Italiani: egli risorse a Natale

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    Bad Lieutenant
    • Jan 2009
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    • Italy [IT]
    • Ducato di Parma
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    Originariamente Scritto da odisseo Visualizza Messaggio
    di Sara Nicoli

    L’esordio è perentorio: "Gianfranco avrebbe fatto meglio a restare a casa sua, in via della Scrofa 39, nel suo partito. Che cosa c’ha guadagnato a svendere il partito a Berlusconi? Nulla, solo di diventare suo subalterno”.
    Donna Assunta Almirante, nel giorno dell’Epifania, sfoglia i giornali con rabbia. Ce l’ha con "questa classe politica che sta portando l’Italia ad un livello di degrado morale mai visto perché è incompetente e inadeguata al ruolo". “Sono tutti dei nominati – tuona dal divano del suo appartamento ai Parioli, a Roma – pieni di presunzione e minacciano pure di cambiare la Costituzione come se loro fossero in grado di scriverne una migliore. Ma mi facciano il piacere!"

    I soliti comunisti, donna Assunta?

    "Macché! Ce l’ho con i miei. E con i loro. Con i miei che adesso non rispondono neanche al telefono se li chiami (a parte La Russa, che per me c’è sempre) perché chissà chi si credono di essere diventati. E anche con i loro. Perché Bersani e Franceschini, mi si consenta, non sono proprio all’altezza.
    Ma pensi che sono due giorni che provo a chiamare Matteoli e non risponde. Ma le pare normale? Io arrivo al Papa e non arrivo a loro? Ma andiamo! E lo sa perché questo succede? Perché sono dei nominati, perché nessuno si è mai dovuto sudare nulla, mentre io cittadina devo aver diritto a scegliere i miei rappresentanti e di votarli, invece questo diritto non ce l’ho per cui dico agli italiani: non andate più a votare, non legittimate più questa classe politica che ci ha tolto ogni valore e che sta portando il paese allo sfascio anche dal punto di vista economico".
    Siamo senza scampo? Governano i suoi…

    "Alt! Diciamo le cose come stanno. Il Pdl è un partito senz’anima. E io mi auguro che Gianfranco se ne renda conto e torni indietro. Deve avere il coraggio di farlo, tanto è chiaro che non potrà essere il successore di Berlusconi e che non avrà mai voce in capitolo; lui è un monarca, comanda solo lui. Gianfranco ha sbagliato a chiudere il partito, doveva fare come la Lega, dare l’appoggio esterno, e questo non gli avrebbe certo impedito di fare il presidente della Camera. Ma con bel altro potere".
    Alla scissione, dunque!

    "Siamo tutti delusi, soprattutto i militanti. Lei non sa quanta gente mi chiama o mi ferma per strada e mi chiede: quando ce ne andiamo? Io rispondo che non posso saperlo, che conto solo sul coraggio di Gianfranco di ammettere un errore e di tornare sui suoi passi; ?Almirante gli ha lasciato un partito vero, ricco di valori morali ed economicamente solido. Mi creda, la gente lo voterebbe eccome il ritorno di An!".
    I sondaggi dicono di no.

    "I sondaggi sono solo porcherie. Solo Berlusconi ci crede. Meglio ognuno per la sua strada, perché An, invece, ha sempre fatto politica vera, in mezzo alla gente e per la gente quando Berlusconi vendeva mattoni. Dobbiamo tornare indietro. Posso dirle un’ultima cosa?"
    Prego…

    "Leggo tutti i giorni Il Fatto Quotidiano…"
    Non ci posso credere.

    "E’ un bellissimo giornale, faccia i complimenti al direttore Padellaro. E gli dica anche di controllare la diffusione ai Parioli, che ogni tanto l’edicolante me lo nasconde…"
    Da Il Fatto Quotidiano del 7 gennaio

    lucida valutazione da donna Assunta



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    • Ferdix
      bibitone ABuser
      • May 2006
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      • Novara
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      Originariamente Scritto da KURTANGLE Visualizza Messaggio
      Può essere sufficiente per capire che la strada per il rinnovamento è lunga e tortuosa?
      Proprio per questo dobbiamo COSTRUIRE un ponte tra noi (che non abbiamo la verità in tasca, ma siamo critici e propositivi) ed i teledipendenti!
      Quindi sotto con genitori, nonni, zii e soprattutto figli!
      ahimè la situazione è molto grigia. Settimana scorsa mi sono trovato a vedere un telegiornale con la nonna della mia ragazza e i commeti alle notizie di Berlusconi erano agghiaccianti...

      "è un brav uomo.. è giusto che facciano leggi sulla giustizia perché altrimenti non può lavorare... è normale che qualche collegamento con la mafia ci sia perché la mafia in sicilia è ovunque, quindi per forza ti ci sporchi le mani..."

      Questa grossa fetta di popolazione difficilmente cambia opinione... e il voto a Berlusconi se lo porta fino alla tomba (propria o di Berlusconi)

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      • odisseo
        Bodyweb Senior
        • Oct 2008
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        Originariamente Scritto da Ferdix Visualizza Messaggio
        ahimè la situazione è molto grigia. Settimana scorsa mi sono trovato a vedere un telegiornale con la nonna della mia ragazza e i commeti alle notizie di Berlusconi erano agghiaccianti...

        "è un brav uomo.. è giusto che facciano leggi sulla giustizia perché altrimenti non può lavorare... è normale che qualche collegamento con la mafia ci sia perché la mafia in sicilia è ovunque, quindi per forza ti ci sporchi le mani..."

