Italiani: egli risorse a Natale

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  • ma_75
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    Benvenuti tra i veleni di Boscoletale

    di ALBERTO STATERA



    Volano a frotte famelici i gabbiani, scendono dalle nuvole basse sulla discarica di Terzigno grassi come oche, anzi come maiali. Pessimo segno, vaticina in una cupa disperazione ornitologica Gennaro Langella, sindaco di Boscoreale, il paese attaccato ribattezzato Boscoletale, che si è dimesso dal Pdl appena nel vertice della destra a Roma si è deciso che la seconda discarica di Cava Vitiello, lì accanto, si farà anche a costo di infiammare ancor di più l'intifada che si consuma da giorni sulla Rotonda Panoramica.

    E che panorama in quello che fu il Parco nazionale del Vesuvio. Il carruggio dei camion che vanno a sversare, come si dice, la monnezza di Napoli, lasciando una scia di velenoso percolato, si diparte dall'incrocio del salubre alloggio per anziani La Venere e del Caseificio Pacera. Sembra il letto di un torrente in secca. Le fenditure profonde, che quando piove diventano rapide, sono riempite da rifiuti di ogni genere: spazzolini del cesso, lattine di pelati, ruote di moto, gomme, assorbenti usati, vecchie eliche di motori marini, ciabatte, mutande.

    La leggenda metropolitana vuole che i camion in arrivo da Napoli abbiano un buco nel fondo per disperdere lungo la strada il percolato e altre schifezze in eccesso, lasciando sul terreno la loro scia mefitica. Le zoccole contendono il terreno ai gabbiani grassi. Intorno vigne grigie dalle quali pende uva avvizzita, che pare producesse un buon Lacryma Christi e che oggi nessuno più raccoglie. E ulivi giallastri che sembrano gridare aiuto rivolti al cielo.

    Su questa via verso l'inferno, scheletri di case abusive in costruzione e qualche ridente palazzina dipinta in giallo ocra, i cui appartamenti, come garantisce Langella, hanno perso la metà del valore solo nell'ultima settimana. Un cartello turistico segnala i vezzosi nomi dei ristoranti della zona: Il Cigno, Il Boschetto, la Rosa Rossa, L'Incanto, Cupido, Villa Gardenia. "Ma accà - sibila pur con indomito spirito partenopeo un gestore - voi chi vulite che venga più a gustare il nostro vermicello alla puzza? Basta, si chiude, con un grazie di cuore a Bertolaso e Berlusconi".

    Dalla Rotonda panoramica, dove è confinata l'intifada del lancio di pietre, giungono strepiti, scoppi e un fumo acre di materiali bruciati che si confonde ed esalta i miasmi della monnezza. I blindati di polizia e carabinieri muovono in assetto di battaglia, mentre qualche uomo dei Servizi in giacca e cravatta non si stacca dai telefonini roventi. Per garantire l'apertura di Cala Vitiello, la discarica gemella di Terzigno, forse la più grande d'Europa, sarà proclamato lo stato d'emergenza e il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha già allertato l'esercito. "Vengano, vengano", fa una signora giunonica e mesciata, una delle mamme vulcaniche che presidiano la rotonda, "sappiamo noi come accoglierli. E se avrà coraggio di venire, come aveva promesso quindici giorni fa, venga pure Berlusconi, glielo grideremo in faccia che è un bugiardo e un traditore. Era sempre qui quando si spupazzava Noemi. Ora è meglio che scappi nel suo condominio di Antigua".

    Il sindaco di Boscoreale si è dimesso, ma il suo collega di Terzigno Domenico Auricchio resiste granitico, rischiando il linciaggio degli stessi che lo elessero con un plebiscito: "'A discarica nuova non si fa, me l'ha promesso Berlusconi in persona e io di lui mi fido", continua a giurare, povero figlio del leaderismo irresponsabile, fatto di promesse impossibili e di propaganda, che inquina ogni regola democratica. L'anima nera, per i pochi che ancora qui vogliono salvare il leader, è attribuita a Guido Bertolaso, il cocco di Gianni Letta, uomo delle emergenze e soprattutto degli appalti in deroga. Ma l'appeal di San Silvio alla Rotonda Panoramica sembra oggi un antico ricordo, anzi una devozione totale virata in ostilità inestinguibile.

