Auto in crisi..

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    Auto in crisi..

    8 novembre (dal Sole 24ore) .

    Auto in crisi, a Washington si prepara un piano di aiuti

    L'auto frena in tutto il mondo. Anzi, inchioda. Una crisi devastante, un calo verticale nelle vendite come non si vedeva da almeno un quarto di secolo. Con i tre grandi malati americani - General Motors, Ford, Chrysler - da una parte e a seguire tutti gli altri. Nel finale di settimana si sono susseguiti gli allarmi sui profitti per l'anno a venire, con target mestamente rivisti al ribasso perché ormai irraggiungibili.

    Dal gigante giapponese Toyota, che ha soffiato il posto di numero uno mondiale proprio a Gm, alle tedesche Bmw e Daimler (che vuol dire soprattutto Mercedes), passando anche per la Svezia. Giusto sabato, a ventiquattro ore dall'allarme rosso lanciato da Detroit (il ceo di Gm, Rick Wagoner, dopo avere sospeso i piani di fusione con Chrysler, ha implorato l'aiuto del Governo allo scopo di evitare la bancarotta sempre più vicina per mancanza di liquidità) anche Volvo, che è peraltro parte del gruppo Ford, ha chiesto il sostegno pubblico, che potrebbe concretizzarsi «prima dell'estate». Soltanto il mese scorso la compagnia svedese ha triplicato i tagli di posti di lavoro, portandoli a 6 mila, un quarto del totale.

    Certo, la crisi finanziaria che imperversa da metà 2007 e il credit crunch hanno la loro bella responsabilità. Ma è pur vero che, soprattutto nel caso dei big Usa, le vendite sono state sostenute nell'ultima manciata di anni dalla stessa politica del debito facile invogliata dalla politica monetaria espansiva della Federal Reserve che ha portato alla bolla dei mutui subprime. La campagna "Keep America Rolling" di Gm è stata una guerra combattuta a colpi di finanziamenti a tasso zero e sconti quando nessuno osava pensare cosa sarebbe successo se il vento fosse cambiato. Magari a cominciare dal prezzo del petrolio, la cui impennata prodigiosa dall'autunno 2007 sino all'estate scorsa ha convinto parecchi americani a prendere la via dei mezzi pubblici invece di impoverirsi riempiendo di galloni di benzina i Suv che non si potevano più permettere.

    Altro peccato grave commesso dai big di Detroit, una politica di accordi sindacali che ha messo in crisi prima ancora che le casse delle aziende, i livelli di competitività con i concorrenti più aggressivi, dalle grandi case asiatiche come Toyota e Honda alle europee come Bmw, che hanno eroso fette di mercato anche nel segmento premium, quello delle vetture di lusso.

    Le scelte industriali e commerciali sbagliate hanno portato le case automobilistiche a stelle e strisce a perdere 2,2 milioni di veicoli sul mercato interno tra il 2002 e il 2007: da 10,6 a 8,4. Nei primi dieci mesi di quest'anno è andata ancora peggio, con un calo di un milione e mezzo di unità, , ai minimi dai primi anni Ottanta. A tutto questo si aggiunga che la crisi dei mercati finanziari e la stretta del credito non hanno risparmiato i finanziamenti al consumo, colpendo duramente anche Gmac, braccio finanziario di General Motors che oggi consiglia ai clienti di bussare ad altre porte.

    Morale: mentre in mezzo mondo gli altri produttori arrancano senza essere tuttavia ancora alla canna del gas quelli d'Oltreoceano, i carmaker che hanno fatto la storia delle quattro ruote nel Paese dove muoversi in auto è praticamente un diritto sancito dalla Costituzione, sono a un drammatico bivio. Come ha spiegato Dennis Virag, presidente di Automotive Consulting Group all'agenzia Bloomberg, è assai probabile che uno degli ultimi atti dell'Amministrazione Bush sia varare un piano di salvataggio per Gm, Ford e Chrysler. «O il Governo federale trova il denaro per risanare e ristrutturare l'industria in vista di un rilancio - ha chiarito Virag - oppure sarà la fine».

    Del resto, sembra non avere eccessivo fondamento l'ipotesi che dall'Asia arrivi un cavaliere bianco pronto ad alleggerire i conti di Chrysler rilevando asset tra cui il brand Jeep. Voci su un'attività del fondo Cerberus (che controlla dall'anno scorso l'80% della casa di Auburn Hills, Michigan) mirata a condurre in porto l'operazione sono state smentite dai sudcoreani di Hyundai, che hanno precisato di non avere risorse per impegnarsi in un'acquisizione e di essere concentrati sulla costruzione di nuovi impianti.

