La morte (medici inside)

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  • ma_75
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    • Sep 2006
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    La morte (medici inside)

    Vorrei sentire, da Tongue, Eagle, e gli altri medici qui presenti, qual'è il loro rapporto con la morte.Non la propria, ovvio, e neanche quella dei propri cari, ma quella dei pazienti che seguite e che vi capita di vedere abbandondare la vita, ora lentamente e prevedibilmente ora improvvisamente. E' proprio vero che nella professione medica subentra una sorta di assuefazione e la morte diventa un fatto routinario come, oer un professore, la bocciatura di un allievo, o, piuttosto, è comunque un momento spiritualmente critico? Ad esempio, credo sia difficle dimenticarsi del primo paziente che abbiamo visto morire..
    Mi piacerebbe che ci raccontaste qualcosa, tratto dalla vostra esperienza personale
    In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
    ma_75@bodyweb.com
  • Ronin
    Bodyweb Advanced
    • Aug 2006
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    • Friuli
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    #2
    Molto interessante
    sigpicNel rombo di un mare lontano nel fumo di antiche battaglie risalgono al cuore i ricordi sepolti dal fiume del tempo

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    • thetongue
      Bodyweb Senior
      • Mar 2003
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      #3
      vi è un meccanismo di autodifesa della propria emotività: visto che si è immersi nella malattia e nella morte, se non si operasse un distacco interiore tra la realtà circostante percepita e la nostra reazione empatica alla stessa, finiremmo con l'ammalarci seriamente noi.
      sarò completamente onesto con te: per certi versi, credo che la professione medica, quando scelta per passione, sia una vocazione paragonabile a quella ecclesiastica. si può scegliere la vita religiosa per uno spirito "monacale" od uno "apostolico": quelli che hanno il primo, hanno lo sguardo volto in sù, sono contemplativi e non vogliono avere molte interazioni col modo/prossimo (perchè credono che comunque tutto sia secondo la volontà di dio); i secondi, quelli con spirito apostolico, hanno lo sguardo volto ai lati, sono tutti volti ad un'azione protesa verso il prossimo, evangelizzare, fare misericordia, etc.
      beh, credo che si vada in medicina o per spirito apostolico (voler aiutare il prossimo), o per spirito monacale (si è speculativi, contemplativi, si è interessati alla scienza). spesso le due cose sono in conflitto, altre volte si complementano.
      onestamente, io ho scelto la professione medica per spirito monacale: sono sempre stato interessato alla scienza; poi, col tempo, ho cercato di bilanciare il mio lato contemplativo con qualcosa di totalmente pragmatico come la chirugia.
      ho fatto questa premessa non per cogliere l'occasione di parlare di me stesso, ma per far capire la mia posizione: sin dall'inizio, non sono stato mai "particolarmente apostolico". riesco a spiegarmi, ma_?
      nei primissimi tempi però, quando ad esempio un paziente stava morendo sotto i ferri e gli altri attorno facevano battutine, io pensavo "cribbio, non diventerò mai uno stupido cinico come loro". poi, praticando, ho capito che operavano solo un semplice meccanismo di scudo emotivo ed esorcizzazione del dolore: se ti facessi prendere, il dolore di una morte, i parenti in cordoglio, il senso di disfacimento di una malattia, etc, tutto questo dolore ti devasterebbe. protratto per diverse volte al giorno, ogni giorno, per decenni, beh capirai.......
      però in una cosa sono molto attento: curare il supporto emozionale, su feedback empatico. può apparentemente sembrare una contraddizione con quello che ho appena affermato, ma mi spiego meglio: pur non facendomi trascinare nella marea di emozioni legate alla contingenza, essendomi messo spesso nei panni del paziente nelle varie "tappe" (rompere il silenzio di una diagnosi, andare attraverso i dettagli di un consenso informato, discutere un DNR con paziente e familiari) parlo del lato emotivo delle situazioni, discorriamo delle emozioni che sicuramente prova ed io rendo certo che si renda conto del mio esser conscio di tutto ciò, cercando di supportarlo anche sotto l'aspetto emotivo. ma, supportandolo, non mi faccio coinvolgere e trascinare emotivamente: sarebbe poco auspicabile per il paziente stesso, tra l'altro e non secondariamente
      Last edited by thetongue; 13-10-2008, 21:31:31.

