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questo non è propriamente vero. Se fai un parallelismo nel mondo dell'arte trovi gente che ti dice che Jeff Koons è una merda ma i fatti dicono che Sotheby's o Christie's le aste più famose del mondo hanno polverizzato ogni record con l'opera più costosa mai battuta ad un asta appunto almeno fino al 2008 di Jeff Koons. Quindi non è che tu ma_75 puoi dire che una cosa se non va di leggerla non va letta, si lo puoi fare, ma se universalmente si pensa che va letta allora va letta.
E' meglio leggere un libro, trovarlo una solenne cagata, ma dire che è bellissimo solo perchè lo dicono tutti?
In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte. ma_75@bodyweb.com
E' meglio leggere un libro, trovarlo una solenne cagata, ma dire che è bellissimo solo perchè lo dicono tutti?
attenzione, qui si disquisiva sul "va letto" non su "è bellissimo". E' chiaro, poi, io per esempio quando vedo quel down di Benigni che legge quella bestiata che è la divina commedia e la esalta come se stesse leggendo la combinazione vincente del super enalotto provo vergogna di essere italiano, però se mi chiedessero "la divina commedia va letta?" cosa potrei rispondere se non "si va letta"
"Qualsiasi cosa che non sia la morte è un leggero infortunio"
attenzione, qui si disquisiva sul "va letto" non su "è bellissimo". E' chiaro, poi, io per esempio quando vedo quel down di Benigni che legge quella bestiata che è la divina commedia e la esalta come se stesse leggendo la combinazione vincente del super enalotto provo vergogna di essere italiano, però se mi chiedessero "la divina commedia va letta?" cosa potrei rispondere se non "si va letta"
Chiaro che se si parla di "dovere", in senso scolastico, ci sono dei testi che sono imprescindibili, Manzoni non è Baricco, ci mancherebbe. Però, se si parla di letture personali a questo punto tutto è lecito, purchè motivato.
In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte. ma_75@bodyweb.com
Chiaro che se si parla di "dovere", in senso scolastico, ci sono dei testi che sono imprescindibili, Manzoni non è Baricco, ci mancherebbe. Però, se si parla di letture personali a questo punto tutto è lecito, purchè motivato.
ah ma io stavo parlando di lavoro. E' chiaro che sebbene io sia appassionato di pesca non mi metto certo a pescare con la mosca tanto per intenderci
"Qualsiasi cosa che non sia la morte è un leggero infortunio"
Quindi non è che tu ma_75 puoi dire che una cosa se non va di leggerla non va letta, si lo puoi fare, ma se universalmente si pensa che va letta allora va letta.
Su questo non sono d'accordo. Non è tanto una questione di cosa universalmente si pensi (universalmente.. chi, poi? Dipende), quanto un bisogno personale nel proprio percorso.
Se, a detta di tutti (chi?) è necessario leggere un libro, che io trovo, oltre che "noioso" o "brutto", inutile per quello che IO voglio sapere e studiare, allora non lo leggo. Allo stesso modo leggo invece molti libri non considerati, ufficialmente, importanti, ma che lo sono per ME, per quello che io faccio.
Anche perché per poter leggere tutte le opere di fondamentale importanza, non ci basterebbero 10 vite (escludendo quelle di autori non conosciuti, tra l'altro)
E' meglio leggere un libro, trovarlo una solenne cagata, ma dire che è bellissimo solo perchè lo dicono tutti?
Dipende.
Se trovo che il libro sia VERAMENTE una cagata, in tutti i sensi, e sono pronto a dimostrarlo, a controbattere le tesi in suo favore, con serie argomentazioni, allora sì.
Di alcuni libri dico apertamente, anche davanti ad un professore durante un esame (l'ho fatto poche settimane fa), che non ho potuto sopportarli. Ma magari ad una seconda, terza, quarta lettura, posso rivedere il mio giudizio, o quanto meno capire il motivo per cui gli viene attribuita tanta importanza.
Valuto un libro sia dal punto di vista tecnico, stilistico, "architettonico" direi, che da quello dell'importanza storico-sociale e, infine, per quello che mi trasmette a livello di sensazioni ed emozioni.
Mi viene in mente "che fare?" di Cernysevskij.
Di importanza f o n d a m e n t a l e per capire quel dato periodo storico, ma, a detta di tutti gli studiosi, non un grande esempio di letteratura, anzi. E' uno dei miei libri preferiti e apprezzo ogni parola, pur sapendo che non ha un alto valore artistico, ma per me ne ha.
E' lo stesso ragionamento di ma_ fatto al contrario però.
ƒw≈i n ñdni øc
Onore, gloria e successo sono solo granelli di sabbia, le loro tracce diventano polvere sparsa sulle strade di Yamato calpestata per l'eternità
io ti consiglio "la chimera" di sebastiano vassalli,però se non ricordo male è ambientato nel 600,splendido romanzo storico,di quelli che lasciano il segno.
Per cercare le chiavi del presente, e per capirlo, bisogna uscire dal rumore: andare in fondo alla notte, o in fondo al nulla; magari laggiù, un po’ a sinistra e un po’ oltre il secondo cavalcavia, sotto il «macigno bianco» che oggi non si vede. Nel villaggio fantasma di Zardino, nella storia di Antonia. E così ho fatto.
