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Dal corriere di oggi: Nel mirino l'articolo sulla «strategia del suicidio lento»
Dossier sexy su An, Fini querela Feltri
L'avvocato Bongiorno conferma la presentazione dell'istanza contro il direttore del «Giornale»
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini (Emblema) MILANO - Vittorio Feltri lo aveva detto dalle pagine della Stampa, rispondendo a una domanda sull'intenzione del presidente della Camera, Gianfranco Fini, di chiedere conto al direttore del Giornale di quanto scritto in un editoriale evocando dossier sexy riguardanti esponenti di An: «Le querele si fanno, non si annunciano». Detto, fatto. Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia della Camera, in veste di legale di Fini la querela a Feltri l'ha presentata davvero. L'ANNUNCIO - «Dando seguito al mandato ricevuto dal presidente della Camera, Gianfranco Fini - ha fatto sapere l'avvocato Bongiorno - è stata presentata querela contro il direttore del giornale Vittorio Feltri in relazione all'articolo "Il presidente Fini e la strategia del suicidio lento. Ultima chiamata per Fini: O Cambia rotta o lascia il Pdl"». La nota ripresa dalle agenzie di stampa parla solo della querela a Feltri e non già anche al Giornale e al suo editore, ovvero Paolo Berlusconi.
«FATTI NOTI» - Non si fa attendere la replica di Feltri: «Il fascicolo a luci rosse di cui ho scritto sul mio giornale riguarda una vicenda nota, un procedimento giudiziario chiuso nel 2000 con sentenza dal Tribunale di Roma. Non si può parlare di un avvertimento mafioso, trattandosi di fatti noti». «Qui non stiamo parlando di un dossier dei servizi segreti - aggiunge - ma di una vicenda di cui si è occupato anche Marco Travaglio in un suo libro. Tutti possono parlare della D'Addario e io non posso tirare fuori una storia nota. Ma stiamo scherzando?». «AVVERTIMENTO MAFIOSO» - La vicenda tiene banco da ormai due giorni. Quanti si erano schierati in difesa del presidente del Consiglio, tra i tanti il ministro Ignazio La Russa, avevano detto esplicitamente di ravvisare una sorta di avvertimento a Fini nelle parole del direttore del Giornale. In particolare, non era piaciuta a molti una frase dell'editoriale: «È sufficiente, per dire, ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza Nazionale per montare uno scandalo. Meglio non svegliare il can che dorme». Feltri, sempre nell'intervista alla Stampa, aveva detto a sua volta di considerare l'annuncio di querela da parte della Bongiorno come un «messaggio mafioso» perché, appunto, «le querele si fanno, non si annunciano». «MA CHI E' IL MANDANTE?» - Sul tema interviene anche il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro: «Ci sono gli estremi tecnici per un tentativo di ricatto in atto, ma ci interessa capire chi è il mandante». «Feltri è l'utilizzatore finale - aggiunge l'ex pm -, ma per chi lavora quando manda messaggi pericolosi alla terza carica dello Stato? Io ho certezze processuali sul fatto che in passato il presidente del Consiglio è stato mandante. Se vuole denunciare anche me, ho "paccate" di documenti processuali che dimostrano il comportamento da mandante di Berlusconi, che ha dato ordini e disposizioni per liquidare attraverso dossier e veline i suoi rivali». «CONDANNO L'ATTACCO DI FELTRI» - Dalle fila del centrodestra è invece il vice presidente della Camera, Maurizio Lupi, del Pdl, a chiedere uno stop al «gettarsi fango addosso». Nel commentare il contenuto dell'intervista di Giulio Tremonti al Corriere della Sera, in cui il ministro invitava a prendere in considerazione anche i rilievi sulla politica del Pdl mossi negli ultimi tempi dall'ex numero uno di An, Lupi ha esortato a evitare «l'imbarbarimento del clima» e ad un «confronto serio nel rispetto delle posizioni di ciascuno». E quanto a Feltri, Lupi ricorda come già avesse condannato l'attacco al direttore di Avvenire, Dino Boffo, e quella che definisce «la posizione giornalistica strumentale di Repubblica, sempre alla ricerca di un nemico da abbattere». «Ugualmente - afferma ora Lupi- non posso che condannare l'attacco che il direttore del Giornale ha rivolto al presidente della Camera, Gianfranco Fini».