    Qui alle ultime elezioni il Pdl prese l'80 per cento dei voti, con la promessa che mai si sarebbe aperta la Cava Vitiello, ma oggi a fidarsi delle promesse sembra reduce in rada compagnia solo Auricchio, e non solo a Terzigno e a Boscoreale, ma in tutti i paesi alle falde del Vesuvio, una cassaforte elettorale della destra, dove dilaga lo slogan: "Proprio ci volete ammazzare, sotto la lava preferiamo bruciare". Eppure, Vincenzo De Luca, vicepresidente della Commissione Ecomafie dice che in Campania ci sono ben 691 cave abbandonate, dove si potrebbe buttare di tutto. Bertolaso lo sapeva bene, ma ha fatto finta di niente, sfidando anche l'esecutivo dell'Unione europea che sta per deferire l'Italia alla Corte di Giustizia per le aberrazioni sul suolo campano e per non aver rispettato la sentenza del 5 marzo 2010 in cui si condannava il governo Berlusconi per non aver adottato le misure necessarie per evitare di mettere in pericolo la salute umana e danneggiare l'ambiente. E per non aver creato una rete adeguata e integrata di impianti di recupero e di smaltimento dei rifiuti. Erano previsti tre termovalorizzatori e ce ne è soltanto uno che lavora per un terzo. Quello di Acerra, che il 26 marzo 2009 Berlusconi inaugurò in pompa magna, dopo aver vinto le elezioni del 2008, come certificarono i suoi spin doctor, sull'Alitalia e sulla monnezza. Due fallimenti sui quali a meno di tre anni data si verifica la forza propagandistica, ma non quella fattuale di un premier senza portafoglio che oggi accusa il commissariamento da parte di Giulio Tremonti e dei suoi soci della Vandea leghista, che giorno dopo giorno mettono a frutto la golden share sul governo.

    Brave persone, pare proprio un popolo di brave persone vessate da un potere cieco e autoreferenziale quello che fronteggia qui oggi alla Rotonda i blindati della polizia e i sospetti di collusione con la camorra. "Non siamo santi, molti di noi hanno costruito abusivamente - confessa Gianni, pensionato sessantenne - e in questa storia ci sarà pure qualche scalmanato, che non ci aiuta con i sassi contro la polizia, che ci danneggia favorendo la propaganda del governo. Ma la camorra non c'entra proprio niente".

    Conferma il procuratore di Napoli Lepore: "Non nascondiamoci per favore dietro l'alibi della camorra, che semmai ha interesse a far aprire le discariche perché ci guadagna nel trasporto dei rifiuti". "Guardate piuttosto i camorristi che Berlusconi ha fatto eleggere", strilla uno dell'intifada con barba risorgimentale, che li ha votati soltanto due anni e mezzo fa. In effetti, l'album di famiglia berlusconiano alla falde del Vesuvio è piuttosto inquietante. La propaganda attribuisce tutte le colpe a Rosetta Iervolino, il sindaco che tra pochi mesi lascerà definitivamente, con generale sollievo, palazzo San Giacomo e che questa volta ha meno colpe del solito. Il presidente della regione Stefano Caldoro, l'uomo che doveva far dimenticare Bassolino, ha ereditato la Protezione civile, e soprattutto il presidente della Provincia Luigi Cesaro, detto alternativamente Gigino o Purpetta, quello che in continua lotta con la lingua italiana a Palazzo Chigi porta le mozzarelle di bufala a Paolo Bonaiuti, è ben noto ai giudici della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Il pentito Gaetano Vassallo, quello che gestiva il business dei rifiuti per conto dei casalesi, ha raccontato che il signor presidente era considerato una specie di postino dei clan.