    D'altra parte gli stessi vertici di Gm, dopo avere registrato nel terzo trimestre perdite per 4,2 miliardi di dollari (ben 14,6 miliardi di risorse in liquidità andate in fumo se si sommano i guai della casa dell'Ovale Blu) e superiori al valore di Borsa, pari a meni di 2,5 miliardi, hanno gridato ai quattro venti che non c'è tempo da perdere perché il gruppo è talmente a corto di liquidità (16,2 miliardi di dollari dai 21 di appena tre mesi prima, e giusto sopra il livello di guardia che consente l'operatività quotidiana) da temere di non arrivare neppure alla fine dell'anno fiscale, a giugno 2009.

    A poco è servito finora tagliare stipendi e chiudere impianti o annunciare la sospensione della produzione in Europa, come ha fatto anche Ford.C'è troppo poco tempo per salvare Detroit e tutto il suo gigantesco indotto se si pensa che soltanto nel 2010 andrà a regime l'intesa siglata con il sindacato (Uaw, United auto workers) che prevede una dieta severa all'assistenza pensionistica e sanitaria, irrinunciabile per riportare la struttura dei costi nel solco della competitività.

    Nel suo primo discorso dopo l'elezione a presidente degli Stati Uniti, venerdì sera, Barack Obama ha parlato di industria dell'auto come «spina dorsale» del sistema indutriale americano. Segno che non intende interferire nei piani di erogazione di un primo prestito statale da 25 miliardi già approvato e che probabilmente non si scaglierà contro un piano di salvataggio che ancora una volta, come per le banche, rischia di pesare sui contribuenti al punto da mettere in forse le promesse elettorali del primo afro-americano alla Casa Bianca.

    La macchina degli aiuti di Stato è già in movimento dopo che le big three si sono fatte avanti, chiedendo 50 miliardi di dollari in aiuti federali per fare fronte alla peggiore crisi del settore in 25 anni. Il pacchetto consisterebbe in 25 miliardi per la spesa sanitaria e in altri 25 in liquidità sotto diverse forme, compresi finanziamenti pronti-contro-termine da parte della Federal Reserve. In cambio, le aziende offrirebbero al governo option sul loro capitale.

    I democratici di Camera e Senato - forti della maggioranza conquistata nel voto del 4 novembre - stanno operando in queste ore consistenti pressioni sul presidente uscente George W. Bush per estendere al settore dell'auto il piano di salvataggio dell'economia da 700 miliardi di dollari - il cosiddetto Tarp, o Troubled Asset Rescue Plan - nato con lo scopo di evitare il tracollo delle banche e delle assicurazioni. L'imbarazzo sulla scelta di un'industria in crisi ben precisa (e che, come abbiamo visto, ha sprecato occasioni e bruciato risorse senza mostrare lungimiranza) passa per il discrimine secondo cui l'auto è connessa a doppio filo con una fetta consistente delle attività finanziarie del Paese. Insomma, un effetto domino è l'ultima cosa che vogliono a Washington e se ci sarà da scegliere tra figli e figliastri, si farà.





    Lunedì, 10 Novembre

    NEW YORK (10 novembre) - General Motors crolla ai minimi da 62 anni, cioè dal 1946, dopo che Deutsche Bank ha tagliato il rating della società e il target price a zero. I titoli del colosso di Detroit hanno chiuso la seduta odierna in calo del 24,17% a 3,31 dollari, evidenziando come, con il passare dei giorni, la crisi della capitale dell'auto americana si acuisca sempre più e come, senza un aiuto da parte delle autorità, la sopravvivenza dell'industria delle quattro ruote a stelle e strisce sia in pericolo.
    Gm a caccia di finanziamenti del governo. Gm, così come Ford e Chrysler, è alla caccia di un finanziamento governativo da 50 miliardi di dollari per garantirsi la sopravvivenza. I leader del Congresso si sono dichiarati favorevoli alla concessione di aiuti, alla quale ha aperto la porta anche il presidente eletto Barack Obama. Ma - è l'invito degli analisti - è necessario fare attenzione nel concedere un eventuale assegno in bianco all'industria automobilistica americana, i cui problemi «risalgono a diversi anni fa. Il rischio è che le società utilizzino le nuove risorse bruciandole e poi tornino a battere cassa».
    Gli analisti: rischio spirale. «La caduta libera di Gm riflette le crescenti preoccupazioni degli investitori sulla liquidità della società, ma anche la scarsa fiducia circa gli effetti sugli azionisti di un eventuale salvataggio da parte del governo» sostengono alcuni analisti, avvertendo che un intervento a favore di Gm e di Detroit nel complesso potrebbe innescare una spirale che potrebbe spingere le case automobilistiche in difficoltà nel resto del mondo a rivolgersi ai propri governi in cerca di aiuto. E questo vanificherebbe gli sforzi americani per General Motors.
    Il rating di Barclays. Barclays ha tagliato il rating di Gm a "underweight" da "equalweight", sottolineando come la casa automobilistica potrebbe bruciare entro febbraio la liquidità oggi disponibile. Barclays, pur constatando come un eventuale intervento del governo potrebbe ridurre i rischi di bancarotta di Gm, potrebbe avere un prezzo molto elevato per gli azionisti, le cui quote sarebbero «significativamente» diluite.
    La condanna di Deutsche Bank. Ancor più duro il parere di Deutsche Bank, che ha declassato Gm da "hold" a "sell": secondo la banca, la casa automobilistica potrebbe arrivare, in termini di liquidità, non oltre dicembre. Anche in presenza di un intervento governativo, Deutsche Bank prevede per Gm una possibile bancarotta. E per Gm prevede un'imminente crisi di liquidità anche Unicredit, secondo la quale la casa automobilistica sarà a corto di risorse da aprile. Gm ha annunciato nei giorni scorsi un rosso da 2,5 miliardi di dollari nel terzo trimestre. Il colosso dell'auto, insieme a Ford e Chrysler, è a caccia di almeno 50 miliardi di dollari dal governo.





