La svolta di Obama

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  • ma_75
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    La svolta di Obama

    Si potrà essere d'accordo o meno con lui, ma di certo non si può ignorare che Obama abbia, oggi, il coraggio di fare in America una vera politica rivoluzionaria. Nel momento in cui la crisi è più dura, anzichè (come ad esempio da noi) richiamarsi ad un contenimento della spesa pubblica, invitando ciascuno a salvarsi con le proprie forze e peggio per chi non ce la farà, decide la più grossa politica di investimenti pubblici dalla seconda guerra mondiale. Una politica economica che si sostanzia in enormi investimenti nel settore dell'istruzione, della sanità pubblica, della rivoluzionr energetica pulita, degli aiuti ai settori trainanti dell'economia americana in crisi (ad esempio il mercato dell'auto) e, nel contempo, alle famiglie in crisi (sussidi per chi ha perso il lavoro). E' stato detto che si tratta della prima vera rivoluzione di sinistra della storia americana, credo, invece, si tratti della prima svolta sociale della politica americana. Significativo che la patria del mercato, dell'impresa individuale, riscopra lo stato come tutela dei cittadini, come paracaudte della crisi. Ovviamente i lobbisti (ad esempio quelli legati alla sanità privata e alla produzione di armi, per i quali sono stati tagliati i generosi sostegni dell'amministrazione Bush) azzannano ai garretti il presidente il quale, tuttavia, pare, al momento, andare diritto per la propria strada, conscio di dover rispondere solo agli elettori che gli hanno accordato la fiducia esattamente perchè prometteva ciò che ora fa (anche qui, noi, avremmo tanto da imparare).
    In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
    ma_75@bodyweb.com
  • ma_75
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    #2
    Vi riposrto due articoli decisamente antitetici. Uno di Panebianco sul Corsera che accusa Obama di cancellare il sogno americano in nome di una sorta di socialismo e si pone come avvoltoio sulla testa del presidente ed uno di Scalfari che, invece, ritiene il percorso di Obama vincente a confronto dell'immoblismo europeo.

