Vespa-Travaglio, botta e risposta
sui processi a Berlusconi
Scambio di lettere e toni duri tra i due giornalisti sulle pagine dei commenti dell'Unità
Attacca Vespa: «Marco Travaglio mi scarica addosso la consueta serie di insulti che fanno godere chi dell'antiberlusconismo ha fatto una ragione di vita, ma che costituiscono per il Cavaliere una polizza formidabile per fargli superare il record di durata di Giolitti e Mussolini». Contrattacca Travaglio: «Nel salutare il "dottor Fede", in arte Vespa, mi complimento con lui per essere riuscito a sponsorizzare il suo nuovo libro anche sull'unico giornale che ancora non gli aveva dedicato le consuete raffiche di anticipazioni e recensioni encomiastiche». Schermaglie di contorno in un duro botta e risposta pubblicato sulle pagine dei commenti dell'Unità. Motivo della lite tra i due giornalisti: i processi a Silvio Berlusconi.
GUAI GIUDIZIARI - I due non concordano neanche sui numeri. Vespa premette che, a suo avviso, il Cavaliere «non è una mammola. Ma trovo del tutto anormale - prosegue - che questa bufera giudiziaria gli sia stata scatenata addosso dopo il suo ingresso in politica». Per il conduttore di "Porta a Porta", sono 22 «i processi piovuti addosso a Berlusconi» dopo la " discesa in campo"». Numeri che Travaglio contesta: «Del resto, se la sua fonte sono gli avvocati super partes di Berlusconi e della Fininvest, la cosa è comprensibile». Vespa cita poi un vecchio incontro con Antonio Di Pietro, nel 1993: «Gli chiesi come mai Mani Pulite avesse messo sotto schiaffo tutti i principali imprenditori italiani tranne Berlusconi. "Perché Berlusconi", mi rispose, "finanzia i partiti regalandogli spot elettorali, e questo non è reato. Chiedo oggi a Di Pietro - continua Vespa - come metta d'accordo questa vecchia affermazione con il quadro criminale che fa adesso del Cavaliere». «Perché allora - ribatte Travaglio - non risultavano i 23 miliardi girati dalla Fininvest a Craxi tramite i conti esteri di All Iberian. Né all'epoca Di Pietro poteva prevedere che un anno dopo un sottufficiale della Finanza avrebbe confessato una tangente Fininvest dopo una visita fiscale; che due anni dopo Stefania Ariosto avrebbe raccontato le mazzette di Previti ad alcuni giudici romani con i soldi Fininvest; che dal '93 in poi numerosi mafiosi collaboratori di giustizia avrebbero raccontato di rapporti fra il duo Dell'Utri-Berlusconi e la mafia; né che Mediaset avrebbe occultato negli anni seguenti centinaia di miliardi di fondi neri su 64 società off-shore; né che il Cavaliere avrebbe tentato nel 2007 di comprare senatori dell'Unione e di sistemare a Raifiction alcune ragazze del suo harem; e così via».
LEGGI AD PERSONAM - Il dibattito si sposta poi sulle leggi ad personam. «Berlusconi l’ha fatta franca per ben cinque volte (su 12) - sostiene Travaglio - grazie alle leggi ad personam fatte da lui e usate da lui: due volte (nei processi per falso in bilancio All Iberian/2 e Sme-Ariosto/2) perché «il fatto non è più previsto dalla legge come reato», nel senso che il premier Berlusconi ha depenalizzato il reato dell'imputato Berlusconi; e altre tre volte per altre fattispecie di falso in bilancio che, pur rimanendo reato, hanno visto ridursi la pena e dimezzarsi i termini di prescrizione grazie alla stessa "autoriforma" Berlusconi». Secondo Vespa, invece, «il Cavaliere non ha mai avuto condanne definitive, né, contrariamente alle voci correnti, è stato assolto grazie alle discusse "leggi ad personam". Quando è stato assolto per prescrizione, infatti, l'assoluzione è intervenuta prima della legge Cirielli. In altri casi è stato assolto per non aver commesso il fatto, o perché il fatto non sussiste».
VACANZE E CONFLITTI DI INTERESSI - Non finisce qui. «Travaglio ricorda che mia moglie era "vicina a Squillante". Mi permetto di ricordare che Renato Squillante era presidente della Sezione Gip di Roma di cui mia moglie era giudice. Travaglio è andato per un paio d’anni in vacanza con Giuseppe Ciuro, maresciallo della Finanza distaccato all’Antimafia (...): sarà poi condannato per violazione del sistema informatico della Procura di Palermo e per favoreggiamento del "re delle cliniche" Michele Aiello, condannato a sua volta (...) per associazione mafiosa. Il legale di Aiello ha detto che il suo cliente, su segnalazione del maresciallo, pagò un soggiorno in albergo di Travaglio. Travaglio ha smentito. Ma alla fine della fiera, giudichi il lettore qual è la situazione più imbarazzante». Risposta: «Quelle vacanze le ho pagate di tasca mia», tanto che ho pubblicato «la ricevuta della carta di credito e i due assegni. Se ho ricordato che la signora Vespa era vicina a Squillante, comunque, non è perché io dubiti dell’onestà della signora Iannini: è perché dubito della serenità di Vespa quando si occupa con grande indulgenza di Previti, Squillante & C., e soprattutto quando invita a «Porta a Porta» i tre Guardasigilli (Castelli, Mastella, Alfano) che hanno nominato sua moglie direttore generale del ministero della Giustizia e, ultimamente, capo dell'ufficio legislativo. Quando Vespa difende le leggi ad personam o nega addirittura che siano ad personam, sta parlando anche del lavoro della sua signora. Il che, in un altro Paese, potrebbe persino configurare un lievissimo conflitto d'interessi».