        Questa grossa fetta di popolazione difficilmente cambia opinione... e il voto a Berlusconi se lo porta fino alla tomba (propria o di Berlusconi)
        quoto,purtroppo è così

        però può darsi che tra qualche decennio saremo talmente disillusi che la penseremo anche noi come la nonna della tua ragazza
        "
        Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"

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        • Barone Bizzio
          Bodyweb Senior
          • Dec 2008
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          Comunque un dibattito nazionale sul ruolo che la mafia deve avere in questo paese dovrebbe essere affrontato

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          • centos
            Bad Lieutenant
            • Jan 2009
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            • Ducato di Parma
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            Berlusconi e le norme ad personam

            "Sulla giustizia solo leggi ad libertatem"






            ROMA - "Non voglio più parlare di queste cose, sono leggi 'ad libertatem' e mi indigno soltanto quando sento queste cose, e io non voglio indignarmi". Silvio Berlusconi, al suo rientro a Palazzo Grazioli, replica seccamente alle parole del leader del Pd, Pierluigi Bersani, che chiede al centrodestra di non fare leggi 'ad personam' in materia di giustizia. Berlusconi, che stasera vedrà Napolitano, tende la mano al presidente della Camera Gianfranco Fini: "Per me non ci sono problemi, in tanti anni di una collaborazione leale non ho mai avuto dubbi a riguardo". Poi accenna alla riforma del fisco: "C'è da lavorare, penso però che si possa fare quest'anno. Soprattutto se ci sarà la volontà di tutte le parti penso che si possa fare".

            Berlusconi e le norme ad personam "Sulla giustizia solo leggi ad libertatem"   - Repubblica.it



            il lupo perde il pelo ma non il vizio
            qualcuno aveva qualche dubbio?



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            • catastrophy
              catabolic,modest&notturno
              • Jan 2004
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              ah, l'ammmorreee... ecco il partito dell'ammmorreee e delle libertà...
              Originariamente Scritto da Mizard
              ...io ho parlato con tutti in questo forum,persino coi Laziali...
              Originariamente Scritto da Barone Bizzio
              Quindi...in poche parole, sono tutti comunisti tranne Silvio?
              Originariamente Scritto da TheSandman
              Silvio compreso.
              Originariamente Scritto da TheSandman
              Diciamo che i comunisti che insulta lui sono ancora più comunisti di lui.

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              • odisseo
                Bodyweb Senior
                • Oct 2008
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                I migliori e i peggiori del 2009, tutti i risultati del sondaggio



                È un quadro variopinto quello che esce dal nostro sondaggio, alcuni dati possono apparire scontati altri un po’ meno, vediamoli nel dettaglio. E’ Berlusconi il peggior politico della maggioranza. Un Berlusconi prendi tutto, eletto anche uomo meno sexy, peggiore imprenditore, e con lui punita tutta la sua scuderia: Feltri peggior giornalista della carta stampata, il sito de ilgiornale.it peggior sito, e la notizia della sua aggressione in piazza del Duomo è stata eletta la seconda peggior notizia dell’anno seconda solo al terremoto dell’Abruzzo.

                Fra le file della maggioranza e al governo si salvano in pochi, su tutti, il presidente della Camera Gianfranco Fini e il ministro dell’agricoltura Luca Zaia, buoni spunti anche per Fabio Granata (secondo miglior esponente della maggioranza) e Giorgia Meloni (secondo miglior ministro).

                Sui banchi dell’opposizione, gli “inciuci” di D’Alema l’hanno fatto eleggere il peggior politico. IDV compone i due terzi del podio dei migliori in parlamento con Di Pietro in testa e De Magistris terzo. Il PD prende il secondo posto, ma a sorpresa non con il suo segretario ma con Rosy Bindi.
                Sul fronte della cultura non ne esce bene Federico Moccia, che ha ben suoi 2 libri tra i peggiori dell’anno e risulta terzo peggior regista dietro i popolarissimi Carlo Vanzina e Neri Parenti. A teatro i nostri lettori vanno a vedere Travaglio con il suo Promemoria, miglior spettacolo, sarà raro invece trovarli agli spettacoli del Bagnaglino.

                Non è un segreto l'amore dei nostri lettori per i giornalisti del Fatto e Marco Travaglio che lo eleggono anche miglior giornalista della carta stampata e saggista con il suo Odore dei soldi e Papi, nonchè secondo uomo più sexy dietro solo a George Clooney.

                Bocciate al cinema le imprese attoriali di Michelle Hunziker e Cristian De Sica, il loro film Natale a Berverly Hills risulta il primo dei peggiori. Se vanno al cinema i nostri cari lettori vanno a vedere Tarantino, eletto miglior regista e il suo ultimo Bastardi senza gloria miglior film dell’anno, Giovanna Mezzogiorno e Jonny Depp sono i loro attori preferiti. Anche la Bellucci non fa proseliti come attrice ma vince la palma della più bella, dal versante opposto delle meno sexy ci sono invece la democratica Rosy Bindi insieme alla Gelmini e la De Filippi, sempre tra le donne, bocciate in eleganza anche la Santanchè e Barbara D'Urso.

                Capitolo televisione, Michele Santoro e la Gabanelli con le loro trasmissioni Annozero e Report sono i giornalisti tv più apprezzati, bocciato su tutta la linea il salotto di Porta a Porta che prende due statuette come peggior programma televisivo e peggior conduttore Bruno Vespa, castigato anche il suo saggio Donne di cuori. Da una televisione nazionale che spesso non soddisfa i nostri lettori, si salvano anche i volti della Dandini e di Fabio Fazio. Alla radio il solido programma di Dose e Presta Il Ruggito del Coniglio raccoglie consensi, Aldo Forbice invece non piace, Zapping è il peggior programma radiofonico.

                Musica: Vince il raffinato e popolare Franco Battiato. L’altrettanto popolare Gigi D’Alessio, e il fenomeno Marco Carta non sono presenti nelle playlist musicali dei lettori de Il Fatto.

