Quello che mi stupisce è come si possa pensare di risolvere lo stesso problema con due soluzioni diametralmente opposte: soluzione americana= aumento della spesa pubblica, soluzione europea=taglio alla spesa pubblica.
La svolta di Obama
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Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza MessaggioQuello che mi stupisce è come si possa pensare di risolvere lo stesso problema con due soluzioni diametralmente opposte: soluzione americana= aumento della spesa pubblica, soluzione europea=taglio alla spesa pubblica.
Certo sarebbe una misura auspicabile quella di attuare una politica economica espansiva, il problema è che non lo possiamo fare..
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Originariamente Scritto da pina colada Visualizza MessaggioIl punto è che quella stessa Unione Europea che non sa che cosa fare, che è paralizzata tra dichiarazioni di principio e iter burocratici, ci tiene le mani legate..
Certo sarebbe una misura auspicabile quella di attuare una politica economica espansiva, il problema è che non lo possiamo fare..
L'articolo di Scalfari che ho postato sostiene che, in Euopa, gli unici paesi che si potrebbero permettere, in questa congiuntura, di spendere sono Germania e Francia. Però è anche vero he gli USA sono il paese messo peggio, eppure riescono a programmare un incremento di spesa colossale. Quindi mi chiedo: non possiamo spendere o non vogliamo spendere?In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
ma_75@bodyweb.com
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Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza MessaggioL'articolo di Scalfari che ho postato sostiene che, in Euopa, gli unici paesi che si potrebbero permettere, in questa congiuntura, di spendere sono Germania e Francia. Però è anche vero he gli USA sono il paese messo peggio, eppure riescono a programmare un incremento di spesa colossale. Quindi mi chiedo: non possiamo spendere o non vogliamo spendere?
Noi abbiamo delegato parte della sovranità in materia economia e monetaria a Bruxelles.. Disattendendo i parametri di Maastricht incorreremo in sanzioni.. oltre a commettere l'ennesima figura di m**** rendendo sempre più incerto il nostro futuro in Eurolandia..
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Originariamente Scritto da pina colada Visualizza MessaggioNo, io penso che non possiamo.. gli Stati Uniti sono un paese con totale sovranità nelle questioni di politica economica e monetaria.. sono ben consapevoli di avere un deficit enorme ma si prendono la responsabilità in tutta autonomia di aumentarlo ulteriroemente..
Noi abbiamo delegato parte della sovranità in materia economia e monetaria a Bruxelles.. Disattendendo i parametri di Maastricht incorreremo in sanzioni.. oltre a commettere l'ennesima figura di m**** rendendo sempre più incerto il nostro futuro in Eurolandia..
Anche se al momento ha il problema di risolvere l'insolvenza dei paesi dell'est
PS: ottima idea quella di farli entrare nella UEIn un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
ma_75@bodyweb.com
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Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza MessaggioQuesta responsabilità però potrebbe prendersela la UE nel suo insieme, no?
Anche se al momento ha il problema di risolvere l'insolvenza dei paesi dell'est
PS: ottima idea quella di farli entrare nella UE
L'UE potrebbe prendersela, certo, questa responsabilità.. il problema è che oltre a essere paralizzata, come ho già detto, i due maggiori stati, hanno addirittura la possibilità di aumentare (autonomamente) la loro spesa pubblica, quindi che interesse avrebbero a mettere mano al Trattato di Maastricht, rendendo più concreta la minaccia di un aumento dell'inflazione nel medio-lungo periodo? (Ricordo che la Banca Centrale Europea si ispira alla Bundesbank, il cui principale obiettivo è sempre stato il contenimento dell'inflazione..)
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Originariamente Scritto da pina colada Visualizza MessaggioNo, io penso che non possiamo.. gli Stati Uniti sono un paese con totale sovranità nelle questioni di politica economica e monetaria.. sono ben consapevoli di avere un deficit enorme ma si prendono la responsabilità in tutta autonomia di aumentarlo ulteriroemente..
Noi abbiamo delegato parte della sovranità in materia economia e monetaria a Bruxelles.. Disattendendo i parametri di Maastricht incorreremo in sanzioni.. oltre a commettere l'ennesima figura di m**** rendendo sempre più incerto il nostro futuro in Eurolandia..
pina tu che ne pensi?Originariamente Scritto da gorgoneè plotino la chiave universale per le vagineOriginariamente Scritto da gorgonesecondo me sono pazzi.
