come mai Daniels ai messo la mia frase come citazione
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Lei chi la risarcirà?
BOLOGNA — L'orco le è stato addosso fino all'ultimo, finché ha potuto, finché un poliziotto non l'ha sollevato di peso da quella ragazzina schiacciata a terra, la faccia nell'erba, il naso sanguinante, neanche la forza di piangere. «Ero paralizzata, non vedevo niente, non capivo niente, sentivo solo un odore terribile, il suo fiato addosso, l'alito che puzzava di birra...»: da ieri Chiara (la chiameremo così) ha lasciato l'ospedale Maggiore, è tornata a casa, ha raccontato agli agenti quello che ha potuto, brandelli di un incubo troppo grande, troppo feroce, per i suoi 15 anni. Ha gli occhi tumefatti e il naso rotto per gli schiaffi e i pugni ricevuti: «Mi diceva di stare buona, di non fare rumore, che non mi avrebbe fatto niente». Dalle finestre dell'appartamento in zona San Vitale, dove vive con la madre, un fratello e una sorella (il padre, separato, abita poco distante), si può scorgere la fermata del tram dove Chiara, venerdì sera, avrebbe dovuto incontrare i suoi amici. E invece ha trovato l'orco: Jamel Moamib, 33 anni, tunisino che avrebbe dovuto essere espulso dall'Italia da un pezzo o essere ancora in carcere o almeno in un centro di permanenza, dovunque, ma non lì, in quello stradone di mezza periferia: belva senza scopo, se non quello di sfregiare una vita.
Chiara è minuta, esile. Fa il primo anno delle Superiori. Ha la passione per Internet. E quando esce, è per trovarsi con il gruppo di amici nel parco vicino a casa, «troppo presto per discoteche o altre cose». L'unico che ieri ha potuto vederla è stato l'uomo che quella sera ha tentato di salvarla, che ha chiamato la polizia, anche se non è riuscito ad impedire lo stupro. È un'ex guardia giurata di 44 anni, un vicino di casa. «I genitori — ha raccontato — mi hanno dato il permesso di vederla, ma è stato davvero brutto. La ragazza è sconvolta, quasi assente. Mi è venuto spontaneo avvicinarmi, ho provato ad abbracciarla. Sa, l'ho vista crescere, per me è ancora una bambina. Ma lei si è tirata indietro con uno scatto, quasi terrorizzata, chissà quali mostri popolano la sua mente». E poi il pianto disperato del padre. Lo sguardo perso nel vuoto della mamma. La rabbia dei fratelli.
Gli amici, tra cui anche il figlio dell'ex guardia giurata, non se la sono sentita di entrare in quella casa: «Ti siamo vicini» le hanno fatto sapere.
Ha bisogno di aiuto, Chiara. Ma dovrà anche trovare la forza di aiutarsi da sola. Le sequenze di quella sera sono ancora lì, a bruciarle il cervello, a svuotarle l'anima. Lei che alle 21.30 saluta la madre: «Dai, ma', non ti preoccupare, ho il cellulare, gli amici mi aspettano alla fermata». Lei che scende in strada e nota un'ombra poco distante, ma sul momento non ci fa caso. Si dirige verso la fermata e, quando si accorge che non c'è nessuno, telefona all'amica, scoprendo che l'appuntamento è saltato. «A quel punto — parole di Chiara — stavo tornando verso casa». Ed è in quel momento che si accorge che l'ombra è ancora là, in fondo alla strada. «Ho affrettato il passo, poi ho sentito dietro di me un rumore di corsa: non ho avuto il tempo di pensare e già mi era addosso». L'uomo le ha tappato la bocca con la mano. L'ha trascinata sull'altro lato della strada, tra i cespugli di un parco, dietro una rete di recinzione. «Ho provato ad urlare, lui mi ha picchiata...». L'ha schiacciata a terra. «È diventato tutto buio, il cervello non rispondeva più». Poi l'intervento dell'ex guardia giurata. L'arrivo della volante. Chiara è a casa, o forse no: «È come se fossi morta dentro».In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
ma_75@bodyweb.com
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Originariamente Scritto da greenday2 Visualizza MessaggioVia dopo le perle di master siamo tutti piu felici.
