ridicolo: i luoghi dovrebbero esser intestati per onoreficenza, indipendentemente dal genere. che provvedimento ottuso:
FIRENZE - Non è mai stata una femminista Lucia Matteuzzi, consigliera comunale del Pd. Quando però ha visto l'ultimo elenco della commissione toponomastica, con la lista dei personaggi fiorentini illustri pronti a donare il loro nome a strade e piazze, si è indignata. Su duecento nominativi solo dodici erano donne, tra queste Oriana Fallaci e addirittura Beatrice Portinari, l'amata di Dante, dimenticata da più di settecento anni. Allora la consigliera Lucia, 61 anni, ex commerciante (lavorava nella pasticceria di famiglia), ha presentato una proposta di delibera affinché anche la toponomastica della città fosse paritetica tra generi. «Dedichiamo il 50 per cento di strade e piazze a personaggi femminili», ha chiesto fiera la Matteuzzi. Accontentata.
Lunedì sera a Palazzo Vecchio il consiglio comunale ha approvato la delibera. Con il consenso di Pd, La Sinistra, Rifondazione, Socialisti e Unaltracittàunaltromondo, lista civica di sinistra. Contrari Comunisti italiani e Verdi, assente il Pdl che non aveva partecipato alla seduta (straordinaria) indetta per discutere la contestata legge Gelmini. «La delibera non ha potere retroattivo, naturalmente, sarebbe stato un problema con le migliaia di strade e piazze della città - sorride la consigliera -. Credo che sia un atto importante nella battaglia per le pari opportunità e soprattutto per Firenze. Che, ricordiamolo, deve il suo tesoro artistico anche a una donna, Anna Maria Luisa de' Medici, l'ultima della dinastia. Rimasta vedova decise di donare i tesori di famiglia alla città, palazzi e opere d'arte, oggi visibili da tutti».
Già. Anna Maria Luisa. Pure lei senza strada o piazza, anche se a ricordarla è una statua e una festa (il 18 febbraio) con picchetto in costume offerto dal Comune. D'altra parte ricordare nomi femminili passeggiando tra gli incanti del centro di Firenze non è semplice e il maschilismo trionfa tra targhe e cartelli. Con qualche eccezione. Come viale Florence Nightingale, nella zone del parco delle Cascine, dal nome di un'infermiera britannica. Vanno meglio le cose in periferia. Nel quartiere di Ponte a Ema, a sud della città, tutte le vie sono dedicate a poetesse del Quattrocento. Insomma la delibera è una vittoria in rosa? «Macché, una colossale presa in giro — ribatte Nicola Rotondaro, capogruppo dei Comunisti italiani —. Come si fa a dare percentuali al genio? A volte nascono molti personaggi maschi, altre volte femmine. E i gay? Le lesbiche? Oggi nessuno discrimina un nome di una via o di una piazza per genere».
Sulla stessa linea anche il capogruppo dei Verdi, Giovanni Varrasi: «Non si può cambiare passato. Se non ci sono donne o uomini illustri non si possono inventare», ha detto in consiglio comunale spiegando il suo no. Favorevole invece la giornalista Ritanna Armeni: «Se penso che davanti alla cancellazione delle quote rosa a livello Ue il ministro Carfagna ha detto che la cosa è giusta, allora dico che ben venga un provvedimento come questo. Del resto, quante strade sono state intitolate a Nilde Iotti e quante a Togliatti?». Critica nei confronti del «no» di Comunisti e Verdi al provvedimento l'ex ministro alle Pari Opportunità Katia Bellillo (Pdci), che aggiunge: «Se si vuole essere alternativi al partito democratico, lo si faccia su cose più serie. La parità anche nella toponomastica dovrebbe essere una cosa normale, invece non è così. Troppe donne che hanno fatto grandi cose per questo Paese sono diventate invisibili».
Marco Gasperetti
FIRENZE - Non è mai stata una femminista Lucia Matteuzzi, consigliera comunale del Pd. Quando però ha visto l'ultimo elenco della commissione toponomastica, con la lista dei personaggi fiorentini illustri pronti a donare il loro nome a strade e piazze, si è indignata. Su duecento nominativi solo dodici erano donne, tra queste Oriana Fallaci e addirittura Beatrice Portinari, l'amata di Dante, dimenticata da più di settecento anni. Allora la consigliera Lucia, 61 anni, ex commerciante (lavorava nella pasticceria di famiglia), ha presentato una proposta di delibera affinché anche la toponomastica della città fosse paritetica tra generi. «Dedichiamo il 50 per cento di strade e piazze a personaggi femminili», ha chiesto fiera la Matteuzzi. Accontentata.
Lunedì sera a Palazzo Vecchio il consiglio comunale ha approvato la delibera. Con il consenso di Pd, La Sinistra, Rifondazione, Socialisti e Unaltracittàunaltromondo, lista civica di sinistra. Contrari Comunisti italiani e Verdi, assente il Pdl che non aveva partecipato alla seduta (straordinaria) indetta per discutere la contestata legge Gelmini. «La delibera non ha potere retroattivo, naturalmente, sarebbe stato un problema con le migliaia di strade e piazze della città - sorride la consigliera -. Credo che sia un atto importante nella battaglia per le pari opportunità e soprattutto per Firenze. Che, ricordiamolo, deve il suo tesoro artistico anche a una donna, Anna Maria Luisa de' Medici, l'ultima della dinastia. Rimasta vedova decise di donare i tesori di famiglia alla città, palazzi e opere d'arte, oggi visibili da tutti».
Già. Anna Maria Luisa. Pure lei senza strada o piazza, anche se a ricordarla è una statua e una festa (il 18 febbraio) con picchetto in costume offerto dal Comune. D'altra parte ricordare nomi femminili passeggiando tra gli incanti del centro di Firenze non è semplice e il maschilismo trionfa tra targhe e cartelli. Con qualche eccezione. Come viale Florence Nightingale, nella zone del parco delle Cascine, dal nome di un'infermiera britannica. Vanno meglio le cose in periferia. Nel quartiere di Ponte a Ema, a sud della città, tutte le vie sono dedicate a poetesse del Quattrocento. Insomma la delibera è una vittoria in rosa? «Macché, una colossale presa in giro — ribatte Nicola Rotondaro, capogruppo dei Comunisti italiani —. Come si fa a dare percentuali al genio? A volte nascono molti personaggi maschi, altre volte femmine. E i gay? Le lesbiche? Oggi nessuno discrimina un nome di una via o di una piazza per genere».
Sulla stessa linea anche il capogruppo dei Verdi, Giovanni Varrasi: «Non si può cambiare passato. Se non ci sono donne o uomini illustri non si possono inventare», ha detto in consiglio comunale spiegando il suo no. Favorevole invece la giornalista Ritanna Armeni: «Se penso che davanti alla cancellazione delle quote rosa a livello Ue il ministro Carfagna ha detto che la cosa è giusta, allora dico che ben venga un provvedimento come questo. Del resto, quante strade sono state intitolate a Nilde Iotti e quante a Togliatti?». Critica nei confronti del «no» di Comunisti e Verdi al provvedimento l'ex ministro alle Pari Opportunità Katia Bellillo (Pdci), che aggiunge: «Se si vuole essere alternativi al partito democratico, lo si faccia su cose più serie. La parità anche nella toponomastica dovrebbe essere una cosa normale, invece non è così. Troppe donne che hanno fatto grandi cose per questo Paese sono diventate invisibili».
Marco Gasperetti
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