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L'angolo della poesia

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    L'angolo della poesia

    poesie a ruota libera




    Taci. Su le soglie
    del bosco non odo
    parole che dici
    umane; ma odo
    parole più nuove
    che parlano gocciole e foglie
    lontane.
    Ascolta. Piove
    dalle nuvole sparse.
    Piove su le tamerici
    salmastre ed arse,
    piove sui pini
    scagliosi ed irti,
    piove su i mirti
    divini,
    su le ginestre fulgenti
    di fiori accolti,
    su i ginepri folti
    di coccole aulenti,
    piove su i nostri volti
    silvani,
    piove su le nostre mani
    ignude,
    su i nostri vestimenti
    leggeri,
    su i freschi pensieri
    che l'anima schiude
    novella,
    su la favola bella
    che ieri
    t'illuse, che oggi m'illude,
    o Ermione.

    Odi? La pioggia cade
    su la solitaria
    verdura
    con un crepitio che dura
    e varia nell'aria secondo le fronde
    più rade, men rade.
    Ascolta. Risponde
    al pianto il canto
    delle cicale
    che il pianto australe
    non impaura,
    né il ciel cinerino.
    E il pino
    ha un suono, e il mirto
    altro suono, e il ginepro
    altro ancora, stromenti
    diversi
    sotto innumerevoli dita.
    E immensi
    noi siam nello spirito
    silvestre,
    d'arborea vita viventi;
    e il tuo volto ebro
    è molle di pioggia
    come una foglia,
    e le tue chiome
    auliscono come
    le chiare ginestre,
    o creatura terrestre
    che hai nome
    Ermione.

    Ascolta, Ascolta. L'accordo
    delle aeree cicale
    a poco a poco
    più sordo
    si fa sotto il pianto
    che cresce;
    ma un canto vi si mesce
    più roco
    che di laggiù sale,
    dall'umida ombra remota.
    Più sordo e più fioco
    s'allenta, si spegne.
    Sola una nota
    ancor trema, si spegne,
    risorge, trema, si spegne.
    Non s'ode su tutta la fronda
    crosciare
    l'argentea pioggia
    che monda,
    il croscio che varia
    secondo la fronda
    più folta, men folta.
    Ascolta.
    La figlia dell'aria
    è muta: ma la figlia
    del limo lontana,
    la rana,
    canta nell'ombra più fonda,
    chi sa dove, chi sa dove!
    E piove su le tue ciglia,
    Ermione.

    Piove su le tue ciglia nere
    sì che par tu pianga
    ma di piacere; non bianca
    ma quasi fatta virente,
    par da scorza tu esca.
    E tutta la vita è in noi fresca
    aulente,
    il cuor nel petto è come pesca
    intatta,
    tra le palpebre gli occhi
    son come polle tra l'erbe,
    i denti negli alveoli
    son come mandorle acerbe.
    E andiam di fratta in fratta,
    or congiunti or disciolti
    ( e il verde vigor rude
    ci allaccia i melleoli
    c'intrica i ginocchi)
    chi sa dove, chi sa dove!
    E piove su i nostri volti
    silvani,
    piove su le nostre mani

    ignude,
    su i nostri vestimenti
    leggeri,
    su i freschi pensieri
    che l'anima schiude
    novella,
    su la favola bella
    che ieri
    m'illuse, che oggi t'illude,
    o Ermione.




    tra le mie preferite
    Last edited by simones; 17-11-2008, 20:35:30.
    "Nulla è gratuito in questo basso mondo. Tutto si sconta, il bene come il male, presto o tardi si paga. Il bene è necessariamente molto più caro."

