Se scaviamo nelle liste non ci sono solo persone prima di noi con esperienza e bravura ma ci sono figli, soci, amichetti e via dicendo. Nel PD si sono candidati alla camera dei giovani che ravanando erano già collusi.
Sulla vicenda del sindaco di Pescara..
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Idv; Cristiano Di Pietro lascia il partito,il padre: e' corretto
Roma, 29 dic. (Apcom) - Cristiano Di Pietro si dimette dall'Italia dei valori in seguito al suo coinvolgimento nell'inchiesta di Napoli sull'imprenditore Romeo. E lo annuncia con una lettera ai vertici del partito che viene pubblicata sul blog del padre, Antonio Di Pietro. Di Pietro junior però non si dimette dall'incarico di Consigliere provinciale a Campobasso e annuncia che si iscriverà al Gruppo Misto. Sullo stesso blog, immediato, e' presente il commento del leader di Idv che dice: "Lo trovo un gesto corretto e per certi versi forse eccessivo visto che non è nemmeno indagato, ma lo rispetto e ne prendo atto".
"Ho fatto e faccio il mio dovere di consigliere comunale e provinciale senza mai aver infranto la legge (ed infatti nessuna autorità giudiziaria mi ha mai mosso alcun rilievo). Eppure mi ritrovo tutti i giorni sbattuto in prima pagina come se fossi un 'appestato' - scrive Cristiano Di Pietro -. La mia unica colpa è quella di essere 'figlio di mio padre': per colpire lui stanno colpendo me, mia moglie ed i miei tre figli, dimenticando che anche noi abbiamo la nostra dignità ed abbiamo il diritto di esistere".
"Lascio l'Italia dei Valori e conseguentemente ogni incarico di partito ed anche il mio ruolo di Capogruppo al Consiglio provinciale di Campobasso, ove mi iscriverò al Gruppo misto - prosegue Di Pietro junior -. Lo faccio con sofferenza e dispiacere (soprattutto per la disumana ingiustizia che sto patendo) ma non voglio creare imbarazzo alcuno al partito. Attenderò serenamente che la Procura di Napoli completi le indagini preliminari in corso (che peraltro nemmeno riguardano la mia persona) in esito alle quali ogni singola posizione personale potrà essere chiara a tutti. Poi, quando tutto sarà chiarito, ne riparleremo".
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Il concetto che voglio chiarire è che se c'è uno non berlusconiano sono io e lo si può recepire nelle mie battaglie contro Rocky e jo.surf in altri topic....il problema è che in queste vicende dire che il PDL è comunque peggio del PD a me sembra un assurdità.
Lo schifo è uguale identico.speculare.dove uno abbonda nei vertici perchè più carismatici e potenti, l'altro lo fa nel piccolo dove ha radicato il potere.
Ma sicuramente potendo entrambi farebbe uguale ovunque.Last edited by TheSandman; 29-12-2008, 16:27:43.
Tessera N° 6
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Originariamente Scritto da gorgone Visualizza Messaggionon è l'ora e neanche il giorno (perché i prossimi giorni non ci sarò) per affrontare l'argomento, ma un giorno parliamone un po', se vuoi. se posso farti una critica (e te la faccio in ragione della stima che ho per te) pecchi di ingenuità.
la politica ha da sempre in italia cercato di asservire la magistratura.
la sinistra (dal pc alle correnti di sinstra della dc fino alla margherita e al pds - non ho spagliato sigla, scrivo pds di proposito) l'ha fatto tesserandoli.
un abominio.Originariamente Scritto da gorgoneè plotino la chiave universale per le vagineOriginariamente Scritto da gorgonesecondo me sono pazzi.
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Originariamente Scritto da Leonida Visualizza Messaggiohai pienamente ragione,tuttavia posso notare come i due asservimenti siano di natura diversa e l' uno meno pericoloso e sistematico dell' altro (che benchè non realizzato e forse non realizzabile resta nelle intenzioni qualcosa di inaccettabile da una forza inscritta nel constesto costituzionale....e forse il pdl non lo è...)
tra rispettare la costituzione formalmente ed aggirarne il senso - come si è sempre fatto, ti ricordo il calamandrei della costituzione programmatica (e quindi mai applicata) - o non rispettarla apertamente in un'ottica anti-istituzionale è invece più difficile fare una graduatoria di pericolosità e sistematicità.
lo dico nel senso che nemmeno io ho un parere definito in merito, quindi non sostengo nessuna delle due tesi, ma non posso fare a meno di notare che anni di svuotamento istituzionale hanno reso possibile la degenerazione a cui stiamo assistendo ora.