    Usa, i pericoli del nuovo corso


    di Angelo Panebianco


    No, we cannot. L'inquietudine e le preoccupazioni per i primi passi dell'Amministrazione Obama, per il modo in cui il nuovo Presidente americano sta reagendo alla crisi economica, crescono fra gli osservatori. Tutti sappiamo che le decisioni dell'America ci riguardano, che la crisi mondiale, là cominciata, può finire solo se l'America farà le scelte giuste contribuendo a ricostituire la fiducia perduta dei mercati e ponendo le condizioni per il rilancio, in tutto il mondo, della crescita. Il dubbio che serpeggia è che il nuovo Presidente possa non rivelarsi all'altezza, che la Presidenza Obama possa un domani, quando verrà il momento dei bilanci, mostrare di avere qualcosa in comune con l'Amministrazione (repubblicana) di Herbert Hoover, la quale, con le sue scelte sbagliate, aggravò la crisi seguita al crollo di Wall Street del 1929.
    Certo è che fin qui i mercati hanno reagito con scetticismo o addirittura negativamente a tutti gli annunci e a tutte le decisioni prese dall'Amministrazione. Ciò nonostante, Obama sembra deciso a pagare le cambiali contratte in campagna elettorale con la sinistra americana: piano sanitario nazionale, rivoluzione verde, massicci investimenti pubblici, tasse più elevate per gli alti redditi. La dilatazione della spesa pubblica implica un cambiamento epocale, il passaggio a una fase di forte presenza statale nella vita economica e sociale americana. Ma è proprio quella la ricetta giusta per rassicurare i mercati e rilanciare consumi e investimenti? Se lo sarà, la Presidenza Obama risulterà un successo e non solo l'America ma tutto il mondo ne verranno beneficiati. Altrimenti, la crisi si aggraverà e ci vorranno molti più anni di quelli che oggi gli esperti prevedono per uscirne. Nell'attesa, possiamo però già valutare alcune conseguenze che la crisi, e le prime risposte dell’Amministrazione Obama, stanno determinando in tutto il mondo.
    Tramonta rapidamente l'immagine di un'America che doveva il suo grande dinamismo alla valorizzazione massima dell'iniziativa individuale e che, come tale, si proponeva quale modello da imitare per le altre società. Se anche l'America «sceglie» lo Stato, il massiccio intervento pubblico, cosa possono fare quelle società che hanno sempre avuto una fiducia assai minore nelle virtù dell'individualismo, nelle benefiche conseguenze collettive della valorizzazione della libertà individuale? Due aspetti delle risposte, pur fra loro assai differenziate, che i governi, americano ma anche europei, stanno dando alla crisi, dovrebbero essere attentamente valutate. Il primo riguarda la pericolosa rotta di collisione che, in situazione di crisi, può determinarsi fra le ragioni dell'economia e quelle della democrazia. La logica economica, in queste situazioni, può entrare in conflitto con la logica politica.
    I governi prendono decisioni volte a rassicurare l'opinione pubblica e a sostenere, con politiche pro-occupazione e misure di segno egualitario (più tasse sui ricchi), il consenso nazionale, decisioni che tuttavia possono aggravare o prolungare nel tempo la crisi. Blandire Main Street (l'uomo della strada) scaricandone tutti gli oneri su Wall Street può essere un'ottima mossa politica nel breve termine, ma i costi di medio e lungo termine potrebbero rivelarsi assai elevati. Il secondo aspetto riguarda gli effetti sugli atteggiamenti culturali diffusi. Nel momento in cui si radica l'idea secondo cui il mercato è il «Dio che ha fallito», si afferma per ciò stesso la pericolosa illusione che la salvezza possa venire solo dallo Stato. Si dimentica il fatto essenziale che tanto il mercato quanto lo Stato, in quanto istituzioni umane e per ciò imperfette, possono fallire ma che i fallimenti dello Stato sono in genere assai più catastrofici di quelli del mercato. Quando il mercato fallisce provoca grandi, ancorché temporanee, sofferenze (disoccupazione, drastica riduzione del tenore di vita delle persone, povertà).

    I fallimenti dello Stato, per contro, si chiamano compressione delle libertà (sempre), oppressione politica (spesso) e, nei casi estremi, tirannia e guerre. Oggi, i Robin Hood di tutto il mondo (i nostri, i Robin Hood italiani, sono addirittura entusiasti) lodano Obama che toglie ai ricchi per dare ai poveri. Finalmente, come si sente continuamente ripetere, lo «strapotere del mercato» è finito. Dimenticando che quello «strapotere» ci ha dato decenni di crescita economica impetuosa con molte ricadute virtuose in ambito politico (si pensi a quanto si è diffusa e radicata nel mondo la forma di governo democratica). Tornare all'epoca dello «strapotere dello Stato» è certo un'idea attraente per coloro che detestano il mercato, e la competizione che ne è l'essenza. Ma che succede se lo strapotere dello Stato impedisce di rilanciare la crescita, e ci fa precipitare in un mondo di conflitti neo-protezionisti? Lo sceriffo di Nottingham sarà pure stato sconfitto ma non resterà, a quel punto, abbastanza bottino per sfamare i poveri.

    La svolta dell'America
    la crisi dell'Europa


    di EUGENIO SCALFARI



    SAPPIAMO, ce lo dicono tutti i dati consuntivi e preventivi, che la crisi economica globale è entrata nella fase culminante, articolata in vari livelli e in vari scacchieri geopolitici. I vari livelli riguardano l'insolvenza del sistema bancario internazionale, la caduta mondiale della domanda di beni e servizi (materie prime, beni durevoli, generi di consumo), la restrizione dell'offerta e quindi degli investimenti come ovvia conseguenza della crisi della domanda, la deflazione, l'ingolfo del credito. Si tratta d'una catena ogni anello della quale è intrecciato agli altri e con essi interagisce generando una atmosfera di sfiducia e di aspettative negative che si scaricano sulle Borse e sul drammatico ribasso dei valori quotati. I diversi scacchieri geopolitici presentano aspetti specifici nell'ambito di un quadro generale a fosche tinte.

