Berlusconi attacca la Dandini. Lite Pdl-finiani sulle presenze in tv
A voler esagerare l’esternazione del premier Berlusconi nel Consiglio dei ministri contro lo show di Serena Dandini su Rai Tre sembra un nuovo ”editto bulgaro”. In realtà, il suo è il solito sfogo «contro l’aggressione al governo, pagata con i soldi del servizio pubblico». Il presidente del Consiglio chiude la riunione informando i ministri che il suo ”interim” per il ministero dello Sviluppo economico durerà qualche giorno di più, perché la sostituzione di Scajola non è così semplice. Resta favorito l’attuale sottosegretario alle Comunicazioni, Paolo Romani, ma il suo posto viene rivendicato dalla Lega. Cosa che scatenerebbe l’ira dei finiani e non solo. Perciò, Berlusconi prende tempo e sonda anche il ”suo” Guido Crosetto. Ma, subito dopo, il Cavaliere chiama a testimoni i ministri sul «fatto incredibile» che si perpetua a Rai tre con la satira contro il governo. La ”colpa” della conduttrice di ”Parla con me” è di aver fatto troppe battute sulle disavventure della maggioranza, nonché di aver ospitato sul suo divano rosso il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, che non è mai stato tenero con il governo. «Per sua natura la satira se la prende con il potere- ribatte la Dandini- ora al potere c’è Berlusconi, ma in passato la stessa sorte è toccata a Prodi, D’Alema, Craxi, Veltroni e altri. Tutto qui. Comunque- aggiunge- il nostro programma ha suscitato proteste anche tra gli elettori di centrosinistra e dunque, scontentando tutti, abbiamo un nostro equilibrio», ironizza. E con lei si schierano i consiglieri Rai Rizzo nervo e Van Straten, mentre il senatore Vincenzo Vita del Pd, tenta, a sua volta, una battuta ironica: «Con quello che succede in Italia e in Europa, colpisce che il premier trovi il tempo per occuparsi della Dandini».
Ma il Pdl sembra non gradire ironie di nessun tipo. Neppure quelle della minoranza finiana, specie se vengono esibite nei talk show televisivi. Non è una novità che il premier sia particolarmente indispettito dai continui interventi di Fini, che, come promesso, non perde occasione per «dire la sua» davanti alle telecamere, facendo così emergere le divisioni nel partito. Perciò, il vice presidente dei senatori pidiellini, Gaetano Quagliariello, si incarica di porre rimedio a quella che viene giudicata una «vera e propria anomalia» e, in un’intervista a ”Il Tempo”, annuncia che «il Pdl nei talk show televisivi deve parlare con una voce sola». Ergo, se interviene Bondi, non dovrà essere invitato un finiano. «I partiti all’interno hanno una loro vita, fatta di posizioni articolate e a volte contrastanti – spiega Quagliariello – si discute, si decide, ma alla fine la voce all’esterno è e deve essere unica.
Altrimenti ci sarebbero due partiti. Nessuno nega che si sia creata una dissidenza all’interno del Pdl – assicura- e che lo scontro tra Fini e Berlusconi sia avvenuto. Era assolutamente normale che la stampa ne desse notizia, che le trasmissioni tv di approfondimento politico mettessero in evidenza il fatto invitando esponenti delle due diverse posizioni. Però non possiamo pensare che da adesso in avanti diventi un’abitudine».
