Ragazzi… questo è il primo "articolo" che avrei voluto scrivere sul blog, quando nemmeno era su piattaforma WordPress ma stava proprio su un sitino HTML statico statico con Xoomer, nel 2006.
Scrissi tutto di getto, rileggendolo non lo pubblicai perché mi sembrava un po’ da folli esordire in questo modo, però rimettendo in ordine le cartelle l’ho ritrovato e… eccolo. Devo dire che ero proprio incazzato ah ah ah
Siete autorizzati a commentare come volete…
Scrivo queste righe dopo l’ennesima discussione con mia moglie sulle "solite" tematiche. La faccio breve? No, la faccio lunga. La discussione in questo caso è scaturita dal fatto che io ho commentato in maniera negativa l’essere sovrappeso (ma diciamo anche obeso) di un mio amico che invece a 20 anni aveva un fisico invidiabile.
Ora: io non dico che si deve rimanere ancorati a modelli improponibili o subire tutte quelle fisse dei trentacinquenni sul rimanere giovani ad oltranza eh… tutti invecchiamo, tutti evolviamo ed è prova di intelligenza saper cambiare.
Però, come in tutte le cose, c’è un equilibrio: dalle stelle alle stalle perDio no! Da addominali scolpiti con maniacale dedizione a panzone lardoso fradicio marcio spero che ci siano delle sfumature… ma più che altro questo significa non capire che con poco si possa ottenere molto.
Ingegneristicamente, vale sempre la regoletta che con il 20% del lavoro si ottiene l’80% del risultato. Risposta saccente: "ma a lui ora non interessa più questa roba, fa il rappresentante, viaggia tutto il giorno in macchina, non ha tempo e non ha voglia"
E poi, potente come una cannonata della Bismark, "tu piuttosto sei rimasto fissato come 20 anni fa, ma non lo vedi che sei considerato un malato da tutti gli altri?" il tutto condito con litri di acido solforico, qualche bomba a grappolo e cucinato nel napalm. Mia moglie quando vuole farmi incazzare di brutto riesce a picchiare nei giusti punti di pressione che manco Ken Shiro ci riuscirebbe così bene. E’ una dote naturale delle mogli colpire più duramente del miglior allievo della scuola di Hokuto.
Condensando il tutto la tiritera è sempre la stessa: tu butti via un sacco di tempo e di soldi per il tuo fisico, sei un fissato.
Poichè sono considerazioni che faccio anche io da solo, vorrei analizzarle. Perciò beccatevi questa bordata di psicocazzate stile Buona Domenica con tema "la violenza negli stadi". Considerate che il tutto è condito di IMHO, non li scrivo per semplicità. E poi perché ho ragione io, e basta ah ah ah
Il comportamento di ognuno di noi deve essere inquadrato nel giusto contesto. Nel bene e nel male, viviamo in una Società che può permettersi il "benessere", di porsi dei problemi che 50 anni fa erano impensabili.
"Tempo libero", "autostima", "percezione del proprio corpo", "gratificazione".
Ve li immaginate i metalmeccanici della FIAT del 1960 emigrati dal Sud a fare discorsi tipo "avere i propri spazi dedicati a se stessi"?
Oppure basta spostarsi un po’ più in là sulla carta geografica e immaginare di essere su un gommone dopo 20 giorni a piedi nel Sahara. Non credo che il "miglioramento della propria autostima" sarebbe al primo posto nei nostri pensieri.
Il punto è importante: ovvio che se io per fare i miei pesi sacrifico il mio lavoro oppure guadagno di meno… qualche problema c’è. Ma non è che qui stiamo discutendo del togliere il pane di bocca a mia figlia. La domanda invece è: la mia attività di tempo libero è compatibile con il mio attuale contesto familiare?
Andiamo per ordine.
Spendi troppo
Spendi troppo RISPETTO A CHE COSA, porca *****? Secondo voi 500 Euro per un rack è… troppo? Ah, sì, scusate, i "normali" non conoscono il rack: è una gabbia di metallo con dei fori nelle colonne per metterci gli appoggi per un bilanciere e delle barre di sicurezza. Si possono fare gli esercizi evitando il rischio di morire schiacciati. In pratica, un "coso grosso" che si mette in una stanza.
“Troppo” o “poco” devono essere correlati alla nostra società del benessere. Nel Burkina Faso un rack sarebbe un peccato capitale. Qui da noi, no. E’ triste ma è così. Nel mondo occidentale il “troppo” o il “poco” sono correlati all’importanza che diamo noi all’oggetto nella scala dei nostri valori. Ripeto: dei nostri valori.