    L'epicentro è ancora (e lo sarà per molto) in Usa e coinvolge le banche, le imprese, la domanda, il reddito, l'occupazione. Il nuovo Presidente ha imboccato decisamente la strada del "deficit spending" in dosi mai verificatesi prima nella storia americana se non nei quattro anni di guerra tra il 1941 e il 1945. L'entità della manovra di bilancio dell'anno in corso ammonta alla cifra da fantascienza di 4 trilioni di dollari, che si ripeterà con una lieve diminuzione nel 2010. Il bilancio federale, già in disavanzo di mille miliardi, arriverà quest'anno a 1750.

    Si tratta di cifre fantastiche ma appena sufficienti a puntellare l'industria, il sistema bancario e la domanda dei consumatori. Purtroppo i primi effetti concreti si verificheranno nel secondo trimestre dell'anno, un tempo breve in stagioni di normalità ma drammaticamente lungo nel colmo della "tempesta perfetta" che stiamo attraversando.



    Per colmare questa inevitabile sfasatura temporale Obama ha alzato l'asticella degli obiettivi e, oltre a quelli macroeconomici, ha inserito riforme strutturali e una redistribuzione sociale del reddito senza precedenti. E' il caso di dire che si è bruciato gli ormeggi alle spalle affrontando lo scontro con i ceti più ricchi, minoritari nel numero ma maggioritari nel possesso e nel controllo della ricchezza e del potere sociale. Neppure Roosevelt era arrivato a tanto e non parliamo di Kennedy e neppure di Clinton. Questa cui stiamo assistendo è la prima vera svolta a sinistra degli Stati Uniti d'America; l'intera struttura economica, sociale e culturale del paese è infatti sottoposta ad una tensione senza precedenti, i cui effetti non riguardano soltanto i cittadini americani ma coinvolgono inevitabilmente l'Europa e l'Occidente nella sua più larga accezione. "Quando la casa minaccia di crollare - ha detto Obama parlando al Congresso - non ci si può limitare a riverniciare di bianco le pareti ma bisogna ricostruirla dalle fondamenta". Noi siamo tutti partecipi di questa rifondazione che si impone anche all'Europa.

    * * *

    Separare il nostro vecchio continente dall'epicentro della "tempesta" americana è pura illusione. Se cadessero in bancarotta le grandi banche americane, se chiudessero i battenti le grandi compagnie automobilistiche, se l'insolvenza del sistema Usa uscisse di controllo, l'economia europea sarebbe risucchiata nello stesso turbine. Su questo punto è pericoloso illudersi. Chi pensa che l'Europa stia meglio dell'America, chi farnetica che l'Italia sia più solida degli altri Paesi dell'Unione, non infonde fiducia, al contrario alimenta l'irresponsabilità e l'incertezza. Non capovolge le aspettative ma anzi le peggiora.

    L'Europa ha scoperto da pochi giorni un bubbone di dimensioni devastanti insediato al proprio interno: l'insolvenza di tutti i Paesi dell'Est del continente, alcuni già dentro Eurolandia, altri ai confini. Si tratta dei tre Paesi baltici, della Polonia, dell'Ungheria, della Romania, della Bulgaria, della Repubblica Ceca, dell'Ucraina, dei Paesi balcanici: Serbia, Croazia, Albania, Macedonia, ai quali vanno aggiunti la Grecia e l'Irlanda.

    Questi paesi sono stati ricostruiti e rimodellati sull'economia di mercato grazie a massicci investimenti privati provenienti dall'Europa occidentale e da finanziamenti altrettanto massicci di banche occidentali. L'Austria ha impegnato in questa direzione gran parte delle sue risorse finanziarie e così la Svezia. Di fatto l'economia di questi due paesi è ormai legata a filo doppio con il destino dell'Est europeo, ma un coinvolgimento importante riguarda anche il sistema bancario tedesco.