    L.F.Celine

    #2
    Originariamente Scritto da simones Visualizza Messaggio
    poesie a ruota libera




    Per un uomo valoroso è bello cadere morto
    combattendo in prima fila per la patria;
    abbandonare la propria città e i fertili campi
    e vagare mendico, è di tutte la sorte più misera,
    con la madre errando e con il vecchio padre,
    con i figli piccoli e la moglie.
    Sarà odioso alla gente presso cui giunge,
    cedendo al bisogno e alla detestata povertà:
    disonora la stirpe, smentisce il florido aspetto;
    disprezzo e sventura lo seguono.
    Se, così, dell'uomo randagio non vi è cura,
    né rispetto, neppure in futuro per la sua stirpe,
    con coraggio per questa terra combattiamo, e per i figli
    andiamo a morire, senza più risparmiare la vita.


    tirteo iv sec a.c.
    Come le foglie che fa germogliare la stagione di primavera
    ricca di fiori, appena cominciano a crescere ai raggi del sole,
    noi, simili ad esse, per un tempo brevissimo godiamo
    i fiori della giovinezza, né il bene né il male conoscendo
    dagli dèi. Oscure sono già vicine le Kere,
    l'una avendo il termine della penosa vecchiaia,
    l'altra della morte. Breve vita ha il frutto
    della giovinezza, come la luce del sole che si irradia sulla terra.
    E quando questa stagione è trascorsa,
    subito allora è meglio la morte che vivere.
    Molti mali giungono nell'animo: a volte, il patrimonio
    si consuma, e seguono i dolorosi effetti della povertà;
    sente un altro la mancanza di figli,
    e con questo rimpianto scende all'Ade sotterra;
    un altro ha una malattia che spezza l'animo. Non v'è
    un uomo al quale Zeus non dia molti mali.


    Mimnermo
    In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
    ma_75@bodyweb.com

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      #3
      Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
      Come le foglie che fa germogliare la stagione di primavera
      ricca di fiori, appena cominciano a crescere ai raggi del sole,
      noi, simili ad esse, per un tempo brevissimo godiamo
      i fiori della giovinezza, né il bene né il male conoscendo
      dagli dèi. Oscure sono già vicine le Kere,
      l'una avendo il termine della penosa vecchiaia,
      l'altra della morte. Breve vita ha il frutto
      della giovinezza, come la luce del sole che si irradia sulla terra.
      E quando questa stagione è trascorsa,
      subito allora è meglio la morte che vivere.
      Molti mali giungono nell'animo: a volte, il patrimonio
      si consuma, e seguono i dolorosi effetti della povertà;
      sente un altro la mancanza di figli,
      e con questo rimpianto scende all'Ade sotterra;
      un altro ha una malattia che spezza l'animo. Non v'è
      un uomo al quale Zeus non dia molti mali.