                Letteratura. Gomorra continua a piacere e ad essere letto. Nel mondo dell’imprenditoria viene premiata casa Fiat con i nomi di Marchionne e Montezemolo.

                Nessuna sorpresa invece sul campo delle notizie, abbiamo goduto tutti della bocciatura del lodo Alfano (eletto anche peggior ministro) e la nascita del Fatto Quotidiano e reputiamo continui ad essere una vera tragedia il terremodo in Abruzzo con i suoi strascichi.

                Sport, che passione: il pallone d’oro Lionel Messi mette d’accordo tutti è il migliore, non piacciono gli juventini tra tutti Felipe Melo. Apprezzata la freschezza della pluri-medagliata nuotatrice Federica Pellegrini e del motociclista Valentino Rossi, bocciati i modi manageriali di Flavio Briatore esplulso dalla Formula uno anche se riammesso nelle ultime ore.

                Commento finale: per il nostro lettore Therry, l’Italia che esce da queste risposte è senz’altro migliore di quella attuale. O no?

                da antefatto.it
                "
                Voi potete mentire a voi stesso, a quei servi che stanno con voi. Ma scappare, però, non potrete giammai, perché là, vi sta guardando Notre Dame"

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                • Leonida
                  Filosofo del *****
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                  Felici di odiare




                  “La Lega è naturalmente e felicemente xenofoba. Essa ha scoperto cioè da una ventina d’anni quanto il suo ‘popolo’ sia felice nell’odiare qualcuno, come se fosse una curva di tifosi perennemente in guerra contro un’altra curva. E quindi, paradossalmente, la Lega ha bisogno dell’immigrazione e dell’insicurezza”.

                  di Alessandro Dal Lago, da MicroMega 6/2009

                  And hereupon it was my mother dear
                  Did bring forth twins at once, both me and fear.
                  Thomas Hobbes, Vita carmine expressa, vv. 27-28 (1).

                  1. [...] Il berlusconismo è soprattutto un blocco sociale e culturale relativamente maggioritario, grosso modo lo stesso che a suo tempo sosteneva il Caf. Nel 1993-1994, il talento di Berlusconi si è manifestato nell’aver compreso che, dopo la fine di Craxi e del Caf, questo blocco era privo di un leader. Ecco allora la discesa in campo, l’invenzione di Forza Italia, del Popolo delle libertà e poi del Partito della libertà. È vero che senza le televisioni l’impresa di Berlusconi sarebbe stata impossibile. Ma lo stile è sempre stato quello del maestro Craxi (non a caso grande alleato e sponsor del Cavaliere) e dei congressi pacchiani allestiti dall’architetto Panseca. Che il Pdl, soprattutto nella cerchia più vicino a Berlusconi, pulluli di ex socialisti ed ex democristiani di destra (nonché di transfughi della sinistra) dà un’idea della continuità tra la prima e la seconda repubblica. Se il programma del Cavaliere era quello di Gelli, come molti hanno scritto, significa che il grottesco capo della P2 ha espresso meglio di ogni altro l’anima profonda della destra italiana.
                  Un blocco sociale e culturale non è solo un’aggregazione di interessi, anche di lungo periodo. È stile di vita idealizzato, assemblaggio più o meno riuscito di quello che un tempo i sociologi avrebbero chiamato «valori», e cioè punti di vista profondi, è un insieme al tempo stesso concreto e immaginario, e quindi un sistema di rappresentazioni in cui riconoscersi. Berlusconi ha offerto al blocco sociale orfano del Caf – lo sterminato mondo della piccola impresa e del commercio che un tempo votava Dc, le tante vandee italiane, il cosiddetto popolo delle partite iva, del*l’evasione fiscale e dell’interesse particolare a ogni costo, la piccola borghesia impiegatizia del Sud, le clientele elettorali (a cui si aggiungono anche pezzi di classe operaia delusi dai sindacati) eccetera – un modello culturale in cui identificarsi. Il mito della riuscita personale, il paternalismo del «ghe pensi mi», il maschilismo, la rozzezza da cumenda, le barzellette da caserma corrispondono esattamente ai sentimenti profondi e allo stile di vita del blocco sociale di centro-destra. Esattamente come il provincialismo, l’indifferenza in materia di politica internazionale, il cattolicesimo opportunista, l’ostilità per gli stranieri, le tendenze forcaiole in tema di ordine pubblico e sicurezza (2).
                  Berlusconi, il cui fiuto politico è indubbiamente superiore a quello dei suoi avversari ha sintetizzato tutto ciò nella sua persona. Nella coalizione che sta guidando gli accenti possono essere molto diversi – la truce goliardia xenofoba della Lega, il moderatismo dell’ala cattolica e centrista del Pdl, il perbenismo statalista degli ex missini, le tendenze separatiste a nord come a sud eccetera – ma Berlusconi rappresenta la capacità di mediazione tra posizioni anche lontane. Non avendo probabilmente nessuna idea personale o qualcosa in cui credere (che non sia la volontà spasmodica di guadagno e successo in ogni campo), egli è volta per volta e allo stesso tempo tutto quello che sono i suoi alleati. Si potrebbe dire, con Lao Tzu, che è il vuoto che dà senso al pieno e quindi permette a una sparsa pluralità di funzionare come unità. Che questa sua capacità di leadership si sia affermata con la manipolazione mediatica e la trasformazione di una saga personale in vicenda pubblica non cambia i termini della questione. Berlusconi è un caudillo in declino. Ma ciò significa soltanto che se mai e quando sparirà, il blocco sociale e culturale che lo sostiene andrà in cerca di un nuovo padrone.