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Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza MessaggioVi riposrto due articoli decisamente antitetici. Uno di Panebianco sul Corsera che accusa Obama di cancellare il sogno americano in nome di una sorta di socialismo e si pone come avvoltoio sulla testa del presidente ed uno di Scalfari che, invece, ritiene il percorso di Obama vincente a confronto dell'immoblismo europeo.
Usa, i pericoli del nuovo corso
di Angelo Panebianco
No, we cannot. L'inquietudine e le preoccupazioni per i primi passi dell'Amministrazione Obama, per il modo in cui il nuovo Presidente americano sta reagendo alla crisi economica, crescono fra gli osservatori. Tutti sappiamo che le decisioni dell'America ci riguardano, che la crisi mondiale, là cominciata, può finire solo se l'America farà le scelte giuste contribuendo a ricostituire la fiducia perduta dei mercati e ponendo le condizioni per il rilancio, in tutto il mondo, della crescita. Il dubbio che serpeggia è che il nuovo Presidente possa non rivelarsi all'altezza, che la Presidenza Obama possa un domani, quando verrà il momento dei bilanci, mostrare di avere qualcosa in comune con l'Amministrazione (repubblicana) di Herbert Hoover, la quale, con le sue scelte sbagliate, aggravò la crisi seguita al crollo di Wall Street del 1929.
Certo è che fin qui i mercati hanno reagito con scetticismo o addirittura negativamente a tutti gli annunci e a tutte le decisioni prese dall'Amministrazione. Ciò nonostante, Obama sembra deciso a pagare le cambiali contratte in campagna elettorale con la sinistra americana: piano sanitario nazionale, rivoluzione verde, massicci investimenti pubblici, tasse più elevate per gli alti redditi. La dilatazione della spesa pubblica implica un cambiamento epocale, il passaggio a una fase di forte presenza statale nella vita economica e sociale americana. Ma è proprio quella la ricetta giusta per rassicurare i mercati e rilanciare consumi e investimenti? Se lo sarà, la Presidenza Obama risulterà un successo e non solo l'America ma tutto il mondo ne verranno beneficiati. Altrimenti, la crisi si aggraverà e ci vorranno molti più anni di quelli che oggi gli esperti prevedono per uscirne. Nell'attesa, possiamo però già valutare alcune conseguenze che la crisi, e le prime risposte dell’Amministrazione Obama, stanno determinando in tutto il mondo.
Tramonta rapidamente l'immagine di un'America che doveva il suo grande dinamismo alla valorizzazione massima dell'iniziativa individuale e che, come tale, si proponeva quale modello da imitare per le altre società. Se anche l'America «sceglie» lo Stato, il massiccio intervento pubblico, cosa possono fare quelle società che hanno sempre avuto una fiducia assai minore nelle virtù dell'individualismo, nelle benefiche conseguenze collettive della valorizzazione della libertà individuale? Due aspetti delle risposte, pur fra loro assai differenziate, che i governi, americano ma anche europei, stanno dando alla crisi, dovrebbero essere attentamente valutate. Il primo riguarda la pericolosa rotta di collisione che, in situazione di crisi, può determinarsi fra le ragioni dell'economia e quelle della democrazia. La logica economica, in queste situazioni, può entrare in conflitto con la logica politica.
I governi prendono decisioni volte a rassicurare l'opinione pubblica e a sostenere, con politiche pro-occupazione e misure di segno egualitario (più tasse sui ricchi), il consenso nazionale, decisioni che tuttavia possono aggravare o prolungare nel tempo la crisi. Blandire Main Street (l'uomo della strada) scaricandone tutti gli oneri su Wall Street può essere un'ottima mossa politica nel breve termine, ma i costi di medio e lungo termine potrebbero rivelarsi assai elevati. Il secondo aspetto riguarda gli effetti sugli atteggiamenti culturali diffusi. Nel momento in cui si radica l'idea secondo cui il mercato è il «Dio che ha fallito», si afferma per ciò stesso la pericolosa illusione che la salvezza possa venire solo dallo Stato. Si dimentica il fatto essenziale che tanto il mercato quanto lo Stato, in quanto istituzioni umane e per ciò imperfette, possono fallire ma che i fallimenti dello Stato sono in genere assai più catastrofici di quelli del mercato. Quando il mercato fallisce provoca grandi, ancorché temporanee, sofferenze (disoccupazione, drastica riduzione del tenore di vita delle persone, povertà).