E lasciamo perdere FN per carità...che e' diventata un CL con qualche spruzzo di Pound e Tolkien.
be'. .allora vota sempre i soliti... .che siamo ancora piu' felici. ..contatto face book
roberto moroni
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mostruoso.senza paroleOriginariamente Scritto da modgallaghergandhi invece di giocarsi il libretto della macchina si gioca la cartella clinica
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Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza MessaggioLei chi la risarcirà?
BOLOGNA — L'orco le è stato addosso fino all'ultimo, finché ha potuto, finché un poliziotto non l'ha sollevato di peso da quella ragazzina schiacciata a terra, la faccia nell'erba, il naso sanguinante, neanche la forza di piangere. «Ero paralizzata, non vedevo niente, non capivo niente, sentivo solo un odore terribile, il suo fiato addosso, l'alito che puzzava di birra...»: da ieri Chiara (la chiameremo così) ha lasciato l'ospedale Maggiore, è tornata a casa, ha raccontato agli agenti quello che ha potuto, brandelli di un incubo troppo grande, troppo feroce, per i suoi 15 anni. Ha gli occhi tumefatti e il naso rotto per gli schiaffi e i pugni ricevuti: «Mi diceva di stare buona, di non fare rumore, che non mi avrebbe fatto niente». Dalle finestre dell'appartamento in zona San Vitale, dove vive con la madre, un fratello e una sorella (il padre, separato, abita poco distante), si può scorgere la fermata del tram dove Chiara, venerdì sera, avrebbe dovuto incontrare i suoi amici. E invece ha trovato l'orco: Jamel Moamib, 33 anni, tunisino che avrebbe dovuto essere espulso dall'Italia da un pezzo o essere ancora in carcere o almeno in un centro di permanenza, dovunque, ma non lì, in quello stradone di mezza periferia: belva senza scopo, se non quello di sfregiare una vita.
Chiara è minuta, esile. Fa il primo anno delle Superiori. Ha la passione per Internet. E quando esce, è per trovarsi con il gruppo di amici nel parco vicino a casa, «troppo presto per discoteche o altre cose». L'unico che ieri ha potuto vederla è stato l'uomo che quella sera ha tentato di salvarla, che ha chiamato la polizia, anche se non è riuscito ad impedire lo stupro. È un'ex guardia giurata di 44 anni, un vicino di casa. «I genitori — ha raccontato — mi hanno dato il permesso di vederla, ma è stato davvero brutto. La ragazza è sconvolta, quasi assente. Mi è venuto spontaneo avvicinarmi, ho provato ad abbracciarla. Sa, l'ho vista crescere, per me è ancora una bambina. Ma lei si è tirata indietro con uno scatto, quasi terrorizzata, chissà quali mostri popolano la sua mente». E poi il pianto disperato del padre. Lo sguardo perso nel vuoto della mamma. La rabbia dei fratelli.
Gli amici, tra cui anche il figlio dell'ex guardia giurata, non se la sono sentita di entrare in quella casa: «Ti siamo vicini» le hanno fatto sapere.
Ha bisogno di aiuto, Chiara. Ma dovrà anche trovare la forza di aiutarsi da sola. Le sequenze di quella sera sono ancora lì, a bruciarle il cervello, a svuotarle l'anima. Lei che alle 21.30 saluta la madre: «Dai, ma', non ti preoccupare, ho il cellulare, gli amici mi aspettano alla fermata». Lei che scende in strada e nota un'ombra poco distante, ma sul momento non ci fa caso. Si dirige verso la fermata e, quando si accorge che non c'è nessuno, telefona all'amica, scoprendo che l'appuntamento è saltato. «A quel punto — parole di Chiara — stavo tornando verso casa». Ed è in quel momento che si accorge che l'ombra è ancora là, in fondo alla strada. «Ho affrettato il passo, poi ho sentito dietro di me un rumore di corsa: non ho avuto il tempo di pensare e già mi era addosso». L'uomo le ha tappato la bocca con la mano. L'ha trascinata sull'altro lato della strada, tra i cespugli di un parco, dietro una rete di recinzione. «Ho provato ad urlare, lui mi ha picchiata...». L'ha schiacciata a terra. «È diventato tutto buio, il cervello non rispondeva più». Poi l'intervento dell'ex guardia giurata. L'arrivo della volante. Chiara è a casa, o forse no: «È come se fossi morta dentro».