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      • Sean
        Csar
        • Sep 2007
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        • In piedi tra le rovine
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        #4
        Originariamente Scritto da thetongue Visualizza Messaggio
        , non mi faccio coinvolgere e trascinare emotivamente: sarebbe poco auspicabile per il paziente stesso, tra l'altro e non secondariamente
        E' una professione tra le più difficili;
        Come si potrebbe andare avanti senza quello scudo di cui dici...
        ...ma di noi
        sopra una sola teca di cristallo
        popoli studiosi scriveranno
        forse, tra mille inverni
        «nessun vincolo univa questi morti
        nella necropoli deserta»

        C. Campo - Moriremo Lontani


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        • truntenks
          Bodyweb Member
          • Apr 2001
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          • Ginevra
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          #5
          Io sono rianimatore e con la morte dei pazienti ahimè convivo giornalmente. Posso dirti che c'è sempre una sorta di dispiacere soprattutto nella comunicazione ai parenti, anche perchè i rianimatori intervengono in extremis, quindi il confine con la morte è molto sottile e sempre presente. Il muro si alza, è inevitabile altrimenti non potresti fare questo lavoro. Ma il dispiacere nasce magari dal pensiero di poter fare di più o di non aver fatto qualcosa che si poteva fare; indipendentemente da tutto se si è preparati e si è in coscienza di aver fatto tutto il possibile per trattare la patologia fatale, allora si accetta tranquillamente e serenamente tutto ciò che questo lavoro porta che nel 99% dei casi porta enormi soddisfazioni

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          • EGMario86
            Crossfit addicted
            • Nov 2007
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            • Palermo
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            #6
            belle parole e atteggiamento necessario tongue, il confortare emotivamente il paziente trasmette anche che non sei privo di tatto e sentimento
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            • ma_75
              Super Moderator
              • Sep 2006
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              #7
              Originariamente Scritto da thetongue Visualizza Messaggio
              vi è un meccanismo di autodifesa della propria emotività: visto che si è immersi nella malattia e nella morte, se non si operasse un distacco interiore tra la realtà circostante percepita e la nostra reazione empatica alla stessa, finiremmo con l'ammalarci seriamente noi.
              sarò completamente onesto con te: per certi versi, credo che la professione medica, quando scelta per passione, sia una vocazione paragonabile a quella ecclesiastica. si può scegliere la vita religiosa per uno spirito "monacale" od uno "apostolico": quelli che hanno il primo, hanno lo sguardo volto in sù, sono contemplativi e non vogliono avere molte interazioni col modo/prossimo (perchè credono che comunque tutto sia secondo la volontà di dio); i secondi, quelli con spirito apostolico, hanno lo sguardo volto ai lati, sono tutti volti ad un'azione protesa verso il prossimo, evangelizzare, fare misericordia, etc.
              beh, credo che si vada in medicina o per spirito apostolico (voler aiutare il prossimo), o per spirito monacale (si è speculativi, contemplativi, si è interessati alla scienza). spesso le due cose sono in conflitto, altre volte si complementano.
              onestamente, io ho scelto la professione medica per spirito monacale: sono sempre stato interessato alla scienza; poi, col tempo, ho cercato di bilanciare il mio lato contemplativo con qualcosa di totalmente pragmatico come la chirugia.
              ho fatto questa premessa non per cogliere l'occasione di parlare di me stesso, ma per far capire la mia posizione: sin dall'inizio, non sono stato mai "particolarmente apostolico". riesco a spiegarmi, ma_?
              nei primissimi tempi però, quando ad esempio un paziente stava morendo sotto i ferri e gli altri attorno facevano battutine, io pensavo "cribbio, non diventerò mai uno stupido cinico come loro". poi, praticando, ho capito che operavano solo un semplice meccanismo di scudo emotivo ed esorcizzazione del dolore: se ti facessi prendere, il dolore di una morte, i parenti in cordoglio, il senso di disfacimento di una malattia, etc, tutto questo dolore ti devasterebbe. protratto per diverse volte al giorno, ogni giorno, per decenni, beh capirai.......
              però in una cosa sono molto attento: curare il supporto emozionale, su feedback empatico. può apparentemente sembrare una contraddizione con quello che ho appena affermato, ma mi spiego meglio: pur non facendomi trascinare nella marea di emozioni legate alla contingenza, essendomi messo spesso nei panni del paziente nelle varie "tappe" (rompere il silenzio di una diagnosi, andare attraverso i dettagli di un consenso informato, discutere un DNR con paziente e familiari) parlo del lato emotivo delle situazioni, discorriamo delle emozioni che sicuramente prova ed io rendo certo che si renda conto del mio esser conscio di tutto ciò, cercando di supportarlo anche sotto l'aspetto emotivo. ma, supportandolo, non mi faccio coinvolgere e trascinare emotivamente: sarebbe poco auspicabile per il paziente stesso, tra l'altro e non secondariamente
              Originariamente Scritto da truntenks Visualizza Messaggio
              Io sono rianimatore e con la morte dei pazienti ahimè convivo giornalmente. Posso dirti che c'è sempre una sorta di dispiacere soprattutto nella comunicazione ai parenti, anche perchè i rianimatori intervengono in extremis, quindi il confine con la morte è molto sottile e sempre presente. Il muro si alza, è inevitabile altrimenti non potresti fare questo lavoro. Ma il dispiacere nasce magari dal pensiero di poter fare di più o di non aver fatto qualcosa che si poteva fare; indipendentemente da tutto se si è preparati e si è in coscienza di aver fatto tutto il possibile per trattare la patologia fatale, allora si accetta tranquillamente e serenamente tutto ciò che questo lavoro porta che nel 99% dei casi porta enormi soddisfazioni