    Martedì, 11 Novembre 2008

    GM: possibile bancarotta

    La situazione della General Motors precipita. E la bancarotta si fa incredibilmente vicina. “Incredibilmente” perché questa non è una normale casa automobilistica ma il simbolo stesso dell’industria dell’auto, la più grande azienda del mondo, un colosso presente in 200 paesi e che in cento anni di storia ha venduto poco meno di mezzo miliardo di veicoli.
    Eppure, come spiega nel dettaglio l’edizione on line del Financial Times, Rod Lache, analista di Deutsche Bank, ha appena bollato le azioni GM come “prive di valore”, consigliando gli investitori di non comprare proprio in vista di una prossima bancarotta.
    La previsione, così pessimistica, deriva dal fatto che il già annunciato accordo con la Chrysler (che ha fatto volare brevemente il titolo in Borsa) e gli aiuti governativi hanno tempi un po’ lunghi. Mentre la General Motors ha stringenti problemi economici che deve necessariamente risolvere entro dicembre. La fine del 2008 sembra insomma una data cruciale per il colosso Usa. Che nel frattempo reagisce annunciando un nuovo taglio della forza lavoro nelle sue fabbriche di 1.900 dipendenti. Un taglio che si aggiunge a quello - di 3.600 lavoratori - reso noto lo scorso venerdì. L’obiettivo è quello di tagliare i costi e sopravvivere alla crisi più profonda mai attraversata dalla società che nel terzo trimestre del 2008 ha subito una perdita di 2,5 miliardi di dollari, e che rischia di esaurire le sue riserve di liquidità prima della fine dell’anno.
    Ora tutti gli occhi sono puntati sugli aiuti governativi: durante la visita di ieri alla Casa Bianca, il presidente americano eletto, Barack Obama, e quello uscente, George W. Bush, hanno avuto una discussione sull’ industria automobilistica, per la quale Obama ha chiesto all’ interlocutore un piano urgente di sostegno, che quest’ultimo invece vorrebbe condizionare all’approvazione da parte del Congresso dell’accordo sul libero commercio con la Colombia. Le indiscrezioni sono pubblicate oggi sul sito dell’ ‘International Herald Tribune’, che cita “consiglieri di Obama”.
    “Bush durante l’incontro (alla Casa Bianca) ha fatto sapere che potrebbe appoggiare alcuni aiuti e un più ampio pacchetto di stimoli se Obama e i democratici al Congresso faranno cadere la loro opposizione all’ accordo di libero scambio con la Colombia, un provvedimento per il quale Bush ha lottato a lungo, secondo fonti informate dell’incontro”, scrive il ‘Tribune’, che ricorda che “l’ amministrazione Bush, che ha promosso un cospicuo intervento a favore delle imprese finanziarie, si è opposta a consentire all’industria automobilistica di attingere ai 700 miliardi di dollari di fondi di sostegno malgrado la scorsa settimana la General Motors abbia dato segni che potrebbe non sopravvivere alla fine dell’anno”.
    Le stesse fonti democratiche hanno indicato all’ ‘International Herald Tribune’ che “nè Obama nè i leader al Congresso sono disposti ad avallare con Bush il patto colombiano”, al quale i democratici si oppongono per le violazioni dei diritti umani denunciati nella Colombia di Alvaro Uribe, e dovranno quindi “probabilmente attendere che Obama assuma il potere il 20 gennaio”. Per allora, però, per la GM potrebbe essere troppo tardi e in ogni caso una cosa è certa: le sorti della più grande azienda del mondo sono legate ora a problemi politici, allo scambio fra il trattato con la Colombia e gli stimoli all’economia proposto dai repubblicani.








