I NUMERI
Caccia ai voti, il Pdl già esulta
«Sorpasso avvenuto. Siamo a quota 314»
Santanchè: dopo Grassano ne arriveranno altri
ROMA - Alle sette della sera, quando anche Maurizio Grassano si è arreso alle sirene di Palazzo Grazioli, gli umori nell'Udc si possono riassumere così: «Se cade la diga bisogna alzare un muro per fermarli...». La diga terzopolista che arginava i cambiacasacca è caduta, la partita dei numeri è di nuovo aperta. Il fronte berlusconiano è vicino alla parità, anzi dai conti degli emissari del premier la giornata di ieri ha segnato il tanto atteso sorpasso. «Siamo 314 a 313 - fa di conto dal Pdl il vicepresidente dei senatori, Gaetano Quagliariello». L'esito dello scontro finale tra Berlusconi e Fini a questo punto dipende dalle inquietudini di quei deputati che hanno messo un piede fuori dal blocco delle opposizioni, ma indugiano a saltare il fosso. Massimo Calearo, passato in un giorno dal ruolo di ex pd solitario alla «leadership» di una neo-componente nel gruppo misto, ha fatto scuola. «Deciderò il giorno del voto, tra la prima e la seconda chiama dei deputati».
Daniela Santanchè entra trionfante alle buvette di Montecitorio: «Abbiamo i numeri. Vedrete da qui a martedì quanti altri ne arriveranno...». E l'umore del sottosegretario non si discosta da quello del presidente del Consiglio. Certezze ancora non ne ha nessuno, ma la calcolatrice di Palazzo Grazioli sforna notizie gradite al presidente. L'erosione dei 317 voti dichiarati giorni fa da Italo Bocchino, è stata costante e ieri ha raggiunto il picco. Antonio Razzi ha lasciato l'Idv e si è accasato con Noi Sud: uno in meno per gli anti-berlusconiani. Nelle stesse ore Domenico Scilipoti, altro dipietrista in fuga dalle opposizioni, ha abbracciato la causa di Calearo e Cesario e nella maggioranza sono certi che voterà la fiducia. Probabilmente non sarà solo: Cesario è solidamente schierato con il premier e Calearo, confidano gli attivisti berlusconiani, procede a rapidi passi verso il sì.
E la discesa non è finita. Con l'addio di Grassano, il liberaldemocratico che tre giorni fa era salito nello studio di Fini in cerca di rassicurazioni, le minoranze sono a quota 314. Col rischio di calare a 313 nel caso, affatto escluso, che Paolo Guzzanti decida per l'astensione. E qui tocca fermarsi un momento sulle deputate in gravidanza. La democratica Federica Mogherini aspetta una bambina e potrebbe partorire alla vigilia del voto.
Dal Fli, dopo la riunione dei parlamentari con Fini, assicurano che Giulia Cosenza sarà in Aula e voterà la sfiducia, a dispetto delle voci che la volevano costretta all'immobilità. E le stesse certezze i «futuristi» mostrano riguardo allo stato della presidente della commissione Giustizia della Camera. Dal Pdl insinuano che Giulia Bongiorno si terrà alla larga da Montecitorio il 14 dicembre per ragioni squisitamente politiche, ma Carmelo Briguglio smentisce: «È una questione inesistente, la Bongiorno verrà e voterà con noi e così la Cosenza». Eppure lo stesso Briguglio, ala dura di Fli, cui non fa difetto il buon umore neanche nei momenti difficili, ha coniato due strofe in rima per scacciare il fantasma della sconfitta: «Nessuno di noi sarà comprato, falchi o colombe non siamo sul mercato». Eppure i berlusconiani sperano di riuscire a staccare qualche pezzo anche dal Fli.
Nascite, malattie e colpi di scena a parte, c'è da registrare ancora la posizione della Svp, che conta due deputati. «Noi non siamo gente che cambia idea - assicura Siegfried Brugger -. Abbiamo detto che ci asterremo e siamo rimasti sulle nostre posizioni». E il Parco dello Stelvio? «Nei prossimi giorni non c'è un consiglio dei ministri che possa prendere decisioni in merito». Le conclusioni spettano di diritto ai Radicali, che sono sei e potrebbero fare la differenza. Marco Pannella, che due giorni fa ha rivelato di aver visto Berlusconi, com'è nel suo stile non esclude nulla: Decideremo all'ultimo minuto...».
M.Gu.