in altri contesti, probabilmente, non sarebbe stato possibile: è stato lo strapotere della politica a rendere possibile che una persona che non avrebbe potuto ambire alla candidatura nemmeno a sindaco di pinarella di cervia sia divenuto primo ministro e abbia poi sistemato le cose da un punto di vista legislativo.
non a caso spalleggiato, in questo senso, dall'altra parte politica che, quando ha potuto, non è mai intervenuta o ha lasciato abortire - più o meno colpevolmente - riforme necessarie.
ti ricordo che per anni d'alema ha tranquillizzato gli animi con il ritornello: non c'è nessuna emergenza, l'importante è che ci sia alternanza.
dove con alternanza intendeva: una volta lui una volta l'altro.
(ho fatto un po' un calderone, ma - come detto - sono di fretta e credo comunque non ti manchino le coordinate per orientarti)
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due parole sulla storia del sindaco di Pescara (dal minuto 23-24)
YouTube - Marco Travaglio - I mandarini della CastaLast edited by Liam & Me; 30-12-2008, 20:23:54.B & B with a little weed
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Originariamente Scritto da TheSandman Visualizza MessaggioIL GARANTISMO PER GLI AMICI
di Angelo Panebianco
In una intervista al Riformista l’ex presidente della Regione Abruzzo Ottaviano Del Turco, a proposito dei suoi ex compagni del Partito democratico, ha dichiarato: «Quelli del Pd sono garantisti a corrente alternata. Un garantista vero solidarizza innanzitutto con i nemici. Difendere gli amici è un’altra cosa: si chiama complicità». Il commento di Del Turco stigmatizza le evidenti contraddizioni dei vertici del Partito democratico di fronte agli sviluppi delle inchieste giudiziarie che riguardano propri esponenti. La scarcerazione del sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso ha spinto Walter Veltroni, per la prima volta da quando è segretario di quel partito, a prendere duramente le distanze dall’azione dei magistrati («fatti gravissimi», ha detto a proposito dell’inchiesta di Pescara) e ha anche obbligato il ministro-ombra della Giustizia Lanfranco Tenaglia ad accorgersi del fatto che «polizia e magistratura devono riscoprire una cultura delle indagini che si è troppo appiattita sulle intercettazioni» (verrebbe da dire: ben arrivato tra noi, onorevole). Ne è conseguita, e anche questa è una novità, una presa di posizione polemica dell’Associazione Nazionale Magistrati nei confronti della leadership del Partito democratico. Che cosa significa tutto ciò? Che stiamo per assistere a uno spettacolare cambiamento di rotta del Partito democratico, alla fine del suo abbraccio (mortale) con Di Pietro, a una disponibilità a rompere finalmente con il «partito giustizialista» e a sedersi a un tavolo con la maggioranza per discutere seriamente di riforma della giustizia? È improbabile. Per due ragioni. La prima è che settori rilevanti del partito giustizialista si trovano all’interno del Partito democratico e occupano posizioni dirigenziali di rilievo. È falso che il giustizialismo sia appannaggio del solo partito di Di Pietro. L’alleanza elettorale con Di Pietro è stata fatta anche perché esistevano forti affinità ideologico- culturali fra i due partiti in materia di giustizia. È probabile che in questo momento, nelle stanze chiuse del Partito democratico, siano in corso scontri duri fra dirigenti di diverso orientamento.
La seconda e più importante ragione ha a che fare con le caratteristiche di porzioni rilevanti di iscritti e anche dell’elettorato del Partito democratico. Un paio di settimane fa un’associazione di area composta da giovani sotto i trenta anni ha incalzato il Partito democratico sulla cosiddetta «questione morale». Era solo il sintomo di un problema ben più ampio. C’è un’intera generazione di giovani politicamente attivi la cui «socializzazione primaria» alla politica è avvenuta a seguito degli eventi provocati dalla vicenda di Mani pulite. Questa generazione, nata dopo il crollo delle antiche ideologie, è cresciuta credendo fermamente in tre dogmi. Per il primo dogma, l’Italia sarebbe il Paese più corrotto della Terra o giù di lì. Per il secondo, l’etica è il solo metro di giudizio della politica e i «valori» (etici) vanno contrapposti agli «interessi» (sempre sordidi, per definizione). Ciò basta a spiegare perché tanti di questi giovani risultino poi sprovvisti degli strumenti necessari per pensare politicamente.