I fallimenti dello Stato, per contro, si chiamano compressione delle libertà (sempre), oppressione politica (spesso) e, nei casi estremi, tirannia e guerre. Oggi, i Robin Hood di tutto il mondo (i nostri, i Robin Hood italiani, sono addirittura entusiasti) lodano Obama che toglie ai ricchi per dare ai poveri. Finalmente, come si sente continuamente ripetere, lo «strapotere del mercato» è finito. Dimenticando che quello «strapotere» ci ha dato decenni di crescita economica impetuosa con molte ricadute virtuose in ambito politico (si pensi a quanto si è diffusa e radicata nel mondo la forma di governo democratica). Tornare all'epoca dello «strapotere dello Stato» è certo un'idea attraente per coloro che detestano il mercato, e la competizione che ne è l'essenza. Ma che succede se lo strapotere dello Stato impedisce di rilanciare la crescita, e ci fa precipitare in un mondo di conflitti neo-protezionisti? Lo sceriffo di Nottingham sarà pure stato sconfitto ma non resterà, a quel punto, abbastanza bottino per sfamare i poveri.
La svolta dell'America
la crisi dell'Europa
di EUGENIO SCALFARI
SAPPIAMO, ce lo dicono tutti i dati consuntivi e preventivi, che la crisi economica globale è entrata nella fase culminante, articolata in vari livelli e in vari scacchieri geopolitici. I vari livelli riguardano l'insolvenza del sistema bancario internazionale, la caduta mondiale della domanda di beni e servizi (materie prime, beni durevoli, generi di consumo), la restrizione dell'offerta e quindi degli investimenti come ovvia conseguenza della crisi della domanda, la deflazione, l'ingolfo del credito. Si tratta d'una catena ogni anello della quale è intrecciato agli altri e con essi interagisce generando una atmosfera di sfiducia e di aspettative negative che si scaricano sulle Borse e sul drammatico ribasso dei valori quotati. I diversi scacchieri geopolitici presentano aspetti specifici nell'ambito di un quadro generale a fosche tinte.
L'epicentro è ancora (e lo sarà per molto) in Usa e coinvolge le banche, le imprese, la domanda, il reddito, l'occupazione. Il nuovo Presidente ha imboccato decisamente la strada del "deficit spending" in dosi mai verificatesi prima nella storia americana se non nei quattro anni di guerra tra il 1941 e il 1945. L'entità della manovra di bilancio dell'anno in corso ammonta alla cifra da fantascienza di 4 trilioni di dollari, che si ripeterà con una lieve diminuzione nel 2010. Il bilancio federale, già in disavanzo di mille miliardi, arriverà quest'anno a 1750.
Si tratta di cifre fantastiche ma appena sufficienti a puntellare l'industria, il sistema bancario e la domanda dei consumatori. Purtroppo i primi effetti concreti si verificheranno nel secondo trimestre dell'anno, un tempo breve in stagioni di normalità ma drammaticamente lungo nel colmo della "tempesta perfetta" che stiamo attraversando.
Per colmare questa inevitabile sfasatura temporale Obama ha alzato l'asticella degli obiettivi e, oltre a quelli macroeconomici, ha inserito riforme strutturali e una redistribuzione sociale del reddito senza precedenti. E' il caso di dire che si è bruciato gli ormeggi alle spalle affrontando lo scontro con i ceti più ricchi, minoritari nel numero ma maggioritari nel possesso e nel controllo della ricchezza e del potere sociale. Neppure Roosevelt era arrivato a tanto e non parliamo di Kennedy e neppure di Clinton. Questa cui stiamo assistendo è la prima vera svolta a sinistra degli Stati Uniti d'America; l'intera struttura economica, sociale e culturale del paese è infatti sottoposta ad una tensione senza precedenti, i cui effetti non riguardano soltanto i cittadini americani ma coinvolgono inevitabilmente l'Europa e l'Occidente nella sua più larga accezione. "Quando la casa minaccia di crollare - ha detto Obama parlando al Congresso - non ci si può limitare a riverniciare di bianco le pareti ma bisogna ricostruirla dalle fondamenta". Noi siamo tutti partecipi di questa rifondazione che si impone anche all'Europa.
