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Prova a cercare.... Maison ikkoku si trova sub_eng
2 come noi non l'ho mai trovato ma c'è il trailer mi pare sull'ultimo dvd della serie
sigpic
GORE - REBUILD THE BODY
(non so il front , ma il back pare migliorato )
Citazione:
Originalmente inviato da leonardoS
maledetto mongue, io sono 177cm quindi basso e pelato e grasso, il top secondo i canoni monguiani. Ma siccome lui è un secco sansa palle e sansa tesserino ifbb e scurnacchiat me ne fotto
ieri vidi Zombieland.. altamente sopra le aspettative.. piacevole e spassoso!
---------- Post added at 19:06:39 ---------- Previous post was at 18:57:14 ----------
qualcuno sa se uscirà in italia: "All the boys love Mandy Lane"??
A me è piaciuto molto zombieland, perde di ritmo nelle fasi finali ma può vantare una "sigla" da urlo e un fantastico cammeo di Bill Murray, oltre alle innumerevoli gag davvero divertenti .
Ah, ho aggiunto sul blog la mia recensione di The fighter, il film per cui Christian Bale è stato nominato all'oscar. Date un'occhiata qui se vi interessa
sigpic
GORE - REBUILD THE BODY
(non so il front , ma il back pare migliorato )
Citazione:
Originalmente inviato da leonardoS
maledetto mongue, io sono 177cm quindi basso e pelato e grasso, il top secondo i canoni monguiani. Ma siccome lui è un secco sansa palle e sansa tesserino ifbb e scurnacchiat me ne fotto
A me è piaciuto molto zombieland, perde di ritmo nelle fasi finali ma può vantare una "sigla" da urlo e un fantastico cammeo di Bill Murray, oltre alle innumerevoli gag davvero divertenti .
Ah, ho aggiunto sul blog la mia recensione di The fighter, il film per cui Christian Bale è stato nominato all'oscar. Date un'occhiata qui se vi interessa
Incollo qui la mia recensione del discorso del re (rik ci sarai te un documentario)
Piccola premessa: quando parlo di pellicole come questa sono molto di parte. Il discorso del Re è un film uscito la scorsa settimana nelle sale italiane, la cui storia è incentrata sul rapporto tra il Re Giorgio VI (magistralmente interpetato da Colin Firth, candidato all’oscar per il ruolo) con il suo logopedista (Geoffrey Rush, per i profani il cattivone de “Ipirati dei caraibi”, per gli altri il protagonista di “Shine” e “Il sarto di panama”) nel tentativo di risolverere i problemi di balbuzie che per un Re, ahimè, risultano alquanto invalidanti. Ora, quando si parla di rapporto terapeutico, mi brillano gli occhi. Ho un occhio di riguardo per tutti i tentativi di riprodurre sul grande e sul piccolo schermo cosa voglia dire intraprendere un percorso di crescita individuale (vogliamo parlare di In Treatment?), che poi la cosa interessi psicoanalisi, logopedia, scienze occulte e fachirato poco importa. Ovviamente, a patto che il film sia ben realizzato e vada sino in fondo chiarendo gli aspetti chiave di un rapporto complesso come quello che si instaura tra terapeuta(-ista in questo caso?) e paziente. Questo è sicuramente il caso.
E’ sin dal primo incontro della moglie di Giorgio VI e del logopedista (da ora Lionel) che infatti appare subito chiaro che il percorso a cui staremo per assistere è qualcosa di più di un semplice rapporto medico/paziente. La cosa diventa poi evidente con l’inizio delle sedute logopediche, che piuttosto che incentrarsi sugli esercizietti per sciogliere la lingua, si focalizzano sul tentativo di Lionel di sciogliere Giorgio VI dal fardello “Superegoico” che impedisce al Re di liberarsi dalla sua balbuzie. Seduta dopo seduta, scaveremo fino alle radici del problema del Re, raccontato in un setting al confine con quello della psicoterapia psicoanalitica. Gli elementi chiave per poterne parlare in questi termini ci sono tutti e lo si capisce sin dalla prima seduta, in cui viene stilato quel “contratto terapeutico” che permetterà al Re di avvicinare il suo invalidante ideale di “sé” al suo “sé” più autentico, grazie ad una progressiva ridefinizione dei ruoli giocati da terapeuta e paziente che gli permette di scendere dai gradini superegoici che ostacolano il fluire delle sue parole. Per quanto possa sembrare paradossale, la riuscita del percorso avverrà per l’appunto proprio quando Giorgio IV diventerà a tutti gli effetti Bertie, nomignolo affibbiatogli da Lionel nel tentativo di bilanciare i ruoli nel rapporto terapeutico. Il problema del Re si rivela quindi essere essenzialmente un problema relazionale, più che medico, e come tale viene trattato. Eccellenti e funzionali alla resa della pellicola i primi piani di Firth che vanno a tratteggiare egregiamente gli stati d’ansia che lo portano a incespicare, sia grazie all’uso “affettivo” della telecamera che grazie alla bravura del protagonista. Le vicende storiche di sfondo si incastrano perfettamente nella narrazione, contribuendo a fare del “discorso del re” un’ottima pellicola.