Esempio: un telefonino medio costa 250 Euro. Un portatile scarso costa 500 Euro, un iPod costa 150-250 euro, un PC buono costa 1200-1500 euro. Tutti oggetti che 6 mesi dopo hanno un valore prossimo allo zero. Un rack, no. E’ eterno.
Ancora: andare da una parrucchiera costa dai 50 ai 100 euro. Andare al ristorante mangiando bene costa dai 20 ai 40 euro a persona. In 3 diciamo sugli 80 Euro. Soldi completamente bruciati dopo 6 ore di digestione e 4 rutti. Proprio soldi cacati via. Un rack non si brucia (nè si caca).
Ma continuiamo con cosette sportive: una bicicletta da corsa decente costa 2000 euro, un paio di scarpette da runner costano 150 euro. Tutti noi abbiamo oggetti che riteniamo costino “poco” o “troppo”. Per altri i giudizi sono completamente rovesciati. Questo è il tipo di giudizio che dobbiamo dare. Il costo di una cosa che per me è importante avrà una diversa percezione per uno che quella cosa la considera il massimo dell’assurdo.
Io ho fatto il conto che TUTTA l’attrezzatura che ho comprato in 22 anni di pesi è costata 3000 Euro. Secondo me è POCO. Poichè il giudizio è soggettivo, non accetto di essere giudicato da altri come uno che spende e spande per il suo hobby. E poi, aggiungo assolutizzando, è poco in assoluto rispetto ad altri hobby. Cristo, non vado (e perciò non pago) nemmeno in palestra…
Nella società occidentale, il prezzo di un oggetto non è rapportato al suo costo, al valore di produzione (altrimenti pagheremmo le magliette griffate 50 centesimi, che è il costo della produzione cinese), ma piuttosto è rappresentativo della percezione che abbiamo noi del valore dell’oggetto stesso.
500 Euro per un rack sono “troppo” per chi va 10 volte dal barbiere in 2 mesi e spende gli stessi 500 euro, come per me è “troppo” questa cifra dato che io ho comprato una macchinetta e mi rapo da solo, a costo zero che per me è “poco” o, se volete “giusto”, per tagliarmi dei peli che stanno accidentalmente sulla testa
Perdi un sacco di tempo
E’ come per il punto precedente. Cosa si intende per "molto tempo"? Anche in questo caso, il benessere ci permette di avere tempo a disposizione. Una badante, un extracomunitario che raccoglie i pomodori non hanno tempo se non per crollare esausti. Un tizio inquadrato nel mirino di un cecchino a Grozny ha il tempo solo per scappare, se ce l’ha. Queste situazioni ci dovrebbero far comprendere quanto siamo fortunati e quanto il mondo di fatto sia crudele.
Però, è così e non mi sento il colpa se è così. Potrei passare il mio tempo libero a fare del volontariato, a raccogliere lattine di alluminio, a fare compagnia a qualcuno ma… non lo faccio. Faccio i pesi. Voi nel vostro tempo libero fate una ***** di attività del genere oppure giocate a calcetto o con la PS2? E allora, non rompetemi i coglioni.
Io spendo dalle 4 alle 6 ore settimanali per fare i pesi, in certi periodi, dalle 2 alle 5 in altri. E’ troppo o è poco? Se giocassi a calcio, avrei 2 allenamenti (tempo fuori casa di 2-3 ore) più la partita, sforerei di molto le 8 ore. Se facessi il ciclista amatore, avrei 2 uscite settimanali di 2 ore e l’uscita del fine settimana di 4 ore. E stiamo parlando di persone che sono fuori casa, io almeno sono dentro casa.
E’ compatibile il tempo che perdo con la mia famiglia? Nel mio caso, mia moglie lavora dalle 15 alle 23, sabato e domenica compresi, lunedì e martedì a casa. Non c’è nemmeno… perciò è compatibile.
Certo, si devono fare delle scelte per il proprio tempo libero. Io sono anni che non guardo mai la televisione dopo cena, ad esempio. Ma mi sembra impossibile che IO non debba trovare 4 ore alla settimana per i cazzi miei, egoisticamente.
Anzi, è proprio impossibile non trovarle. E 4 ore alla settimana è giusto che siano assolutamente MIE. Tra parentesi, mia moglie, che fa parte come tutte le mogli del sottoinsieme nefasto delle donne, ragiona così: se io faccio i pesi, perdo tempo nelle mie bischerate. Se li facesse lei e io le dicessi le stesse cose che dice a me, allora sarei opprimente, limiterei la sua libertà, non le lascerei i suoi spazi. Asimmetrie, ma questo è un altro discorso. Del resto l’Universo stesso è asimmetrico, c’è più Materia che Antimateria, gli Uomini sono diversi dalle Donne.