                  2. Il personaggio Berlusconi è, insomma, la maschera di un blocco sociale e culturale di destra che si è potuto esprimere liberamente, quasi gioiosamente, grazie alla scomparsa di quei partiti che, dopo la caduta del fascismo, esercitavano in Italia una funzione gramsciana di pedagogia collettiva, e cioé il Pci e la Dc. Il termine generico «destra» è forse inadeguato perché non rende la peculiarità anche storica di questa cultura. «Fascistoide» ne esprime meglio la natura: attaccamento spasmodico alla proprietà, affarismo, decisionismo contro i deboli, mitologia, a seconda delle varianti, della nazione o della piccola patria, spirito strapaesano, sospetto nei confronti di qualsiasi cosa venga da fuori, assoluta indifferenza ai diritti degli altri (3). È una cultura provinciale profondamente radicata nel paese, forse più nelle zone sviluppate e apparentemente moderne che nel resto (4). Probabilmente le sue potenzialità eversive (come si manifestano nella Lega) sono state tenute a freno per molto tempo dalla presenza di un capillare cattolicesimo organizzato. Ma per avere un’idea di quanto sia antico questo genius loci italiano, anzi padano, si considerino i versi apparentemente affabili di un poeta settecentesco, l’abate Giuseppe Rota, difensore della poesia in bergamasco e antilluminista radicale.

                  Mi per efett de ver amour, de stima,
                  Lavori e pensi in prima
                  A i mè compatriogg e a i mè terèr;
                  E dopo, se ’l men vansa, a i forestè (5).

                  Ma l’affabilità dell’uomo di Chiesa è notoriamente scomparsa nei suoi successori leghisti e non solo in loro. È vero che nello stesso centro-destra le sparate xenofobe della Lega fanno alzare qualche sopracciglio, ma questo è lo spirito che anima, con piccole varianti, tutto il Pdl e che Berlusconi ha mirabilmente sintetizzato. È qui la ragione profonda del ruolo centrale che l’immigrazione gioca nella vicenda italiana. La questione ha portato alla luce non tanto una generica ostilità all’altro, come si sostiene ritualmente nei tentativi di analizzare l’anomalia italiana e le derive xenofobe (6), quanto la stessa ragion d’essere, materiale e simbolica, del blocco sociale berlusconiano e della sua espressione più radicale, e cioè la Lega. Se mai questa un giorno dovesse rivedere per assurdo le sue posizioni in materia d’immigrazione, negherebbe la propria ragion d’essere. La Lega è naturalmente e felicemente xenofoba. Essa ha scoperto cioè da una ventina d’anni quanto il suo «popolo» sia felice nell’odiare qualcuno, come se fosse una curva di tifosi perennemente in guerra contro un’altra curva. E quindi paradossalmente, la Lega ha bisogno dell’immigrazione e dell’insicurezza (7).
                  Ho usato la metafora della curva calcistica perché meglio di ogni altra descrive la profonda topofilia della destra italiana, l’ossessione per il territorio (8). L’immigrato rappresenta, con la sua semplice esistenza di essere umano uscito dal suo paese per entrare in un altro, la negazione della territorialità, e cioè del fatto che si possa esistere come attori sociali e politici solo in un territorio (9). Ma si tratta di una negazione indispensabile alla cultura politica della destra italiana. Se un giorno, sempre per assurdo, gli stranieri non arrivassero più, la Lega esaspererebbe il conflitto con quelli che ci sono, ne inventerebbe di nuovi o ne rispolvererebbe di vecchi (come nelle grottesche e periodiche sparate contro i «meridionali»). Perché la territorialità non si esprime nel semplice possesso esclusivo di un territorio, ma nella sua riaffermazione incessante – tale pretesa deve essere pronunciata in eterno per avere senso politico. Ecco perché la Lega (e in misura minore, ma nello stesso senso, il resto del centro-destra) ha bisogno dell’immigrazione per poterla «contrastare» e quindi riaffermare la propria pretesa esclusiva al territorio.
                  Si tratta dunque di un contrasto che ha soprattutto una funzione simbolico-politica, al di là dei terribili costi umani che il recente pacchetto-sicurezza e il rifiuto indiscriminato dei richiedenti asilo stanno causando. Mi spiego: l’espulsione preventiva dei migranti (i cosiddetti respingimenti) e la negazione dell’asilo politico non significano la fine dell’immigrazione irregolare. Per mille rivoli, nonostante i naufragi e le deportazioni in Libia, gli stranieri continueranno ad arrivare e ad alimentare il mercato del lavoro clandestino. Se questo rimane invisibile, alla Lega e alla destra va benissimo (come dimostra la sanatoria delle badanti, e cioè di una categoria sociale non solo indispensabile alle famiglie ma scarsamente visibile perché confinata entro le mura domestiche). Per il resto, quello che importa alla Lega e alla destra è il consenso su una politica simbolicamente muscolare. Stando ai sondaggi, il consenso c’è e ciò dà un’idea del grado di implosione culturale e politica del paese.
                  Questo è dunque il significato di una politica migratoria tutta giocata sulla paura. Poche migliaia di migranti vengono lasciati alla deriva nel Canale di Sicilia o respinti in Libia, dove il loro destino, in base a numerose testimonianze, è a dir poco oscuro (uccisioni, vessazioni di ogni genere, carcerazioni indefinite, violenze, deportazioni verso paesi terzi sottratte a qualsiasi controllo internazionale eccetera) (10). Tutti gli altri, regolari o irregolari che siano, vivono da noi in una condizione d’invisibilità sociale, di mancanza di diritti, di obbedienza ai padroncini e di terrore verso qualsiasi polizia si occupi di loro. Ma il governo di centro-destra non ha mai veramente bloccato il loro afflusso. Negli anni del secondo governo Berlusconi (2001-2006), il numero dei migranti regolarizzati è più che raddoppiato, rispetto all’epoca del precedente governo Prodi, e una tendenza analoga, a partire appunto dalla sanatoria delle cosiddette badanti, è facilmente ipotizzabile oggi. Con la faccia feroce verso gli sventurati che traversano il Canale di Sicilia e gli stranieri che commettono piccoli reati e, allo stesso tempo, l’assorbimento delle categorie degli invisibili nell’economia domestica, il governo Berlusconi realizza un duplice obiettivo: la riaffermazione simbolica della difesa del territorio e il sostegno alle famiglie e alle piccole imprese. Con il recente pacchetto sicurezza si realizza dunque un inasprimento parossistico di quel doppio regime verso gli stranieri (i clandestini «cattivi» e i regolari «buoni») che, in realtà, ha sempre definito le politiche pubbliche italiane, di destra e di sinistra, in materia di immigrazione (11).
                  Tutto ciò ha naturalmente dei costi sociali e politici. Per cominciare, il pacchetto sicurezza approvato nel luglio 2009 introduce un reato, quello di immigrazione clandestina, che sta portando inevitabilmente al sovraffollamento delle carceri (12). Non solo: l’attività della polizia dovrebbe raddoppiare per controllare davvero i possibili clandestini. E data l’attuale crisi economica e finanziaria, questo è chiaramente impossibile. Inoltre, anche senza chiamare in causa l’opposizione di vasti ambienti cattolici alle leggi dell’attuale governo, il pacchetto sicurezza sta visibilmente aprendo dei conflitti con l’Europa. Benché in linea di principio l’atteggiamento europeo sia altrettanto ostile all’immigrazione incontrollata, quasi tutti i paesi europei hanno una legislazione più aperta nei confronti dei richiedenti asilo. Espellendoli a priori, l’Italia, una volta di più, non fa che scaricare il problema sul resto d’Europa.
                  La politica italiana in materia di immigrazione e diritto d’asilo espone il paese non solo all’aggravamento di problemi tradizionali (il sovraffollamento delle carceri, l’ingorgo dell’apparato giudiziario e di polizia), ma anche a frizioni con il resto del continente. E tuttavia è assai dubbio che l’attuale maggioranza cambi rotta. Come si è detto sopra, la cultura politica della destra si fonda sull’odio nei confronti di nemici reali e immaginari, forestieri, migranti, clandestini, «comunisti» eccetera. Essa è quindi basata sull’emergenza, sull’idea del territorio assediato, cioè su sentimenti collettivi irrazionali che assicurano alla destra, finché probabilmente la crisi economica non spariglierà i giochi attuali, il consenso del fondo sociale del paese. In questo senso, se altri poteri esterni o interni (l’alleato americano, l’Europa, la Chiesa…) non interverranno, direttamente o indirettamente, Berlusconi e i suoi pretoriani (parte del Pdl, la Lega eccetera) continueranno a percorrere la strada attuale, anche quando è visibilmente contraria agli interessi collettivi.