E se anke dopo questo, mi date contro, quando dico ke li ucciderei tutti senza esitazione e senza poi provare il minimo rimorso, beh, allora poi nn ci lamentiamo xk viviamo in un posto di merda, senza rispetto x niente e x nessuno e senza nessun valore(nn parlo di chissà che cosa...).
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Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza MessaggioLei chi la risarcirà?
Ha gli occhi tumefatti e il naso rotto per gli schiaffi e i pugni ricevuti: «Mi diceva di stare buona, di non fare rumore, che non mi avrebbe fatto niente». Dalle finestre dell'appartamento in zona San Vitale, dove vive con la madre, un fratello e una sorella (il padre, separato, abita poco distante), si può scorgere la fermata del tram dove Chiara, venerdì sera, avrebbe dovuto incontrare i suoi amici. E invece ha trovato l'orco: Jamel Moamib, 33 anni, tunisino che avrebbe dovuto essere espulso dall'Italia da un pezzo o essere ancora in carcere o almeno in un centro di permanenza, dovunque, ma non lì, in quello stradone di mezza periferia: belva senza scopo, se non quello di sfregiare una vita.
Qualcosa si muove dentro e sale, sale dallo stomaco alla testa nel leggere questa cronaca, nel vedersi davanti quell'uomo e le sue mani sulla bocca di questa ragazzina, o nel sapere che la bestia avrebbe dovuto essere lontana dall'Italia, o rinchiusa, al pari delle belve, in una gabbia, carcere, CPA, la si chiami come meglio si vuole, ma quello era il suo posto, quei luoghi che qualcuno vorrebbe abolire, e qualcun'altro farne percorsi "educativi", di "reinserimento", anticamere dell' "integrazione"...
Chi la risarcirà, ci chiede Ma_, e noi la risposta non l'abbiamo, perchè non abbiamo certezza, non abbiamo la sicurezza che questa belva venuta da fuori abbia la giusta pena, sconti sulla sua pelle, e per sempre, la stesso castigo che ha inflitto a quella giovane vita interrotta, che solo un miracolo potrà ricomporre nella tenerezza dei suoi quindici anni.
E' lì, è da quello spirito offeso in cui nessuno potrà mai intervenire, è quello sfregio che ci offende nel profondo che ci fa dire con più forza ancora che siamo razzisti - razzisti dello spirito, ai quali non interessa di che colore sia la pelle delle bestie, perchè conosciamo l'incarnato della loro anima dannata, sulla quale dovrebbe scendere la mano di un giudizio che ci trovi tutti concordi...E così non sarà.
Sia benvenuta, allora, la giustiza che sale dal basso, dal ventre della gente di questa Italia sporcata dagli escrementi di chi qui non è nato, sia benedetta la giustizia del popolo italiano, quella compiuta con le sue mani, la giustizia giusta, la giustizia certa, questa giustizia razzista che spero trascini presto da basso anche chi potendo non fa, e tappi la bocca a questi pilateschi difensori da salotto, la zavorra casalinga, "pensante" e chic, che merita la forca al pari dello straniero che difende.Last edited by Sean; 16-02-2009, 21:24:51....ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Originariamente Scritto da bersiker1980 Visualizza MessaggioCmq sarebbe tanto bello se sta gentaglia la mettesimo a costruire strade, pulire boschi, produrre laterizi.....
Ovviamente GRATIS. Dovrebbero ripagare la società del male che le han fatto lavorando per qualche lustro.