    Mi chiedo cos'accadrà se davvero dovesse fallire?! Come la crisi dal settore finanziario si sia estesa così rapidamente e con prepotenza anche al settore industriale, anche se, come emerge dal primo articolo il terreno era già piuttosto fertile...
  • Frattaz
    鏡花 水月
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    • Milano
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    #2
    La bmw sta per tirare le cuoia.

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    • Sergio
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      #3
      LA GM era alla frutta già l'anno scorso e l'anno prima.



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      • GalDregon
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        #4
        la barchetta ha avuto un calo pauroso

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        • Sergio
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          #5
          Azz, con le azioni a 20/30 pensavano al fallimento, siamo a valori quasi nulli



          Il grafico inferiore rappresenta le movimentazioni, maggiori quando l'azione cala, solitamente sono i topi che abbandonano la nave



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          • Icarus
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            • A casa di Steel77 a rubargli l'argenteria mentre è alla ricerca di se stesso.
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            #6
            qui a bari un sacco di industrie metalmeccaniche, direttamente collegate a grandi industrie automobilistiche, hanno messo in cig migliaia di dipendenti..
            Presidente siamo con Te,
            meno male che Silvio muore.

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            • GalDregon
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              #7
              dio bon

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              • Fedhero
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                #8
                Azzarola che calo
                Light weight Baby

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                • pina colada
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                  #9
                  Originariamente Scritto da Sergio Visualizza Messaggio
                  LA GM era alla frutta già l'anno scorso e l'anno prima.
                  Infatti lo accenna anche nel primo articolo..
                  Originariamente Scritto da GalDregon Visualizza Messaggio
                  la barchetta ha avuto un calo pauroso
                  No bastaaaaaaaaaa
                  Originariamente Scritto da Icarus Visualizza Messaggio
                  qui a bari un sacco di industrie metalmeccaniche, direttamente collegate a grandi industrie automobilistiche, hanno messo in cig migliaia di dipendenti..
                  Infatti, a proposito, secondo un articolo del 22 Ottobre GM aveva annunciato un piano di sospensione della produzione (specialmente Opel) in tutti gli impianti europei previsto per fine novembre-inizio dicembre

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                  • greenday2
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                    #10
                    Mah...anche Cryshler qualche anno fa era li per fallire. Ma e' incredibile quanto velocemente diventano "socialisti" certi paesi in questi casi
                    E se la morte che ti e' d'accanto, ti vorrà in cielo dall'infinito, si udrà piu forte, si udrà piu santo, non ho tradito! Per l'onore d'Italia!

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                    • gabri74
                      Inattivo
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                      #11
                      Originariamente Scritto da pina colada Visualizza Messaggio

                      le vendite sono state sostenute nell'ultima manciata di anni dalla stessa politica del debito facile invogliata dalla politica monetaria espansiva della Federal Reserve che ha portato alla bolla dei mutui subprime.

                      Mi chiedo cos'accadrà se davvero dovesse fallire?! Come la crisi dal settore finanziario si sia estesa così rapidamente e con prepotenza anche al settore industriale, anche se, come emerge dal primo articolo il terreno era già piuttosto fertile...
                      questo è comprensibile

                      e la velocità con la quale ha toccato il settore industriale è preoccupante

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                      • pina colada
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                        #12
                        Originariamente Scritto da greenday2 Visualizza Messaggio
                        Mah...anche Cryshler qualche anno fa era li per fallire. Ma e' incredibile quanto velocemente diventano "socialisti" certi paesi in questi casi
                        Beh se vedono fallire uno dei principali di produzione c'è da aspettarselo

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                        • pina colada
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                          #13
                          Originariamente Scritto da gabri74 Visualizza Messaggio
                          questo è comprensibile

                          e la velocità con la quale ha toccato il settore industriale è preoccupante
                          La reazione a catena che si è estesa anche al di fuori del settore finanziario..

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                          • greenday2
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                            #14
                            mah...secondo me la crisi economica era partita ben prima di quella finanziaria...semplicemente certi livelli di indebitamento ne avevano coperto la struttura d'argilla. La crisi dei mutui non ha fatto altro che tirar via il velo.
                            E se la morte che ti e' d'accanto, ti vorrà in cielo dall'infinito, si udrà piu forte, si udrà piu santo, non ho tradito! Per l'onore d'Italia!

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                            • Sergio
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                              #15
                              Originariamente Scritto da greenday2 Visualizza Messaggio
                              Mah...anche Cryshler qualche anno fa era li per fallire. Ma e' incredibile quanto velocemente diventano "socialisti" certi paesi in questi casi
                              hehe



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