Se qualcuno sta guardando porta a porta berlusconi sta facendo una figura della madonna. Con qualche "piccola" bugia e qualche omissione qua e là sta veramente andando forte, complice vespa lecca**lo perfetto.
Always the beautiful answer who asks a more beautiful question
Se qualcuno sta guardando porta a porta berlusconi sta facendo una figura della madonna. Con qualche "piccola" bugia e qualche omissione qua e là sta veramente andando forte, complice vespa lecca**lo perfetto.
Vespa ha a bava alla bocca, sia per le slinguate, sia per la bile che ha dovuto accumulare in questi giorni. Il Berlusca straparla, certo, ma il popolo bue si berrà ogni cosa, come sempre ha fatto
ROMA - La vera «distorsione» dell'informazione sta nel fatto che «la Rai, pagata con i soldi dei cittadini, è l'unica azienda televisiva al mondo che attacca una sola parte politica, la maggioranza di governo». Non ha affrontato solo il tema della ricostruzione post-sisma in Abruzzo Silvio Berlusconi, ospite di Porta a Porta. Il premier ha puntato il dito contro la Rai rispondendo a una domanda di Bruno Vespa, che gli chiedeva se non provochi una distorsione nel sistema dell'informazione il fatto che il presidente del Consiglio, oltre ad esercitare la sua influenza, come altri nel passato su viale Mazzini, sia proprietario anche delle tre maggiori reti private. Berlusconi ha citato in particolare «tutte le trasmissioni» di informazione, da Annozero a Ballarò a Report, «tutte trasmissioni contro la mia parte politica e contro di me», ha voluto sottolineare il premier. «Io ormai - ha aggiunto - non guardo nemmeno più la televisione, perché per la Rai sembra che Berlusconi sia diventato il simbolo di ogni male. Ma gli italiani lo sanno e, per questo, mi assegnano il 68,4% del consenso». Per questo, secondo il premier, «la manifestazione per la libertà di stampa che la sinistra promuove è veramente il contrario della realtà: siamo circondati nella stampa, nella tv, nella politica da troppi farabutti» è stato l'affondo di Berlusconi. CONFLITTO DI INTERESSI - «Se si riuscisse a individuare una serie di trasmissioni o azioni di attacco politico sulle reti Mediaset, allora si potrebbe dire» che c’è un conflitto d’interesse per il premier, ha continuato Berlusconi. «Mediaset tratta tutti allo stesso modo, quindi si tratta di accuse comiche. Dire che in Italia c’è un pericolo per la libertà di stampa» dimostra secondo il Cavaliere «uno spirito antiitaliano», significa «diffamare la stampa e la democrazia»: «tutti i cittadini italiani di buonsenso credo che condannino questo atteggiamento delinquenziale nei confronti degli interessi di tutti noi e si sappiano regolare nell’orientare le loro letture» ha concluso il presidente del Consiglio. DE GASPERI E FINI - In tv Berlusconi è tornato anche sui successi del suo governo: «Non ho sbagliato - ha detto - quando ho affermato che il mio governo è stato il migliore della storia d'Italia»: quanto fatto dai governi di Alcide De Gasperi, «un padre della patria che ha svolto un compito difficile, in politica interna non è paragonabile a quanto svolto dal mio governo, che in questi 15 mesi è stato il migliore di qualunque altro». In tv il premier è tornato anche sui suoi rapporti con il presidente della Camera Gianfranco Fini. «Non ci sono problemi da parte mia. È una situazione che è stata evocata dal presidente della Camera. Io non ho problemi riguardo al funzionamento del Pdl. Ci sono due concezioni diverse in campo» ha sottolineato.
