Il renminbi è la soluzione, di fatto gli stati uniti restano in piedi perché la Cina continua a fargli credito.
Italiani: egli risorse a Natale
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Secondo me il problema resta politico e non economico....intendo a monte:
Cmq leggevo qui:
Jürgen Habermas è arrabbiato, molto arrabbiato. L'ha presa sul personale. Sbatte violentemente una mano sul tavolo e grida: "Basta!". Non vuole assolutamente vedere l’Europa finire nel cestino della storia. "Parlo da cittadino e preferirei di gran lunga starmene a casa alla mia scrivania. Ma ci sono cose troppo importanti: tutti devono capire che siamo di fronte a una decisione di importanza cruciale, ed è per questo che mi sento così coinvolto in prima persona. Il progetto europeo non può continuare in questo modo così elitario".
L’Europa è il suo progetto, il progetto della sua generazione. A 82 anni Habermas ha voglia di parlare: è su un palcoscenico del Goethe Institute di Parigi. Riferendosi ai debiti sovrani e alla pressione dei mercati, di solito esprime in modo sapiente concetti come questo: "In questa crisi, gli imperativi funzionali e sistemici entrano in collisione tra loro". Talvolta scuote la testa costernato e dichiara: "È semplicemente inaccettabile. Inaccettabile!", riferendosi al diktat dell’Ue e alla perdita della sovranità nazionale della Grecia.
Ma qui torna ad arrabbiarsi sul serio: "Io condanno i partiti politici. La nostra classe politica da tempo è inetta e incapace di aspirare ad altro che non sia la semplice rielezione. È assolutamente priva di sostanza, non ha principi". È nella natura di questa crisi che ogni tanto il filosofo e i politici da bar si ritrovino sullo stesso piano.
Habermas vuole trasmettere questo messaggio ed è*per questo che si trova qui e ha appena scritto un libro – lui lo chiama un “opuscolo” – che il settimanale tedesco Die Zeit ha paragonato al libello “Per la pace perpetua: un progetto filosofico”, scritto da Emmanuel Kant nel 1795. Habermas ha una risposta alla domanda “quale strada devono imboccare democrazia e capitalismo”?
Il suo nuovo libro si intitola Zur Verfassung Europas ("La Costituzione europea”), e in sostanza è un lungo saggio nel quale il filosofo descrive in che modo l’essenza stessa della nostra democrazia sia andata evolvendosi sotto la pressione della crisi e in seguito del panico dei mercati. Habermas afferma che il potere è scivolato dalle mani dei popoli ed è andato a finire in quelle di istituzioni di dubbia legittimità democratica, come il Consiglio europeo. I tecnocrati hanno messo a segno un colpo di stato silenzioso.
Habermas chiama “post-democrazia” il sistema che Merkel e Sarkozy hanno instaurato durante la crisi. In tale sistema il Parlamento europeo non ha praticamente più nessuna influenza. La Commissione europea è in una “strana posizione, è come sospesa”, senza per altro essere responsabile di ciò che fa. Habermas punta il dito soprattutto contro* il Consiglio europeo, che ha dato un ruolo centrale al trattato di Lisbona – da lui ritenuto “anomalo”. Per il filosofo infatti il Consiglio è un’“istituzione di governo che fa politica senza essere autorizzata a farla”.
A questo punto dovremmo anche aggiungere che Habermas non è*un insoddisfatto, un pessimista, un profeta del disfattismo: anzi, teoricamente è un ottimista ed è proprio questo a renderlo un fenomeno raro in Germania. Habermas crede veramente nella ragione umana e nella vecchia, ordinata democrazia. Crede veramente in una sfera pubblica al servizio del progresso.
Anche per questo Habermas ha osservato con gioia il pubblico presente alla serata parigina di metà novembre. Mentre gli attivisti del movimento Occupy si rifiutano di formulare una richiesta precisa, Habermas esprime nei minimi dettagli perché ritiene che il progetto civilizzante europeo non possa essere lasciato fallire, e per quale motivo la “comunità globale” debba necessariamente riconciliare la democrazia col capitalismo. D’altro canto il movimento Occupy e il filosofo non sono poi così distanti tra loro. Si tratta, in sostanza di una divisione del lavoro, tra analogico e digitale, tra dibattito e azione.
