La morte (medici inside)

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  • Eagle
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    • Dec 2001
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    #16
    Hanno gia' detto tutto ... bastardi ...

    Comunque, io sono molto empatico, mi affeziono molto ai pazienti piu' "sfigati", mi ci attacco, mi capita di passare a visitarli o anche solo a trovarli anche se non ci dovrei essere (week end, anche ferie a volte).

    Relaticamente alle morti farei un distinguo tra situazioni acute e annunciate.

    Quando arriva un politrauma che alla fine (nel giro di qualche ora diciamo) muore, spesso e volentieri non ho fatto in tempo a conoscerlo, non ho fatto in tempo a parlare con i parenti, ho solo lavorato spesso freneticamente nel vano tentativo di salvarlo.

    un paio di anni fa mi e' capitato di parlare con un ragazzo in palestra alle 20 di un mercoledi ... vedermelo arrivare dopo un incidente di macchina il giovedi ... e vederlo morire dopo 5 minuti ...

    La cosa pero' e' talmente rapida che l'effetto, paradossalmente, e' quasi surreale. Non so come dire ... quasi non ci credi ... ti sembra impossibile ...

    Non essendo poi un amico o una persona che frequentavo regolarmente non ti accorgi neanche della sua assenza ...

    In questo caso c'e' comunque una delusione, ma e' comunque un "estraneo", ed ancor di piu' lo sono i parenti.

    In caso di pazienti che sai che moriranno o che comunque conosci, e conosci magari i parenti, perche' li hai incontrati piu' volte e ci hai parlato, la cosa e' piu' complicata, perche' la partecipazione emotiva e' maggiore.

    E' capitato di vedere gente e fare, dopo gli esami e magari i piccoli interventi necessari, diagnosi di un cancro con indicazione ad interventi molto piu' rischiosi ... ritrovarli poi in reparto per l'interventone ... operarli ... e poi vederli affondare tra qualche maledetta complicazione post operatoria e alla fine, non tutti ovviamente, morire.

    In questi casi c'e' molta "storia" dietro, c'e' una relazione sia col paziente che spesso, con i parenti. L'impatto emotivo e' maggiore.

    Per me almeno.


    Eagle
    Io credo nelle persone, però non credo nella maggioranza delle persone. Mi sa che mi troverò sempre a mio agio e d'accordo con una minoranza.

    NEUROPROLOTERAPIA - la nuova cura per problemi articolari e muscolari. Mininvasiva ma soprattutto, che funziona!
    kluca64@yahoo.com

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    • thetongue
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      • Mar 2003
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      #17
      Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
      Solo una piccola precisazione. Per quanto riguarda l'aspetto della fede, mi riferivo a quella del medico, non a quella del paziente
      si, l'avevo capito, ma_. forse sono stato io troppo criptico: ti riquoto quanto ho detto, ma specifico che al punto 1. parlavo dei medici ed al 2. dei pazienti. altrimenti detto visto che, avendo la fede come discriminante, circa i medici non ho notato grosse differenze in apporocci al "tema" trattato, ho speso qualche parola sui pazienti
      Originariamente Scritto da thetongue Visualizza Messaggio
      1. ad esser onesti, non ho notato una grossa differenza, riguardo al tema trattato dal topic, tra credenti o non. certo, vi sono tristi eccezioni, ma non parliamo della regola.

      2.però, posso dirti che trovo molto più facilmente "trattabili" quelli che credono: "accettano" di più, e la loro gestione è più facile. se però a me risulti più facile, non vuol dire che siano dei pazienti "migliori" in assoluto: mi limito a dire che a me risultano più "convenienti" dal punto di vista gestizionale.

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      • Icarus
        Bodyweb Senior
        • May 2005
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        • A casa di Steel77 a rubargli l'argenteria mentre è alla ricerca di se stesso.
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        #18
        bel thread e begli interventi
        fare il medico mi ha sempre affascinato,avendone anche molti in famiglia..Peccato che non abbia le skills di base necessarie.

        Onore a voi ragazzi
        Presidente siamo con Te,
        meno male che Silvio muore.

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        • ma_75
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          • Sep 2006
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          #19
          Originariamente Scritto da Eagle Visualizza Messaggio
          Hanno gia' detto tutto ... bastardi ...

          Comunque, io sono molto empatico, mi affeziono molto ai pazienti piu' "sfigati", mi ci attacco, mi capita di passare a visitarli o anche solo a trovarli anche se non ci dovrei essere (week end, anche ferie a volte).

          Relaticamente alle morti farei un distinguo tra situazioni acute e annunciate.

          Quando arriva un politrauma che alla fine (nel giro di qualche ora diciamo) muore, spesso e volentieri non ho fatto in tempo a conoscerlo, non ho fatto in tempo a parlare con i parenti, ho solo lavorato spesso freneticamente nel vano tentativo di salvarlo.

          un paio di anni fa mi e' capitato di parlare con un ragazzo in palestra alle 20 di un mercoledi ... vedermelo arrivare dopo un incidente di macchina il giovedi ... e vederlo morire dopo 5 minuti ...

          La cosa pero' e' talmente rapida che l'effetto, paradossalmente, e' quasi surreale. Non so come dire ... quasi non ci credi ... ti sembra impossibile ...

          Non essendo poi un amico o una persona che frequentavo regolarmente non ti accorgi neanche della sua assenza ...

          In questo caso c'e' comunque una delusione, ma e' comunque un "estraneo", ed ancor di piu' lo sono i parenti.

