Vorrei sentire, da Tongue, Eagle, e gli altri medici qui presenti, qual'è il loro rapporto con la morte.Non la propria, ovvio, e neanche quella dei propri cari, ma quella dei pazienti che seguite e che vi capita di vedere abbandondare la vita, ora lentamente e prevedibilmente ora improvvisamente. E' proprio vero che nella professione medica subentra una sorta di assuefazione e la morte diventa un fatto routinario come, oer un professore, la bocciatura di un allievo, o, piuttosto, è comunque un momento spiritualmente critico? Ad esempio, credo sia difficle dimenticarsi del primo paziente che abbiamo visto morire..
Mi piacerebbe che ci raccontaste qualcosa, tratto dalla vostra esperienza personale
Mi piacerebbe che ci raccontaste qualcosa, tratto dalla vostra esperienza personale

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