Mentre sorseggia un bicchiere di vino bianco dopo il dibattito, Habermas racconta: "A un certo punto, dopo il 2008, ho capito che il processo di espansione, integrazione e democratizzazione non avanza automaticamente, ma è reversibile, e che per la prima volta nella storia dell’Ue stiamo assistendo allo smantellamento della democrazia. Non credevo che una cosa del genere fosse possibile. Siamo arrivati a un bivio".
"L’élite politica non ha interesse a spiegare alla popolazione che a Strasburgo si prendono decisioni importanti: si limita a temere di perdere il proprio potere", dichiara. Ciò serve a capire perché il filosofo prenda la questione europea così sul personale: la cosa ha molto a che vedere con la cattiva Germania del tempo che fu e la buona Europa del domani; con la trasformazione del passato in futuro, con un continente che un tempo era lacerato dal senso di colpa e adesso si trova dilaniato dai debiti.
L'alternativa esiste
Questa è*la sua visione: "I cittadini di ogni singolo paese, che finora hanno dovuto accettare la riallocazione delle responsabilità al di là dei confini sovrani, in qualità di cittadini europei potrebbero far pesare la loro influenza democratica sui governi che al momento agiscono nell’ambito di una zona grigia costituzionale".
Il filosofo non considera l’Ue come una confederazione indipendente di stati o una federazione tout court, ma come qualcosa di totalmente nuovo: un edificio legale che i popoli europei hanno deciso di creare in concertazione con i cittadini europei, escludendo intenzionalmente i reciproci governi. Ciò naturalmente esclude la base di potere di Merkel e Sarkozy.
Secondo Habermas esiste un’alternativa allo spostamento furtivo di poteri al quale stiamo assistendo in questo periodo. I media devono aiutare la cittadinanza a capire l’enorme influenza che l’Ue esercita sulle loro vite. I politici dovrebbero capire l’enorme pressione che subirebbero se l’Europa facesse fiasco. L’Ue dovrebbe essere democratizzata.
"Se il progetto europeo fallirà", dice Habermas, "bisognerà capire quanto tempo occorrerà per tornare allo status quo precedente. Non dimentichiamo cosa accadde con la rivoluzione tedesca del 1848: quando fallì ci vollero cento anni per tornare al medesimo livello di democrazia di prima". (traduzione di Anna Bissanti)
Che successe?(lo so ignorante)I guai da pignàta i sapa a cucchijàra chi i manìja.
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Originariamente Scritto da gorgone Visualizza Messaggiobisognerebbe leggere bene, se il divieto è solo di tornare alla vecchia moneta, potremmo aderire al dollaro, ad esempio.
comunque sartorio non sono sicuro che la germania sarebbe sempre la germania. siamo il primo (o secondo?) partner commerciale: se la lira diventa carta straccia la convenienza ad importare sparisce. la germania gongola perché l'euro sottovalutato (per la sua economia e bilancia) le permette di avere sussidi (gratis) alle esportazioni, a scapito nostro e di altri paesi importatori che invece hanno un euro enormemente sopravvalutato.
poi che farebbe meno fatica di noi a risollevarsi sono d'accordo, ma non la vedrei rosea per nessuno.
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ubs che stima il calo del pil al 50% nel caso di uscita dell'italia dall'euro (calo del pil dell'italia), mi pare stimi il calo del pil della germania, sempre il primo anno, al 25% se fosse la germania ad uscire.
era sul sole24ore qualche mese fa, non so se, da allora, la germania si sia tutelata in qualche modo o se sia anche solo possibile tutelarsi, per dire, lo ignoro.