                  3. Il primo anno e mezzo del terzo governo Berlusconi ha fatto emergere una progressiva deriva fascistoide. Naturalmente, questa tendenza non è apparentemente in contraddizione con la forma democratica di un paese inserito in Europa e nel sistema delle alleanze occidentali. Si tratta piuttosto di una dittatura soft dell’esecutivo e del suo beatus possidens, dell’emarginazione progressiva del parlamento, del ridimensionamento della magistratura e della costruzione di un legame diretto e a senso unico con la pubblica opinione grazie al controllo assoluto della televisione e al crescente condizionamento della stampa quotidiana. Un processo che, con tutte le differenze che si possono stabilire, ricorda l’ascesa al potere di Napoleone «il piccolo».
                  Ma ci si sbaglierebbe pensando che questo cesarismo sia l’esclusivo effetto della manipolazione mediale (come risulta anche dal recente film Videocracy). In realtà, lo strapotere di Berlusconi si fonda anche su un legame sociale parzialmente nuovo (in quanto emerso soprattutto negli anni Novanta) con il pubblico, quello relativo al bisogno indotto di sicurezza personale o, se vogliamo, di incolumità (13). Se l’odio contro i migranti (la famosa «cattiveria» di Maroni) riafferma la relazione esclusiva di una popolazione con il territorio, la questione della sicurezza è funzionale alla costituzione (o alla protezione) immaginaria dell’identità individuale. Odiare gli stranieri significa affermare un’identità collettiva, un «noi». Odiare chi ci rende insicuri vuol dire produrre un’identità personale, disporre di un «io». È naturale che attribuire agli stranieri la responsabilità dell’insicurezza comporta una fusione dell’identità collettiva immaginaria con quella individuale.
                  La citazione di Hobbes riportata in epigrafe chiarisce come il tema della paura, centrale nella teoria della sovranità nel Leviatano, sgorgasse da un’esperienza diretta della madre del filosofo. Infatti, il parto prematuro sarebbe stato causato nel 1588 dal terrore degli inglesi nell’imminenza dell’attacco dell’Invencible armada spagnola. Ed ecco il passo dell’autobiografia di Hobbes da cui ho tratto l’esergo:

                  When that Armada did invade our Isle,
                  Called the invincible, whose freight was then
                  Nothing but murd’ring steel, and murd’ring men,
                  Most of which navy was disperst, or lost,
                  And had the fate to perish on our coast.
                  April the Fifth (though now with age outworn)
                  I’th’early spring, I, a poor worm, was born. […]
                  For fame had rumour’d that a fleet at sea
                  Would cause our nation’s catastrophe
                  And hereupon it was my mother dear
                  Did bring forth twins at once, both me and fear.
                  For this my countries foes I e’r did hate
                  With calm peace and my muse associate (14).


