Gemelli, biondi e con gli occhi azzurri
Ecco i brasiliani «ariani» di Mengele
Gli esperimenti del medico nazista dietro il boom di parti gemellari di una cittadina del Rio Grande do Sul
MILANO - La sconfitta non permise a Hitler di portare a termine in Europa i suoi diabolici progetti, ma Joseph Mengele, il famigerato medico nazista, soprannominato «angelo della morte», che lavorò nel campo di concentramento di Auschwitz fino al gennaio del 1945, avrebbe continuato i suoi esperimenti genetici in Sud America e qui sarebbe riuscito a trasformare il piccolo borgo brasiliano di Candido Godoi, nello stato del Rio Grande do Sul, in una sorta di «città ariana». Lo rivela il libro «Mengele, l'angelo della morte in Sudamerica» scritto da Jorge Camarasa, storico argentino che da anni studia le vite dei gerarchi nazisti in fuga dalla Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale. Camarasa sostiene che il medico nazista per diversi anni avrebbe curato le donne in gravidanza della città brasiliana con particolari medicinali ottenendo quasi sempre lo stesso risultato: le neo-mamme avrebbero partorito decine di gemelli, tutti biondi e con gli occhi azzurri. Il prototipo della razza ariana.
BOOM DI GEMELLI - Come narra il Daily Telegraph per anni gli scienziati hanno cercato di capire come era possibile che in questa piccola città sudamericana ci fossero così tanti gemelli (si calcola che in media nel Dopoguerra sia nata una coppia di gemelli ogni 5 parti). Inoltre la maggior parte di questi neonati presentavano caratteristiche insolite per bambini nati in questi territori. I cittadini di Candido Godoi hanno confermato allo storico argentino che il dottor Mengele durante gli anni sessanta avrebbe visitato ripetutamente il borgo curando con speciali trattamenti le donne del paese. Più tardi l'«angelo della morte» avrebbe fatto perdere le sue tracce, vagando in diversi stati sudamericani prima di morire a Bertioga, in Brasile, nel 1979.
RICERCHE SULLA RAZZA - Mengele abbandonò l'Argentina all'indomani della cattura di Adolf Eichmann, uno dei più spietati gerarchi nazisti, rapito nel paese sudamericano dai servizi segreti israeliani e poi condannato a morte nello stato mediorientale. Una volta arrivato in Brasile cominciò ad effettuare esperimenti genitici sui bovini e secondo Camarasa fu molto apprezzato dai cittadini di Candido Godoi perché riuscì a far incrementare il numero di animali presenti negli allevamenti locali. Quindi sarebbe passato agli esperimenti sugli esseri umani. «Penso che probabilmente Candido Godoi sia stato il nuovo laboratorio di Joseph Mengele» dichiara lo storico argentino al Daily Telegraph. «Qui avrebbe portato a termine il suo vecchio sogno di creare il prototipo della razza ariana». Camarasa afferma che le testimonianze degli esperimenti di Mengele sono molteplici: «Vari cittadini hanno confermato che egli curò diverse donne incinte con innovativi medicinali». Alcuni residenti del borgo brasiliani lo ricordano con affetto: «Ci diceva che era un veterinario - afferma il contadino Aloisi Finkler -. Ci spiegava le malattie che avevano i nostri animali e ci diceva di non preoccuparci perché li avrebbe curati. Appariva davvero un uomo pieno di cultura e di dignità».
Ecco i brasiliani «ariani» di Mengele
Gli esperimenti del medico nazista dietro il boom di parti gemellari di una cittadina del Rio Grande do Sul
MILANO - La sconfitta non permise a Hitler di portare a termine in Europa i suoi diabolici progetti, ma Joseph Mengele, il famigerato medico nazista, soprannominato «angelo della morte», che lavorò nel campo di concentramento di Auschwitz fino al gennaio del 1945, avrebbe continuato i suoi esperimenti genetici in Sud America e qui sarebbe riuscito a trasformare il piccolo borgo brasiliano di Candido Godoi, nello stato del Rio Grande do Sul, in una sorta di «città ariana». Lo rivela il libro «Mengele, l'angelo della morte in Sudamerica» scritto da Jorge Camarasa, storico argentino che da anni studia le vite dei gerarchi nazisti in fuga dalla Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale. Camarasa sostiene che il medico nazista per diversi anni avrebbe curato le donne in gravidanza della città brasiliana con particolari medicinali ottenendo quasi sempre lo stesso risultato: le neo-mamme avrebbero partorito decine di gemelli, tutti biondi e con gli occhi azzurri. Il prototipo della razza ariana.
BOOM DI GEMELLI - Come narra il Daily Telegraph per anni gli scienziati hanno cercato di capire come era possibile che in questa piccola città sudamericana ci fossero così tanti gemelli (si calcola che in media nel Dopoguerra sia nata una coppia di gemelli ogni 5 parti). Inoltre la maggior parte di questi neonati presentavano caratteristiche insolite per bambini nati in questi territori. I cittadini di Candido Godoi hanno confermato allo storico argentino che il dottor Mengele durante gli anni sessanta avrebbe visitato ripetutamente il borgo curando con speciali trattamenti le donne del paese. Più tardi l'«angelo della morte» avrebbe fatto perdere le sue tracce, vagando in diversi stati sudamericani prima di morire a Bertioga, in Brasile, nel 1979.
RICERCHE SULLA RAZZA - Mengele abbandonò l'Argentina all'indomani della cattura di Adolf Eichmann, uno dei più spietati gerarchi nazisti, rapito nel paese sudamericano dai servizi segreti israeliani e poi condannato a morte nello stato mediorientale. Una volta arrivato in Brasile cominciò ad effettuare esperimenti genitici sui bovini e secondo Camarasa fu molto apprezzato dai cittadini di Candido Godoi perché riuscì a far incrementare il numero di animali presenti negli allevamenti locali. Quindi sarebbe passato agli esperimenti sugli esseri umani. «Penso che probabilmente Candido Godoi sia stato il nuovo laboratorio di Joseph Mengele» dichiara lo storico argentino al Daily Telegraph. «Qui avrebbe portato a termine il suo vecchio sogno di creare il prototipo della razza ariana». Camarasa afferma che le testimonianze degli esperimenti di Mengele sono molteplici: «Vari cittadini hanno confermato che egli curò diverse donne incinte con innovativi medicinali». Alcuni residenti del borgo brasiliani lo ricordano con affetto: «Ci diceva che era un veterinario - afferma il contadino Aloisi Finkler -. Ci spiegava le malattie che avevano i nostri animali e ci diceva di non preoccuparci perché li avrebbe curati. Appariva davvero un uomo pieno di cultura e di dignità».
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