      Mimnermo

      Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
      Silenziosa luna?
      Sorgi la sera, e vai,
      Contemplando i deserti; indi ti posi.
      Ancor non sei tu paga
      Di riandare i sempiterni calli?
      Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
      Di mirar queste valli?
      Somiglia alla tua vita
      La vita del pastore.
      Sorge in sul primo albore;
      Move le greggia oltre pel campo, e vede
      Greggi, fontane ed erbe;
      Poi stanco si riposa in su la sera:
      Altro mai non ispera.
      Dimmi, o luna: a che vale
      Al pastor la sua vita,
      La vostra vita a voi? dimmi: ove tende
      Questo vagar mio breve,
      Il tuo corso immortale?
      Vecchierel bianco, infermo,
      Mezzo vestito e scalzo,
      Con gravissimo fascio in su le spalle,
      Per montagna e per valle,
      Per sassi acuti, ed alta rena, e fratte,
      Al vento, alla tempesta, e quando avvampa
      L'ora, e quando poi gela,
      Corre via, corre, anela,
      Varca torrenti e stagni,
      Cade, risorge, e più e più s'affretta,
      Senza posa o ristoro,
      Lacero, sanguinoso; infin ch'arriva
      Colà dove la via
      E dove il tanto affaticar fu volto:
      Abisso orrido, immenso,
      Ov'ei precipitando, il tutto obblia.
      Vergine luna, tale
      È la vita mortale.
      Nasce l'uomo a fatica,
      Ed è rischio di morte il nascimento
      Prova pena e tormento
      Per prima cosa; e in sul principio stesso
      La madre e il genitore
      Il prende a consolare dell'esser nato.
      Poi che crescendo viene,
      L'uno e l'altro il sostiene, e via pur sempre
      Con atti e con parole
      Studiasi fargli core,
      E consolarlo dell'umano stato:
      Altro ufficio più grato
      Non si fa da parenti alla lor prole.
      Ma perché dare al sole,
      Perché reggere in vita
      Chi poi di quella consolar convenga?
      Se la vita è sventura,
      Perché da noi si dura?
      Intatta luna, tale
      È lo stato mortale.
      Ma tu mortal non sei,
      E forse del mio dir poco ti cale.
      Pur tu, solinga, eterna peregrina,
      Che sì pensosa sei, tu forse intendi,
      Questo viver terreno,
      Il patir nostro, il sospirar, che sia;
      Che sia questo morir, questo supremo
      Scolorar del sembiante,
      E perir della terra, e venir meno
      Ad ogni usata, amante compagnia.
      E tu certo comprendi
      Il perché delle cose, e vedi il frutto
      Del mattin, della sera,
      Del tacito, infinito andar del tempo.
      Tu sai, tu certo, a qual suo dolce amore
      Rida la primavera,
      A chi giovi l'ardore, e che procacci
      Il verno co' suoi ghiacci.
      Mille cose sai tu, mille discopri,
      Che son celate al semplice pastore.
      Spesso quand'io ti miro
      Star così muta in sul deserto piano,
      Che, in suo giro lontano, al ciel confina;
      Ovver con la mia greggia
      Seguirmi viaggiando a mano a mano;
      E quando miro in ciel arder le stelle;
      Dico fra me pensando:
      A che tante facelle?
      Che fa l'aria infinita, e quel profondo
      Infinito seren? che vuol dir questa
      Solitudine immensa? ed io che sono?
      Così meco ragiono: e della stanza
      Smisurata e superba,
      E dell'innumerabile famiglia;
      Poi di tanto adoprar, di tanti moti
      D'ogni celeste, ogni terrena cosa,
      Girando senza posa,
      Per tornar sempre là donde son mosse;
      Uso alcuno, Alcun frutto
      Indovinar non so. Ma tu per certo,
      Giovinetta immortal, conosci il tutto.
      Questo io conosco e sento,
      Che degli eterni giri
      Che dell'esser mio frale,
      Qualche bene o contento
      Avrà fors'altri; a me la vita è male.
      O greggia mia che posi, oh te beata
      Che la miseria tua, credo, non sai!
      Quanta invidia ti porto!
      Non sol perché d'affanno
      Quasi libera vai;
      Ch'ogni stento, ogni danno,
      Ogni estremo timor subito scordi;
      Ma più perché giammai tedio non provi.
      Quando tu siedi all'ombra, sovra l'erbe,
      Tu se' queta e contenta;
      E gran parte dell'anno
      Senza noia consumi in quello stato
      Ed io pur seggo sovra l'erbe, all'ombra,
      E un fastidio m'ingombra
      la mente, ed uno spron quasi mi punge
      Sì che, sedendo, più che mai son lunge
      Da trovar pace o loco.
      E pur nulla non bramo,
      E non ho fino a qui cagion di pianto.
      Quel che tu goda, o quanto,
      Non so già dir; ma fortunata sei.
      Ed io godo ancor poco,
      O greggia mia, né di ciò sol mi lagno.
      Se tu parlar sapessi, io chiederei:
      Dimmi: perché giacendo
      A bell'agio, ozioso,
      S'appaga ogni animale;
      Me, s'io giaccio in riposo, il tedio assale?
      Forse s'avvess'io l'ale
      Da volar su le nubi,
      E noverar le stelle ad una ad una,
      O come il tuono errar di giogo in giogo,
      Più felice sarei, dolce mia grerggia,
      Più felice sarei, candida luna.
      O forse erra dal vero,
      Mirando l'altrui sorte, il mio pensiero:
      Forse in qual forma, in quale
      Stato che sia, dentro covile o cuna,
      "Nulla è gratuito in questo basso mondo. Tutto si sconta, il bene come il male, presto o tardi si paga. Il bene è necessariamente molto più caro."