    Condannato in primo grado a cinque anni, fu poi assolto, nonostante un rapporto dei carabinieri lo descrivesse come "solito associarsi a pregiudicati di spicco della malavita organizzata". "Sono qui perché questo è il giorno del riscatto", esultò il ministro Mara Carfagna quando il 17 gennaio 2009 si celebrò la candidatura dell'uomo che da presidente della Provincia avrebbe dovuto risolvere definitivamente il problema dei rifiuti partenopei, attorniato sul palco a spellarsi le mani dal noto Nicola Cosentino e da Mario Landolfi, Sergio De Gregorio, Paolo Russo e Stefano Caldoro, come raccontano nel libro "La Peste" Tommaso Sodano e Nello Trocchia.

    Per una volta, nostro malgrado, salviamo Rosetta Iervolino, che finalmente va a casa, e come avviene nell'informatissima Rotonda Panoramica di Terzigno tra i miasmi e i gabbiani maialati, prendiamo atto che questa partita, dimenticato Bassolino, è tutta interna al centrodestra, che le mille e passa tonnellate di monnezza che assediano il San Paolo, mentre incedono a frotte i tifosi del Liverpool, sono tutta opera berlusconiana, di un centrodestra incapace quanto e forse persino più del centrosinistra di affrontare un'emergenza con qualche carattere antropologico. Che vede nell'improntitudine distinguersi persino personaggi lontani mille chilometri come il presidente leghista del Veneto Luca Zaia, il quale nel dichiarare che i rifiuti napoletani no pasaran, dimentica o forse ignora che Enerambiente, che raccoglie qui i rifiuti e fa un superbusiness, è una società che parla veneto, fino a qualche giorno fa rappresentata in loco da Corrado Cigliano, fratello di Dario, consigliere provinciale del Pdl e uomo di fiducia del noto Cosentino, coordinatore del Pdl che ha appena schivato miracolosamente la galera; e amministrata da Salvatore Florio, un altro cosentiniano di sicura fede. Sulla nuova appaltatrice Lavajet forse potrebbe dire qualcosa in prima persona il premier, esperto di fiduciarie esterovestite, visto che appartiene a una società nascosta negli Emirati Arabi e ad una costituita a Montecarlo, proprio vicino all'appartamento abitato dal cognato di Gianfranco Fini. "Se è vero che Berlusconi nel 2008 vinse sulla monnezza le elezioni, che aspettano Bersani e Fini a farsi vedere qui sui cumuli dei nostri veleni quotidiani", si chiede un consigliere ex An strattonato dai poliziotti che non ci consegna neanche il suo nome.
    Scende la sera fredda e rovente sulla Rotonda Panoramica, mentre a Napoli in centro si incontrano i tifosi del Liverpool, gli studenti e i disoccupati organizzati. E trema il questore Santi Giuffrè. Se adesso si saldasse tutto in un'unica catalizzante intifada partenopea?









    Stanno avvelenando il cuore del Vulcano. Ma quello ha una memoria di ferro e se ne strafotte di Berlusconi, Bertolaso e Caldoro. Poi restituirà con i debiti interessi la merda che gli fanno ingurgitare in questi giorni.
    In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
    ma_75@bodyweb.com

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    • Sean
      Csar
      • Sep 2007
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      • In piedi tra le rovine
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      Avete visto la proposta di Alfano sulla riforma della giustizia?

      Csm a guida politica, assoluzioni inappellabili, polizia autonoma . Il pm perde il controllo delle indagini a vantaggio degli investigatori. Una normativa per assicurare parità assoluta tra pubblica accusa e difesa