In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte. ma_75@bodyweb.com
Vespa ha a bava alla bocca, sia per le slinguate, sia per la bile che ha dovuto accumulare in questi giorni. Il Berlusca straparla, certo, ma il popolo bue si berrà ogni cosa, come sempre ha fatto
Più che utilizzare balle spaziali (di quelle si occupa già vespa benissimo) berlusconi sta omettendo un sacco di roba in ogni discorso, ma riesce a dare a ogni frase una coerenza e una completezza rara a sentirsi. In una trasmissione amica il compito sarà anche facilitato ma come politico sta davvero facendo un figurone.
Always the beautiful answer who asks a more beautiful question
Berlusconi era l'unico che poteva dare un futuro all'abruzzo.
15 settembre 2009
Il miglior presidente del Consiglio che l’Italia abbia mai avuto negli ultimi 150 anni va ripetendo in giro che la consegna di 47 chalet a 200 dei trentamila sfollati per il terremoto d’Abruzzo dopo appena 162 giorni rappresenta “il cantiere più grande del mondo”, nonché l’opera di ricostruzione più rapida e imponente della storia dell’umanità. Anche meglio della muraglia cinese e della piramide di Cheope. Non parliamo poi della bonifica delle paludi pontine e della battaglia del grano, che gli fanno un baffo.
A tenergli bordone c’è l’eccellentissimo Guido Bertolaso, il gran ciambellano della Protezione Civile nonché “uomo della Provvidenza” che tutto il mondo ci invidia perché senza di lui non sapremmo proprio come fare: anche lui si loda e si imbroda a proposito della ricostruzione più rapida e imponente eccetera. La stampa al seguito registra e rilancia. Peccato che non sia più in vita Indro Montanelli, che dopo il terribile sisma del 1980 in Campania e Basilicata, raccolse tra i lettori del suo Giornale (quello vero, non la tetra parodia oggi in edicola) un bel po’ di quattrini e consegnò ai terremotati di Castelnuovo di Conza un intero villaggio di nuove case, il “Villaggio Il Giornale”, inaugurato insieme all’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini 170 giorni dopo il sisma. Cioè soli 8 giorni dopo l’attuale ricostruzione più imponente e più rapida eccetera.
Ma ci fu anche chi arrivò molto prima: lo staff di Giuseppe Zamberletti, democristiano lombardo concreto ed efficiente, che senza essere sottosegretario a nulla, ma in veste di commissario straordinario di governo, mise a frutto l’esperienza maturata nel 1976 in Friuli e riuscì a consegnare 150 chalet (identici ai 45 inaugurati ieri dal premier, anche se a pagarli è stata la provincia autonoma di Trento, governata da Lorenzo Dellai, centrosinistra) alla popolazione di Ariano Irpino, che aveva appena pianto 300 morti, riuscendo a seppellirli solo tre settimane dopo. Quando avvenne la consegna? Qualcuno, sentita la premiata ditta B&B, nel senso di Berlusconi & Bertolaso, dirà: sicuramente non prima di 170 giorni, altrimenti gli annunci del presidente del Consiglio e del capo della Protezione civile sarebbero nient’altro che balle. E i giornali che le registrano senza batter ciglio sarebbero nient’altro che uffici stampa. Bene, tenetevi forte: Zamberletti consegnò ad Ariano i primi prefabbricati appena 60 giorni dopo il terremoto e le 150 casette con giardino dopo soli 122 giorni, dando un tetto permanente a 450 persone: la metà dei superstiti. Cioè impiegò ben 40 giorni in meno della ricostruzione più imponente e rapida eccetera, per fare il triplo del migliore presidente del Consiglio degli ultimi 150 e del capo della Protezione civile che tutto il mondo ci invidia.
Con tre lievissime differenze, fra il 1980 e oggi. Primo: il terremoto in Campania e Lucania si estese per quasi due regioni intere, fece 3 mila morti (10 volte quelli d’Abruzzo), 9 mila feriti e 300 mila sfollati. Secondo: all’epoca la Protezione civile non esisteva: i soccorsi erano coordinati dalla radio della Rai, con le telefonate in diretta degli amministratori e dei cittadini. Terzo: scalcinata fin che si vuole, l’Italia era ancora una democrazia. E anche il politico più infame avrebbe esitato un po’, prima di pavoneggiarsi a favore di telecamera su un red carpet di cadaveri.