      L.F.Celine

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        #4
        Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
        questa morte che ci accompagna
        dal mattino alla sera, insonne,
        sorda, come un vecchio rimorso
        o un vizio assurdo. I tuoi occhi
        saranno una vana parola,
        un grido taciuto, un silenzio.

        Così li vedi ogni mattina
        quando su te sola ti pieghi
        nello specchio. O cara speranza,
        quel giorno sapremo anche noi
        che sei la vita e sei il nulla
        Per tutti la morte ha uno sguardo.
        Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
        Sarà come smettere un vizio,
        come vedere nello specchio
        riemergere un viso morto,
        come ascoltare un labbro chiuso.
        Scenderemo nel gorgo muti.

        C. Pavese.
        ...ma di noi
        sopra una sola teca di cristallo
        popoli studiosi scriveranno
        forse, tra mille inverni
        «nessun vincolo univa questi morti
        nella necropoli deserta»

        C. Campo - Moriremo Lontani


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          #5
          sempre pavese (sean ti odio , sappilo)


          Cattive compagnie

          Questo è un uomo che fuma la pipa. Laggíù nello specchio,
          c’è n’è un altro che fuma la pipa. Si guardano in faccia.
          Quello vero è tranquillo perché vede l’altro sorridere.

          Prima ha visto altre cose. Su un fondo di fumo
          una faccia di donna protesa a sorridere
          e un idiota leccarla con gli occhi parlando.
          Poi l’idiota, parlando, afferrare anche lui
          e strappargli un sogghigno. Un sogghigno da idiota.
          E la donna piegarsi e serrare le labbra
          come avesse veduto qualcosa di nudo.

          Ora, corpi di uomini nudi la donna ne vede
          dal mattino alla sera, ma spoglia anche sé
          e là sopra lavora, ridendo. E sogghigni ne vede
          e ne fa, sul lavoro: anzi, è mezzo lavoro
          un sogghigno ben fatto. Ma quando una è lì per scherzare
          a parole, ferisce vedere anche l’altro,
          che in silenzio ascoltava parlare l’idiota,
          lampeggiare lo stesso pensiero brutale.

          Donna e idiota son già ritornati a alitarsi sul volto
          - si somigliano un poco le donne e gli idioti -
          e la pipa vapora una faccia contratta.
          Dentro il fumo è possibile fare una smorfia
          e socchiudere gli occhi. La donna ridendo
          schiva quello che parla pendendole addosso.

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            #6
            Dino Campana - La Chimera, da "Canti Orfici" 1913-1914

            Non so se tra rocce il tuo pallido
            Viso m'apparve, o sorriso
            Di lontananze ignote
            Fosti, la china eburnea
            Fronte fulgente o giovine
            Suora de la Gioconda:
            O delle primavere
            Spente, per i tuoi mitici pallori
            O Regina o Regina adolescente:
            Ma per il tuo ignoto poema
            Di voluttà e di dolore
            Musica fanciulla esangue,
            Segnato di linea di sangue
            Nel cerchio delle labbra sinuose,
            Regina de la melodia:
            Ma per il vergine capo
            Reclino, io poeta notturno
            Vegliai le stelle vivide nei pelaghi del cielo,
            Io per il tuo dolce mistero
            Io per il tuo divenir taciturno.
            Non so se la fiamma pallida
            Fu dei capelli il vivente
            Segno del suo pallore,
            Non so se fu un dolce vapore,
            Dolce sul mio dolore,
            Sorriso di un volto notturno:
            Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti
            E l'immobilità dei firmamenti
            E i gonfii rivi che vanno piangenti
            E l'ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti
            E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti
            E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera.