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SEGUE DALLA PRIMA
Per il terzo dogma, infine, i magistrati (mi correggo: i pubblici ministeri) sarebbero cavalieri senza macchia, angeli vendicatori che combattono eroicamente il Male della corruzione. Si aggiunga il fatto che tanti di questi giovani sono privi, causa il cattivo funzionamento di molte scuole, di buone conoscenze storiche, e il quadro è completo. Il successo che riscuotono i libri ispirati al moralismo giustizialista è perfettamente spiegabile. Occorrerebbero, da parte dei vertici della politica, grande capacità pedagogica, solide risorse culturali e disponibilità a un lavoro di lunga lena per dare a questi giovani strumenti di orientamento politico meno labili, meno inconsistenti.
Ecco perché è improbabile attendersi dal Partito democratico svolte in materia di giustizia. Anche a costo di negare l’evidenza. L’evidenza è rappresentata da uno squilibrio dei poteri così forte da intaccare , come ha scritto Peppino Caldarola (sempre sul Riformista ) la sovranità popolare. Il sindaco di Pescara, come, prima di lui, il presidente della Regione Del Turco, si è dovuto dimettere, non a seguito di una condanna da parte di un giudice al termine di un regolare processo, ma a causa dell’inchiesta di un procuratore. Con tanti saluti alla presunzione di non colpevolezza, e anche alla democrazia rappresentativa.
23 gennaio 1993
di Angelo Panebianco
Mentre i vertici del Partito socialista sono impegnati nelle travagliatissime manovre della successione a Craxi c'è una domanda che, ancorché forse sgradevole per molte orecchie socialiste, non è stata ancora formulata e che tuttavia dovrebbe esserlo: ha senso, giunti a questo punto, che la leadership che subentrerà a Craxi si impegni in un tentativo di ricostruzione, di rifondazione del Psi? Una simile impresa è fattibile? E inoltre, ammesso e non concesso che sia fattibile, è auspicabile che il tentativo venga fatto? Vi è certamente qualcosa di paradossale e di ironico nel fatto che coloro che possono legittimamente dire di "avere avuto ragione" a Livorno, quando ci fu nel '21 la scissione comunista, non si siano poi trovati, una volta crollato il mondo comunista, a godere i frutti di una vittoria politica e morale, ma siano invece immediatamente precipitati, per questioni di tangenti, in un tunnel che li ha portati alla attuale bancarotta. Si può anche dire che c'è qualcosa di ingiusto nel fatto che ai socialisti sia toccata, quando si è scoperchiata la pentola della corruzione, la mazzata più dura (a meno che non si sostenga, un po' razzisticamente, che rubare a Milano sia moralmente più grave che rubare in Irpinia). I socialisti non sono stati infatti i soli a godere di un sistema di corruzione il cui massimo responsabile, nonché architetto, è stato pur sempre il partito di maggioranza relativa. E, inoltre, molti di coloro, per esempio nell'area dell'ex Pci, che hanno trovato comodo fare del Psi il capro espiatorio della corruzione italiana hanno inzuppato per anni il pane nello stesso piatto e non hanno certo oggi l'autorità morale per rimproverare alcunché a chicchessia. E, tuttavia, la bancarotta politica e morale del Psi è un fatto. Un fatto con cui i leader che prenderanno il posto di Craxi dovranno tentare di fare i conti. C'è tempo per farli questi benedetti conti e quindi per ricostruire il Psi? Parrebbe proprio di no. No, perché in una situazione in cui è l'intero sistema politico a essere in movimento, in marcia verso una diversa organizzazione di se medesimo, tutte le vecchie forze si trovano in gravi difficoltà e in difficoltà ancora maggiori, probabilmente insuperabili, è quella fra le vecchie forze che all'appuntamento arriva nelle condizioni più disastrose. Il Psi appunto.
Come se ne avrà nuova conferma, probabilmente, assai presto. Alla prossima tornata di elezioni amministrative prevista per la primavera.
