della repubblica pavido e incolore.
                          In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                          ma_75@bodyweb.com

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                            Vedi, nei momenti eccezionali, gravi, di un paese ci sono persone che, per l'alta caria che ricoprono, hanno due alternative: ergersi ad argine contro il tiranno, sacrificarsi in nome di un ideale o nicchiare, dire parole a mezza voce. I primi rimangono nella storia come eroi che hanno saputo frenare derive tragiche, i secondi sono etichettati come collaborazionisti. Napolitano appartiene a questa seconda schiera. Dell'Italia berlusconiana, quando finalmente sarà consegnata alla storia, si ricorderà un premier corrotto, non un presidente della repubblica pavido e incolore.
                            ...io spero sempre in una cosa che tu sai
                            l'unica vera speranza di salvezza!
                            Silvio Berlusconi:l'undicesima piaga d'Egitto, la prima d'Italia.

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                            • temete
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                              Intervista alla D'Addario, su Elpais.com
                              Silvio Berlusconi:l'undicesima piaga d'Egitto, la prima d'Italia.

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                                gli scatti di zappaddu

                                Il Times: «In arrivo altre foto
                                scattate a Villa Certosa»

                                Le immagini sarebbero pubblicate poco prima del G8: tra queste il finto matrimonio di Berlusconi e un bacio saffico


                                Villa CertosaMILANO - Il britannico "Times" annuncia altre foto scattate a Villa Certosa in arrivo «subito prima dell’inizio summit» del G8, mercoledì, «per ottenere il massimo impatto». Questo, perlomeno, sarebbe l'obiettivo di «varie pubblicazioni europee» che stanno cercando di acquistare le fotografie realizzate da Antonello Zappaddu nel 2007 e 2008.

                                SCATTI - Secondo il domenicale del "Times", tra gli scatti che «minacciano di imbarazzare il premier italiano alla vigilia del vertice G8» ce n'è uno che riprende un bacio saffico di fronte a Berlusconi, all’epoca capo dell’opposizione. Oltre a fotografie del «finto matrimonio» di cui si è molto vociferato.
                                Silvio Berlusconi:l'undicesima piaga d'Egitto, la prima d'Italia.

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