            SdS - "Mezzo-morto" - rulez :he: :woo:
            Anarco-Training
            M&ScC-Group: "Magna & Spigni con Criterio"
            No mental :seg: Crew
            Bud Spencer 31.10.1929 - 27.6.2016 R.I.P
            I.O.M Jesi & Vallesina

            Le domande dell'aspirante bidibolder
            Originariamente Scritto da TONY_98
            Cosa succede se prendo le proteine senza fare palestra?
            Originariamente Scritto da Perineo
            vi è mai capitata l'ipertrofia muscolare? ci sono dei rischi?
            Originariamente Scritto da Spratix
            C'è un modo per capire che tipo di look muscolare avrò?
            Fai da te - Il tagliando
            Originariamente Scritto da erstef
            Che ne dite come alimentazione per la manutenzione muscolare?
            Disagio alimentare & logistica bidibolder
            Originariamente Scritto da Gianludlc17
            se vi dovete spostate in giornata, come fate a scaldarvi i pasti o nel caso in cui abbiate carne a cucinarla ?
            Estetica rulez
            Originariamente Scritto da 22darklord23
            la mia intenzione era di rendere tonico l'addome con la palestra e, se ci riesco, coprire le smagliature con dei tatuaggi... visto che mi sono stancato del sentirmi dire dalle ragazze, ogni votla che mi vedono nudo, '' Sei una persona fantastica ma...''. Grazie

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              #7
              La nature est un temple où de vivants piliers
              Laissent parfois sortir de confuses paroles;
              L'homme y passe à travers des forêts de symboles
              Qui l'observent avec des regards familiers.
              Comme de longs échos qui de loin se confondent
              Dans une ténébreuse et profonde unité,
              Vaste comme la nuit et comme la clarté,
              Les parfums, les couleurs et les sons se répondent.
              Il est des parfums frais comme des chairs d'enfants,
              Doux comme les hautbois, verts comme les prairies,
              - Et d'autres, corrompus, riches et triomphants,
              Ayant l'expansion des choses infinies,
              Comme l'ambre, le musc, le benjoin et l'encens,
              Qui chantent les transports de l'esprit et des sens.

              Charles Baudelaire

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                #8
                Originariamente Scritto da gorgone Visualizza Messaggio
                sempre pavese (sean ti odio , sappilo)
                Straordinario poeta, Pavese, qui nel suo ultimo canto, in un addio che strazia:

                Last blues, to be read some day

                ‘T was only a flirt
                you sure did know -
                some one was hurt
                long time ago.
                All is the same
                time has gone by -
                some day you came
                some day you’ll die.
                Some one has died
                long time ago -
                some one who tried
                but didn’t know.
                Last edited by Sean; 17-11-2008, 21:19:18.
                ...ma di noi
                sopra una sola teca di cristallo
                popoli studiosi scriveranno
                forse, tra mille inverni
                «nessun vincolo univa questi morti
                nella necropoli deserta»

                C. Campo - Moriremo Lontani


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                  #9
                  Sempre Campana, dalla stessa raccolta.

                  Questa poesia mi colpi' molto.

                  L'invetriata.

                  La sera fumosa d'estate
                  Dall'alta invetriata mesce chiarori nell'ombra
                  E mi lascia nel cuore un suggello ardente.
                  Ma chi ha (sul terrazzo sul fiume si accende una lampada) chi ha
                  A la Madonnina del Ponte chi è chi è che ha acceso la
                  [lampada? - c'è
                  Nella stanza un odor di putredine: c'è
                  Nella stanza una piaga rossa languente.
                  Le stelle sono bottoni di madreperla e la sera si veste di velluto:
                  E tremola la sera fatua: è fatua la sera e tremola ma c'è
                  Nel cuore della sera c'è,
                  Sempre una piaga rossa languente.