      Eccola, la legge di Angelino Alfano. La riforma costituzionale per cui il Guardasigilli sta spendendo incontri con le massime cariche dello Stato. Per ora è raccolta in tre fogli, quelli che il ministro della Giustizia ha mostrato, anche con modifiche in progress, a Napolitano, a Fini e Schifani, a Vietti. Le massime cariche dunque, capo dello Stato, presidenti di Camera e Senato, vice presidente del Csm. Sotto la dicitura in grassetto "riforma costituzionale della giustizia" ci sono una dozzina di capitoli, con il reiterato e insistito riferimento alla Bicamerale di D'Alema, alla famosa bozza Boato, quasi a voler dire che anche la sinistra voleva questo ridimensionamento dei giudici che ora Berlusconi vuole realizzare. Una rivoluzione in negativo per la magistratura. Riassumibile in pochi concetti: le toghe divise, il pm privato della polizia e dell'obbligatorietà, perfino eletto dal popolo, il Csm depotenziato e messo nelle mani della politica, il Guardasigilli rafforzato e con ampi poteri. Scorriamo la bozza di Alfano per scoprire come vuole riscrivere il titolo quarto della Costituzione che non si chiamerà più "la magistratura", ma "la giustizia". Perché, dice il ministro, "le norme riguardano non solo l'ordine giudiziario, inteso come corporazione, ma un bene essenziale per la vita dei cittadini e per la nazione". Per il bene di entrambi cade la mannaia sulla magistratura.

      Le carriere. Saranno separate. Ma non solo. "La posizione costituzionale del giudice è differenziata da quella del pm: il primo è definito come un "potere" dello Stato; il secondo come un ufficio regolato dalle leggi dell'ordinamento giudiziario". E qui arrivano i dolori. Primo limite: "l'ufficio del pm resta titolare dell'azione penale, ma dovrà esercitarla secondo le priorità indicate dalla legge". Secondo limite: "Anche la disponibilità della polizia giudiziaria sarà rimessa alle modalità stabilite dalla legge". È la norma manifesto messa in Costituzione che sarà poi declinata da una ordinaria con cui si sgancia la polizia dal pm, la si mette in condizione di fare quello che vuole, senza più né direzione né obblighi né controlli. Alfano lo motiva così: "Ciò assicurerà di non disperdere le indagini, l'efficienza della politica criminale, il rispetto delle priorità nel trattare gli affari penali, rafforzerà il principio di responsabilità nell'uso dei poteri di indagine". È la fine del pm autonomo e indipendente.

      I Csm. Saranno due, ma conteranno molto meno dell'uno di adesso. Ridotti a ruolo burocratico e amministrativo. Li presiederà il capo dello Stato. Componenti eletti per un terzo, o per metà, dalle toghe, per il resto dalle Camere. Addio agli equilibri di oggi a favore dei giudici. Che faranno? "Continueranno a occuparsi delle assunzioni, dei trasferimenti, delle promozioni". E "verrà affermata la natura amministrativa degli atti consiliari, il divieto di adottare atti di indirizzo politico e quello di esercitare attività diverse da quelle previste dalla Costituzione". Non basta. "Sarà regolamentata l'emanazione di pareri sui ddl, che i Consigli potranno esprimere solo quando ne venga fatta formale richiesta dal ministro della Giustizia". Il quale potrà pure prendere parte alle sedute e proporre questioni. Qual è la ragione del bavaglio al Csm? Per il Guardasigilli "si colma una lacuna obiettiva della Carta che, non indicando limiti, consente l'esercizio di ampie funzioni para normative e di indirizzo generale che assumono talvolta natura politica e determinano conflitti con gli altri poteri dello Stato". È l'accusa di essere una terza Camera. Il Csm perde anche la sezione disciplinare, che diventa un'Alta Corte per tutte le magistrature.

      Il Guardasigilli. Alfano "si allarga". Il ministro "riferirà annualmente alle Camere sullo stato della giustizia, sull'esercizio dell'azione penale, sull'uso dei mezzi d'indagine". Al Csm "potrà presentare proposte e richieste". Verrà "costituzionalizzata la sua funzione ispettiva". "Concorrerà alla formazione dei giudici e dei pm". Un potere enorme, che ne farà il vero dominus e super controllore della magistratura. Sulla quale non solo incomberà la mannaia della responsabilità civile, ma anche il trasferimento obbligatorio.