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"Ditemi perche' il mio aguzzino era libero" Bologna, sfogo tra le lacrime della ragazzina vittima di un tunisino irregolare
«ORA qualcuno mi deve spiegare perché quell’uomo era fuori, perché non era stato espulso e perché era ancora libero di fare del male». Tra le lacrime, si è sfogata così, con i familiari, la quindicenne violentata venerdì sera alla periferia di Bologna da un tunisino di 33 anni, Jamel Moamib, irregolare, uscito dal carcere lo scorso 15 gennaio. «Ha voluto leggere i giornali e vedere i servizi in televisione — racconta la mamma della vittima — Il suo dramma è ancora maggiore perché si è resa conto della situazione del suo aggressore: è molto scossa e ha appena iniziato ad aprirsi con noi». Le domande della ragazzina sono le stesse che si sta ponendo mezza Italia. Il ministro della Giustizia Alfano ha avviato accertamenti preliminari sul caso e ha chiesto agli ispettori di via Arenula di acquisire tutta la documentazione. In particolare, l’attenzione è puntata sul provvedimento del tribunale della Libertà di Bologna che lo scorso 15 gennaio ha revocato la custodia cautelare in carcere, dove l’uomo si trovava dal 7 agosto in seguito a un arresto per spaccio di eroina. Il ministro vuole conoscere le motivazioni dei giudici e, se il tunisino fosse uscito per decorrenza dei termini, via Arenula sarebbe pronta a valutare eventuali responsabilità disciplinari dei magistrati. INTANTO, la Questura di Bologna ha ricostruito il percorso di Moamib e ha verificato il motivo per cui, una volta liberato dal carcere di Lanciano, non è stato trattenuto in un centro di identificazione né espulso. L’uomo non è compiutamente identificato: non si conoscono con certezza il suo nome, la sua provenienza, l’età. Di fatto, è «inespellibile». Per essere rimpatriato dovrebbe avere una patria ma le autorità tunisine, a cui sono stati inviate foto e impronte digitali, non hanno ancora fornito risposte sulle sue reali generalità. «Spesso gli algerini dicono di essere tunisini e viceversa — ha spiegato ieri il questore Luigi Merolla — per dilatare i tempi dell’identificazione». LA STORIA di Moamib, almeno fino allo stupro di venerdì, somiglia a quella di migliaia di nordafricani senza identità presenti in Italia. E’ sbarcato a Lampedusa a fine aprile del 2008 e pochi gorni dopo si è allontanato dal centro di identificazione ed espulsione di Caltanissetta. E’ ricomparso a Bologna il 7 luglio: controllato dalla polizia e trovato senza documenti, ha ricevuto un’intimazione ad allontanarsi dall’Italia entro 5 giorni. Ovviamente, non se n’è andato. Il 28 luglio è stato fermato di nuovo e, non avendo obbedito all’espulsione, è stato arrestato per l’articolo 14 delle legge sull’immigrazione. Il giorno successivo, dopo la convalida, è tornato in libertà con una seconda intimazione. Trascorsi nove giorni è finito ancora in manette. LO HANNO arrestato dopo averlo sorpreso a vendere una dose di eroina. E’ stato quindi portato in regime di custodia cautelare al carcere della Dozza, infine trasferito a Lanciano per ragioni di spazio. Ad ogni controllo ha dato un nome diverso. In occasione dell’arresto del 7 agosto, la Questura di Bologna ha avviato la procedura di identificazione, rimasta lettera morta per mancanza di risposte. Dall’avvio del procedimento sono passati ben oltre 60 giorni, che corrispondono al tempo massimo di trattenimento in un centro di identificazione ed espulsione. In conclusione: libero. ANCHE il procuratore reggente di Bologna, Silverio Piro, certo della legittimità della scarcerazione disposta dal tribunale della Libertà, ha sottolineato che il problema sta nelle difficoltà di identificare i clandestini senza documenti. Il senso di impotenza che pervade tutta la vicenda alimenta la rabbia. «Le leggi in Italia sono balorde: dobbiamo scendere in strada, ben vengano le ronde», dice il testimone che venerdì ha chiamato il 113 e fatto arrestare il violentatore. E molte finestre della città, ieri sera all’imbrunire, si sono illuminate con le luci delle candele, in risposta all’appello del nostro giornale per un gesto di solidarietà che facesse sentire meno sola la vittima della violenza.