                  SdS - "Mezzo-morto" - rulez :he: :woo:
                  Anarco-Training
                  M&ScC-Group: "Magna & Spigni con Criterio"
                  No mental :seg: Crew
                  Bud Spencer 31.10.1929 - 27.6.2016 R.I.P
                  I.O.M Jesi & Vallesina

                  Le domande dell'aspirante bidibolder
                  Originariamente Scritto da TONY_98
                  Cosa succede se prendo le proteine senza fare palestra?
                  Originariamente Scritto da Perineo
                  vi è mai capitata l'ipertrofia muscolare? ci sono dei rischi?
                  Originariamente Scritto da Spratix
                  C'è un modo per capire che tipo di look muscolare avrò?
                  Fai da te - Il tagliando
                  Originariamente Scritto da erstef
                  Che ne dite come alimentazione per la manutenzione muscolare?
                  Disagio alimentare & logistica bidibolder
                  Originariamente Scritto da Gianludlc17
                  se vi dovete spostate in giornata, come fate a scaldarvi i pasti o nel caso in cui abbiate carne a cucinarla ?
                  Estetica rulez
                  Originariamente Scritto da 22darklord23
                  la mia intenzione era di rendere tonico l'addome con la palestra e, se ci riesco, coprire le smagliature con dei tatuaggi... visto che mi sono stancato del sentirmi dire dalle ragazze, ogni votla che mi vedono nudo, '' Sei una persona fantastica ma...''. Grazie

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                    #10
                    Che vita mai, che gioia senza Afrodite d'oro?
                    Ch'io sia morto quando più non mi stiano a cuore
                    l'amore segreto, i dolci doni e il letto:
                    questi sono i fiori della giovinezza, desiderabili
                    per gli uomini e le donne. Quando poi dolorosa sopravviene
                    la vecchiaia, che rende l'uomo turpe e cattivo,
                    sempre nell'animo lo corrodono tristi pensieri;
                    e di vedere i raggi del sole non gioisce,
                    ma è odioso ai ragazzi e in dispregio alle donne:
                    così penosa fece il dio la vecchiaia.


                    Mimnermo
                    In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                    ma_75@bodyweb.com

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                      #11
                      Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                      Straordinario poeta, Pavese, qui nel suo ultimo canto, in un addio che strazia:
                      .
                      ce ne sono tanti di straordinari poeti. beh tanti magari no, ma ce ne sono.
                      è che pavese è, per me, qualcosa di più intimo.
                      (molto belli anche i diari se per caso non li avessi letti)


                      comunque, poesia che ho seriamente pensato di tatuarmi sulla schiena

                      LA LUSSURIA

                      I
                      Venisti con passi di sogno nel giardino
                      dove coloravo i miei pallidi poemi
                      ne l’ore taciturne del mattino.

                      Così: smorta come il fiore di zagara,
                      le mie mani non osarono toccarti.

                      II
                      La strada t’aveva dato il passo zingaresco,
                      l’occhio, vivo come i cieli de l’agosto
                      il sole, un tono acceso di moresco
                      sul marmo de la carne: un po’ scomposto.

                      Ma tu sognasti il tempio di corallo,
                      ebbro d’avvinazzati, ne la luce azzurra
                      che torceva le colonne di cristallo,
                      le coppe d’agata rotte ne la suburra

                      al tuo nome divino: lussuria!

                      III
                      Ti pregai come un bimbo, stanco
                      di giocare col medesimo gingillo:
                      chiudimi nel sonno!
                      E mi bruciasti gli occhi
                      col fuoco dei capezzoli.