sono sempre più pessimista, ieri ho letto un articolo sul foglio sul parallelismo tra Ottaviano Augusto e Silvio. avevano ragione loro.
indubbiamente il berlusca condivide con ottaviano, vari cesari e personaggi storici una personalità alfa molto spiccata. vi sono tutti i tratti di un silverback di razza, dai fondamentali a quelli più futili, come la goliardia ed istrionismo. devo ammettere che anche il senso di esser al di sopra della legge è un tratto tipico dei silverback, aimè
15 settembre 2009
Il miglior presidente del Consiglio che l’Italia abbia mai avuto negli ultimi 150 anni va ripetendo in giro che la consegna di 47 chalet a 200 dei trentamila sfollati per il terremoto d’Abruzzo dopo appena 162 giorni rappresenta “il cantiere più grande del mondo”, nonché l’opera di ricostruzione più rapida e imponente della storia dell’umanità. Anche meglio della muraglia cinese e della piramide di Cheope. Non parliamo poi della bonifica delle paludi pontine e della battaglia del grano, che gli fanno un baffo.
A tenergli bordone c’è l’eccellentissimo Guido Bertolaso, il gran ciambellano della Protezione Civile nonché “uomo della Provvidenza” che tutto il mondo ci invidia perché senza di lui non sapremmo proprio come fare: anche lui si loda e si imbroda a proposito della ricostruzione più rapida e imponente eccetera. La stampa al seguito registra e rilancia. Peccato che non sia più in vita Indro Montanelli, che dopo il terribile sisma del 1980 in Campania e Basilicata, raccolse tra i lettori del suo Giornale (quello vero, non la tetra parodia oggi in edicola) un bel po’ di quattrini e consegnò ai terremotati di Castelnuovo di Conza un intero villaggio di nuove case, il “Villaggio Il Giornale”, inaugurato insieme all’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini 170 giorni dopo il sisma. Cioè soli 8 giorni dopo l’attuale ricostruzione più imponente e più rapida eccetera.
Ma ci fu anche chi arrivò molto prima: lo staff di Giuseppe Zamberletti, democristiano lombardo concreto ed efficiente, che senza essere sottosegretario a nulla, ma in veste di commissario straordinario di governo, mise a frutto l’esperienza maturata nel 1976 in Friuli e riuscì a consegnare 150 chalet (identici ai 45 inaugurati ieri dal premier, anche se a pagarli è stata la provincia autonoma di Trento, governata da Lorenzo Dellai, centrosinistra) alla popolazione di Ariano Irpino, che aveva appena pianto 300 morti, riuscendo a seppellirli solo tre settimane dopo. Quando avvenne la consegna? Qualcuno, sentita la premiata ditta B&B, nel senso di Berlusconi & Bertolaso, dirà: sicuramente non prima di 170 giorni, altrimenti gli annunci del presidente del Consiglio e del capo della Protezione civile sarebbero nient’altro che balle. E i giornali che le registrano senza batter ciglio sarebbero nient’altro che uffici stampa. Bene, tenetevi forte: Zamberletti consegnò ad Ariano i primi prefabbricati appena 60 giorni dopo il terremoto e le 150 casette con giardino dopo soli 122 giorni, dando un tetto permanente a 450 persone: la metà dei superstiti. Cioè impiegò ben 40 giorni in meno della ricostruzione più imponente e rapida eccetera, per fare il triplo del migliore presidente del Consiglio degli ultimi 150 e del capo della Protezione civile che tutto il mondo ci invidia.
Con tre lievissime differenze, fra il 1980 e oggi. Primo: il terremoto in Campania e Lucania si estese per quasi due regioni intere, fece 3 mila morti (10 volte quelli d’Abruzzo), 9 mila feriti e 300 mila sfollati. Secondo: all’epoca la Protezione civile non esisteva: i soccorsi erano coordinati dalla radio della Rai, con le telefonate in diretta degli amministratori e dei cittadini. Terzo: scalcinata fin che si vuole, l’Italia era ancora una democrazia. E anche il politico più infame avrebbe esitato un po’, prima di pavoneggiarsi a favore di telecamera su un red carpet di cadaveri.
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