Originariamente Scritto da Sean
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In cosa differiscono le due metodiche? Qualcuno potrebbe ostinatamente rispondere "nel fatto che, seguendo la temperatura basale, si rispetta il ciclo fisiologico del mestruo femminile". Bene, allora con il coito interrotto cosa rispettiamo? E' un'altra pratica su cui la Chiesa da una pacca sulla spalla, di assenso.
Ed ancora: sinceramente, ripassando mentalmente tutta la trasposizione verbale del Messaggio, non riesco a ricordare nessun passaggio che possa demonizzare il condom per se. Il senso che si trae dal Messaggio, appunto, è di vivere anche la sessualità come finestra per avvicinarsi all'altro/a, piuttosto che innalzare mura più alte tra il proprio Io ed il resto dell'Essere (il prossimo). Sotto quest'ottica, un condom rimane un mezzo: in base alla volontà che lo manipola, può esser espressione d'amore (la finestra) o strumento di dannazione (le mura) -alienazione è un termine più digeribile per i non credenti-.
Proseguendo su questo binario, veniamo addirittura condotti ad una responsabilità circa lo sviluppo sostenibile, in buona fede, della civiltà umana: la crescita esponenziale conosciuta in passato alle nostre latitudini, oggi porterebbe all'oblio della razza umana sul globo. Questa crescita esponenziale è oggi appannaggio del terzo e quarto mondo, e nello svilupparsi lì di una sana cultura contraccettiva, secondo grazia di Dio, io non riesco a vedere il Male.
Ritornando, in circolo, alle argomentazioni iniziali, io son del parere che in Humanae Vitae si apprezzi tutto il disagio di Pietro nell'era di Techne: disagio dovuto non ad un conflitto sostanziale, ma piuttosto ad uno formale. E -questa è una mia umile opinione- occorrerebbe tutta la "santità" di Pietro per venire in soccorso alla sua "umanità" ed avere il coraggio di far parlare il Messaggio all'Uomo nell'era di Techne: io, in Humanae Vitae ed la sua evoluzione concettuale, ho notato tentennamenti, timori ed infine uno scarico della resposabilità più greve.
Il Messaggio vorrebbe anche esser il filtro tramite cui l'Uomo interpreta la dimensione in cui si aggira
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