---------- Post added at 17:25:36 ---------- Previous post was at 17:23:50 ----------
trovato
la Germania potrebbe ottenere modifiche dei trattati in senso a lei favorevole. In questo caso ci sarebbe una massiccia fuga di capitali, stavolta verso la Germania. Un'uscita della Germania, inoltre, destabilizzerebbe la parte rimanente dell'Eurozona, con probabile disintegrazione finale. Peraltro, anche il Paese forte subirebbe un pesante shock negativo: le sue banche vedrebbero svalutarsi le loro attività estere e l'export subirebbe un danno pesantissimo in termini di competitività. L'analisi di Ubs suggerisce che un Paese forte, come la Germania, potrebbe subire una perdita nel primo anno pari al 20-25% del Pil.
http://www.ilsole24ore.com/art/comme...4019_PRN.shtml
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Originariamente Scritto da PrinceRiky Visualizza Messaggio
comunque sartorio non sono sicuro che la germania sarebbe sempre la germania. siamo il primo (o secondo?) partner commerciale: se la lira diventa carta straccia la convenienza ad importare sparisce. la germania gongola perché l'euro sottovalutato (per la sua economia e bilancia) le permette di avere sussidi (gratis) alle esportazioni, a scapito nostro e di altri paesi importatori che invece hanno un euro enormemente sopravvalutato.
poi che farebbe meno fatica di noi a risollevarsi sono d'accordo, ma non la vedrei rosea per nessuno.Originariamente Scritto da gorgoneil capitalismo vive delle proprie crisi.
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come sempre è opportuno fare i confronti anche in termini unitari: un -50% del pil italiano vale 1 trilioni di dollari; un -25% del pil tedesco vale 0,83 trilioni di dollari. che procapita è -16,5mila euro a testa per un italiano, contro i circa 10mila euro per un tedesco.Last edited by PrinceRiky; 06-12-2011, 18:56:51.
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Originariamente Scritto da PrinceRiky Visualizza Messaggiocome sempre è opportuno fare i confronti anche in termini unitari: un -50% del pil italiano vale 1 trilioni di dollari; un -25% del pil tedesco vale 2,5 trilioni di dollari. che procapita è -16,5mila euro a testa per un italiano, contro i -30,6mila euro per un tedesco.Originariamente Scritto da gorgoneil capitalismo vive delle proprie crisi.
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Originariamente Scritto da Sartorio Visualizza MessaggioChe detto in altre parole significa che una Germania senza il 25% del pil ha ancora una dimensione economica più di tre volte e mezzo l'Italia col pil intonso.
un -50% e un -25% rispettivamente di italia e germania, porterebbe il rapporto al 41% con il pil tedesco 2,4 volte quello italiano.
sicuramente l'italia se la vedrebbe peggio, ma la germania non starebbe benissimo. con tutto che potrebbe riprendersi più in fretta, questo sicuramente.
il pil pro capite non è tanto diverso (siamo sui 30 e 36k l'anno), la differenza è che i tedeschi sono oltre 80 milioni (contro poco più di 60 dell'italia) e la distribuzione della ricchezza è molto più alta. 15k euro in meno su uno che prende 30 mila euro è diverso se la stessa cifra la applichi ad uno che ne prende 100, insomma.Last edited by PrinceRiky; 06-12-2011, 18:59:17.
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Ok, quindi il 25% del pil tedesco sono 0,8 trilioni, non 2,5, il pil procapite è ininfluente, non coincide con il reddito, ed i lavoratori tedeschi sono più di 40 milioni
Non avevo visto gli edit, grosso modo diciamo la stessa cosa, la germania ne risentirebbe sicuramente, come tutti, ma pure senza considerare l'attitude tedesca, tenendo conto della forza lavoro doppia e del debito pubblico, che presumo sia minore del nostro, subirebbero conseguenze pratiche abbastanza diverse.Last edited by Sartorio; 06-12-2011, 19:09:51.Originariamente Scritto da gorgoneil capitalismo vive delle proprie crisi.
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Originariamente Scritto da PrinceRiky Visualizza Messaggioè molto più indicativo del reddito in germania che in italiaOriginariamente Scritto da gorgoneil capitalismo vive delle proprie crisi.
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Originariamente Scritto da Sartorio Visualizza MessaggioStessa cosa se regalasse ad un noto spacciatore pugliese mezzo milione di euro in beneficenza.
Non sto nè scherzando nè nulla, ho un caro amico -se dicessi il nome lo conosceresti anche tu, perchè è noto a livello nazionale nella sua professione-, che lo ha visto fare coi suoi occhi.
Tessera N° 6
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