* * *
Separare il nostro vecchio continente dall'epicentro della "tempesta" americana è pura illusione. Se cadessero in bancarotta le grandi banche americane, se chiudessero i battenti le grandi compagnie automobilistiche, se l'insolvenza del sistema Usa uscisse di controllo, l'economia europea sarebbe risucchiata nello stesso turbine. Su questo punto è pericoloso illudersi. Chi pensa che l'Europa stia meglio dell'America, chi farnetica che l'Italia sia più solida degli altri Paesi dell'Unione, non infonde fiducia, al contrario alimenta l'irresponsabilità e l'incertezza. Non capovolge le aspettative ma anzi le peggiora.
L'Europa ha scoperto da pochi giorni un bubbone di dimensioni devastanti insediato al proprio interno: l'insolvenza di tutti i Paesi dell'Est del continente, alcuni già dentro Eurolandia, altri ai confini. Si tratta dei tre Paesi baltici, della Polonia, dell'Ungheria, della Romania, della Bulgaria, della Repubblica Ceca, dell'Ucraina, dei Paesi balcanici: Serbia, Croazia, Albania, Macedonia, ai quali vanno aggiunti la Grecia e l'Irlanda.
Questi paesi sono stati ricostruiti e rimodellati sull'economia di mercato grazie a massicci investimenti privati provenienti dall'Europa occidentale e da finanziamenti altrettanto massicci di banche occidentali. L'Austria ha impegnato in questa direzione gran parte delle sue risorse finanziarie e così la Svezia. Di fatto l'economia di questi due paesi è ormai legata a filo doppio con il destino dell'Est europeo, ma un coinvolgimento importante riguarda anche il sistema bancario tedesco.
Bastano questi cenni per capire che la crisi dell'Est, se non arginata entro le prossime settimane, può avere effetti devastanti sull'intera Unione europea, già fortemente scossa in Spagna, in Irlanda e in Gran Bretagna. E' di ieri la notizia che tre istituzioni finanziarie internazionali hanno stanziato complessivamente 24 miliardi di euro destinati a soccorrere i paesi dell'Est.
C'è da augurarsi che si tratti di risorse immediatamente disponibili perché il cosiddetto effetto annuncio è ormai privo di valore. Ma si tratta comunque d'una cifra assolutamente insufficiente, visto che le dimensioni globali della crisi dell'Est si calcola nell'ordine di 200 miliardi di euro. L'operazione annunciata ieri ne coprirebbe un ottavo, cioè il 12 per cento. Ci vuole dunque uno sforzo ben più consistente, che è inutile chiedere ai singoli paesi. Deve intervenire l'Unione europea e al suo fianco il Fondo monetario internazionale.
I "meeting" tra i capi di governo dell'Unione hanno preso ormai un ritmo settimanale imposto dalle circostanze, ma sarebbe opportuno che da queste consultazioni uscissero decisioni concrete. Finora abbiamo avuto soltanto reiterate quanto inutili dichiarazioni di principio e progetti su nuove regole mondiali relegate in un futuro assai lontano. Parole inutili, progetti privi di attualità. Speriamo che l'incontro di oggi sia all'altezza dei pericoli che incombono.
Queste assai labili speranze hanno un solo modo per diventare concrete: un rifinanziamento massiccio e straordinario dell'Unione europea da parte dei paesi membri. Per avere senso, non meno di 100 miliardi di euro. Ma gran parte dei paesi membri non hanno nemmeno gli occhi per piangere. Quelli che hanno ancora qualche ragionevole capacità sono soltanto due: la Germania e la Francia. Se vorranno compiere questo sforzo assumeranno una nuova responsabilità e potranno reclamare un potere aggiuntivo all'interno dell'Unione, al di là dei trattati e dei regolamenti. Bisogna esser consapevoli di questa situazione, altrimenti continueremo a perderci in una fitta nebbia di chiacchiere e la "tempesta perfetta" europea si aggiungerà a quella americana con effetti di irrimediabile devastazione.il miglior modo per dire è fare
Dio è morto, Marx è morto e anch' io mi sento poco bene.
berlusconi_s@camera.it
sukkiotto docet...:
http://www.bodyweb.it/forums/showthread.php?t=85329
guardate qui:
http://www.bodyweb.it/forums/showthr...23#post3278023
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Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza MessaggioQuello che mi stupisce è come si possa pensare di risolvere lo stesso problema con due soluzioni diametralmente opposte: soluzione americana= aumento della spesa pubblica, soluzione europea=taglio alla spesa pubblica.