                  La paura è fondamento dell’odio per i nemici della patria e quindi della delega del potere al sovrano che difende la nazione. Ma il tema della sicurezza individuale o dell’incolumità personale costituisce, rispetto a questo luogo fondamentale della teoria politica moderna, una variante che ha acquistato senso e centralità soprattutto dopo la fine del bipolarismo (15). Venuto a mancare il nemico per eccellenza, e cioè il regime sovietico (che Berlusconi ha in parte sostituito con un comunismo immaginario), sono soprattutto i nemici interni ad alimentare in negativo il bisogno di sicurezza e quindi un’identità individuale idiosincratica. Un bisogno performativo, e quindi impossibile da soddisfare se non nella sua incessante e interminabile ripetizione. La sicurezza richiesta dai cittadini (o da chi parla in loro nome) è evidentemente utopica e quindi illusoria. Nessuno, e tanto meno le truci ronde spontanee o le ridicole pattuglie di alpini mandati a passeggiare nei nostri centri storici, può assicurare l’assoluta protezione dai rischi della vita urbana. Ma nel momento in cui il potere (e Berlusconi sa farlo meglio di chiunque altro) riconosce la legittimità, anzi la priorità, della richiesta incessante di sicurezza, il cittadino – che ovviamente corre gli stessi rischi che ha sempre corso, e cioè quelli abituali di qualsiasi città europea – vede soddisfatto non tanto il suo bisogno di sicurezza, quanto il suo diritto di esigerla.
                  In questo senso, il diritto alla sicurezza ha sostituito gran parte degli altri diritti: un salario decente e stabile, un’autentica partecipazione politica, le libertà civili. Se il diritto al salario esprime il riconoscimento dei bisogni materiali e della dignità del lavoro, e la partecipazione e le libertà civili rappresentano in qualche misura una cittadinanza paritaria e non soggetta alle istituzioni, il «diritto» alla sicurezza (in larga parte immaginaria) presuppone – esattamente come quello alla protezione dai nemici esterni di cui parla Hobbes – un cittadino che invoca lo Stato e quindi finisce per delegargli ogni potere. La questione delle ronde non deve trarre in inganno. Il cittadino che ha rinunciato ai suoi diritti sociali e civili in nome della sicurezza è un cittadino infantilizzato, incapace di vedere al di là della porta di casa, e di immaginare i rapporti con i suoi simili se non in chiave di minaccia. Oggi si illude di partecipare alla gestione della propria sicurezza, ma in realtà non fa che mimare in modo farsesco la repressione dei nemici interni, reali o immaginari che siano, su cui si basa ogni potere totalitario, formalmente legittimo o no.
                  Nella costituzione di un nuovo legame di dipendenza sociale, la destra berlusconiana non è stata sola. In realtà, grazie all’azione avanguardistica della Lega, ha portato alle estreme conseguenze un processo politico-culturale a cui ha partecipato gioiosamente anche il centro-sinistra, almeno negli anni Novanta, quando era per lo più al governo. Rileggendo le cronache di quegli anni si scopre facilmente come a iniziare il discorso del diritto alla sicurezza, della sicurezza «partecipata», della lotta contro il «degrado» urbano, alle iniziative dal basso contro la microcriminalità (soprattutto degli stranieri) eccetera siano ambienti Ds o Pds. Probabilmente, uomini come Amato, Violante, Chiamparino, Fassino, Veltroni, Livia Turco o Giorgio Napolitano, per citare solo quelli più noti, si illudevano che in questo modo avrebbero strappato alla destra un formidabile argomento politico (16). E invece non facevano che legittimare una relazione profondamente impolitica tra cittadini e Stato. E questo avveniva proprio nella fase in cui altri diritti, soprattutto quelli sociali, venivano messi in discussione. Con ciò il centro-sinistra si avviava a perdere non solo una precisa identità politica, ma soprattutto una base sociale. Un cittadino impaurito, timoroso del futuro ma senza possibilità di vedere rappresentati i propri bisogni, non può che alla fine votare la destra, se non altro perché questa si mostra evidentemente più decisionista nella repressione dei nemici interni.
                  Non sappiamo se l’individuo Berlusconi sopravviverà politicamente alla sua attuale delegittimazione internazionale e (parzialmente) interna. Ma il legame sociale basato sulla sicurezza (che oggi, insieme al controllo dei media, è un fondamento del potere berlusconiano) è difficilmente modificabile senza un profondo ripensamento della sua natura impolitica. Opporre alla sicurezza repressiva e xenofoba della destra la «sicurezza» partecipata, come si sostiene in alcune penose riflessioni del centro-sinistra, non ha altro significato che la subalternità al modello sociale su cui il Cavaliere ha costruito quindici anni di trionfi. È vero che non si tratta di un’eccezione e che la subalternità, strategica, psicologica e culturale, è la principale chiave di lettura delle sconfitte dell’Ulivo. E tuttavia, il terreno della sicurezza appare quello più delicato e in prospettiva decisivo per l’esistenza stessa della sinistra.
                  Stabilire una buona volta un confine tra realtà e psicosi collettive in materia di microcriminalità, degrado eccetera, rinunciare a un’idea di legalità basata sul divieto ossessivo di comportamenti socialmente irrilevanti, rivedere alla radice il problema delle migrazioni e dei diritti dei migranti, e soprattutto smetterla con una concezione infantilizzata della cittadinanza sarebbero i primi passi per rinunciare alla subalternità nei confronti della destra per ora trionfante. Ma c’è da dubitare fortemente che l’attuale ceto dirigente del centro-sinistra, privo com’è di cultura politica e perso nelle sue irrilevanti diatribe, ne sia capace.