    Bastano questi cenni per capire che la crisi dell'Est, se non arginata entro le prossime settimane, può avere effetti devastanti sull'intera Unione europea, già fortemente scossa in Spagna, in Irlanda e in Gran Bretagna. E' di ieri la notizia che tre istituzioni finanziarie internazionali hanno stanziato complessivamente 24 miliardi di euro destinati a soccorrere i paesi dell'Est.

    C'è da augurarsi che si tratti di risorse immediatamente disponibili perché il cosiddetto effetto annuncio è ormai privo di valore. Ma si tratta comunque d'una cifra assolutamente insufficiente, visto che le dimensioni globali della crisi dell'Est si calcola nell'ordine di 200 miliardi di euro. L'operazione annunciata ieri ne coprirebbe un ottavo, cioè il 12 per cento. Ci vuole dunque uno sforzo ben più consistente, che è inutile chiedere ai singoli paesi. Deve intervenire l'Unione europea e al suo fianco il Fondo monetario internazionale.

    I "meeting" tra i capi di governo dell'Unione hanno preso ormai un ritmo settimanale imposto dalle circostanze, ma sarebbe opportuno che da queste consultazioni uscissero decisioni concrete. Finora abbiamo avuto soltanto reiterate quanto inutili dichiarazioni di principio e progetti su nuove regole mondiali relegate in un futuro assai lontano. Parole inutili, progetti privi di attualità. Speriamo che l'incontro di oggi sia all'altezza dei pericoli che incombono.

    Queste assai labili speranze hanno un solo modo per diventare concrete: un rifinanziamento massiccio e straordinario dell'Unione europea da parte dei paesi membri. Per avere senso, non meno di 100 miliardi di euro. Ma gran parte dei paesi membri non hanno nemmeno gli occhi per piangere. Quelli che hanno ancora qualche ragionevole capacità sono soltanto due: la Germania e la Francia. Se vorranno compiere questo sforzo assumeranno una nuova responsabilità e potranno reclamare un potere aggiuntivo all'interno dell'Unione, al di là dei trattati e dei regolamenti. Bisogna esser consapevoli di questa situazione, altrimenti continueremo a perderci in una fitta nebbia di chiacchiere e la "tempesta perfetta" europea si aggiungerà a quella americana con effetti di irrimediabile devastazione.
    In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
    ma_75@bodyweb.com

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    • Gary
      Queen Of The Balls - Ex Mod.
      • Mar 2007
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      • Tempio Pausania
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      #3
      Sono sempre stato scettico su ciò che Obama dice di fare o di poter fare, sarà che la mia famiglia ha sempre avuto la mentalità dell'americano repubblicano, ma sinceramente vedo molto difficile che possa realmente fare ciò che dice, in primis il ritiro delle truppe nel 2011. L'unica cosa che mi sento di appoggiarli in questo momento, è l'agevolare il popolo nell'orrenda e indicibile questione delle assicurazioni mediche, cosa che se riesce a togliere, sarebbe la vera svolta americana, cosa che toccò anche la mia famiglia e che fu un vero problema, e che è tutt'oggi un problema enorme in america. del resto vedremo, non mi sento a priori di dargli addosso anche se per ora ha cercato di puntare più sull'immagine che su altro
      Originariamente Scritto da modgallagher
      gandhi invece di giocarsi il libretto della macchina si gioca la cartella clinica
      " tra noi sarebbe come abbinare un vino pregiato a un ottimo cibo " ..


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      • BESTIOLINA
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        • Nov 2004
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        • VILLAGGIO PINGUINO
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        #4
        sicuramente un promettente inizio, vedremo se col tempo portera avanti quanto promesso o i vincoli lobbystici lo ridimensioneranno, per il momento comunque le premesse direi che siano ottime, in particolare visto la difficile congiuntura economica in cui si trovano gli USA.