(dalla Premessa) Sebastiano Vassalli è un autore che scrive del passato, grazie a un meticoloso lavoro di ricerca storica, ma che ha lo sguardo sempre rivolto al presente.
Un chiaro esempio è dato da La chimera, libro di notevole valore, forse il suo più riuscito.
E’ una storia ambientata nel ‘600, in un paese, Zardino, che non esiste più (Dalle finestre di questa casa si vede il nulla). Un fatto realmente accaduto, il processo a una presunta strega che si conclude con la sua condanna al rogo, sono solo il pretesto per un esame più approfondito di una società tanto lontana nel tempo da apparire quasi irreale, ma purtroppo vera, una composita umanità schiava dei potenti e della Chiesa, ma prima ancora prigioniera di se stessa, delle sue paure, delle sue insicurezze.
E’ un ritorno al passato per svelare caratteristiche che ritroviamo purtroppo nel presente (dal Congedo: Continuarono tutti a vivere nella gran confusione e nel frastuono di quel loro presente che a noi oggi appare così silenzioso, così morto, e che rispetto al nostro presente fu soltanto un po’ meno attrezzato per produrre rumore, e un po’ più esplicito in spietatezze… Infine, uno dopo l’altro, morirono: il tempo si chiuse su di loro, il nulla li riprese; e questa, sfrondata d’ogni romanzo, ed in gran sintesi, è la storia del mondo).
La vicenda, di per sé non rara e nemmeno eclatante, assume così una veste profetica che proietta sul mondo attuale una visione di un presente desolante, privo di valori, senza speranze, in una visione nichilista, però non tanto da scivolare nel cinismo.
Il romanzo, pur fra tante, ma necessarie, divagazioni è scritto in modo esemplare, in un italiano di rara bellezza, con descrizioni soffuse a volte di una appena accennata vena poetica, finendo con il far emergere dal nulla, dalla nebbia caliginosa dell’oblio un mondo che ignoravamo.
Resta il perché del titolo. Come mai questo richiamo all’essere mostruoso e inesistente della mitologia greca?
Le ultime righe del Congedo sono al riguardo esaustive:
“Colui che conosce il prima e il dopo e le ragioni del tutto e però purtroppo non può dircele per quest’unico motivo, così futile!: che non esiste.”
Ovviamente tutto è opinabile nei confronti con la fede, che supera ogni razionalità, ma in questo concetto, in questa visione atea rientra anche l’analisi di una Chiesa che, almeno in quell’epoca e relativamente alla vicenda raccontata, sembra composta da pochi fanatici veramente credenti e da molti invece tesi più a privilegiare la vita terrena, compiendo anche abusi e nefandezze. In questo contesto le figure del vescovo Bascapè, religioso fervido che vorrebbe tutti dediti anima e corpo alla fede, ma il cui credo comincia a vacillare, e il giovane don Teresio, fanatico oltre ogni misura, ma legatissimo ai beni terreni, tanto da vessare i suoi parrocchiani con continue richieste di regalie, finiscono con il diventare le due facce di una stessa medaglia: la Chiesa.
L’impressione che si ritrae è che gli uomini in abito talare finiscano con connotare in eccesso i difetti di tutti gli altri, una sorta di insoddisfazione che li divora, rendendoli al tempo stesso carnefici e vittime di se stessi.
Stranamente gli unici due personaggi che nella loro apparente semplicità emergono positivamente sono il camparo Maffiolo, dignitoso vecchio soldato che riesce perfino, senza averne conseguenza, a dire la sua all’Inquisizione, e il boia Sasso, la cui pietà impedirà alla strega di morire fra atroci dolori.
La Chimera lo lessi molti anni fa e mi hai riportato alla mente che mi lasciò bellissime impressioni.
Non so se è un libro che può essere utile per quanto va cercando Zajka, ma come lettura personale è certo da consigliare.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
oddio ragazzi scusate,avevo proprio perso di vista questo topic. Ringrazio tutti per degli ottimi e interessanti interventi. Non so se Vassalli possa andare bene ,ma sicuramente ci mi informo lunedì. appena posso rep per tutti
La Certosa di Parma com'è? ho letto l'intrduzione e smbra un romanzo storico e,insieme, di formazione per eccellenza...per chi l'ha letto: è scorrevole?
trovo "Le Confessioni di un Italiano" di Nievo illeggibile...non va proprio avanti..
La Certosa di Parma com'è? ho letto l'intrduzione e smbra un romanzo storico e,insieme, di formazione per eccellenza...per chi l'ha letto: è scorrevole?
trovo "Le Confessioni di un Italiano" di Nievo illeggibile...non va proprio avanti..
La mia ragazza ci ha fatto la tesi su "Le confessioni di un italiano"!
La Certosa di Parma com'è? ho letto l'intrduzione e smbra un romanzo storico e,insieme, di formazione per eccellenza...per chi l'ha letto: è scorrevole?
trovo "Le Confessioni di un Italiano" di Nievo illeggibile...non va proprio avanti..
Stendhal in genere è semplice, poi La Certosa è molto avventuroso, quasi un romanzo di cappa e spada. Aggiudicato
In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte. ma_75@bodyweb.com
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