Ma… come è possibile raccattare 4 ore alla settimana? Un solo esempio su 1000:
· Lun: ore 9.45-10.30 o 10.30-11.45
· Mer: come Lun
· Sab: ore 15-17 o 17-19
· Dom: ore 08-09
Opss… sono 4 ore e 30′, scusate… un po’ di più…
Aggiungo che io faccio il pendolare, mi sveglio alle 5.45-6.00, ritorno a casa la sera alle 19.00 dopo la giornata lavorativa e 3 ore di spostamenti al giorno. E ho una vita sociale con moglie e figlia, cioè ho trovato una che mi sopporta e mi sono anche riprodotto, non sono un mostro da Telefono Azzurro o un pazzo schizofrenico.
Il tempo… si crea.
Per coerenza, come mi prendo i miei spazi, io permetto a mia moglie e a mia figlia di avere i loro, qualsiasi essi siano. E rispetto chi fa così, qualsiasi passione abbia.
Poichè i primi due punti sono facili facili da contrastare, veniamo al punto 3, che è il più importante.
Sei un fissato
Qui ci si scontra con uno scoglio più grosso. Perchè la nostra Società che ci dice che siamo dei "fissati"?
La Società pone un livello di "normalità", di norma, di media. E tutto si confronta con questa normalità. Se tu devii dalla normalità, ti poni in risalto.
La normalità è rassicurante. Lui è come me, io sono come lui. Perciò ci facciamo forza insieme. La media crea omologazione e nell’omologazione ci si può rifugiare. Badate bene: le abitudini, la norma, il ripetere sempre le stesse cose piacciono anche a me. E’ assolutamente lecito che sia così. Ma questo meccanismo va compreso.
Chi deroga alla regola, nel bene e nel male, si pone in evidenza, come un pixel bianco su un monitor nero. Porsi in evidenza non ha una valenza di merito o di demerito, è una condizione neutra. Si esce dal gruppo, punto. Il problema è che l’uscita dal gruppo ci rende… nudi. Impedisce di camuffarci, di mimetizzarci e questo ha conseguenze.
Esponendosi in bella vista, subiamo il giudizio del Gruppo. Di amici, dell’ufficio, della scuola. Gruppi, che compongono, a vari livelli, quella che chiamiamo "Società". Per questo la Società siamo NOI, e noi giudichiamo sempre chi è diverso da noi.
Molte volte la fuoriuscita di un elemento dal gruppo mette l’intero gruppo in discussione. Ne mette in discussione le regole e la loro accettazione, il fatto che esistano. Principalmente uno che esce dal gruppo mette in discussione proprio l’esistenza di una alternativa al gruppo stesso.
Questo non piace, non c’è niente da fare. Attenzione, non sto dicendo che non piace chi esce da un gruppo e ottiene risultati che nel gruppo non otteneva. Non piace proprio il fatto che uno esca dal gruppo e possa farne a meno, indipendentemente dai risultati. Perchè il non far parte del gruppo è GIA’ un risultato: una non dipendenza.
Banalmente: se all’interno di un gruppo di persone stabiliamo che fare una certa cosa sia "impossibile", chi riesce invece a metterla in atto crea una situazione stridente. Decretare l’impossibilità di una cosa implica che non sia "colpa" dei singoli la sua non-raggiungibilità, ma di altro. Ma se uno solo riesce a ottenere la cosa stessa, tutto questo viene messo in discussione, e allora, magari, la cosa non è "impossibile", ma dipende dall’iniziativa delle singole persone.
L’esempio classico è il gruppo di persone che si divertono allo stesso modo, classico dei gruppi di ragazzi che devono crearsi una loro identità. Tutti a pacche sulle spalle, rutti, tutti spavaldi ma magari si rompono i coglioni e per l’ultimo dell’anno invece di fare le 10 della mattina dopo con quei comportamenti ritualizzati happyhour-ristorante-disco-fuori a fare casino-cornetti al bar preferirebbero stare sbracati a casa in pigiama a vedere gli altri idioti fare queste cose. Ma… come si fa, dài.. sta male, poi cosa pensano di me, e che dico agli altri, che scusa invento?
Poi… poi un tizio qualsiasi lo fa, esce dal gruppo, fa qualcosa di diverso. Non solo l’ultimo dell’anno, ma tutte le ***** di domeniche dove si perdono ore a decidere cosa fare. Il punto è che prima sembrava impossibile avere una alternativa, perciò non era in discussione la capacità di scelta, ora invece c’è da prendere una decisione, c’è da pensare. Mister X sta destabilizzando l’equilibrio.