                  Note

                  (1) «E fu così che la mia cara mamma/ partorì d’un colpo due gemelli, me e la paura», ora in Th. Hobbes, Leviathan, with selected variants from the latin edition of 1668, a cura di Edwin M. Curley, Hackett, Indianapolis 1994.
                  (2) Si veda per un’analisi della cultura di cui Berlusconi è avanguardia ed espressione, P. Pellizzetti, Fenomenologia di Berlusconi, Manifestolibri, Roma 2009.
                  (3) Forse, poujadismo sarebbe più appropriato, per definire in parte la cultura leghista. Ma con «fascistoide» si può intendere un fondo costante della cultura italiana che, per quanto affine ad altre tendenze di destra in Europa, risale appunto al nostro fascismo.
                  (4) Tale cultura non è affatto in contraddizione con l’imprenditorialità, la capacità di fare affari a distanza eccetera. Questo è il mondo dei piccoli imprenditori che magari esportano (o esportavano) in tutto il mondo, ma poi votano Lega perché è il partito che assicura vantaggi nel «territorio». Quando una certa sociologia dilettantesca, negli anni Novanta, si è esaltata per il modello del «Nord-Est» non ha compreso che attivismo microindustriale e reazione politica erano del tutto compatibili.
                  (5) «Io, per effetto di vero amore e di stima/ lavoro e penso dapprima/ ai miei compatrioti e alla mia terra/ e poi, se mi avanza, ai forestieri», G. Rota, citato in B. Belotti, Storia di Bergamo e dei bergamaschi, Bolis, Bergamo 1959.
                  (6) Da ultimo, cfr. M. Marzano, «I muri che alimentano la nostra paura», la Repubblica, 31-8-2009.
                  (7) Ciò vale in misura minore anche per l’ostilità nei confronti dei meridionali, che è diffusa nel Nord più di quanto si creda e che la Lega alimenta periodicamente proprio per riaffermare la sua natura territoriale. Naturalmente, finché la Lega resta un partito del governo nazionale, questa ostilità non può superare certi livelli.
                  (8) Cfr. J. Bale, Sport, Space and the City, Routledge, London 1993. Da parte mia ho analizzato questi processi in A. Dal Lago, Descrizione di una battaglia. I rituali del calcio, il Mulino, Bologna 2001, 2a ediz. Naturalmente, non è necessario che il territorio esista realmente. Deve essere soprattutto un luogo dell’immaginazione. Ecco allora volta per volta il «Nord», la «Padania», il dialetto «lombardo» eccetera, luoghi geografici e culturali quindi aleatori e fungibili, a seconda delle convenienze.
                  (9) Per un’analisi della funzione critica che le migrazioni rivestono nei confronti delle società di immigrazione cfr. A. Sayad, L’immigrazione o i paradossi dell’alterità, Ombre Corte, Verona 2008.
                  (10) Cfr., per esempio, G. Cadalanu, «Migranti, Amnesty accusa l’Italia», la Repubblica, 28-5-2009.
                  (11) Cfr. il mio Non-persone. L’esclusione dei migranti in una società globale, Feltrinelli, Milano 1999 (ediz. aumentata 2004), in cui si analizzano in questo senso il decreto Dini del 1995, la legge Napoletano-Turco del 1998 e la successiva Bossi-Fini..
                  (12) Il 27 agosto 2009 le principali agenzie di stampa hanno diffuso l’allarme del governo italiano sulle carceri (Alfano: «Carceri sovraffollate da stranieri, serve l’intervento dell’Europa». Bossi: «Sono piene zeppe di immigrati»). A prima, vista si potrebbe pensare una volta di più a uscite goliardiche. Dopo aver varato leggi xenofobe che hanno l’effetto di riempire le carceri, il governo si appella all’Europa o denuncia gli effetti della propria attività. Ma si tratta piuttosto di quello stile fascistoide, tutto giocato sulle boutade a sensazione, di cui parlavo sopra.
                  (13) Per una discussione di questo punto Z. Bauman, La solitudine del cittadino globale, Feltrinelli, Milano 2000, con una mia postfazione.
                  (14) «Quando la nostra isola fu invasa dall’armata, chiamata l’invincibile,/ e si sparse il terrore dell’acciaio e degli uomini uccisori,/ gran parte di quella flotta fu dispersa o distrutta/ e il destino la fece perire sulle nostre coste./ il 5 aprile [1588] all’inizio della primavera/ io nacqui, vermiciattolo ora consumato dall’età. […]/ Si era sparsa la notizia che una flotta al largo/ avrebbe causato la catastrofe della nazione./ E fu così che la mia cara mamma/ partorì d’un colpo due gemelli, me e la paura./ Per questo ho sempre odiato i nemici del mio paese/ con tranquilla serenità e sorretto dalla mia musa», Th. Hobbes, Vita carmine expressa, vv. 1-8 e 25-30.
                  (15) Cfr. C. Robin, Paura. La politica del dominio, Egea, Milano 2005.
                  (16) Questa è in fondo il motivo per cui le scienze sociali in Italia non hanno criticato queste derive, e hanno invece partecipato alla stigmatizzazione degli stranieri in nome della protezione dei cittadini (penso a un sociologo notissimo come Marzio Barbagli). Cfr. il mio «Ma quando mai è stata di sinistra? Alcune considerazioni sulla sociologia “embedded” in Italia», Etnografia e ricerca qualitativa, 3, 2009.

                  (9 gennaio 2010)
                  Originariamente Scritto da gorgone
                  è plotino la chiave universale per le vagine
                  Originariamente Scritto da gorgone
                  secondo me sono pazzi.

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                  • CRI PV
                    Mufasa
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                    avete postato qualcosa sulle future aliquote irpef?

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                    • ikuape86
                      L' oristanese pizzaiolo
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                      il nostro idolo è amato e rispettato da tutti, anche in russia...

