Il titolo Saras valeva tra 4 e 5 euro per azione, ma banche e la famiglia Moratti lo hanno messo sul mercato a 6 euro. E nell'affare ci avrebbe guadagnato l'Inter. "La società petrolifera Saras sarebbe stata collocata in Borsa ad un valore superiore a quello reale per ripianare i debiti dell'Inter", scrive il quotidiano Repubblica citando stralci della perizia tecnica richiesta dai pm di Milano. Questi ultimi hanno aperto un'inchiesta sul crollo del titolo all'indomani del collocamento. Da alcune email si dedurrebbe che i soldi rastrellati in borsa sono serviti a ripianare i debiti della società nerazzurra. L'inchiesta, bisogna sottolinearlo, non è conclusa e quelle trapelate in queste ore sono solo indiscrezioni. Molti i dettagli: il mercato capì capito da subito che questa quotazione non era consono al valore della società: il primo giorno ha perso oltre il 10% del valore.
Secondo questa ricostruzione, ai due fratelli Moratti sono andati 1,6 miliardi di euro dal collocamento dell'azienda di famiglia. Ma "uno dei due" si legge nelle mail sequestrate dagli inquirenti alle banche che si sono occupate dell'operazione "deve ripagare 500 milioni di debiti". Da qui l'accostamento ai numeri di bilancio dell'Inter che negli ultimi anni non ha lesinato in colpi da favola sul mercato. La storia però è più ampia e va al di là della società di via Durini. Il tribunale cerca di fare luce su una possibile frode nei confronti del mercato, dei piccoli azionisti e risparmiatori. Quelli che si sono visti presentare un prospetto di investimento che però non raccontava tutto. Marco Honegger (consulente della procura di Milano) fa presente che per arrivare a stabilire il prezzo di collocamento finale è stato utilizzato come metro di giudizio un utile di 292 milioni di euro che la società ha registrato nel 2005. Questo però non era un risultato ripetibile visto che per arrivarci la Saras ha dato fondo alle scorte di magazzino, vendendo più petrolio di quanto in realtà fosse in grado di raffinarne.
Il giallo si infitisce con le email di JpMorgan, Banca Caboto e Morgan Stanley. Lì si intravedono operazioni pilotate come quella di gonfiare il prezzo per ripianare i debiti di famiglia con la promessa di concedere alle tre banche d'affari anche la possibilità di reinvestire i soldi realizzati dall'operazione. Tutti, tranne i 500 milioni che servivano per i debiti di uno dei fratelli: "Quella parte non la rivedremo per molto tempo", scrive un banchiere di Jp Morgan
Secondo questa ricostruzione, ai due fratelli Moratti sono andati 1,6 miliardi di euro dal collocamento dell'azienda di famiglia. Ma "uno dei due" si legge nelle mail sequestrate dagli inquirenti alle banche che si sono occupate dell'operazione "deve ripagare 500 milioni di debiti". Da qui l'accostamento ai numeri di bilancio dell'Inter che negli ultimi anni non ha lesinato in colpi da favola sul mercato. La storia però è più ampia e va al di là della società di via Durini. Il tribunale cerca di fare luce su una possibile frode nei confronti del mercato, dei piccoli azionisti e risparmiatori. Quelli che si sono visti presentare un prospetto di investimento che però non raccontava tutto. Marco Honegger (consulente della procura di Milano) fa presente che per arrivare a stabilire il prezzo di collocamento finale è stato utilizzato come metro di giudizio un utile di 292 milioni di euro che la società ha registrato nel 2005. Questo però non era un risultato ripetibile visto che per arrivarci la Saras ha dato fondo alle scorte di magazzino, vendendo più petrolio di quanto in realtà fosse in grado di raffinarne.
Il giallo si infitisce con le email di JpMorgan, Banca Caboto e Morgan Stanley. Lì si intravedono operazioni pilotate come quella di gonfiare il prezzo per ripianare i debiti di famiglia con la promessa di concedere alle tre banche d'affari anche la possibilità di reinvestire i soldi realizzati dall'operazione. Tutti, tranne i 500 milioni che servivano per i debiti di uno dei fratelli: "Quella parte non la rivedremo per molto tempo", scrive un banchiere di Jp Morgan
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