Ecco, iniziano le pressioni su Mister X, una specie di mobbing. Viene, automaticamente isolato. Perché devia dalla “normalità”. Mister X alla fine cede e tutti a dire “visto…” e a tirare un respiro di sollievo. Fiuuuuu non sia mai che quel *****ne di X ce la facesse, no, invece ha bisogno di noi, del gruppo, puoi uscirne, ma alla fine è solo una deviazione dalla retta via. E così ogni domenica non c’è un ***** da fare, tutti si lamentano, ma… che ci vuoi fare, è la vita.
Questo tipo di schema si ripete su scale diverse in tutta la Società, perché il fatto che un tizio, un gruppo di tizi, una associazione di tizi deroghi dalle regole non scritte pone il problema dell’Alternativa A Quello Che Stiamo Facendo.
Questo è impossibile. Deve esserci un trucco. Queste persone stanno barando, dobbiamo fare in modo che rientrino nei ranghi, fargli capire che sbagliano. I risultati che ottengono non possono durare, sono a costo di una fatica immensa. Isoliamoli, facciamogli capire che qui non è che possono fare il ***** che gli pare, che pensano, che non ci siano conseguenze?
Ok. Chiaro? Chiediamoci: quale è il modello di “uomo normale”? La Società preme per un corpo da urlo ma non promuove allo stesso tempo una serie di comportamenti per ottenerlo.
L’”uomo normale” è uno che non ha la volontà di perseguire nel tempo certi comportamenti che escono dagli schemi, quali fare esercizio fisico su base continuativa al posto di non farlo o seguire un regime alimentare nel tempo al posto di non farlo.
La Società non premia la costanza (che automaticamente non è un merito ma, perDio, nemmeno una colpa…), la osteggia.
Potremmo chiederci perché e fare della Sociologia da Banco, ma il punto è questo qua: essere costanti implica scegliere nel tempo fra più alternative, significa non poter fare tutto ma selezionare quello che si può fare nel tempo che si ha. E questo non piace, perché scegliere significa che si hanno delle alternative, che non “vorrei ma è impossibile” ma che “vorrei ma non mi riesce”
Perciò, c’è una reazione, si è bollati come “fissati”: perdi tempo per il tuo corpo, narcisisticamente, hai la sindrome di Peter Pan, la vigoressia, la bigoressia, sei un maniaco alimentare, un ortoressico, un drogato dai pesi, vedrai a 20, 30, 40, 50 anni la schiena, il cuore ti si ingrossa, non è salutare, tutti quegli integratori, la fissa delle calorie, i reni che ti schiantano, le bombe.
Non dico che non ci sia un limite, che non sia vero, ma basterebbe confrontare comportamenti considerati “normali” con quelli considerati da “anormali”. Oggi è considerato normale rifarsi le tette o modificarsi il corpo, cioè inserire nel proprio corpo delle protesi inorganiche, avvolgere i capelli di una sottile pellicola di colorante, oppure sottoporre il proprio corpo a radiazioni ad alta frequenza per abbronzarsi. E’ accettato il fumare, bere, ubriacarsi per divertirsi e stare bene, per sciogliersi e essere più di compagnia!
Se io invece trovo 4 ore a settimana per allenarmi e non magno sempre merda, sono un fissato. Se io ottengo i risultati che la Società stessa propone come modello, sto barando oppure li ottengo con sforzi disumani.
Non è previsto, cioè, il raggiungimento dell’obbiettivo con i propri mezzi all’interno di un contesto di integrazione sociale. E’ previsto ottenerli con mezzi che implicano “spendere”.
Chi ottiene risultati deve essere un “fissato”, un’anomalia, *****, non può che essere così, non sia mai che quel *****ne lì abbia ragione… Sarebbe come dire che è possibile seguire una dieta per essere decentemente magri mangiando la pizza come fa lui? E beve anche il limoncello! E poi come cacchio fa a trovare sempre il ***** di tempo per fare quei pesi che chiude anche il telefono nel muso alla sua mamma? No no, lui non sa che si perde, lui non conosce i piaceri della vita.
E’ “normale” fare sport da ragazzi, poi è bene mettere la testa a posto e dedicarsi alle cose serie. Ma quali ***** sono le cose serie? Sarei veramente curioso, sì. Le cose serie sono che a 40 anni uno deve vestirsi come un ragazzino, farsi le sopracciglia, stare attento ai propri capelli, depilarsi, usare dei dopobarba o dei profumi “da uomo”, fare “palestra” ma “non per diventare come quei culturisti grossi”, per il wellness, il benessere. Ecco, facessi così sarei “normale”.