              Mi hanno fatto molto piacere entrambi gli interventi. Vanno, esattamente, nella direzione che auspicavo. Devo dire che il ritratto della classe medica che mi date è abbastanza coincidente con quello che, per altre vie, mi sono costruito negli anni. I colleghi cinici, quelli freddi, quelli emotivi. Mi sembra, però, di capire che, alla fine, la relazione con i parenti sia in qualche modo "forzata". Mi spiego meglio: la compartecipazione al dolore, per quanto mostrata, probabilmente non è emotivamente percepita, per il semplice motivo che, dice Tongue e condivido, questo sarebbe , per il medico, un meccanismo autodistruttivo. Aggiunge Truntenks che è rilevante anche il fattore "coscienza pulita", sapere, in tutta onestà, di aver fatto per il paziente tutto il necessario. Probabilmente (e qui si apre un campo vastissimo) c'è anche da considerare l'aspetto della fede o della mancanza di fede del medico che, credo inevitabilmente, influenza la sua reazione verso l'ultimo passo.
              Mi ha sempre fatto riflettere l'immagine del medico che, un momento comunica ai genitori di un ragazzo che il figlio non è sopravvissuto all'intervento d'urgenza dopo un incidente e poi, un momento dopo, sveste il camice, spegne la luce, entra in auto e accende la radio.
              Ovviamente non vuole essere una critica, solo, credo, una circostanza realmente possibile.
              In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
              ma_75@bodyweb.com

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              • truntenks
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                #8
                Infatti hai detto bene. IL muro, come ho scritto, è necessario e ogni giorno mi svesto, salgo in macchina, radio, famiglia risate, e così via; vita normalissima e assolutamente tranquilla.
                Ma la relazione con i parenti è forzata per natura sua. Quando esci da un intervento di sala in urgenza andato male per il ragazzo politraumatizzato (e mi è successo), pensi sempre..."cavolo, ora devo dirlo ai genitori poveretti". Sai che reazione avranno, le conosci in anticipo, hai fatto il callo. Ma è così; è sempre stata così e sarà sempre così. Poi finisce il turno e tutto torna come prima come se nulla fosse; si cresce di più e si matura ulteriormente per ogni evento che succede

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                • thetongue
                  Bodyweb Senior
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                  #9
                  difatti ma_, ti dicevo che, seppur agendo con la massima intelligenza emotiva di cui dispongo per "curare" anche i sentimenti di paziente e parenti, usare il termine empatia può esser in qualche modo fuorviante: cerco di dargli tutto il mio supporto provando ad immedesimarmi nella loro condizione, ma l'intento parallelo è di non scalfire la mia sfera emotiva. Quindi, stiamo parlando di empatia non nella sua classica accezione, derivante dalla radice etimologica: parliamo di una empatia a metà, un' "empatia bastarda (nel senso di non pura, totale), zoppa, a doppio binario".
                  anche io mi sono ritrovato a fare battute ciniche su condizioni patologiche, e devo dirti ho notato che ciò accade in periodi di maggiore impatto emotivo e probabilmente è un chiaro meccanismo di difesa dell'io in condizioni di stress.
                  però faccio una considerazione, a cui non so dare chiara risposta: se è vero che non avverto consciamente il peso emotivo delle situazioni che gestisco in ambiente ospedaliero, non è detto che non ne sia affetto a livello subconscio. spesso non ci diciamo delle cose, sol perchè non le vogliamo sentire

                  ad esser onesti, non ho notato una grossa differenza, riguardo al tema trattato dal topic, tra credenti o non. certo, vi sono tristi eccezioni, ma non parliamo della regola.
                  però, posso dirti che trovo molto più facilmente "trattabili" quelli che credono: "accettano" di più, e la loro gestione è più facile. se però a me risulti più facile, non vuol dire che siano dei pazienti "migliori" in assoluto: mi limito a dire che a me risultano più "convenienti" dal punto di vista gestizionale.

                  per la scena della macchina e dello stereo, si, è proprio così: non ricordo mai che una morte tra le mani nel pomeriggio abbia inficiato una serata spensierata od intima, ad esempio
                  Last edited by thetongue; 14-10-2008, 00:44:35.

