A quanto pare è intoccabile, come un tempo lo era Al Capone. In Italia è consentito parlare male di chiunque, da Berlusconi a Veltroni, ma non di Napolitano. Povero Di Pietro che non l'ha ancora capito e, per questo, si becca le bacchettate sulle dita di tutto il parlamento (in prima fila lo scolaretto modello per eccellenza, kippah Fini)
Di Pietro attacca Napolitano, il Colle: parole offensive
E' il sequestro in piazza di un manifesto che riportava una scritta critica nei confronti del presidente della Repubblica ("Napolitano dorme, l'Italia insorge") a scatenare Antonio Di Pietro in piazza Farnese, dove qualche migliaio di persone si sono riunite sotto l'egida dell'Associazione Nazionale familiari vittime di mafia, per la Giustizia e a sostegno di Luigi Apicella, il magistrato di Salerno rimosso dal suo incarico per il caso De Magistris. "Vogliono farci lo scherzetto di piazza Navona ma in una piazza civile c'é tutto il diritto a manifestare?", si chiede protestando per il sequestro del manifesto. In una piazza "può essere accolto chi non è d'accordo con alcuni silenzi" del Capo dello Stato, prosegue. Poi aggiunge: "A lei che dovrebbe essere arbitro possiamo dire che a volte il suo giudizio è poco da arbitro e da terzo". Di Pietro afferma poi che questa critica è "fatta del tutto rispettosamente". Quindi conclude: "Il silenzio uccide, il silenzio è un comportamento mafioso per questo io voglio dire quello che penso".
Il Quirinale: dichiarazioni offensive - E subito scoppia la polemica. Se dalla Camera dei deputati arrivana puntuale la presa di distanza bipartisan dalle parole di Di Pietro, dall'altra è lo stesso Quirinale che in una nota precisa che la presidenza della Repubblica è totalmente estranea alla vicenda dello striscione sequestrato a cui fa riferimento l'on. Di Pietro e, si legge in una nota dell'ufficio stampa del Quirinale, si definiscono del tutto pretestuose comunque da considerare offensive le espressioni usate dallo stesso on. Di Pietro per contestare presunti 'silenzi' del capo dello Stato, le cui prese di posizione avvengono nella scrupolosa osservanza delle prerogative che la Costituzione gli attribuisce".
Di Pietro chiarisce: mi riferivo solo allo striscione - Dopo le parole del Quirinale, Di Pietro chiarisce: "Ho citato il presidente solo per lo striscione fatto ritirare dalla polizia, nulla di più". Ai giornalisti che gli chiedono spiegazioni ulteriori sulle sue critiche al presidente della Repubblica espresse oggi dal palco di Piazza Farnese. "Per una volta raccontatela giusta...", aggiunge il leader dell'Italia dei Valori che nel suo intervento aveva esplicitamente fatto riferimento al Prefetto di Roma e alle sue disposizioni che aveva portato a far ritirare lo striscione.
"L'archivio Genchi è un archivio come ci sono in ogni procura" - Poi il senatore dell'Idv torna sulla questione che negli ultimi giorni ha riempito le pagine dei giornali, il cosiddetto archivio Genchi additato da Berlusconi. Per Di Pietro il cosiddetto "archivio Genchi" è un archivio informatico come ci sono in ogni Procura della Repubblica. "Tanto scandalo solo per addormentare le coscienze. Anzi vengono creati dei finti scandali solo per limitare le possibilità della magistratura. Quando facevo mani pulite avevo tre stanze piene di faldoni. Adesso si può mettere tutto su un dischetto o su una pen drive. La politica non può ostacolare la giustizia. I delinquenti usano le tecnologie. Le devono usare pure i magistrati. E' come se la polizia usasse macchine che vanno molto lente a fronte dei delinquenti che ne usano di superveloci".