      "Leggine" nella Carta. Non possono che essere lette come anticipi di norme a favore del premier quella del ripristino della legge Pecorella, cassata dalla Consulta, per cui "in Costituzione sarà affermato il principio per cui contro le sentenze di condanna è sempre ammesso l'appello, mentre le sentenze di assoluzione possono essere appellate soltanto nei casi previsti dalla legge". E poi la regola della parità tra accusa e difesa nel processo, per cui "si sta studiando una legge per assicurare che l'ufficio del pm e del difensore siano messi in condizione di parità dinanzi al giudice in ogni fase del procedimento penale". È la base d'appoggio per un ddl, ribattezzato processo lungo, per garantire lo strapotere delle difese a discapito del giudice.

      Pm eletti. Alla fine ecco pure "la partecipazione del popolo all'amministrazione della giustizia", per cui sarà prevista "la nomina elettiva di magistrati onorari per le funzioni di pm". È l'obolo pagato alla Lega. Ma tradisce la voglia di trasformare completamente la magistratura.
      Csm a guida politica, assoluzioni inappellabili, polizia autonoma . Il pm perde il controllo delle indagini a vantaggio degli investigatori. Una normativa per …
      E' un obbrobrio
      ...ma di noi
      sopra una sola teca di cristallo
      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
      «nessun vincolo univa questi morti
      nella necropoli deserta»

      C. Campo - Moriremo Lontani


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        e intanto segnali di vita dal quirinale...

        Lodo Alfano: Napolitano "perplesso" su scudo a Colle

        venerdì 22 ottobre 2010 18:20

        ROMA (Reuters) - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha contestato oggi il disegno di legge costituzionale sulla sospensione dei processi per le alte cariche dello Stato, nella parte in cui prevede lo scudo per il capo dello Stato.
        _______

        A me questo pare un attacco, manco tanto velato, non tanto al governo ma alla terza carica dello stato, Gianfranco Fini.
        Personalmente avevo già sollevato perplessità sul gruppo FLI, che apparte qualche irriducibile come Granata, pare ancora molto vicino al PDL...
        Insomma non c'è stata la tanto agognata spallata (ma la giustizia non era un tema caldo ?) e dopo il missile terra-aria di Napolitano Fini si è ritrovato anche sotto il fuoco amico...

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        • ma_75
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          Naturalmente il problema è Saviano
          I dati Osservatorio di Pavia-Vigilanza e Isimm-Agcom. Solo a Berlusconi più del 10% del tempo totale in Rai. A Unomattina record di presenze al portavoce del premier. Di Pietro "preferito" al Pd

          ROMA - La televisione si conferma sconfinato terreno di conquista per i politici. Del centrodestra. Che si guardi un tg o un programma di approfondimento, ecco che spuntano loro, parlamentari e ministri della maggioranza. O meglio, di Pdl e Lega. Per i finiani, pur sempre terza forza della maggioranza ma da mesi in rotta con Berlusconi, le cose non vanno così bene. Un esempio lo offre Porta a Porta: nel 2010 ha invitato prevalentemente ospiti del Pdl e del Carroccio (Cota e La Russa i più gettonati). E se in generale Berlusconi resta il politico più rappresentato della tv italiana, per trovare esponenti dell'opposizione bisogna invece andare in fondo al ranking delle "ospitate". Scoprendo poi che il partito di centrosinistra mediaticamente più rappresentato, in molti casi, è l'Italia dei valori: formazione con posizioni più estreme e meno voti rispetto al Pd. Come se alcuni anchorman volessero scegliere il genere di opposizione da portare in video.
          Per capire il quadro generale dell'informazione politica offerta dalla tv pubblica basta leggere i dati forniti alla Commissione di vigilanza Rai dall'Osservatorio di Pavia. A farla da padrone come spazio dedicato da tutti i programmi Rai (tg, talk show e quant'altro) è Berlusconi. Nella settimana dal 2 all'8 ottobre, ad esempio, ha ottenuto l'11% degli spazi. Seguono Fini (5,6% nella prima settimana di ottobre, ma 23esimo sette giorni prima), Daniela Santanché, Tremonti, Bertolaso e La Russa. Al settimo posto Di Pietro. Nelle prime dieci posizioni nessun esponente Pd a parte Umberto Veronesi, al centro dell'attenzione per la nuova carica a capo dell'Agenzia sul nucleare.