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        • ciccio.html
          lo scacciafregna
          • Oct 2006
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          #5
          la strategia è quella giusta, aumentare il debito pubblico investendo in lavori utili allo Stato (sperando che lo siano davvero) e aumentando così l'occupazione e alla lunga la funzionalità del paese
          però forse una segnalazione "ufficiale" alle autorità te la saresti beccata pure tu.

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          • pina colada
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            • Dec 2007
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            #6
            Originariamente Scritto da ciccio.html Visualizza Messaggio
            la strategia è quella giusta, aumentare il debito pubblico investendo in lavori utili allo Stato (sperando che lo siano davvero) e aumentando così l'occupazione e alla lunga la funzionalità del paese
            L'ulteriore aumento del debito pubblico mi pare un po' eccessivo..
            Oltretutto non è detto che il mercato accolga bene questi annunci.. potrebbe rimanerne scettico senza la possibilità di un ritorno della fiducia.. Comunque a breve vedremo come andranno le cose..
            Sicuramente, Obama almeno ha reagito, a differenza dell'Unione Europea intrappolata nelle sue questioni burocratiche e nell'incapacità di prendere delle decisioni concrete, possibilmente unanimi, da parte degli stati Europei..

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            • Leonida
              Filosofo del *****
              • Nov 2006
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              #7
              la riforma sanitaria sarebbe da sola un successo enorme, sappiamo tutti che il principio che muove il sistema della sanità americano fondato sulle compagnie di assicurazione è disumano.

              sulla politica economica , la strategia di aumentare il deficit forse è l' unica possibile. si cerca di mettere un pò di benzina nel motore per vedere se riparte.
              io rimando scettico, la situazione è molto grave e forse non ne abbiamo piena coscienza.
              Originariamente Scritto da gorgone
              è plotino la chiave universale per le vagine
              Originariamente Scritto da gorgone
              secondo me sono pazzi.

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              • pina colada
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                • Dec 2007
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                #8
                Originariamente Scritto da Leonida Visualizza Messaggio
                la riforma sanitaria sarebbe da sola un successo enorme, sappiamo tutti che il principio che muove il sistema della sanità americano fondato sulle compagnie di assicurazione è disumano.

                sulla politica economica , la strategia di aumentare il deficit forse è l' unica possibile. si cerca di mettere un pò di benzina nel motore per vedere se riparte.
                io rimando scettico, la situazione è molto grave e forse non ne abbiamo piena coscienza.
                Resto anch'io scettica.. e a proposito della questione del servizio sanitario posto questo interessante articolo risalente a quattro mesi fa (10 Novembre 2008)


                "Alla luce della crescita dei costi, della difforme qualità di assistenza e dell’aumento della popolazione non assicurata, vi è un generale consenso che la sanità degli Stati Uniti necessiti di una riforma radicale. In effetti, con una spesa annua pro-capite di 9000 $ anno (più di 4 volte il valore italiano) raddoppiata negli ultimi 10 anni, il sistema sanitario americano presenta oggettivi problemi di sostenibilità, alla vigilia della più profonda crisi economica dal dopoguerra. A sottolineare l’importanza della questione, e l’urgenza di una svolta, da ormai un anno il New England Journal of Medicine, la più prestigiosa rivista medica del pianeta, ha dedicato ampio spazio ai programmi per la nuova sanità degli Stati Uniti.

                Fino a ospitare, il 9 ottobre scorso e con un’impeccabile applicazione della par condicio, un editoriale nel quale John McCain e Barack Obama hanno illustrato la propria ricetta per dare un futuro all’assistenza sanitaria del paese. Al di là dei riflettori puntati sugli spot di Obama o sul look di Sarah Palin, è infatti evidente che su questo tema entrambi i candidati alla Casa Bianca hanno giocato gran parte della loro credibilità politica, e non si è trattato di un aspetto secondario nella scelta per Obama. Cerchiamo di capire perché.