Mah… Ok, sono un fissato, non rompetemi i coglioni perché poi sclero di brutto.
Scrissi tutto di getto, rileggendolo non lo pubblicai perché mi sembrava un po’ da folli esordire in questo modo, però rimettendo in ordine le cartelle l’ho ritrovato e… eccolo. Devo dire che ero proprio incazzato ah ah ah
Siete autorizzati a commentare come volete…
Scrivo queste righe dopo l’ennesima discussione con mia moglie sulle "solite" tematiche. La faccio breve? No, la faccio lunga. La discussione in questo caso è scaturita dal fatto che io ho commentato in maniera negativa l’essere sovrappeso (ma diciamo anche obeso) di un mio amico che invece a 20 anni aveva un fisico invidiabile.
Ora: io non dico che si deve rimanere ancorati a modelli improponibili o subire tutte quelle fisse dei trentacinquenni sul rimanere giovani ad oltranza eh… tutti invecchiamo, tutti evolviamo ed è prova di intelligenza saper cambiare.
Però, come in tutte le cose, c’è un equilibrio: dalle stelle alle stalle perDio no! Da addominali scolpiti con maniacale dedizione a panzone lardoso fradicio marcio spero che ci siano delle sfumature… ma più che altro questo significa non capire che con poco si possa ottenere molto.
Ingegneristicamente, vale sempre la regoletta che con il 20% del lavoro si ottiene l’80% del risultato. Risposta saccente: "ma a lui ora non interessa più questa roba, fa il rappresentante, viaggia tutto il giorno in macchina, non ha tempo e non ha voglia"
E poi, potente come una cannonata della Bismark, "tu piuttosto sei rimasto fissato come 20 anni fa, ma non lo vedi che sei considerato un malato da tutti gli altri?" il tutto condito con litri di acido solforico, qualche bomba a grappolo e cucinato nel napalm. Mia moglie quando vuole farmi incazzare di brutto riesce a picchiare nei giusti punti di pressione che manco Ken Shiro ci riuscirebbe così bene. E’ una dote naturale delle mogli colpire più duramente del miglior allievo della scuola di Hokuto.
Condensando il tutto la tiritera è sempre la stessa: tu butti via un sacco di tempo e di soldi per il tuo fisico, sei un fissato.
Poichè sono considerazioni che faccio anche io da solo, vorrei analizzarle. Perciò beccatevi questa bordata di psicocazzate stile Buona Domenica con tema "la violenza negli stadi". Considerate che il tutto è condito di IMHO, non li scrivo per semplicità. E poi perché ho ragione io, e basta ah ah ah
Il comportamento di ognuno di noi deve essere inquadrato nel giusto contesto. Nel bene e nel male, viviamo in una Società che può permettersi il "benessere", di porsi dei problemi che 50 anni fa erano impensabili.
"Tempo libero", "autostima", "percezione del proprio corpo", "gratificazione".
Ve li immaginate i metalmeccanici della FIAT del 1960 emigrati dal Sud a fare discorsi tipo "avere i propri spazi dedicati a se stessi"?
Oppure basta spostarsi un po’ più in là sulla carta geografica e immaginare di essere su un gommone dopo 20 giorni a piedi nel Sahara. Non credo che il "miglioramento della propria autostima" sarebbe al primo posto nei nostri pensieri.
Il punto è importante: ovvio che se io per fare i miei pesi sacrifico il mio lavoro oppure guadagno di meno… qualche problema c’è. Ma non è che qui stiamo discutendo del togliere il pane di bocca a mia figlia. La domanda invece è: la mia attività di tempo libero è compatibile con il mio attuale contesto familiare?
Andiamo per ordine.
Spendi troppo
Spendi troppo RISPETTO A CHE COSA, porca *****? Secondo voi 500 Euro per un rack è… troppo? Ah, sì, scusate, i "normali" non conoscono il rack: è una gabbia di metallo con dei fori nelle colonne per metterci gli appoggi per un bilanciere e delle barre di sicurezza. Si possono fare gli esercizi evitando il rischio di morire schiacciati. In pratica, un "coso grosso" che si mette in una stanza.
“Troppo” o “poco” devono essere correlati alla nostra società del benessere. Nel Burkina Faso un rack sarebbe un peccato capitale. Qui da noi, no. E’ triste ma è così. Nel mondo occidentale il “troppo” o il “poco” sono correlati all’importanza che diamo noi all’oggetto nella scala dei nostri valori. Ripeto: dei nostri valori.