          La situazione non cambia se si studiano le "ospitate" dei talk show. Secondo i dati di Isimm Ricerche - istituto che monitora la tv per conto dell'Autorità delle comunicazioni - il politico più gettonato dai programmi di peso è il leghista Cota. Dal primo gennaio al 30 settembre ha collezionato 8 presenze da Vespa (è il primo per inviti a Porta a Porta) e 4 a Ballarò (quinto classificato). Nel salotto di Vespa dopo Cota i più gettonati sono La Russa (7) e Di Pietro (6). All'undicesimo posto arrivano i pd Enrico Letta e Nicola Latorre (4). L'ospite preferito di Unomattina è il portavoce del premier Paolo Bonaiuti (10 presente). Più equilibrio nella scelta degli ospiti per Ballarò: conducono quelli dell'asse Pdl-Lega (21 ospitate nella top ten), ma nei primi dieci da registrare 3 a testa per Bersani, Vendola e Casini.

          Par condicio rispettata da Michele Santoro, che ad Annozero ha invitato 3 volte Bersani (Pd), Castelli (Lega), Di Pietro (Idv), La Russa (Pdl) e Vendola (Sel). Due volte Bocchino (Fli). "Ospitate" a parte, il politico numero uno di passaggi televisivi nei programmi Rai extra-tg resta Berlusconi (58). Seguono Gasparri (57), Di Pietro (53), Cota (51), Casini (43), Bersani, Bocchino e La Russa (38), Lupi (36).
          Destra su tutti anche in casa Mediaset, dove nella top 5 non si trova un invitato del centrosinistra. Eppure non fa preferenze Matrix, con Renzi (Pd) e Sgarbi primi a quota 3 inviti. Anche su La 7 ad Omnibus la scelta degli invitati è più variegata: conduce Latorre con 17 presenze. Seguono Bocchino (15), Stracquadanio (14) e Gasparri (12).



          Chiudere la TV, ecco l'unico modo per eliminare il fenomeno mediatico Berlusconi.
          Oddio, servirebbe anche rimandare a scuola gli italiani, ma il processo è più lungo
          In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
          ma_75@bodyweb.com

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          • odisseo
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            Palmeri, presidente del consiglio comunale di Milano: «Lascio il Pdl per Fli»

            Fini: «Tassare le rendite finanziarie
            per garantire la riforma Gelmini»


            Il presidente della Camera: «Berlusconi dica cosa vuole fare ora. Un altro esecutivo non sarebbe colpo di Stato»

            da corriere.it
            "
            Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"

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            • Sartorio
              Non utente di Bodyweb
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              Questo reiterato tentativo di mandare avanti il torrone è patetico.
              Originariamente Scritto da gorgone
              il capitalismo vive delle proprie crisi.

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              • blackbart
                Hack user
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                Originariamente Scritto da odisseo Visualizza Messaggio
                Fini: «Tassare le rendite finanziarie
                per garantire la riforma Gelmini»
                Intende anche le rendite derivanti da immobili in paradisi fiscali?

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                • ikuape86
                  L' oristanese pizzaiolo
                  • Feb 2005
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                  Dario Franceschini:
                  "La casa di proprietà... non più valore oggettivo perché presume la non mobilità"

                  incominci a vendere la sua e a lasciare il parlamento, favorendo la mobilità
                  Veramente un pdm...

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                  • Sartorio
                    Non utente di Bodyweb
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                    Son tutti mobili e flessibili col culo degli altri. Non sarebbe male avere dei parlamentari con contratto a progetto e senza pensione dopo una legislatura.
                    Originariamente Scritto da gorgone
                    il capitalismo vive delle proprie crisi.