                La sanità americana è finanziata attraverso un sistema basato su piani assicurativi privati (plans) che possono gestire in proprio strutture e servizi (health management organizations, HMOs) o acquistare sul mercato le prestazioni richieste da erogatori convenzionati (preferred-provider organizations, PPOs). Per i dipendenti di aziende medio-grandi, i plans sono acquistati come parte del pacchetto retributivo dal datore di lavoro, il quale sceglie i contenuti della polizza e l’estensione della copertura assicurativa. Vi sono poi fondi governativi (Medicare, Medicaid) che provvedono a offrire un pacchetto di base ai pensionati ed alle categorie gravemente disagiate. Tutti gli altri cittadini possono acquistare in proprio una polizza sanitaria privata a un costo variabile fra gli 8 e i 12000 $ per persona.

                Indipendentemente dalla modalità di accesso, tutti i plans prevedono clausole e franchigie complesse che ne limitano la copertura reale in caso di sinistro, oltre a formule di incremento del premio per i soggetti con malattie croniche (risk-rating). Si comprende quindi come 46 milioni di americani (oltre il 15% della popolazione) siano oggi sprovvisti di qualsiasi assicurazione sanitaria. Inoltre, l’aumento della spesa sanitaria incide direttamente sul costo del lavoro e, nella fase attuale di recessione economica, le aziende devono scegliere fra un impoverimento dei salari e la salute dei dipendenti. Negli ultimi 10 anni la quota delle assicurazioni sanitarie a carico delle imprese è infatti diminuita dal 75 al 70%.

                In questo scenario, il programma di riforme del neopresidente Obama punta essenzialmente su tre aspetti.
                Anzitutto, le imprese che non intendano provvedere alla copertura assicurativa dei propri dipendenti, sarebbero obbligate a pagare una tassa destinata a creare un fondo per l’assistenza dei soggetti non assicurati. Questa alternativa “play or pay” nelle intenzioni mira a liberare risorse per nuovi assistiti disincentivando al tempo stesso l’esposizione dei lavoratori. Nella sostanza, tuttavia, si riduce a una tassa sul lavoro che l’azienda deve compensare riducendo i salari o l’occupazione, in un momento in cui la congiuntura economica imporrebbe il contrario.

                La seconda proposta consiste nell’istituzione di due nuove opzioni destinate a soggetti che non hanno accesso a piani assicurativi standard: un fondo assicurativo federale (simile a Medicare) e un gruppo di acquisto che comprerebbe volumi consistenti di servizi dalle HMO per riproporli sotto forma di plans a prezzi calmierati.

                Le risorse necessarie a finanziare queste assicurazioni pubbliche deriverebbero per la maggior parte dai proventi della tassa sulle imprese che scelgono l’opzione “pay”. Si tratta di un’ipotesi suggestiva e in qualche misura dirompente per lo status quo, introducendo la possibilità per un soggetto pubblico di entrare come concorrente nel mercato assicurativo. Al momento, tuttavia, non esistono stime che consentano di giudicarne la fattibilità.
                Un terzo ambito di intervento, consiste in una più stretta regulation del settore, attraverso una agenzia per la valutazione di efficacia dei servizi e un controllo dei sistemi di riassicurazione e franchigia per gli assistiti con malattie croniche.
                Per quanto è dato di sapere al momento, pare difficile che un’estensione delle garanzie non finisca a breve per aumentare i costi dei plans, gravando sui premi pagati dal cittadino.

                In sintesi, come ha osservato un editoriale di Joseph R. Antos sulle pagine dello stesso New England, la politica di Obama (ma anche la deregulation di McCain) consiste in una serie di proposte che “alleviano i sintomi ma non curano la malattia latente che colpisce il sistema sanitario statunitense: il complesso di incentivi perversi che spingono la spesa a una crescita inesorabile, rendendo le polizze sanitarie inaccessibili a milioni di cittadini e influenzando (o manipolando) la stessa pratica clinica”. Nei confronti di questo cancro, le generiche indicazioni programmatiche riguardanti la semplificazione amministrativa, l’informatizzazione dei dati clinici, il coinvolgimento dell’industria farmaceutica suonano come palliativi che non intaccano sostanzialmente un sistema di mercato fortemente radicato nell’economia del Paese e alla base delle più potenti lobby che sostengono l’establishment politico e finanziario. Dalle prime mosse del neo-presidente si potrà giudicare se, oltre all’estetica, vi sia anche la capacità etica di dare sostanza alle riforme anche nel delicato settore della salute.