Esempio: un telefonino medio costa 250 Euro. Un portatile scarso costa 500 Euro, un iPod costa 150-250 euro, un PC buono costa 1200-1500 euro. Tutti oggetti che 6 mesi dopo hanno un valore prossimo allo zero. Un rack, no. E’ eterno.
Ancora: andare da una parrucchiera costa dai 50 ai 100 euro. Andare al ristorante mangiando bene costa dai 20 ai 40 euro a persona. In 3 diciamo sugli 80 Euro. Soldi completamente bruciati dopo 6 ore di digestione e 4 rutti. Proprio soldi cacati via. Un rack non si brucia (nè si caca).
Ma continuiamo con cosette sportive: una bicicletta da corsa decente costa 2000 euro, un paio di scarpette da runner costano 150 euro. Tutti noi abbiamo oggetti che riteniamo costino “poco” o “troppo”. Per altri i giudizi sono completamente rovesciati. Questo è il tipo di giudizio che dobbiamo dare. Il costo di una cosa che per me è importante avrà una diversa percezione per uno che quella cosa la considera il massimo dell’assurdo.
Io ho fatto il conto che TUTTA l’attrezzatura che ho comprato in 22 anni di pesi è costata 3000 Euro. Secondo me è POCO. Poichè il giudizio è soggettivo, non accetto di essere giudicato da altri come uno che spende e spande per il suo hobby. E poi, aggiungo assolutizzando, è poco in assoluto rispetto ad altri hobby. Cristo, non vado (e perciò non pago) nemmeno in palestra…
Nella società occidentale, il prezzo di un oggetto non è rapportato al suo costo, al valore di produzione (altrimenti pagheremmo le magliette griffate 50 centesimi, che è il costo della produzione cinese), ma piuttosto è rappresentativo della percezione che abbiamo noi del valore dell’oggetto stesso.
500 Euro per un rack sono “troppo” per chi va 10 volte dal barbiere in 2 mesi e spende gli stessi 500 euro, come per me è “troppo” questa cifra dato che io ho comprato una macchinetta e mi rapo da solo, a costo zero che per me è “poco” o, se volete “giusto”, per tagliarmi dei peli che stanno accidentalmente sulla testa
Perdi un sacco di tempo
E’ come per il punto precedente. Cosa si intende per "molto tempo"? Anche in questo caso, il benessere ci permette di avere tempo a disposizione. Una badante, un extracomunitario che raccoglie i pomodori non hanno tempo se non per crollare esausti. Un tizio inquadrato nel mirino di un cecchino a Grozny ha il tempo solo per scappare, se ce l’ha. Queste situazioni ci dovrebbero far comprendere quanto siamo fortunati e quanto il mondo di fatto sia crudele.
Però, è così e non mi sento il colpa se è così. Potrei passare il mio tempo libero a fare del volontariato, a raccogliere lattine di alluminio, a fare compagnia a qualcuno ma… non lo faccio. Faccio i pesi. Voi nel vostro tempo libero fate una ***** di attività del genere oppure giocate a calcetto o con la PS2? E allora, non rompetemi i coglioni.
Io spendo dalle 4 alle 6 ore settimanali per fare i pesi, in certi periodi, dalle 2 alle 5 in altri. E’ troppo o è poco? Se giocassi a calcio, avrei 2 allenamenti (tempo fuori casa di 2-3 ore) più la partita, sforerei di molto le 8 ore. Se facessi il ciclista amatore, avrei 2 uscite settimanali di 2 ore e l’uscita del fine settimana di 4 ore. E stiamo parlando di persone che sono fuori casa, io almeno sono dentro casa.
E’ compatibile il tempo che perdo con la mia famiglia? Nel mio caso, mia moglie lavora dalle 15 alle 23, sabato e domenica compresi, lunedì e martedì a casa. Non c’è nemmeno… perciò è compatibile.
Certo, si devono fare delle scelte per il proprio tempo libero. Io sono anni che non guardo mai la televisione dopo cena, ad esempio. Ma mi sembra impossibile che IO non debba trovare 4 ore alla settimana per i cazzi miei, egoisticamente.
Anzi, è proprio impossibile non trovarle. E 4 ore alla settimana è giusto che siano assolutamente MIE. Tra parentesi, mia moglie, che fa parte come tutte le mogli del sottoinsieme nefasto delle donne, ragiona così: se io faccio i pesi, perdo tempo nelle mie bischerate. Se li facesse lei e io le dicessi le stesse cose che dice a me, allora sarei opprimente, limiterei la sua libertà, non le lascerei i suoi spazi. Asimmetrie, ma questo è un altro discorso. Del resto l’Universo stesso è asimmetrico, c’è più Materia che Antimateria, gli Uomini sono diversi dalle Donne.