                      Ti chiesi acqua per le mie labbra bianche,
                      e per le mani che sentivo, ora,
                      lorde al tuo contatto.
                      Sul limitare del crepuscolo,
                      mi piegasti i ginocchi
                      dinanzi a pozze torbide di sangue.

                      Ma quando, una notte, ti dissi,
                      a mezza voce, col tremito dei malati d’amore:
                      non aprire al sole le porte,
                      ne la luce non ti sento mia;
                      nel giardino del silenzio
                      trasvolava appena
                      al chiaro della fontana una falena:
                      era il mio sogno buono di rinunzia.

                      Il tuo corpo s’era incenerito di piacere,
                      e ti credesti l’eletta, la meravigliosa amante
                      del solitario errante.

                      Non venne il sole;
                      e in ciò tu fosti amore,
                      solo per questo: avevi creduto alle mie parole.

                      IV
                      Io non amavo te: baciavo la notte;
                      mi piaceva coglierti così: come un fiore nascosto
                      che si senta, solo, per il suo profumo.

                      Poi, non eri che l’ombra d’una mammola
                      ne l’ombra d’un cipresso: nulla!



                      (il neretto è mio ovviamente, credo tra i versi più belli per uso della metrica e significati della letteratura mondiale)

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                        #12
                        ah quasimodo, ovviamente.

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                          #13
                          Destesto, o ragazzo, lo sfarzo persiano;
                          mi sono sgradite le corone intrecciate con filo di tiglio:
                          smetti di cercare in quale luogo
                          fiorisce la rosa tardiva.
                          Non voglio che, premuroso, ti affatichi ad aggiungere
                          null'altro al semplice mirto: esso conviene
                          a te coppiere e a me che bevo
                          nell'ombra della vite.

                          Orazio
                          In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                          ma_75@bodyweb.com

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                            #14
                            Secondo me il poeta più sottovalutato dell'intera letteratura italiana. A torto considerato poeta semplice, ma invece tormentato, complesso, disperato, in ogni singolo vocabolo di ogni singola poesia

                            E s'aprono i fiori notturni,
                            nell'ora che penso a' miei cari.
                            Sono apparse in mezzo ai viburni
                            le farfalle crepuscolari.
                            Da un pezzo si tacquero i gridi:
                            là sola una casa bisbiglia.
                            Sotto l'ali dormono i nidi,
                            come gli occhi sotto le ciglia.
                            Dai calici aperti si esala
                            l'odore di fragole rosse.
                            Splende un lume là nella sala.
                            Nasce l'erba sopra le fosse.
                            Un'ape tardiva sussurra
                            trovando già prese le celle.
                            La Chioccetta per l'aia azzurra
                            va col suo pigolio di stelle.
                            Per tutta la notte s'esala
                            l'odore che passa col vento.
                            Passa il lume su per la scala;
                            brilla al primo piano: s'è spento . . .
                            È l'alba: si chiudono i petali
                            un poco gualciti; si cova,
                            dentro l'urna molle e segreta,
                            non so che felicità nuova.


                            Pascoli
                            In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                            ma_75@bodyweb.com

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                              #15
                              Originariamente Scritto da Manx Visualizza Messaggio
                              Sempre Campana, dalla stessa raccolta.

                              Questa poesia mi colpi' molto.

                              L'invetriata.
                              Molto bella, in effetti.

                              Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
                              Che vita mai, che gioia senza Afrodite d'oro?

                              Mimnermo
                              Insuperabili i Lirici, credo che tutta la Poesia sia già lì, scritta da loro.
                              A me ha sempre colpito questo "notturno" di Alcmane, per il senso di silenziosa pace che queste immagini trasmettono:


                              Dormono le cime dei monti
                              e i baratri,
                              i declivi e le forre,
                              e le creature che la terra alleva,
                              e le fiere alle pendici dei monti,
                              e gli sciami,
                              e i cetacei nei cupi fondali del mare.
                              Dormono gli stormi degli uccelli,
                              dalle lunghe, ferme ali.
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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