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Originariamente Scritto da ALEX2 Visualizza Messaggiopanebianco è un mediocre giornalista.
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Originariamente Scritto da pina colada Visualizza MessaggioLo volevo dire nel mio primo post.. ricordo bene l'entusiasmo al momento dell'allargamento a 25 e soprattutto () a 27..
L'UE potrebbe prendersela, certo, questa responsabilità.. il problema è che oltre a essere paralizzata, come ho già detto, i due maggiori stati, hanno addirittura la possibilità di aumentare (autonomamente) la loro spesa pubblica, quindi che interesse avrebbero a mettere mano al Trattato di Maastricht, rendendo più concreta la minaccia di un aumento dell'inflazione nel medio-lungo periodo? (Ricordo che la Banca Centrale Europea si ispira alla Bundesbank, il cui principale obiettivo è sempre stato il contenimento dell'inflazione..)
Originariamente Scritto da ALEX2 Visualizza Messaggiopanebianco è un mediocre giornalista.In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
ma_75@bodyweb.com
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Originariamente Scritto da Leonida Visualizza Messaggioma soprattutto, la struttura economia dinamica delgi usa permetterebbe, almeno in teoria, una ripresa con le dovute iniezioni di credito,questa è la speranza. ma ciò che importa che è la "forma" capitalistica interna dell' economia americana,permetterebbe ciò. è anche una questione sociale-culturale. il nostro mercato e le nostre strutture produttive sono molto più statiche , e non si prestano a simili cure.
pina tu che ne pensi?
Inoltre devo quotare Sergio:
Originariamente Scritto da Sergio Visualizza MessaggioForse anche perchè la loro economia è basata sul consumismo, non tanto sulle necessità, devono quindi tornare a fare prolificare la loro industria principale, quella del superfluo.
Comunque credo che il problema principale al momento sia il ritorno della fiducia..
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Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza MessaggioPer via di questo entusiamo noi oggi oltre che della nostra crisi dobbiamo preoccuparci della melma in cui affondano la Polonia ed i paesi baltici. Pensa se avessimo già imbarcato anche la Turchia
Pensavano di aver trovato la gallina dalle uova d'oro, su cui poter investire..
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Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza MessaggioQuello che mi stupisce è come si possa pensare di risolvere lo stesso problema con due soluzioni diametralmente opposte: soluzione americana= aumento della spesa pubblica, soluzione europea=taglio alla spesa pubblica.
per quanto riguarda gli articoli:
dato che panebianco è uno dei miei prof. più rinomati e sapevo già anni fa che lo avrei avuto ho sempre letto con attenzione i suoi articoli... mai uno decente... sarà un caso?
un suo collega, non molto meno noto (Piero Ignazi), aveva scritto un bellissimo articolo su quello che obama dà all'america e su quello che ora l'america ha e che a noi manca subito dopo le elezioni americane....
vedo se lo trovo...
edit: http://www.ilsole24ore.com/art/SoleO...ero&fromSearch
poi se funzionerà o meno non lo possiamo dire... ma già lo sforzo per tentare di fare qualcosa è qualcosa a cui non sono abituato in italia...Last edited by catastrophy; 02-03-2009, 00:57:24.Originariamente Scritto da Mizard...io ho parlato con tutti in questo forum,persino coi Laziali...Originariamente Scritto da Barone BizzioQuindi...in poche parole, sono tutti comunisti tranne Silvio?Originariamente Scritto da TheSandmanSilvio compreso.Originariamente Scritto da TheSandmanDiciamo che i comunisti che insulta lui sono ancora più comunisti di lui.
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Originariamente Scritto da catastrophy Visualizza Messaggiopoi se funzionerà o meno non lo possiamo dire... ma già lo sforzo per tentare di fare qualcosa è qualcosa a cui non sono abituato in italia...
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