sono stanco di leggere ogni giorno notizie del genere, nell'impossibilità di fare qualcosa di concreto, nell'aver paura per le persone a me care, non mi interessa chi possa salire al governo, destra sinistra o centro non cambia mai nientesigpic
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioSia benvenuta, allora, la giustiza che sale dal basso, dal ventre della gente di questa Italia sporcata dagli escrementi di chi qui non è nato, sia benedetta la giustizia del popolo italiano, quella compiuta con le sue mani, la giustizia giusta, la giustizia certa, questa giustizia razzista che spero trascini presto da basso anche chi potendo non fa, e tappi la bocca a questi pilateschi difensori da salotto, la zavorra casalinga, "pensante" e chic, che merita la forca al pari dello straniero.
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attenti però. quando leonida apri il topic delle ronde notturne cittadine l'avete vista come una barbaria, ora siete quasi ad appoggiarle.Originariamente Scritto da modgallaghergandhi invece di giocarsi il libretto della macchina si gioca la cartella clinica
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioSi, siamo razzisti;
Qualcosa si muove dentro e sale, sale dallo stomaco alla testa nel leggere questa cronaca, nel vedersi davanti quell'uomo e le sue mani sulla bocca di questa ragazzina, o nel sapere che la bestia avrebbe dovuto essere lontana dall'Italia, o rinchiusa, al pari delle belve, in una gabbia, carcere, CPT, la si chiami come meglio si vuole, ma quello era il suo posto, quei luoghi che qualcuno vorrebbe abolire, e qualcun'altro farne percorsi "educativi", di "reinserimento", anticamere dell' "integrazione"...
Chi la risarcirà, ci chiede Ma_, e noi la risposta non l'abbiamo, perchè non abbiamo certezza, non abbiamo la sicurezza che questa belva venuta da fuori abbia la giusta pena, sconti sulla sua pelle, e per sempre, la stesso castigo che ha inflitto a quella giovane vita interrotta, che solo un miracolo potrà ricomporre nella tenerezza dei suoi quindici anni.
E' lì, è da quello spirito offeso in cui nessuno potrà mai intervenire, è quello sfregio che ci offende nel profondo che ci fa dire con più forza ancora che siamo razzisti - razzisti dello spirito, ai quali non interessa di che colore sia la pelle delle bestie, perchè conosciamo l'incarnato della loro anima dannata, sulla quale dovrebbe scendere la mano di un giudizio che ci trovi tutti concordi...E così non sarà.
Sia benvenuta, allora, la giustiza che sale dal basso, dal ventre della gente di questa Italia sporcata dagli escrementi di chi qui non è nato, sia benedetta la giustizia del popolo italiano, quella compiuta con le sue mani, la giustizia giusta, la giustizia certa, questa giustizia razzista che spero trascini presto da basso anche chi potendo non fa, e tappi la bocca a questi pilateschi difensori da salotto, la zavorra casalinga, "pensante" e chic, che merita la forca al pari dello straniero.
Come ho già scritto, nn se ne può più.
e credo ke far girare x internet quell'articolo in modo ke TUTTI possano leggerlo, sia il metodo migliore x far scattare qualcosa dentro tutti quelli ke nn vedono il made o ke "difendono" quegli animali..
