Ci siamo concentrati sullo stupro della caffarella, ma ci siamo dimenticati di quello di capodanno...ed emergono scenari, anche qui, imprevisti. E se è veramente successo che un ragazzo incensurato sia stato dentro, sia stato pubblicamente additato come stupratore, mentre nulla, nè il DNA, nè altre prove (salvo la testimonianza della vittima...) riconducevano a lui...che dire...l'emergenza stupri è da rivedere.
A scagionare Davide Franceschini, liberato venerdì e accusato dello stupro di una ragazza durante un veglione di Capodanno a Roma, ci sono anche i test del Dna eseguito sulla maglietta che la vittima indossava. Dagli esami scientifici, osserva il Gip Guglielmo Muntoni, è emerso che le tracce biologiche sono da ricondurre ad un profilo genetico incompatibile con quello dell'indagato. Inoltre nessuna traccia di liquido seminale è stata inoltre rinvenuta nei tamponi. Nelle sei pagine dell'ordinanza il Gip ricostruisce il rapporto intercorso tra Franceschini e la parte lesa spiegando che il giovane non era riuscito ad avere un rapporto sessuale con la ragazza. Per il Gip inoltre «la ricostruzione dei fatti effettuata dall'indagato trova molti riscontri». Gli stessi indizi «appaiono assai meno gravi non potendosi escludere che la versione fornita da Davide Franceschini sia sincera e che le lesioni più gravi non fossero volute ma siano state invece frutto di un gesto violento, compiuto durante un rapporto consensuale, per un moto di rabbia e sotto l'effetto di sostanze stupefacenti ed alcoliche che rendevano lo stesso Franceschini poco in grado anche di valutare gli effetti del gesto». DICHIARAZIONI - Secondo il Gip le dichiarazioni della ragazza «appaiono molto contraddittorie, contengono almeno tre diverse ricostruzioni dei fatti, incompatibili fra loro, e sono in più punti smentite dalle altre fonti di prova». Dunque, constata il Gip, «tali dichiarazioni sono poco attendibili e non sono riscontrate neanche dalla natura delle lesioni subite che invece ben si spiegano alla luce del racconto offerto dall'indagato». Secondo il Gip la condotta di Davide Franceschini, rispetto ai fatti contestatigli la sera di Capodanno, appare essere stata assolutamente occasionale. L'indagato -osserva- «è un giovane del tutto incensurato, pentito per quanto fatto, provandone vergogna».
A scagionare Davide Franceschini, liberato venerdì e accusato dello stupro di una ragazza durante un veglione di Capodanno a Roma, ci sono anche i test del Dna eseguito sulla maglietta che la vittima indossava. Dagli esami scientifici, osserva il Gip Guglielmo Muntoni, è emerso che le tracce biologiche sono da ricondurre ad un profilo genetico incompatibile con quello dell'indagato. Inoltre nessuna traccia di liquido seminale è stata inoltre rinvenuta nei tamponi. Nelle sei pagine dell'ordinanza il Gip ricostruisce il rapporto intercorso tra Franceschini e la parte lesa spiegando che il giovane non era riuscito ad avere un rapporto sessuale con la ragazza. Per il Gip inoltre «la ricostruzione dei fatti effettuata dall'indagato trova molti riscontri». Gli stessi indizi «appaiono assai meno gravi non potendosi escludere che la versione fornita da Davide Franceschini sia sincera e che le lesioni più gravi non fossero volute ma siano state invece frutto di un gesto violento, compiuto durante un rapporto consensuale, per un moto di rabbia e sotto l'effetto di sostanze stupefacenti ed alcoliche che rendevano lo stesso Franceschini poco in grado anche di valutare gli effetti del gesto». DICHIARAZIONI - Secondo il Gip le dichiarazioni della ragazza «appaiono molto contraddittorie, contengono almeno tre diverse ricostruzioni dei fatti, incompatibili fra loro, e sono in più punti smentite dalle altre fonti di prova». Dunque, constata il Gip, «tali dichiarazioni sono poco attendibili e non sono riscontrate neanche dalla natura delle lesioni subite che invece ben si spiegano alla luce del racconto offerto dall'indagato». Secondo il Gip la condotta di Davide Franceschini, rispetto ai fatti contestatigli la sera di Capodanno, appare essere stata assolutamente occasionale. L'indagato -osserva- «è un giovane del tutto incensurato, pentito per quanto fatto, provandone vergogna».
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