retifico oggi sono 800 i delinquenti
Niente di nuovo sotto il sole
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Originariamente Scritto da Leonida Visualizza Messaggiocomunicato Curva A
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CURVA A
Detto cio', dal comunicato sono emerse le mie stesse perplessita' che avevo avuto pur non conoscendo i fatti, di quanto fosse successo a Napoli, e degli errori commessi. A quanto pare agli errori dei Questori, Prefetti, Osservatori e Presidenti, si aggiungerebbero anche quelli di Trenitalia, che qualora fosse realmente risultata colpevole, sempre che venga avviata un inchiesta, adesso avrebbe il coltello dalla parte del manico grazie a quegli idioti che hanno sfasciato il treno.
Quelli che si definiscono Ultras, non potevano scegliere maniera peggiore per dimostrare quanto tutto fosse premeditato per generare delle squalifiche che li avrebbero allontanati dagli stadi.
Mi sembra di leggere inoltre delle inesattezze e delle omissioni, inquanto alcuni controllori (gli stessi che sono stati picchiati e che non sono stati menzionati nel comunicato) hanno riferito che il treno si e' fermato in galleria perche' e' stato azionato il freno d'emergenza.
Non hanno parlato dello Steward travolto ai cancelli, e delle 20 bombe carta alla stazione e chissa' quante altre durante il tragitto, che come abbiamo letto, da' una risposta a come sia stato possibile far entrare tutte quelle bombe carta allo stadio, visto che non "c'e' stato tempo di fare controlli perche' la partita era gia' iniziata". Ma vi rendete conto?. Ripeto, i controlli andavano fatti sui documenti di chi aveva il biglietto nominativo, al fine di accertare precedenti penali, e sicuramente qualcuno sarebbe rimasto a casa, o comunque fermato a Roma
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Riprendo questo thread perchè si è svolto il primo processo che riguardava due degli arrestati per i fatti in questione, e perchè credo sia interessante leggere come avviene la contrattazione della pena da infliggere, roba presa direttamente dal mercato del pesce:
Treni distrutti e coltelli
un processo di 5 minuti
ROMA - Danilo Durevole, ultras da San Giorgio a Cremano, cui lo hanno detto per telefono, pare non volesse crederci. Da non stare nella pelle. Alle 9 e mezza del mattino, nell'aula 7 della quarta sezione penale del tribunale ordinario di Roma, giudice monocratico Maria Bonaventura, lo Stato salda il primo "conto" (si fa per dire) con la domenica della vergogna. 31 agosto, Roma-Napoli. Ventiquattro ore di normale devastazione. E fanno 4 mesi e 10 giorni di reclusione, 800 euro di multa. Sospensione condizionale della pena. Danilo, libero già la mattina del 1 settembre, libero resterà.
Per liquidare una storia che, non più tardi di dieci giorni fa, aveva messo a rumore Governo, opposizione, Dipartimento della Pubblica Sicurezza, sono sufficienti quindici minuti di orologio. Danilo non c'è. Se ne è rimasto a Napoli, perché la prima regola, in ogni processo ultras, è "buttarsi contumace". Far dimenticare la propria faccia a chi ti dovrà giudicare e confidare nel tempo che, nel calcio, è medicina miracolosa, capace di annebbiare la rabbia e la paura. Alessandro Cacciotti, l'avvocato che difende Durevole, confabula con il pubblico ministero. Chino sul codice, somma e sottrae con perizia contabile. Quando si raddrizza per interloquire, appare soddisfatto. "Patteggiamo", dice. Il giudice chiede: "In che misura?". "Mesi 3 di reclusione, 600 euro di multa. Pena sospesa". "Mi sembra un po' pochino, avvocato, non crede?". Cacciotti appare sconcertato: "Mi scusi, signor giudice, in fondo il mio cliente che ha fatto?".
Già, in fondo, Danilo Durevole ha avuto soltanto la sfortuna di essere uno dei due soli tifosi napoletani arrestati quel giorno. Se ne stava tranquillo in curva nord con "una torcia esplosiva in mano". Era arrivato da Napoli su un treno sequestrato in partenza e devastato lungo il tragitto (500 mila euro di danni). Dalla stazione Termini aveva raggiunto l'Olimpico su un convoglio speciale dell'Atac da cui, lungo un tragitto di poco più di 4 chilometri, erano state lanciate appena 41 bombe carta. Aveva soltanto menato mani e piedi con chi lo ha arrestato. Allarga le braccia Cacciotti, in un crescendo di enfatica incredulità.
"Una vicenda come al solito amplificata dai media. Il ragazzo è incensurato e in fondo risponde solo del possesso di un petardo e di resistenza alla polizia. Normale, quando si viene fermati in uno stadio". Il giudice lo interrompe: "Il contesto in cui si sono svolti i fatti è particolare. Provi a riformulare la richiesta, avvocato". Cacciotti riformula: "Potrei arrivare a mesi 4 e giorni 10". Il giudice: "Quattro mesi e mezzo, direi". Cacciotti: "No, giudice, 4 mesi e 10 giorni che per altro è perfettamente divisibile con le imputazioni. Guardi, facciamolo insieme. Pena base, mesi 9 di reclusione. Ridotta per le attenuanti generiche a mesi 6. Aumentata per il secondo capo di imputazione a mesi 6 e giorni 15 oltre a 1.200 euro di multa. In forza del rito, ridotta a mesi 4 e giorni 10 di reclusione più 800 euro di multa. E naturalmente sospensione condizionale della pena". Il pm annuisce distratto. Cinque minuti di camera di consiglio. Quattro mesi e 10 giorni siano. Pena sospesa.
Toccherebbe ora al suo compare, Diego De Martino. L'altro sfortunato. Quando lo hanno arrestato all'Olimpico, le mani le aveva impegnate entrambe. Una bomba carta nella sinistra. Un coltello a serramanico nella destra. Anche lui, libero, ha pensato bene di non affacciarsi in aula. Anche lui è difeso da Cacciotti. Meglio, da Cacciotti e Lorenzo Contucci, l'avvocato degli ultras, il professionista che ha legato la sua immagine all'omicidio di Gabriele Sandri (è l'avvocato della famiglia). Rispetto a Durevole, De Martino naviga in acque più agitate. Non fosse altro, perché ha precedenti per rapina e un Daspo di 3 anni scaduto pochi giorni prima di Roma-Napoli.
Ma Contucci non si perde d'animo. Sussurra all'orecchio del collega la trovata. "Signor giudice - argomenta Cacciotti - per De Martino chiediamo il rito abbreviato (prevede una riduzione di un terzo della pena, ndr) ma, preliminarmente, chiediamo una perizia sul coltello che la polizia dice di avergli sequestrato per verificare se effettivamente siano presenti impronte digitali dell'imputato. Vede, signor giudice, De Martino non ha avuto difficoltà ad ammettere le sue responsabilità. Ma il coltello, proprio no. Lui dice di non averlo mai avuto. E' una questione di giustizia".
La perizia sul coltello equivale a sostenere che la polizia ha mentito nel suo rapporto di fermo. Il giudice la concede e rinvia il processo "agli esiti dell'esame peritale". Sul fondo dell'aula, i due poliziotti del reparto celere che hanno arrestato De Martino hanno la faccia di pietra. Uno di loro, Gianluca Salvatori, incrocia l'avvocato Contucci. "Ma non vi vergognate?", dice.
Treni distrutti e coltelli un processo di 5 minuti - cronaca - Repubblica.it...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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