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                  • Leonida
                    Filosofo del *****
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                    #10
                    ecco un mestiere che non riuscirei a fare per le ragioni che avete esposto, avrei un collasso psichico alla prima anima che se ne va sotto le mie mani.
                    Originariamente Scritto da gorgone
                    è plotino la chiave universale per le vagine
                    Originariamente Scritto da gorgone
                    secondo me sono pazzi.

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                    • Sergio
                      Administrator
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                      #11
                      @ tongue e truntenks : Immagino poi che il dolore che alle volte vi devasta sia controbilanciato e venga spazzato via dall'immensa gioia che si prova nel salvare la vita di una persona, vedendola poi sorridere ancora



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                      • thetongue
                        Bodyweb Senior
                        • Mar 2003
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                        #12
                        all'interno della professione medica, la scelta della propria specialità indica diversi stereotipi di personalità: di solito il neurochirurgo è una chimera tra l'intellettualoide ed il pragmatico (mente ma chirurgia), nella mia pratica noto che gli ortopedici generalmente sono dei praticoni, il dermatologo un tipo che va per il miglior rapporto impegno/benefici pecuniari o di lifestyle, etc. etc. son generalizzazioni, ma hanno un solido fondo di verità.
                        solitamente e tradizionalmente i chirurghi sono quelli che limitano il contatto con i pazienti al minimo, e si sentono in pace con se stessi (e col prossimo) focalizzandosi sul dare la loro migliore performance: viene percepito come un "solo task".
                        io faccio il chirurgo vascolare, quindi opero principalmente su persone mature. è molto più accettabile vedere morire un ottantenne che un sedicenne, e per quanto possa esser scontato dirlo non è secondario per me: nella minoranza di casi in cui ho trattato pazienti giovani (principalmente per trauma), è stato meno "confortevole" il feedback emotivo che ricevevo dal contesto

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                        • ma_75
                          Super Moderator
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                          #13
                          Originariamente Scritto da thetongue Visualizza Messaggio
                          difatti ma_, ti dicevo che, seppur agendo con la massima intelligenza emotiva di cui dispongo per "curare" anche i sentimenti di paziente e parenti, usare il termine empatia può esser in qualche modo fuorviante: cerco di dargli tutto il mio supporto provando ad immedesimarmi nella loro condizione, ma l'intento parallelo è di non scalfire la mia sfera emotiva. Quindi, stiamo parlando di empatia non nella sua classica accezione, derivante dalla radice etimologica: parliamo di una empatia a metà, un' "empatia bastarda (nel senso di non pura, totale), zoppa, a doppio binario".
                          anche io mi sono ritrovato a fare battute ciniche su condizioni patologiche, e devo dirti ho notato che ciò accade in periodi di maggiore impatto emotivo e probabilmente è un chiaro meccanismo di difesa dell'io in condizioni di stress.
                          però faccio una considerazione, a cui non so dare chiara risposta: se è vero che non avverto consciamente il peso emotivo delle situazioni che gestisco in ambiente ospedaliero, non è detto che non ne sia affetto a livello subconscio. spesso non ci diciamo delle cose, sol perchè non le vogliamo sentire

                          ad esser onesti, non ho notato una grossa differenza, riguardo al tema trattato dal topic, tra credenti o non. certo, vi sono tristi eccezioni, ma non parliamo della regola.
                          però, posso dirti che trovo molto più facilmente "trattabili" quelli che credono: "accettano" di più, e la loro gestione è più facile. se però a me risulti più facile, non vuol dire che siano dei pazienti "migliori" in assoluto: mi limito a dire che a me risultano più "convenienti" dal punto di vista gestizionale.

                          per la scena della macchina e dello stereo, si, è proprio così: non ricordo mai che una morte tra le mani nel pomeriggio abbia inficiato una serata spensierata od intima, ad esempio

                          Solo una piccola precisazione. Per quanto riguarda l'aspetto della fede, mi riferivo a quella del medico, non a quella del paziente
                          In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                          ma_75@bodyweb.com

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                          • KURTANGLE
                            Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
                            • Jun 2005
                            • 36303
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                            • Borgo D'io
                            • Send PM

                            #14
                            3d stupendo....
                            Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                            parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                            Originariamente Scritto da GoodBoy!
                            ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                            grazie.




                            PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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                            • Bad Girl
                              Bodyweb Senior
                              • Oct 2003
                              • 10214
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                              #15
                              bellissimo 3d..complimenti..mi sono un po'...ehm emozionata boh..
                              e complimenti ai "dottori"
                              Originariamente Scritto da Gary
                              mi è stato consigliato nutella e caciotta come spuntino pre nanna. che faccio leo ?



                              Originariamente Scritto da Leonida
                              vai tranquillo, se sei in def puoi anche pensare di metterci due peperoni vicino.



                              https://www.bodyweb.com/threads/1713...ozze+colazione

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