Roberto Rao dell’Udc sarcasticamente parla di «tolleranza zero, anzi di ”tolleranza Zoro” del premier nei confronti della satira», alludendo alle surreali cronache politiche dell’inviato speciale della Dandini. E anche i finiani si affidano al sarcasmo. «Dopo il centralismo carismatico, siamo al centralismo mediatico?», domanda Italo Bocchino. Incalza Briguglio: «A quando un documento di partito per impartire ordini alle redazioni televisive?». E Granata accusa: «Mi sembra troppo un pensiero unico per un partito unico». Il messaggio è chiaro: la minoranza esiste e ha diritto di parlare. Anche in televisione. di Claudia Terracina Il Messaggero
A voler esagerare l’esternazione del premier Berlusconi nel Consiglio dei ministri contro lo show di Serena Dandini su Rai Tre sembra un nuovo ”editto bulgaro”. In realtà, il suo è il solito sfogo «contro l’aggressione al governo, pagata con i soldi del servizio pubblico». Il presidente del Consiglio chiude la riunione informando i ministri che il suo ”interim” per il ministero dello Sviluppo economico durerà qualche giorno di più, perché la sostituzione di Scajola non è così semplice. Resta favorito l’attuale sottosegretario alle Comunicazioni, Paolo Romani, ma il suo posto viene rivendicato dalla Lega. Cosa che scatenerebbe l’ira dei finiani e non solo. Perciò, Berlusconi prende tempo e sonda anche il ”suo” Guido Crosetto. Ma, subito dopo, il Cavaliere chiama a testimoni i ministri sul «fatto incredibile» che si perpetua a Rai tre con la satira contro il governo. La ”colpa” della conduttrice di ”Parla con me” è di aver fatto troppe battute sulle disavventure della maggioranza, nonché di aver ospitato sul suo divano rosso il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, che non è mai stato tenero con il governo. «Per sua natura la satira se la prende con il potere- ribatte la Dandini- ora al potere c’è Berlusconi, ma in passato la stessa sorte è toccata a Prodi, D’Alema, Craxi, Veltroni e altri. Tutto qui. Comunque- aggiunge- il nostro programma ha suscitato proteste anche tra gli elettori di centrosinistra e dunque, scontentando tutti, abbiamo un nostro equilibrio», ironizza. E con lei si schierano i consiglieri Rai Rizzo nervo e Van Straten, mentre il senatore Vincenzo Vita del Pd, tenta, a sua volta, una battuta ironica: «Con quello che succede in Italia e in Europa, colpisce che il premier trovi il tempo per occuparsi della Dandini».
Ma il Pdl sembra non gradire ironie di nessun tipo. Neppure quelle della minoranza finiana, specie se vengono esibite nei talk show televisivi. Non è una novità che il premier sia particolarmente indispettito dai continui interventi di Fini, che, come promesso, non perde occasione per «dire la sua» davanti alle telecamere, facendo così emergere le divisioni nel partito. Perciò, il vice presidente dei senatori pidiellini, Gaetano Quagliariello, si incarica di porre rimedio a quella che viene giudicata una «vera e propria anomalia» e, in un’intervista a ”Il Tempo”, annuncia che «il Pdl nei talk show televisivi deve parlare con una voce sola». Ergo, se interviene Bondi, non dovrà essere invitato un finiano. «I partiti all’interno hanno una loro vita, fatta di posizioni articolate e a volte contrastanti – spiega Quagliariello – si discute, si decide, ma alla fine la voce all’esterno è e deve essere unica.
Altrimenti ci sarebbero due partiti. Nessuno nega che si sia creata una dissidenza all’interno del Pdl – assicura- e che lo scontro tra Fini e Berlusconi sia avvenuto. Era assolutamente normale che la stampa ne desse notizia, che le trasmissioni tv di approfondimento politico mettessero in evidenza il fatto invitando esponenti delle due diverse posizioni. Però non possiamo pensare che da adesso in avanti diventi un’abitudine».
Roberto Rao dell’Udc sarcasticamente parla di «tolleranza zero, anzi di ”tolleranza Zoro” del premier nei confronti della satira», alludendo alle surreali cronache politiche dell’inviato speciale della Dandini. E anche i finiani si affidano al sarcasmo. «Dopo il centralismo carismatico, siamo al centralismo mediatico?», domanda Italo Bocchino. Incalza Briguglio: «A quando un documento di partito per impartire ordini alle redazioni televisive?». E Granata accusa: «Mi sembra troppo un pensiero unico per un partito unico». Il messaggio è chiaro: la minoranza esiste e ha diritto di parlare. Anche in televisione. di Claudia Terracina Il Messaggero
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