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Originariamente Scritto da Vegeta86 Visualizza Messaggio"Ditemi perche' il mio aguzzino era libero" Bologna, sfogo tra le lacrime della ragazzina vittima di un tunisino irregolare
«ORA qualcuno mi deve spiegare perché quell’uomo era fuori, perché non era stato espulso e perché era ancora libero di fare del male». Tra le lacrime, si è sfogata così, con i familiari, la quindicenne violentata venerdì sera alla periferia di Bologna da un tunisino di 33 anni, Jamel Moamib, irregolare, uscito dal carcere lo scorso 15 gennaio. «Ha voluto leggere i giornali e vedere i servizi in televisione — racconta la mamma della vittima — Il suo dramma è ancora maggiore perché si è resa conto della situazione del suo aggressore: è molto scossa e ha appena iniziato ad aprirsi con noi». Le domande della ragazzina sono le stesse che si sta ponendo mezza Italia. Il ministro della Giustizia Alfano ha avviato accertamenti preliminari sul caso e ha chiesto agli ispettori di via Arenula di acquisire tutta la documentazione. In particolare, l’attenzione è puntata sul provvedimento del tribunale della Libertà di Bologna che lo scorso 15 gennaio ha revocato la custodia cautelare in carcere, dove l’uomo si trovava dal 7 agosto in seguito a un arresto per spaccio di eroina. Il ministro vuole conoscere le motivazioni dei giudici e, se il tunisino fosse uscito per decorrenza dei termini, via Arenula sarebbe pronta a valutare eventuali responsabilità disciplinari dei magistrati. INTANTO, la Questura di Bologna ha ricostruito il percorso di Moamib e ha verificato il motivo per cui, una volta liberato dal carcere di Lanciano, non è stato trattenuto in un centro di identificazione né espulso. L’uomo non è compiutamente identificato: non si conoscono con certezza il suo nome, la sua provenienza, l’età. Di fatto, è «inespellibile». Per essere rimpatriato dovrebbe avere una patria ma le autorità tunisine, a cui sono stati inviate foto e impronte digitali, non hanno ancora fornito risposte sulle sue reali generalità. «Spesso gli algerini dicono di essere tunisini e viceversa — ha spiegato ieri il questore Luigi Merolla — per dilatare i tempi dell’identificazione». LA STORIA di Moamib, almeno fino allo stupro di venerdì, somiglia a quella di migliaia di nordafricani senza identità presenti in Italia. E’ sbarcato a Lampedusa a fine aprile del 2008 e pochi gorni dopo si è allontanato dal centro di identificazione ed espulsione di Caltanissetta. E’ ricomparso a Bologna il 7 luglio: controllato dalla polizia e trovato senza documenti, ha ricevuto un’intimazione ad allontanarsi dall’Italia entro 5 giorni. Ovviamente, non se n’è andato. Il 28 luglio è stato fermato di nuovo e, non avendo obbedito all’espulsione, è stato arrestato per l’articolo 14 delle legge sull’immigrazione. Il giorno successivo, dopo la convalida, è tornato in libertà con una seconda intimazione. Trascorsi nove giorni è finito ancora in manette. LO HANNO arrestato dopo averlo sorpreso a vendere una dose di eroina. E’ stato quindi portato in regime di custodia cautelare al carcere della Dozza, infine trasferito a Lanciano per ragioni di spazio. Ad ogni controllo ha dato un nome diverso. In occasione dell’arresto del 7 agosto, la Questura di Bologna ha avviato la procedura di identificazione, rimasta lettera morta per mancanza di risposte. Dall’avvio del procedimento sono passati ben oltre 60 giorni, che corrispondono al tempo massimo di trattenimento in un centro di identificazione ed espulsione. In conclusione: libero. ANCHE il procuratore reggente di Bologna, Silverio Piro, certo della legittimità della scarcerazione disposta dal tribunale della Libertà, ha sottolineato che il problema sta nelle difficoltà di identificare i clandestini senza documenti. Il senso di impotenza che pervade tutta la vicenda alimenta la rabbia. «Le leggi in Italia sono balorde: dobbiamo scendere in strada, ben vengano le ronde», dice il testimone che venerdì ha chiamato il 113 e fatto arrestare il violentatore. E molte finestre della città, ieri sera all’imbrunire, si sono illuminate con le luci delle candele, in risposta all’appello del nostro giornale per un gesto di solidarietà che facesse sentire meno sola la vittima della violenza.
sono stanco di leggere ogni giorno notizie del genere, nell'impossibilità di fare qualcosa di concreto, nell'aver paura per le persone a me care, non mi interessa chi possa salire al governo, destra sinistra o centro non cambia mai niente
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Originariamente Scritto da gabriele81 Visualizza MessaggioCon la violenza non si risolve nulla!Bisogna comprendere e integrare.Originariamente Scritto da modgallaghergandhi invece di giocarsi il libretto della macchina si gioca la cartella clinica
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Originariamente Scritto da Gary Visualizza Messaggionon diciamo eresie per favore. in un topic così serio poi.
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