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FRANCESCA BRUNATI Milano. Tutto da rifare il processo sul riacquisto di obbligazioni Unipol, nel quale gli ex vertici della Compagnia assicurativa, Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti, erano stati condannati anche in appello a Milano, a sei mesi di carcere per insider trading. Il processo ripartirà dalla fase delle indagini preliminari, ma a Bologna, con la quasi certezza che non arriverà a conclusione in quanto fra un anno il reato sarà prescritto. È questo l’effetto della decisione con cui ieri la Cassazione ha annullato senza rinvio il verdetto dei giudici milanesi e trasmesso gli atti alla Procura e al Tribunale di Bologna, accogliendo un’eccezione di competenza territoriale presentata dalla difesa già a Milano. Per la vicenda, il finanziere bresciano Emilio Gnutti, coimputato di Consorte e Sacchetti, nel novembre 2007, in appello, aveva patteggiato la pena, convertita poi in una multa. Ieri, dopo il verdetto della Suprema Corte, Consorte, in aula a Milano come imputato all’udienza preliminare sul tentativo di scalata dal parte di Unipol a Bnl, ha commentato: «La verità si avvicina a passi veloci... Io sono sereno perché non ho fatto nulla di illecito». «Gli imputati possono svolgere qualunque attività manageriale, perchè non hanno più alcuna condanna nè sanzioni accessorie», ha precisato intanto l’avvocato Sgubbi, difensore di Consorte, che ha poi spiegato: «La tesi dell’incompetenza territoriale l’abbiamo sostenuta fin dal primo momento perchè, in base alla legge, la competenza nell’acquisto di strumenti finanziari si realizza nel luogo in cui la banca annota l’avvenuto acquisto. E la banca in questo caso di Unipol è a Bologna». Le indagini si erano avviate dopo una segnalazione di Consob nel 2003, alle Procure di Milano e Brescia, ma il fascicolo restò alla prima. L’accusa di insider trading riguarda il buy back di obbligazioni Unipol da parte della stessa compagnia. Le obbligazioni erano state emesse nel 2000 con scadenza al 2005, invece era stato deciso il rimborso anticipato nel febbraio 2002. Circa due mesi prima dell’operazione i bond sarebbero stati rastrellati a un prezzo superiore di mercato e inferiore a quello del rimborso. L’informazione sarebbe circolata nel giro degli amministratori e dei loro partner finanziari che, quindi, realizzarono notevoli plusvalenze. Intanto lunedì a Milano, Consorte è stato interrogato dal pm e dal legale del Bbva (parte civile) nell’ambito dell’udienza preliminare sulla tentata scalata a Bnl. E tra le varie domande ci sono state anche quelle sulle telefonate intercettate con i politici Nicola Latorre, Piero Fassino e Massimo D'Alema (mai indagati). «Io non li ho mai chiamati. Lo hanno sempre fatto loro», ha spiegato, perchè la politica «vuol sempre mettere il cappello». Prossima udienza il 29 gennaio.
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