10 dicembre 2010
Caccia ai voti, il Pdl già esulta
«Sorpasso avvenuto. Siamo a quota 314»
Santanchè: dopo Grassano ne arriveranno altri
ROMA - Alle sette della sera, quando anche Maurizio Grassano si è arreso alle sirene di Palazzo Grazioli, gli umori nell'Udc si possono riassumere così: «Se cade la diga bisogna alzare un muro per fermarli...». La diga terzopolista che arginava i cambiacasacca è caduta, la partita dei numeri è di nuovo aperta. Il fronte berlusconiano è vicino alla parità, anzi dai conti degli emissari del premier la giornata di ieri ha segnato il tanto atteso sorpasso. «Siamo 314 a 313 - fa di conto dal Pdl il vicepresidente dei senatori, Gaetano Quagliariello». L'esito dello scontro finale tra Berlusconi e Fini a questo punto dipende dalle inquietudini di quei deputati che hanno messo un piede fuori dal blocco delle opposizioni, ma indugiano a saltare il fosso. Massimo Calearo, passato in un giorno dal ruolo di ex pd solitario alla «leadership» di una neo-componente nel gruppo misto, ha fatto scuola. «Deciderò il giorno del voto, tra la prima e la seconda chiama dei deputati».
Daniela Santanchè entra trionfante alle buvette di Montecitorio: «Abbiamo i numeri. Vedrete da qui a martedì quanti altri ne arriveranno...». E l'umore del sottosegretario non si discosta da quello del presidente del Consiglio. Certezze ancora non ne ha nessuno, ma la calcolatrice di Palazzo Grazioli sforna notizie gradite al presidente. L'erosione dei 317 voti dichiarati giorni fa da Italo Bocchino, è stata costante e ieri ha raggiunto il picco. Antonio Razzi ha lasciato l'Idv e si è accasato con Noi Sud: uno in meno per gli anti-berlusconiani. Nelle stesse ore Domenico Scilipoti, altro dipietrista in fuga dalle opposizioni, ha abbracciato la causa di Calearo e Cesario e nella maggioranza sono certi che voterà la fiducia. Probabilmente non sarà solo: Cesario è solidamente schierato con il premier e Calearo, confidano gli attivisti berlusconiani, procede a rapidi passi verso il sì.
E la discesa non è finita. Con l'addio di Grassano, il liberaldemocratico che tre giorni fa era salito nello studio di Fini in cerca di rassicurazioni, le minoranze sono a quota 314. Col rischio di calare a 313 nel caso, affatto escluso, che Paolo Guzzanti decida per l'astensione. E qui tocca fermarsi un momento sulle deputate in gravidanza. La democratica Federica Mogherini aspetta una bambina e potrebbe partorire alla vigilia del voto.
Dal Fli, dopo la riunione dei parlamentari con Fini, assicurano che Giulia Cosenza sarà in Aula e voterà la sfiducia, a dispetto delle voci che la volevano costretta all'immobilità. E le stesse certezze i «futuristi» mostrano riguardo allo stato della presidente della commissione Giustizia della Camera. Dal Pdl insinuano che Giulia Bongiorno si terrà alla larga da Montecitorio il 14 dicembre per ragioni squisitamente politiche, ma Carmelo Briguglio smentisce: «È una questione inesistente, la Bongiorno verrà e voterà con noi e così la Cosenza». Eppure lo stesso Briguglio, ala dura di Fli, cui non fa difetto il buon umore neanche nei momenti difficili, ha coniato due strofe in rima per scacciare il fantasma della sconfitta: «Nessuno di noi sarà comprato, falchi o colombe non siamo sul mercato». Eppure i berlusconiani sperano di riuscire a staccare qualche pezzo anche dal Fli.
Nascite, malattie e colpi di scena a parte, c'è da registrare ancora la posizione della Svp, che conta due deputati. «Noi non siamo gente che cambia idea - assicura Siegfried Brugger -. Abbiamo detto che ci asterremo e siamo rimasti sulle nostre posizioni». E il Parco dello Stelvio? «Nei prossimi giorni non c'è un consiglio dei ministri che possa prendere decisioni in merito». Le conclusioni spettano di diritto ai Radicali, che sono sei e potrebbero fare la differenza. Marco Pannella, che due giorni fa ha rivelato di aver visto Berlusconi, com'è nel suo stile non esclude nulla: Decideremo all'ultimo minuto...».
M.Gu.
10 dicembre 2010
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