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                    • odisseo
                      Bodyweb Senior
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                      "
                      Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"

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                      • ma_75
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                        rep per la signora. Le doveva mollare anche due pizze comunque.
                        In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                        ma_75@bodyweb.com

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                        • Cl4ud
                          Bodyweb Senior
                          • Mar 2008
                          • 2531
                          • 573
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                          • Ceppaloni
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                          ahahah spettacolo
                          Cl4ud

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                          • odisseo
                            Bodyweb Senior
                            • Oct 2008
                            • 4878
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                            il presidente della camera e la riforma

                            Fini e il nodo giustizia:
                            «Rischio di crisi su alcuni punti»


                            «La magistratura non deve essere sottoposta ad altri poteri e nemmeno a quello esecutivo»
                            "
                            Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"

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                            • ikuape86
                              L' oristanese pizzaiolo
                              • Feb 2005
                              • 18572
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                              • Oristano
                              • Send PM

                              Originariamente Scritto da odisseo Visualizza Messaggio
                              il presidente della camera e la riforma

                              Fini e il nodo giustizia:
                              «Rischio di crisi su alcuni punti»


                              «La magistratura non deve essere sottoposta ad altri poteri e nemmeno a quello esecutivo»
                              si sveglia sempre tardi fini(volontariamente)...ha rotto i cosidetti

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                              • ma_75
                                Super Moderator
                                • Sep 2006
                                • 52669
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                                • Send PM

                                Pdl a pezzi, dalla Lombardia alla Sicilia è inziata la grande fuga
                                Dopo il caso dei finiani, sono in molti a progettare l'uscita dal partito dal cavaliere. A Milano si ipotizza addirittura una candidatura di Albertini con l'appoggio di Fli e del Partito democratico
                                “Durerà il tempo di una stagione”, dissero gli ex alleati di Gianfranco Fini quando il presidente della Camera, prima dell’estate, lanciò Futuro e Libertà. Passata la stagione, Fli sta crescendo ovunque in Italia a ritmi politicamente prima mai visti e a sfaldarsi, giorno dopo giorno, è quel Pdl che da grande partito di maggioranza si ritrova ora ai minimi storici di Forza Italia. In picchiata libera verso l’azzeramento territoriale.

                                Ovunque perde pezzi. E perde pezzi sempre più ampi e importanti. Dalla Lombardia, dove Manfredi Palmeri (presidente del consiglio comunale “benedetto” dal presidente del Consiglio in persona come uno dei giovani più promettenti) è ufficialmente passato a Fli, alla Sicilia dove il ministro per le pari opportunità, Mara Carfagna, volerà a fine mese per sostenere il nuovo movimento di Gianfranco Micciché. Lei che già in Campania sostiene il governatore Stefano Caldoro, in aperto contrasto con il coordinatore regionale del Pdl, Nicola Cosentino. Sempre in Campania, la crisi del Pdl ha coinvolto anche Benevento dove 10 consiglieri su 14 sono passati a Fli, guidata dal presidente dei senatori di Futuro e Libertà, Pasquale Viespoli che qui è stato sindaco. C’è poi la Toscana, con la crisi dell’estate aperta in contrasto con il coordinatore Denis Verdini e capitanata dall’ex fedelissima Deborah Bergamini.

                                Silvio Berlusconi sta cercando di arginare la frana, ma la situazione nel Pdl è talmente logora che il premier deve persino preoccuparsi di tenere a sé i coordinatori. Neanche chi è stato troppo coinvolto nel progetto sta infatti cercando di abbandonare la nave prima che vada a fondo. Ignazio La Russa, ad esempio, ha espresso la volontà di costituire un gruppo autonomo alla Camera insieme a Maurizio Gasparri. C’è voluto un incontro ad Arcore, durante la convalescenza del premier, per far compiere un passo indietro al titolare della Difesa. Che però assiste inerme allo sgretolarsi di quello che fu il suo feudo: la Lombardia. Dopo i casi di Milano, Varese, Brescia e Bergamo anche in provincia di Como 12 consiglieri (su 24) è uscito dal Pdl per fondare un gruppo a parte: Autonomia comasca. Al coordinamento lombardo si dà in partenza anche il ministro Mariastella Gelmini, abbandonata a se stessa nell’affrontare le conseguenze della riforma scolastica voluta dal premier.