Occorrerebbero in realtà anni di durissimo e ingrato lavoro politico a una nuova dirigenza del Psi, e solo se potesse operare in un contesto politico di relativa stabilità, per ricostruire reputazione politica e credibilità morale. In una fase di accelerata transizione come quella che il Paese sta attraversando questo tempo non è a disposizione dei successori di Craxi. Per non dire che essi dovranno affrontare un problema che Craxi nel suo lungo regno non aveva o che aveva comunque assai presto risolto. La grande forza di Craxi, quella che gli permise di affrancare il suo partito dai condizionamenti esterni e di porlo al centro della politica italiana, consistette nel suo personale e ferreo controllo sul Psi. Per risollevarsi, per rifondarsi, il Psi avrebbe bisogno che alla leadership di Craxi subentrasse una leadership altrettanto forte, altrettanto capace di dominare il partito mantenendone la coesione e impedendo il risorgere dei giochi di fazione interni. Ma questa è una possibilità che appare assai remota. La fine politica di Craxi coinciderà assai probabilmente con un processo di diffusione del potere fra i vari notabili del partito. Il nuovo segretario, sia egli Martelli o un altro, non disporrà certamente del potere di cui Craxi disponeva. E una segreteria dimezzata sarà difficilmente in grado di portare il Psi fuori dai suoi terribili guai. Se la fattibilità di un processo
di ricostruzione del Psi appare assai dubbia, altrettanto dubbia appare poi la sua desiderabilità. Rifondare il Psi per fare che? Una bella e strategica alleanza con gli altri partiti "facenti
parte" (nientemeno) dell'Internazionale socialista? Tutto si può pensare meno che un progetto del genere possieda anche solo una briciola di appeal politico nella società italiana di oggi. Sono cose
che sanno tanto di "unita' delle sinistre", di "alternative di sinistra" e altri simili slogan degli anni '70. Merci oggi invendibili a chicchessia. In realtà , realisticamente, c'è un solo compito che i successori di Craxi possono e dovrebbero assumersi.
Guidare il Psi, con la massima dignità possibile, verso l'estinzione. Utilizzare quanto di buono e di sano ancora esiste in quel partito per andare alla fusione con altre forze, meglio se di ispirazione liberal democratica, per contribuire alla creazione di un'organizzazione politica nuova di zecca, il meno possibile compromessa con il passato. L'occasione d'altra parte c'è. E data dall'imminente varo d'una nuova legge elettorale che certamente favorirà la creazione di nuove aggregazioni e che, altrettanto certamente, punirà con durezza coloro che non avranno avuto il coraggio di rimettersi in gioco. Magari solo perché condizionati da vecchi apparati di partito oggi assai indeboliti ma ancora capaci di esercitare una qualche resistenza. Certe organizzazioni dalla lunga
vita possono anche dare la sensazione di essere immortali. Ma non è mai così. Arriva sempre il momento in cui si presenta una crisi che non può in nessun modo essere superata. Dopo un secolo di vita, che comprende pagine gloriose e altre molto meno, quel momento sembra oggi essere arrivato per il Psi. Il compito, difficilissimo, delicatissimo, che attende la nuova leadership è quello di fare di questa crisi letale, insuperabile, un'occasione di rinnovamento della vita del
Paese.Originariamente Scritto da gorgoneè plotino la chiave universale per le vagineOriginariamente Scritto da gorgonesecondo me sono pazzi.
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Originariamente Scritto da gorgone Visualizza Messaggiosulla natura diversa sono indubbiamente d'accordo.
tra rispettare la costituzione formalmente ed aggirarne il senso - come si è sempre fatto, ti ricordo il calamandrei della costituzione programmatica (e quindi mai applicata) - o non rispettarla apertamente in un'ottica anti-istituzionale è invece più difficile fare una graduatoria di pericolosità e sistematicità.
lo dico nel senso che nemmeno io ho un parere definito in merito, quindi non sostengo nessuna delle due tesi, ma non posso fare a meno di notare che anni di svuotamento istituzionale hanno reso possibile la degenerazione a cui stiamo assistendo ora.
in altri contesti, probabilmente, non sarebbe stato possibile: è stato lo strapotere della politica a rendere possibile che una persona che non avrebbe potuto ambire alla candidatura nemmeno a sindaco di pinarella di cervia sia divenuto primo ministro e abbia poi sistemato le cose da un punto di vista legislativo.
non a caso spalleggiato, in questo senso, dall'altra parte politica che, quando ha potuto, non è mai intervenuta o ha lasciato abortire - più o meno colpevolmente - riforme necessarie.
ti ricordo che per anni d'alema ha tranquillizzato gli animi con il ritornello: non c'è nessuna emergenza, l'importante è che ci sia alternanza.
dove con alternanza intendeva: una volta lui una volta l'altro.
(ho fatto un po' un calderone, ma - come detto - sono di fretta e credo comunque non ti manchino le coordinate per orientarti)Originariamente Scritto da gorgoneè plotino la chiave universale per le vagineOriginariamente Scritto da gorgonesecondo me sono pazzi.
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