In piazza anche Borsellino e Travaglio - Tra i protagonisti della giornata, che si alternano sul palco allestito di fronte al palazzo dell'ambasciata francese, Salvatore Borsellino, Beppe Grillo, Marco Travaglio e Antonio Di Pietro.
Di Pietro attacca Napolitano, il Colle: parole offensive
E' il sequestro in piazza di un manifesto che riportava una scritta critica nei confronti del presidente della Repubblica ("Napolitano dorme, l'Italia insorge") a scatenare Antonio Di Pietro in piazza Farnese, dove qualche migliaio di persone si sono riunite sotto l'egida dell'Associazione Nazionale familiari vittime di mafia, per la Giustizia e a sostegno di Luigi Apicella, il magistrato di Salerno rimosso dal suo incarico per il caso De Magistris. "Vogliono farci lo scherzetto di piazza Navona ma in una piazza civile c'é tutto il diritto a manifestare?", si chiede protestando per il sequestro del manifesto. In una piazza "può essere accolto chi non è d'accordo con alcuni silenzi" del Capo dello Stato, prosegue. Poi aggiunge: "A lei che dovrebbe essere arbitro possiamo dire che a volte il suo giudizio è poco da arbitro e da terzo". Di Pietro afferma poi che questa critica è "fatta del tutto rispettosamente". Quindi conclude: "Il silenzio uccide, il silenzio è un comportamento mafioso per questo io voglio dire quello che penso".
Il Quirinale: dichiarazioni offensive - E subito scoppia la polemica. Se dalla Camera dei deputati arrivana puntuale la presa di distanza bipartisan dalle parole di Di Pietro, dall'altra è lo stesso Quirinale che in una nota precisa che la presidenza della Repubblica è totalmente estranea alla vicenda dello striscione sequestrato a cui fa riferimento l'on. Di Pietro e, si legge in una nota dell'ufficio stampa del Quirinale, si definiscono del tutto pretestuose comunque da considerare offensive le espressioni usate dallo stesso on. Di Pietro per contestare presunti 'silenzi' del capo dello Stato, le cui prese di posizione avvengono nella scrupolosa osservanza delle prerogative che la Costituzione gli attribuisce".
Di Pietro chiarisce: mi riferivo solo allo striscione - Dopo le parole del Quirinale, Di Pietro chiarisce: "Ho citato il presidente solo per lo striscione fatto ritirare dalla polizia, nulla di più". Ai giornalisti che gli chiedono spiegazioni ulteriori sulle sue critiche al presidente della Repubblica espresse oggi dal palco di Piazza Farnese. "Per una volta raccontatela giusta...", aggiunge il leader dell'Italia dei Valori che nel suo intervento aveva esplicitamente fatto riferimento al Prefetto di Roma e alle sue disposizioni che aveva portato a far ritirare lo striscione.
"L'archivio Genchi è un archivio come ci sono in ogni procura" - Poi il senatore dell'Idv torna sulla questione che negli ultimi giorni ha riempito le pagine dei giornali, il cosiddetto archivio Genchi additato da Berlusconi. Per Di Pietro il cosiddetto "archivio Genchi" è un archivio informatico come ci sono in ogni Procura della Repubblica. "Tanto scandalo solo per addormentare le coscienze. Anzi vengono creati dei finti scandali solo per limitare le possibilità della magistratura. Quando facevo mani pulite avevo tre stanze piene di faldoni. Adesso si può mettere tutto su un dischetto o su una pen drive. La politica non può ostacolare la giustizia. I delinquenti usano le tecnologie. Le devono usare pure i magistrati. E' come se la polizia usasse macchine che vanno molto lente a fronte dei delinquenti che ne usano di superveloci".
In piazza anche Borsellino e Travaglio - Tra i protagonisti della giornata, che si alternano sul palco allestito di fronte al palazzo dell'ambasciata francese, Salvatore Borsellino, Beppe Grillo, Marco Travaglio e Antonio Di Pietro.
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