Tòh, metto pure il sondaggio
sui processi a Berlusconi
Scambio di lettere e toni duri tra i due giornalisti sulle pagine dei commenti dell'Unità
Attacca Vespa: «Marco Travaglio mi scarica addosso la consueta serie di insulti che fanno godere chi dell'antiberlusconismo ha fatto una ragione di vita, ma che costituiscono per il Cavaliere una polizza formidabile per fargli superare il record di durata di Giolitti e Mussolini». Contrattacca Travaglio: «Nel salutare il "dottor Fede", in arte Vespa, mi complimento con lui per essere riuscito a sponsorizzare il suo nuovo libro anche sull'unico giornale che ancora non gli aveva dedicato le consuete raffiche di anticipazioni e recensioni encomiastiche». Schermaglie di contorno in un duro botta e risposta pubblicato sulle pagine dei commenti dell'Unità. Motivo della lite tra i due giornalisti: i processi a Silvio Berlusconi.
GUAI GIUDIZIARI - I due non concordano neanche sui numeri. Vespa premette che, a suo avviso, il Cavaliere «non è una mammola. Ma trovo del tutto anormale - prosegue - che questa bufera giudiziaria gli sia stata scatenata addosso dopo il suo ingresso in politica». Per il conduttore di "Porta a Porta", sono 22 «i processi piovuti addosso a Berlusconi» dopo la " discesa in campo"». Numeri che Travaglio contesta: «Del resto, se la sua fonte sono gli avvocati super partes di Berlusconi e della Fininvest, la cosa è comprensibile». Vespa cita poi un vecchio incontro con Antonio Di Pietro, nel 1993: «Gli chiesi come mai Mani Pulite avesse messo sotto schiaffo tutti i principali imprenditori italiani tranne Berlusconi. "Perché Berlusconi", mi rispose, "finanzia i partiti regalandogli spot elettorali, e questo non è reato. Chiedo oggi a Di Pietro - continua Vespa - come metta d'accordo questa vecchia affermazione con il quadro criminale che fa adesso del Cavaliere». «Perché allora - ribatte Travaglio - non risultavano i 23 miliardi girati dalla Fininvest a Craxi tramite i conti esteri di All Iberian. Né all'epoca Di Pietro poteva prevedere che un anno dopo un sottufficiale della Finanza avrebbe confessato una tangente Fininvest dopo una visita fiscale; che due anni dopo Stefania Ariosto avrebbe raccontato le mazzette di Previti ad alcuni giudici romani con i soldi Fininvest; che dal '93 in poi numerosi mafiosi collaboratori di giustizia avrebbero raccontato di rapporti fra il duo Dell'Utri-Berlusconi e la mafia; né che Mediaset avrebbe occultato negli anni seguenti centinaia di miliardi di fondi neri su 64 società off-shore; né che il Cavaliere avrebbe tentato nel 2007 di comprare senatori dell'Unione e di sistemare a Raifiction alcune ragazze del suo harem; e così via».
LEGGI AD PERSONAM - Il dibattito si sposta poi sulle leggi ad personam. «Berlusconi l’ha fatta franca per ben cinque volte (su 12) - sostiene Travaglio - grazie alle leggi ad personam fatte da lui e usate da lui: due volte (nei processi per falso in bilancio All Iberian/2 e Sme-Ariosto/2) perché «il fatto non è più previsto dalla legge come reato», nel senso che il premier Berlusconi ha depenalizzato il reato dell'imputato Berlusconi; e altre tre volte per altre fattispecie di falso in bilancio che, pur rimanendo reato, hanno visto ridursi la pena e dimezzarsi i termini di prescrizione grazie alla stessa "autoriforma" Berlusconi». Secondo Vespa, invece, «il Cavaliere non ha mai avuto condanne definitive, né, contrariamente alle voci correnti, è stato assolto grazie alle discusse "leggi ad personam". Quando è stato assolto per prescrizione, infatti, l'assoluzione è intervenuta prima della legge Cirielli. In altri casi è stato assolto per non aver commesso il fatto, o perché il fatto non sussiste».
VACANZE E CONFLITTI DI INTERESSI - Non finisce qui. «Travaglio ricorda che mia moglie era "vicina a Squillante". Mi permetto di ricordare che Renato Squillante era presidente della Sezione Gip di Roma di cui mia moglie era giudice. Travaglio è andato per un paio d’anni in vacanza con Giuseppe Ciuro, maresciallo della Finanza distaccato all’Antimafia (...): sarà poi condannato per violazione del sistema informatico della Procura di Palermo e per favoreggiamento del "re delle cliniche" Michele Aiello, condannato a sua volta (...) per associazione mafiosa. Il legale di Aiello ha detto che il suo cliente, su segnalazione del maresciallo, pagò un soggiorno in albergo di Travaglio. Travaglio ha smentito. Ma alla fine della fiera, giudichi il lettore qual è la situazione più imbarazzante». Risposta: «Quelle vacanze le ho pagate di tasca mia», tanto che ho pubblicato «la ricevuta della carta di credito e i due assegni. Se ho ricordato che la signora Vespa era vicina a Squillante, comunque, non è perché io dubiti dell’onestà della signora Iannini: è perché dubito della serenità di Vespa quando si occupa con grande indulgenza di Previti, Squillante & C., e soprattutto quando invita a «Porta a Porta» i tre Guardasigilli (Castelli, Mastella, Alfano) che hanno nominato sua moglie direttore generale del ministero della Giustizia e, ultimamente, capo dell'ufficio legislativo. Quando Vespa difende le leggi ad personam o nega addirittura che siano ad personam, sta parlando anche del lavoro della sua signora. Il che, in un altro Paese, potrebbe persino configurare un lievissimo conflitto d'interessi».
Tòh, metto pure il sondaggio
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