                (Luca Munari - Ass. Medicina e Persona)


                Punti qualificanti del programma di Barack Obama (dalla campagna elettorale)
                • Tassa per i datori di lavoro che non offrono piani sanitari ai dipendenti (escluse le piccole aziende)
                • Creazione di un’assicurazione sociale governativa (analoga al fondo Medicare riservato agli anziani) riservata ai dipendenti di piccole aziende e ai non assicurati
                • Creazione di un gruppo di acquisto federale per assicurazioni private a prezzi calmierati
                • Assicurazione obbligatoria per i bambini
                • Sussidi ai meno abbienti per l’acquisto di pacchetti sanitari
                • Regulation dei fondi privati contro l’aumento indiscriminato in funzione dello stato di salute
                • Programma federale per sostenere i costi delle imprese nel riassicurare i dipendenti ammalati
                • Risparmi attraverso informatizzazione dei dati sanitari e disease management per le malattie croniche
                • Semplificazione delle procedure amministrative di verifica dei rimborsi
                • Possibilità per Medicare di negoziare direttamente con l’industria farmaceutica
                • Agenzia governativa per la valutazione di efficacia dei servizi"

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                • Sergio
                  Administrator
                  • May 1999
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                  #9
                  Originariamente Scritto da Leonida Visualizza Messaggio
                  la riforma sanitaria sarebbe da sola un successo enorme, sappiamo tutti che il principio che muove il sistema della sanità americano fondato sulle compagnie di assicurazione è disumano.

                  sulla politica economica , la strategia di aumentare il deficit forse è l' unica possibile. si cerca di mettere un pò di benzina nel motore per vedere se riparte.
                  io rimando scettico, la situazione è molto grave e forse non ne abbiamo piena coscienza.
                  Non avete ben chiaro il sistema americano sanitario....

                  1) E' stato scelto su votazione, più di una volta a maggioranza dal popolo americano.

                  2) Mi auguro ci possa essere anche qui il prima possibile.


                  poi se volete possiamo approfondirne i motivi, tralasciando le frasi ad effetto o da bar tipo "ti lasciano morire" , perchè sono ca**ate.



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                  • BESTIOLINA
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                    • Nov 2004
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                    • VILLAGGIO PINGUINO
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                    #10
                    Originariamente Scritto da Sergio Visualizza Messaggio
                    Non avete ben chiaro il sistema americano sanitario....

                    1) E' stato scelto su votazione, più di una volta a maggioranza dal popolo americano.

                    2) Mi auguro ci possa essere anche qui il prima possibile.


                    poi se volete possiamo approfondirne i motivi, tralasciando le frasi ad effetto o da bar tipo "ti lasciano morire" , perchè sono ca**ate.

                    eppoi valli a dire quanto costa une assicurazione base americana che copre piu o meno i servizi del sistema sanitario italiano........ altro che quello che viene depredato a noi

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                    • Sergio
                      Administrator
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                      #11
                      Originariamente Scritto da BESTIOLINA Visualizza Messaggio
                      eppoi valli a dire quanto costa une assicurazione base americana che copre piu o meno i servizi del sistema sanitario italiano........ altro che quello che viene depredato a noi
                      Ecco, farei VERAMENTE due conti, poi vediamo quanto spendono REALMENTE loro, quanto spendiamo REALMENTE noi e VEREMENTE il servizio che poi hanno loro ed abbiamo noi, salvo restando che negli USA non possono esimersi dall'intervenire in qualsiasi caso, specialmente in caso di pericolo e salvo restando che se hai REALMENTE bisogno lo stato interviene e ti sovvenziona fino al 100%.



