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«Niente scuse ai partigiani» Spike Lee, in Italia per presentare il suo film sulla strage nazista di Sant’Anna di Stazzema, si difende dalle accuse di revisionismo storico. «Ci sono diverse interpretazioni ma quel che conta è il fatto: il 12 agosto 1944 le SS trucidarono 560 civili»
In America Miracolo a Sant'Anna, il film della maturità di Spike Lee, così come lo stesso regista lo ha definito, non è piaciuto. Variety lo ha stroncato e in Italia l’Anpi (l'associazione dei partigiani) lo ha accusato di revisionismo storico, di aver cioè falsato la realtà degli avvenimenti. Nel film la strage a Sant'Anna di Stazzemaavviene per tradimento di un partigiano e come rappresaglia da parte dei nazisti, mentre secondo i sopravvissuti fu un fatto premeditato dalle SS.
In realtà Spike, arrivato a Roma con tutto il cast per promuovere il film, ci tiene a sottolineare che il suo lavoro non vuole risolversi nella soluzione del dramma e nell’individuazione dei colpevoli. Quello che si sono proposti, lui e ancor prima lo scrittore del romanzo da cui il film è tratto, James McBride, è far conoscere un fatto terribile passato per troppi anni sotto silenzio: la strage di 560 civili, vecchi, donne, bambini, avvenuta il 12 agosto del 1944 a Sant’Anna di Stazzema, paesino della Garfagnana in provincia di Lucca.
Il suo film, oltre che di guerra, vuole parlare di religione e amicizia. Del riuscire a credere in Dio anche in mezzo ai morti e le battaglie, della fede che unisce i principali protagonisti della storia: i soldati afro-americani del 92° reggimento (i famosi Buffalo soldiers) e gli abitanti di un piccolo paese toscano in cui i militari arrivano per caso. E del legame speciale che si instaura tra il "gigante di cioccolata", il soldato Sam Train (Omar Miller) e il piccolo Angelo, bambino miracolosamente sopravvissuto alla strage di Sant'Anna. Che finirà per rappresentare per Train e gli altri – il nome Angelo non è scelto a caso- la fede e la speranza per un futuro migliore.
Ma proprio l’elemento mistico e magico del film è quel che ha fatto storcere il naso a critici americani e italiani e a chi quella guerra l’ha conosciuta davvero. Per questo, durante la conferenza stampa, lo sceneggiatore McBride ha precisato che "il suo racconto è volutamente una fiction, dove alla realtà storica si mescola la componente di fantasia. «Chiedo scusa ai partigiani se li ho offesi, non era mia intenzione. Ho grande rispetto per loro e se ne ho urtato la sensibilità, mi spiace molto. Ma credo che la storia della seconoda guerra mondiale in Italia riguardi anche noi americani, perché ne siamo stati parte integrante. Per questo credo che abbiamo il diritto di scriverne».
E aggiunge: «Soprattutto ho scritto questa storia perché mi sembrava fondamentale far conoscere questa terribile strage. Quando ho messo piede a Sant’Anna, mi sono reso conto che era lì da 50 anni e nessuno ne parlava. C'è voluto tanto tempo e forse il mio romanzo e il film di Spike perché la gente ne discutesse. Sarò soddisfatto se i giovani domani parleranno di questo e non dell’ultima puntata del Grande Fratello».
A questo punto prende la parola Spike Lee: «Io invece, come regista del film, non credo che debba chiedere scusa a nessuno. Perché questa controversia dimostra proprio che ci sono tante questioni ancora aperte sulla vicenda, che rappresenta un capitolo della storia italiana che non è stato ancora risolto. E poi diciamo la verità: ora sono tutti dalla loro parte, ma all'epoca i partigiani non erano amati da tutti. Perché facevano quel che dovevano fare e poi fuggivano, sulle montagne o su per le colline e lasciavano spesso le popolazioni di civili a subire la reazione dei nazisti».
E aggiunge: «Forse non è simpatico dirlo, ma non l’ho certo inventato io. Era stato Kesselring a dire: "Per ogni tedesco ucciso dai partigiani, dovranno morire dieci civili italiani". Non c’è un quadro chiaro di quel che è successo a Sant'Anna, ci sono diverse interpretazioni e io le voglio sostenere e raccontare tutte».
«E se il mio film non è piaciuto ai critici - conclude il regista-, pazienza. Sono un artista e se vengo contestato da qualcuno come Variety che devo fare? Tagliarmi le vene o buttarmi giù dall’Empire State Building? A me piace correre dei rischi, sono 23anni che faccio film e sono abituato anche a queste cose. Di certo non vado in pensione solo perché qualcuno mi ha criticato»Miracolo a Sant'Anna, che vanta nel cast anche i nostri Pierfrancesco Favino, nel ruolo di Peppi Grotta, il partigiano "Libellula", Valentina Cervi, Omero Antonutti, Luigi Lo Cascio e il giovane esordiente Matteo Sciabordi nei panni di Angelo, uscirà venerdì 3 ottobre in 250 copie, edito da 01 Distribution.
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