MILANO - Se nel presepe spunta la moschea, come succede a Genova e a Venezia, le città si dividono, si spacca il mondo cattolico, e insorge la Lega che apre una nuova crociata al grido di "Via la moschea dal presepe!".
"È un'assurdità, una cosa che non ha senso", tuona Don Gianni Baget Bozzo. "Nessun problema e nessuna contrarietà, per me va bene", replica Abdel Hamid Shari, presidente dell'istituto culturale islamico della moschea milanese di viale Jenner. Più cauto il Patriarca di Venezia Angelo Scola: "Nella realizzazione del presepe non ci dovrebbe essere spazio per il sincretismo, ma non ci sono regole rigide per la sua costruzione".
Sono in una parrocchia di Genova e in una scuola di Venezia i casi che fanno gridare allo scandalo. Nella prima, la parrocchia di Nostra Signora della Provvidenza, è stato il parroco, Don Prospero Bonzani, ad avere l'idea, dopo un pellegrinaggio in Palestina in cui ha visto "come stanno veramente le cose", spiega, che cioè "i palestinesi sono stati confinati dagli israeliani in tante prigioni larghe quanto un paese". Di qui l'iniziativa di inserire nel presepe una moschea e un minareto "per indicare l'intenzione di intraprendere il difficile dialogo con il mondo islamico".
Durissime le proteste della Lega. "Un gesto di pura imbecillità e di ossequio vile e strisciante all'invasione islamica", lo definisce l'eurodeputato Mario Borghezio. "Manca solo il kamikaze che cerca di far saltare la capanna col tritolo", incalza il segretario del Carroccio genovese Edoardo Rixi. A Venezia invece la moschea è sorta nel presepe di una scuola cattolica, l'istituto professionale del Centro italiano femminile, per iniziativa di una bidella bosniaca, Suada Kechman, condivisa dalla direttrice del centro, Valentina Pontini: "Il 40 per cento degli alunni è straniero, è un'utile apertura culturale".
Il direttore della Caritas, Monsignor Dino Pistolato, condivide: "È una novità che non mi disturba. Anzi, trovo che sia un bel segno. Cristo viene in terra per tutti, indistintamente". Apprezza anche Padre Alberto Ambrosio, della comunità dei domenicani di Istanbul: "Un'iniziativa molto bella". Inorridisce invece Padre Konrad Friedrich Ferdinand, cappellano della chiesa di san Simeon Piccolo, dove celebra la messa in latino: "È profondamente sbagliato, un intervento che stona. I musulmani non hanno lo stesso concetto di Gesù. Per noi è Dio, per loro no".
Anche Don Gianni Baget Bozzo è più che perplesso sull'iniziativa della moschea nel presepe. E non solo per motivi storici, dal momento che quando Gesù è venuto al mondo, l'Islam non c'era ancora. Ma soprattutto perché, spiega, "è profondamente sbagliato accogliere tutti, e a tutti i costi, nel nome della carità. A volte la carità può diventare violenta - aggiunge - Infatti credo che la cosa non possa far piacere neanche ai musulmani, perché vedersi inseriti nel nostro presepe può significare venire assorbiti da un'altra religione. E siccome la moschea è il simbolo della loro religione, metterla nel presepe potrebbe essere vista come una dissacrazione".
Non sembra turbato invece l'Imam di Milano Hamid Shari: "Ognuno interpreta le cose sacre come vuole. Certo, è vero che la moschea arriva un po' più in là della nascita di Gesù, che anche per noi è una figura sacra, ma se il senso dell'iniziativa è quello di offrire un elemento di convivenza, di pace e di riflessione, allora mi sta bene". "No, non credo che sia un motivo di confusione tra le fedi - aggiunge - ognuno conosce bene la propria, ed è giusto che abbia il massimo rispetto per quella degli altri. Quindi ogni polemica mi sembra fuori luogo. Chi le fa cerca solo di distinguersi e magari spera in questo modo di guadagnare qualche voto".
"È un'assurdità, una cosa che non ha senso", tuona Don Gianni Baget Bozzo. "Nessun problema e nessuna contrarietà, per me va bene", replica Abdel Hamid Shari, presidente dell'istituto culturale islamico della moschea milanese di viale Jenner. Più cauto il Patriarca di Venezia Angelo Scola: "Nella realizzazione del presepe non ci dovrebbe essere spazio per il sincretismo, ma non ci sono regole rigide per la sua costruzione".
Sono in una parrocchia di Genova e in una scuola di Venezia i casi che fanno gridare allo scandalo. Nella prima, la parrocchia di Nostra Signora della Provvidenza, è stato il parroco, Don Prospero Bonzani, ad avere l'idea, dopo un pellegrinaggio in Palestina in cui ha visto "come stanno veramente le cose", spiega, che cioè "i palestinesi sono stati confinati dagli israeliani in tante prigioni larghe quanto un paese". Di qui l'iniziativa di inserire nel presepe una moschea e un minareto "per indicare l'intenzione di intraprendere il difficile dialogo con il mondo islamico".
Durissime le proteste della Lega. "Un gesto di pura imbecillità e di ossequio vile e strisciante all'invasione islamica", lo definisce l'eurodeputato Mario Borghezio. "Manca solo il kamikaze che cerca di far saltare la capanna col tritolo", incalza il segretario del Carroccio genovese Edoardo Rixi. A Venezia invece la moschea è sorta nel presepe di una scuola cattolica, l'istituto professionale del Centro italiano femminile, per iniziativa di una bidella bosniaca, Suada Kechman, condivisa dalla direttrice del centro, Valentina Pontini: "Il 40 per cento degli alunni è straniero, è un'utile apertura culturale".
Il direttore della Caritas, Monsignor Dino Pistolato, condivide: "È una novità che non mi disturba. Anzi, trovo che sia un bel segno. Cristo viene in terra per tutti, indistintamente". Apprezza anche Padre Alberto Ambrosio, della comunità dei domenicani di Istanbul: "Un'iniziativa molto bella". Inorridisce invece Padre Konrad Friedrich Ferdinand, cappellano della chiesa di san Simeon Piccolo, dove celebra la messa in latino: "È profondamente sbagliato, un intervento che stona. I musulmani non hanno lo stesso concetto di Gesù. Per noi è Dio, per loro no".
Anche Don Gianni Baget Bozzo è più che perplesso sull'iniziativa della moschea nel presepe. E non solo per motivi storici, dal momento che quando Gesù è venuto al mondo, l'Islam non c'era ancora. Ma soprattutto perché, spiega, "è profondamente sbagliato accogliere tutti, e a tutti i costi, nel nome della carità. A volte la carità può diventare violenta - aggiunge - Infatti credo che la cosa non possa far piacere neanche ai musulmani, perché vedersi inseriti nel nostro presepe può significare venire assorbiti da un'altra religione. E siccome la moschea è il simbolo della loro religione, metterla nel presepe potrebbe essere vista come una dissacrazione".
Non sembra turbato invece l'Imam di Milano Hamid Shari: "Ognuno interpreta le cose sacre come vuole. Certo, è vero che la moschea arriva un po' più in là della nascita di Gesù, che anche per noi è una figura sacra, ma se il senso dell'iniziativa è quello di offrire un elemento di convivenza, di pace e di riflessione, allora mi sta bene". "No, non credo che sia un motivo di confusione tra le fedi - aggiunge - ognuno conosce bene la propria, ed è giusto che abbia il massimo rispetto per quella degli altri. Quindi ogni polemica mi sembra fuori luogo. Chi le fa cerca solo di distinguersi e magari spera in questo modo di guadagnare qualche voto".
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