Ma… come è possibile raccattare 4 ore alla settimana? Un solo esempio su 1000:
· Lun: ore 9.45-10.30 o 10.30-11.45
· Mer: come Lun
· Sab: ore 15-17 o 17-19
· Dom: ore 08-09
Opss… sono 4 ore e 30′, scusate… un po’ di più…
Aggiungo che io faccio il pendolare, mi sveglio alle 5.45-6.00, ritorno a casa la sera alle 19.00 dopo la giornata lavorativa e 3 ore di spostamenti al giorno. E ho una vita sociale con moglie e figlia, cioè ho trovato una che mi sopporta e mi sono anche riprodotto, non sono un mostro da Telefono Azzurro o un pazzo schizofrenico.
Il tempo… si crea.
Per coerenza, come mi prendo i miei spazi, io permetto a mia moglie e a mia figlia di avere i loro, qualsiasi essi siano. E rispetto chi fa così, qualsiasi passione abbia.
Poichè i primi due punti sono facili facili da contrastare, veniamo al punto 3, che è il più importante.
Sei un fissato
Qui ci si scontra con uno scoglio più grosso. Perchè la nostra Società che ci dice che siamo dei "fissati"?
La Società pone un livello di "normalità", di norma, di media. E tutto si confronta con questa normalità. Se tu devii dalla normalità, ti poni in risalto.
La normalità è rassicurante. Lui è come me, io sono come lui. Perciò ci facciamo forza insieme. La media crea omologazione e nell’omologazione ci si può rifugiare. Badate bene: le abitudini, la norma, il ripetere sempre le stesse cose piacciono anche a me. E’ assolutamente lecito che sia così. Ma questo meccanismo va compreso.
Chi deroga alla regola, nel bene e nel male, si pone in evidenza, come un pixel bianco su un monitor nero. Porsi in evidenza non ha una valenza di merito o di demerito, è una condizione neutra. Si esce dal gruppo, punto. Il problema è che l’uscita dal gruppo ci rende… nudi. Impedisce di camuffarci, di mimetizzarci e questo ha conseguenze.
Esponendosi in bella vista, subiamo il giudizio del Gruppo. Di amici, dell’ufficio, della scuola. Gruppi, che compongono, a vari livelli, quella che chiamiamo "Società". Per questo la Società siamo NOI, e noi giudichiamo sempre chi è diverso da noi.
Molte volte la fuoriuscita di un elemento dal gruppo mette l’intero gruppo in discussione. Ne mette in discussione le regole e la loro accettazione, il fatto che esistano. Principalmente uno che esce dal gruppo mette in discussione proprio l’esistenza di una alternativa al gruppo stesso.
Questo non piace, non c’è niente da fare. Attenzione, non sto dicendo che non piace chi esce da un gruppo e ottiene risultati che nel gruppo non otteneva. Non piace proprio il fatto che uno esca dal gruppo e possa farne a meno, indipendentemente dai risultati. Perchè il non far parte del gruppo è GIA’ un risultato: una non dipendenza.
Banalmente: se all’interno di un gruppo di persone stabiliamo che fare una certa cosa sia "impossibile", chi riesce invece a metterla in atto crea una situazione stridente. Decretare l’impossibilità di una cosa implica che non sia "colpa" dei singoli la sua non-raggiungibilità, ma di altro. Ma se uno solo riesce a ottenere la cosa stessa, tutto questo viene messo in discussione, e allora, magari, la cosa non è "impossibile", ma dipende dall’iniziativa delle singole persone.
L’esempio classico è il gruppo di persone che si divertono allo stesso modo, classico dei gruppi di ragazzi che devono crearsi una loro identità. Tutti a pacche sulle spalle, rutti, tutti spavaldi ma magari si rompono i coglioni e per l’ultimo dell’anno invece di fare le 10 della mattina dopo con quei comportamenti ritualizzati happyhour-ristorante-disco-fuori a fare casino-cornetti al bar preferirebbero stare sbracati a casa in pigiama a vedere gli altri idioti fare queste cose. Ma… come si fa, dài.. sta male, poi cosa pensano di me, e che dico agli altri, che scusa invento?
Poi… poi un tizio qualsiasi lo fa, esce dal gruppo, fa qualcosa di diverso. Non solo l’ultimo dell’anno, ma tutte le ***** di domeniche dove si perdono ore a decidere cosa fare. Il punto è che prima sembrava impossibile avere una alternativa, perciò non era in discussione la capacità di scelta, ora invece c’è da prendere una decisione, c’è da pensare. Mister X sta destabilizzando l’equilibrio.