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                      • Leonida
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                        #12
                        Originariamente Scritto da Sergio Visualizza Messaggio
                        Non avete ben chiaro il sistema americano sanitario....

                        1) E' stato scelto su votazione, più di una volta a maggioranza dal popolo americano.

                        2) Mi auguro ci possa essere anche qui il prima possibile.


                        poi se volete possiamo approfondirne i motivi, tralasciando le frasi ad effetto o da bar tipo "ti lasciano morire" , perchè sono ca**ate.
                        sergio baso la mia valutazione principalmente sulla visione di Sicko, documentario certamente di parte, ma che a me sembrava ben fatto.

                        potremmo parlare magari sul principio per il quale l' esercizio del diritto alla sanità è un business privato, e che quindi l' obiettivo delle assicurazioni è fare utili, la cura effettiva del malato sopravviene come momento secondario all' interno di questa logica. potremmo parlare di tanti altri argomenti ma a chiarire tutto ci sono i numeri e le statistiche che mi propongo di ricercare e postare, se le trovo.

                        sulla questione "democratica" della sanità, la maggioranza non ha sempre ragione. poi mi sembra che obama è stato eletto a furor di popolo anche grazie al proposito di rifondare la sanità.

                        poi la mia rappresentazione può essere benissimo falsata dalla visione del film di Moore, non escludo questa possibilità.
                        Last edited by Leonida; 01-03-2009, 16:32:19.
                        Originariamente Scritto da gorgone
                        è plotino la chiave universale per le vagine
                        Originariamente Scritto da gorgone
                        secondo me sono pazzi.

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                        • Sergio
                          Administrator
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                          #13
                          L'Ho visto, Sicko però, come hai detto tu è mooooooolto di parte, Moore a me piace molto, sensibilizza l'opinione pubblica, ma usa dei metodi sicuramente estremi e poco imparziali, l'ultima cosa che ha fatto di ponderato secondo me era "Bowling a Coloumbine"

                          Negli USA DEVI avere un assicurazione, come qui girare in macchina, il costo è tollerabile per tutti, credimi, se poi in Italia giri senza assicurazione e metti sotto una persona sulle strisce pedonali non ti puoi lamentare che l'avvocato cerca di portarti via la casa, è logico.
                          Dimmi ora sinceramente quanto viene pagato di IVA in Italia ogni anno, miliardi di milioni di euro, ogni cosa che tocchi ha il 20% di iva, la tassa che originariamente doveva sostenere il nostro sistema sociale sanitario.
                          Ora pensa a che razza di BUCO abbiamo tra pensioni false, vecchiette che si fanno controllare 10 volte in un giorno, gente che fa esami o fa questo e quello perchè tanto non costa nulla e gli sprechi abbondano.
                          Poi però, se hai bisogno di un dentista dove vai ? Te lo paghi.
                          Se hai bisogno di fare un esame aspetti 6 mesi o lo fai a pagamento ?
                          Se stai male veramente e vuoi una visita di uno specialista, vai da quello della mutua ?

                          Ed allora perchè non pagare per quello che usi, ti fai un assicurazione e SCEGLI TU il medico dal quale vai, paghi con una piccola franchigia solitamente in percentuale e via, ma hai il servizio che vuoi, a minore costo e lo stato non è SFONDATO dai DEBITI.



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                            #14
                            spero almeno che per quanto riguarda le politiche ambientali-energetiche Obama mantenga le promesse fatte.
                            https://t.me/pump_upp

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                            • pina colada
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                              Originariamente Scritto da Sergio Visualizza Messaggio
                              Ed allora perchè non pagare per quello che usi, ti fai un assicurazione e SCEGLI TU il medico dal quale vai, paghi con una piccola franchigia solitamente in percentuale e via, ma hai il servizio che vuoi, a minore costo e lo stato non è SFONDATO dai DEBITI.
                              Infatti, penso anch'io che sia la scelta migliore

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