                                L’esodo sembra appena iniziato. Le file dei larussiani si stanno assottigliando sempre più. Molti tornano all’ex segretario di Alleanza Nazionale, confluendo apertamente in Fli; altri puntano a un’uscita indolore dal Pdl, progettando di cambiare semplicemente cavallo all’ultimo momento: snodo chiave saranno le comunali di Milano.

                                Il sindaco Letizia Moratti, espresso dal Pdl, dovrà vedersela con uno tra i quattro candidati alle primarie, in programma per il 14 novembre, del Partito Democratico: Stefano Boeri, Giuliano Pisapia, Valerio Onida e Michele Sacerdoti. Pezzi “dissidenti” del Pdl stanno lavorando affinché a vincere sia Pisapia e non Boeri, dato per vincente e ufficialmente sostenuto dal Pd. Se il 16 novembre, giorno in cui si conosceranno i risultati definitivi, dovesse prospettarsi una corsa alla poltrona di sindaco tra Moratti e Pisapia, arriverebbe il terzo contendente: Gabriele Albertini. Che avrebbe vittoria facile.

                                Alla candidatura dell’ex sindaco da mesi ormai stanno lavorando diverse anime politiche. Il nucleo centrale è rappresentato da ex uomini di fiducia della Moratti, delusi dalla gestione dell’ex ministro dell’Istruzione e fiduciosi in un rinnovamento; i vertici di Futuro e Libertà, compreso lo stesso Gianfranco Fini, che ha incontrato oggi a Milano l’ex sindaco; gli esponenti del Pdl espressione della società civile, disillusa dalle promesse tradite di Berlusconi; importanti pezzi del Partito Democratico che, una volta perduto il “cavallo” Boeri, ripiegano sulla sconfitta della Moratti più che di una vittoria del proprio candidato. Secondo indiscrezioni ad Albertini sarebbe già arrivato il sostegno di Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani.

                                Al progetto stanno attivamente lavorando, fra gli altri, Maurizio Sacconi e Massimo Cacciari. Il cartello “Verso Nord”, realizzato dal filosofo ex sindaco di Venezia, è direttamente coinvolto nel “progetto Albertini”. In un’intervista a l’Unità, Cacciari ha messo nero su bianco i punti cardine della nuova stagione post-Pdl. “Si cerca di parlare con la gente di buona volontà”, ha detto, ribadendo che “destra e sinistra non esistono più” e l’obiettivo è quello di “conquistare consensi”.

                                Albertini temporeggia, ma chi lavora con lui racconta di un uomo pronto a impegnarsi nuovamente per la sua città e soprattutto arrabbiato. Con la Moratti e con lo stesso Berlusconi. Al premier, che lo ha chiamato a fine luglio, Albertini ha detto chiaramente tre cose: Ha ragione Fini, nel partito non ci si può confrontare, manca il dialogo; sono temi che vanno affrontati se vogliamo andare avanti; al momento sono pentito di aver preso la tessera del Pdl. Berlusconi lo ha invitato a raggiungerlo ad Arcore. L’ex sindaco ha risposto: “Sto partendo per le vacanze, richiamami dopo metà settembre”. Telefonata non ancora pervenuta. E oggi Albertini incontra Fini, a Milano per lanciare Futuro e Libertà. Nella stessa città dove nel ’900 nacquero i Fasci di Combattimento di Benito Mussolini, il socialismo di Bettino Craxi, e infine, Forza Italia. Ma anche dove Mussolini e Craxi, e adesso forse Berlusconi, in un modo o nell’altro, hanno trovato la loro fine.




                                L'orrore. Albertini, Sacconi, perfino la Gelmini. Tutta gente che al primo rintocco del De profundis del nano saranno gà in sella ad un altro cavallo invece di seguirlo
                                In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                                ma_75@bodyweb.com

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