Ecco, iniziano le pressioni su Mister X, una specie di mobbing. Viene, automaticamente isolato. Perché devia dalla “normalità”. Mister X alla fine cede e tutti a dire “visto…” e a tirare un respiro di sollievo. Fiuuuuu non sia mai che quel *****ne di X ce la facesse, no, invece ha bisogno di noi, del gruppo, puoi uscirne, ma alla fine è solo una deviazione dalla retta via. E così ogni domenica non c’è un ***** da fare, tutti si lamentano, ma… che ci vuoi fare, è la vita.
Questo tipo di schema si ripete su scale diverse in tutta la Società, perché il fatto che un tizio, un gruppo di tizi, una associazione di tizi deroghi dalle regole non scritte pone il problema dell’Alternativa A Quello Che Stiamo Facendo.
Questo è impossibile. Deve esserci un trucco. Queste persone stanno barando, dobbiamo fare in modo che rientrino nei ranghi, fargli capire che sbagliano. I risultati che ottengono non possono durare, sono a costo di una fatica immensa. Isoliamoli, facciamogli capire che qui non è che possono fare il ***** che gli pare, che pensano, che non ci siano conseguenze?
Ok. Chiaro? Chiediamoci: quale è il modello di “uomo normale”? La Società preme per un corpo da urlo ma non promuove allo stesso tempo una serie di comportamenti per ottenerlo.
L’”uomo normale” è uno che non ha la volontà di perseguire nel tempo certi comportamenti che escono dagli schemi, quali fare esercizio fisico su base continuativa al posto di non farlo o seguire un regime alimentare nel tempo al posto di non farlo.
La Società non premia la costanza (che automaticamente non è un merito ma, perDio, nemmeno una colpa…), la osteggia.
Potremmo chiederci perché e fare della Sociologia da Banco, ma il punto è questo qua: essere costanti implica scegliere nel tempo fra più alternative, significa non poter fare tutto ma selezionare quello che si può fare nel tempo che si ha. E questo non piace, perché scegliere significa che si hanno delle alternative, che non “vorrei ma è impossibile” ma che “vorrei ma non mi riesce”
Perciò, c’è una reazione, si è bollati come “fissati”: perdi tempo per il tuo corpo, narcisisticamente, hai la sindrome di Peter Pan, la vigoressia, la bigoressia, sei un maniaco alimentare, un ortoressico, un drogato dai pesi, vedrai a 20, 30, 40, 50 anni la schiena, il cuore ti si ingrossa, non è salutare, tutti quegli integratori, la fissa delle calorie, i reni che ti schiantano, le bombe.
Non dico che non ci sia un limite, che non sia vero, ma basterebbe confrontare comportamenti considerati “normali” con quelli considerati da “anormali”. Oggi è considerato normale rifarsi le tette o modificarsi il corpo, cioè inserire nel proprio corpo delle protesi inorganiche, avvolgere i capelli di una sottile pellicola di colorante, oppure sottoporre il proprio corpo a radiazioni ad alta frequenza per abbronzarsi. E’ accettato il fumare, bere, ubriacarsi per divertirsi e stare bene, per sciogliersi e essere più di compagnia!
Se io invece trovo 4 ore a settimana per allenarmi e non magno sempre merda, sono un fissato. Se io ottengo i risultati che la Società stessa propone come modello, sto barando oppure li ottengo con sforzi disumani.
Non è previsto, cioè, il raggiungimento dell’obbiettivo con i propri mezzi all’interno di un contesto di integrazione sociale. E’ previsto ottenerli con mezzi che implicano “spendere”.
Chi ottiene risultati deve essere un “fissato”, un’anomalia, *****, non può che essere così, non sia mai che quel *****ne lì abbia ragione… Sarebbe come dire che è possibile seguire una dieta per essere decentemente magri mangiando la pizza come fa lui? E beve anche il limoncello! E poi come cacchio fa a trovare sempre il ***** di tempo per fare quei pesi che chiude anche il telefono nel muso alla sua mamma? No no, lui non sa che si perde, lui non conosce i piaceri della vita.
E’ “normale” fare sport da ragazzi, poi è bene mettere la testa a posto e dedicarsi alle cose serie. Ma quali ***** sono le cose serie? Sarei veramente curioso, sì. Le cose serie sono che a 40 anni uno deve vestirsi come un ragazzino, farsi le sopracciglia, stare attento ai propri capelli, depilarsi, usare dei dopobarba o dei profumi “da uomo”, fare “palestra” ma “non per diventare come quei culturisti grossi”, per il wellness, il benessere. Ecco, facessi così sarei “normale”.
Mah… Ok, sono un fissato, non rompetemi i coglioni perché poi sclero di brutto.
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