                      YouTube - Silvio Berlusconi ridicolizzato dai Russi

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                      • ma_75
                        Super Moderator
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                        Bagarre al Senato, seduta sospesa
                        il governo punta sul blocca-processi


                        Dopo le rivelazioni di Repubblica, proteste dell'opposizione: "Stop al decreto"







                        ROMA - E' scontro aperto sulle norme che limitano la durata dei processi. Che non piacciono agli avvocati penalisti, all'Anm e nemmeno all'opposizione. Ma che la maggioranza vuole portare avanti a tutti i costi. Nonostante i duri attacchi delle toghe e la reazione della minoranza al Senato che, oggi, ha costretto il presidente Renato Schifani a sospendere la seduta. E le parole del segretario del Pd, Pierlugi Bersani ("ci metteremo di traverso") sembrano le premesse di uno scontro che sembra seppellire ogni timido accenno al dialogo tra maggioranza e opposizione.

                        L'opposizione ha chiesto informazioni sulle indiscrezioni delle agenzie sulla probabile presentazione di un decreto legge "salva processi", anticipato da Repubblica di oggi, al Consiglio dei ministri. Rappresentanti della maggioranza sostengono che non è stata ancora presa alcuna decisione in merito.
                        Bagarre al Senato. Al Senato,la presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro prende la parola per chiedere la sospensione della seduta. L'accelerazione della maggioranza sul processo breve è una mossa che fa infuriare l'opposizione che chiede il ritorno del ddl in commissione. Ma Schifani non ci sta: "Non mi lascio trascinare dalla polemica politica. Ho detto e ripeto che a questa presidenza non sfugge che ieri sera sono stati presentati emendamenti innovativi e ribadisco che questa presidenza si impegna a convocare la Conferenza dei capigruppo". Dai banchi delle opposizioni la contestazione non si placa. Diversi senatori del Pd e dell'Italia dei Valori tamburellano con le mani sui banchi. A quel punto Schifani sospende la seduta per cinque minuti. Con la Finocchiaro che annuncia: "Pronti all'ostruzionismo"
                        . I lavori si bloccano e Schifani toglie la seduta convocando la capigruppo per domattina alla 9.

                        L'ira del Pd è legata alla conferma, arrivata per bocca del sottosegretario alla giustizia Giacomo Caliendo, del varo della norma blocca-processi, come ha rivelato Liana Milella su Repubblica. "Dobbiamo adeguarci alla sentenza della Corte costituzionale del 14 dicembre" spiega il parlamentare. In quella sentenza, firmata da Giuseppe Frigo, la Consulta ha dichiarato l'illegittimità dell'articolo 517 del codice di procedura penale che non prevede la facoltà dell'imputato di richiedere al giudice del dibattimento il giudizio abbreviato, relativamente al reato concorrente contestato in dibattimento, quando la nuova contestazione concerne un fatto che già risultava dagli atti di indagine al momento di esercizio dell'azione penale. Dunque, di fronte a una nuova contestazione deve essere riaperto il termine per consentire eventualmente all'imputato di chiedere il rito abbreviato.

                        I processi interessati sarebbero sospesi per tre mesi. Fra questi, ci sono i dibattimenti in cui è coinvolto il presidente del Consiglio.

                        Anm. "Metteranno in ginocchio la giustizia - dice il presidente dell'Anm Luca Palamara - la cui macchina è già disastrata. Con il processo breve non si dà giustizia alle vittime del reato", mentre si rischia di "dare impunità a chi ha commesso fatti delittuosi". Il leader del sindacato delle toghe ribadisce inoltre che i magistrati "vogliono dire basta a guerre e contrapposizioni", ma auspicano "una riforma seria per un servizio giustizia credibile agli occhi dei cittadini".

                        Le reazioni.
                        "Contro il processo breve ci metteremo di traverso - dice il segretario Pierluigi Bersani - Dopo le decisioni assunte ieri da governo e maggioranza stiamo entrando in un tunnel pericolosissimo. Non solo è una disarticolazione del sistema giudiziario ma è un'aministia per i colletti bianchi. E non si può per l'esigenza di uno mettere a repentaglio il sistema intero".Molto critica anche l'Italia dei valori che per bocca del capogruppo alla Camera Massimo Donadi parla di "schiaffo a tutti gli italiani onesti". "Il Pdl aumenta la velocità sulla giustizia per salvare Berlusconi dai processi prima delle regionali mentre la vera priorità è affrontare la crisi economica - continua Donadi - L'unica cosa che accelera nel Paese è l'inflazione, ma evidentemente a questa maggioranza non interessa perché se ne infischia dei problemi concreti delle persone".



                        Bene bene, finito il clima di amore si torna a quel bel clima di scontro all'ultimo sangue. Godo.
                        In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                        ma_75@bodyweb.com

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                        • Leonida
                          Filosofo del *****
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                          date una lettura all' articolo di Dal Lago, finora la migliore analisi di ciò che è il berlusconismo che abbia letto.
                          Originariamente Scritto da gorgone
                          è plotino la chiave universale per le vagine
                          Originariamente Scritto da gorgone
                          secondo me sono pazzi.

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                          • 600
                            been there, done that
                            • Mar 2009
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                            Simpatica pure questa dai sul nostro presidente. Sulle note di caparezza,la canzone parte a 0:35

                            YouTube - Silvio Berlusconi "Canzone Divertente"
                            Always the beautiful answer who asks a more beautiful question

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                            • ikuape86
                              L' oristanese pizzaiolo
                              • Feb 2005
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                              • Send PM

                              ma avete visto l'editoriale di minzolini su craxi? scandaloso

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                              • ma_75
                                Super Moderator
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                                Originariamente Scritto da ikuape86 Visualizza Messaggio
                                ma avete visto l'editoriale di minzolini su craxi? scandaloso
                                Minzolini è come Linda Lovelace
                                In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                                ma_75@bodyweb.com

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