          In caso di pazienti che sai che moriranno o che comunque conosci, e conosci magari i parenti, perche' li hai incontrati piu' volte e ci hai parlato, la cosa e' piu' complicata, perche' la partecipazione emotiva e' maggiore.

          E' capitato di vedere gente e fare, dopo gli esami e magari i piccoli interventi necessari, diagnosi di un cancro con indicazione ad interventi molto piu' rischiosi ... ritrovarli poi in reparto per l'interventone ... operarli ... e poi vederli affondare tra qualche maledetta complicazione post operatoria e alla fine, non tutti ovviamente, morire.

          In questi casi c'e' molta "storia" dietro, c'e' una relazione sia col paziente che spesso, con i parenti. L'impatto emotivo e' maggiore.

          Per me almeno.


          Eagle
          Quindi mi pare che, almeno nel tuo caso, il fattore discriminnante sia la frequentazione col paziente, il tempo dal quale ti relazione con lui, il legame che avete instaurato. La morte improvvisa, di un paziente che non si è avuto il tempo di conoscere risulta, quindi, meno "dolorosa", di quella che sopravviene a causa, magari, di una patologia cronica.
          Curioso come questo sia esattamente il contrario di ciò che avviene "dal lato paziente". Una morte improvvisa, nella quale non si è avuto il tempo, tramite un lungo ricovero, di abituarsi all'idea della malattia, della sofferenza, del distacco, credo sia necessariamente più dolorosa di quella di una persona cara che abbiamo a lungo accompagnato, vegliato sul letto di un ospedale, finendo per abituarci, sia pure inconsciamente, all'idea che presto ci sarebbe venuta a mancare.

          Originariamente Scritto da thetongue Visualizza Messaggio
          si, l'avevo capito, ma_. forse sono stato io troppo criptico: ti riquoto quanto ho detto, ma specifico che al punto 1. parlavo dei medici ed al 2. dei pazienti. altrimenti detto visto che, avendo la fede come discriminante, circa i medici non ho notato grosse differenze in apporocci al "tema" trattato, ho speso qualche parola sui pazienti
          In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
          ma_75@bodyweb.com

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          • Eagle
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            • Dec 2001
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            #20
            Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
            Curioso come questo sia esattamente il contrario di ciò che avviene "dal lato paziente". Una morte improvvisa, nella quale non si è avuto il tempo, tramite un lungo ricovero, di abituarsi all'idea della malattia, della sofferenza, del distacco, credo sia necessariamente più dolorosa di quella di una persona cara che abbiamo a lungo accompagnato, vegliato sul letto di un ospedale, finendo per abituarci, sia pure inconsciamente, all'idea che presto ci sarebbe venuta a mancare.

            Non so, tutte le morti che ho avuto di familiari vari sono sempre tutte state annunciate, quindi non so come reagirei ad una morte improvvisa di una persona cara.

            Secondo me dipende molto da quanto questa persona e' inserita nella tua vita in modo "attivo".

            Un fratello che vive in Canada che vedessi ogni 10 anni, sapere che e' morto in un incidente mi farebbe un gran dispiacere, ma me ne accorgerei "meno" di un fratello che vive nell'appartamento di fianco al mio, che vedo tutti i giorni o quasi.

            Quando poi uno muore di colpo il ricordo e' di come era quando stava bene (se stava bene ovviamente).

            Una lunga malattia che ti consuma, a volte (non sempre per fortuna) ti abbruttisce, a volte fa venir fuori dei lati molto poco edificanti del carattere, etc etc..

            Quindi, parlando per concetti, a volte puo' essere "melgio" una morte improvvisa.

            Pero' in linea di massima sono d'accordo con te, il soggetto si lascia piano piano andare, non fosse altro perche' di solito il deperimento e' tale che non ce la fa proprio piu' a reagire, spesso i farmaci danno una mano in questo, e quindi, in un certo senso, ad un certo punto si rassegna / o accetta, la differenza non e' sempre facile da capire, il destino. Alcuni arrivano proprio a desiderare di morire per smettere di condurre una vita che non vale piu' la pena di vivere.

            Per i parenti lo stesso, lo vedono andare in una direzione e non c'e niente da fare, vivono la situazione alla giornata, e a volte arrivano a sperare che muoia, per porre fine ad una situazione non piu' sostenibile. Anche qui' spt quando vedono il proprio caro/a soffrire in modo intenso.

            comunque riporto una esperienza personale.

            Ricordo mia nonna ... se ne ando' alla bella eta' di 97 anni (piccola parentesi OT: alla facciaccia di Master, MAI preso un antiossidante, ed e' stata forte come un torello quasi fino alla fine ).

            Pero' gli ultimi 3-4 anni ... e' stata una sofferenza profonda ... il vederla indementire ... da donna educata e gentile trasformarsi in una che urlava sempre, parolacce e bestemmie, pugni e calci se ti avvicinavi, non riconosceva nessuno, sempre con le mani nelle mutande e in quello che ci trovava ... insomma, sono stati anni molto penosi.

            Non so se sia lecito fare ragionamenti di questo tipo, ma se avesse avuto un infarto un 4 annetti prima e se ne fosse andata prima del tracollo, per me sarebbe stato meglio. Per lei non so, penso di si ma non posso esserne certo.
            Io credo nelle persone, però non credo nella maggioranza delle persone. Mi sa che mi troverò sempre a mio agio e d'accordo con una minoranza.

            NEUROPROLOTERAPIA - la nuova cura per problemi articolari e muscolari. Mininvasiva ma soprattutto, che funziona!
            kluca64@yahoo.com

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