Un 9 pieno a Firth che mi ha stupito, un 9 a Rush che si dimostra al suo meglio e un otto e mezzo al film che grazie a tutti questi elementi e ad un ottimo ritmo (non annoia mai, anzi, cattura) si dimostra molto valido anche se effettivamente non all’altezza di tutte ‘ste nomination agli oscar. Possibilmente da vedere in lingua originale per chi ne ha la possibilità.
Il link è questo
Ma la incollo di seguito, certo se visitate il blog e magari lasciate qualche commentino è mejo
Il cigno nero è un thriller psicologico diretto da Darren Aronofsky. Mentre qui in italia al botteghino spopolano successi galattici come il film di Checco Zalone che sorpassa il nostro sempiterneo campione di incassi “Vacanze di natale 2010″ o come si chiama, in america è il cigno nero a piazzarsi tra i “Top at the box office”. Anche giustamente, oserei dire. Aronofsky ci ha ormai abituato alle sue riflessioni allucinatorie sulla psiche umana, l’ha fatto con Pi greco il teorema del delirio, con requiem for a dream, ed in maniera meno marcata con The Wrestler.
Con il cigno nero raggiunge senza ombra di dubbio una maturità stilistica e introspettiva senza precedenti. La storia è ambientata nel contesto del New York city ballet, durante l’allestimento di una revisione del lago dei cigni. Nella regia di Thomas Leroy (Vincent Cassel) il cigno nero e il cigno bianco devono essere interpretati dalla medesima ballerina. Proprio grazie alla sapiente interpretazione (e rivisitazione, quindi) della simbologia del balletto di Cajkovskij, Aronofsky riesce a mettere in scena i conflitti psichici di Nina (Natalie Portman), la prima ballerina. Nina è una ragazza profondamente impegnata nel raggiungimento di un’ideale di perfezione e innocenza preteso quasi avidamente da sua madre. Sarà l’incontro con la meno perfetta ma sicuramente più seduttiva Lily (Mila Kunis), e il tentativo di interpretare il sensuale cigno bianco che getteranno Nina in un disequilibrio senza via d’uscita. Tutto il film è infatti caratterizzato da un progressivo emergere del “Cigno Nero” , la parte matura della prima ballerina, seduttiva e sessuata, in opposizione con il “Cigno Bianco” che Nina ha sempre saputo interpretare alla perfezione. Questa scissione porta la protagonista ad un doloroso tentativo di ricongiungimento, che lo spettatore avvertirà attraverso una tensione continua che percorre tutta la durata del film, in un teatro drammatico di continui deliri psicotici che Aronofsky riesce a rendere orrorifici e spaventosi, grazie all’utilizzo dello specchio, che appare più volte come simbolo della scissione psichica di Nina.
Il Cigno nero è riuscito, in conclusione, a superare di gran lunga tutte le mie aspettative. La Portman è sicuramente nella miglior forma di sempre, capace di gestire egregiamente il ruolo della prima ballerina, che danza sulle note dell’ottima colonna sonora di Clint Mansell, già noto per Requiem For A Dream. Un 9 secco secco.
Anche la scena "solo" non è male.
Mi mancano 127 Ore e True Grit,ma finora Black Swan è il mio film dell'anno.
Film difficilissimo,bastava qualcosa fuori posto per farlo risultare ridicolo,e invece è impeccabile,degno del primo Polanski (repulsione,rosemary's baby,l'inquilino del terzo piano)
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