Riporto a futura memoria di quelli che .."Travaglio sta con Veltroni" "Travaglio è comunista" "Travaglio parla solo di Berlusconi..."
Scusate, ma non ho capito». Il titolo già dice molto, se non tutto. Marco Travaglio, sull'Unità di lunedì, ha scritto un lungo articolo in cui spiega di non riuscire a trovare una ragione del cambio di direzione del quotidiano, da Antonio Padellaro a Concita De Gregorio. Travaglio afferma di non capire il motivo del cambio di panchina, visto che il giornale, «morto nel 2000, è risorto grazie al duo Colombo-Padellaro» nonostante «il partito che l'aveva ucciso». NORMALIZZAZIONE - Travaglio fa risalire la decisione del cambio di direttore a un lavoro «negli ultimi tre mesi sottotraccia e negli ultimi tre giorni alla luce del sole» direttamente ai vertici del Partito democratico e in particolare al suo segretario Walter Veltroni. Veltroni, dice Travaglio, già allora «auspicava un "direttore donna". Perché, si chiede Travaglio, il segretario di un partito avanza la proposta di un cambio di direzione di un giornale che «non appartiene né a lui né al suo partito»? Secono il giornalista è il completamento di un «disegno avviato nel 2005, quando Furio Colombo fu defenestrato dopo mesi di mobbing praticato da ben noti ambienti Ds, insofferenti per la linea troppo autonoma, troppo aperta, diciamo pure troppo libera del giornale».
I VERI NOMI DELLE COSE - E per quale motivo ai Ds, e ora al Pd, non andava bene questa linea? Perché, secondo Travaglio, l'Unità è l'unica a chiamare «le cose con il loro nome e non con gli pseudonimi berlusconiani e "riformisti». Tra questi «chiamare guerra la guerra e non missione di pace; separatismo il separatismo e non federalismo fiscale; razzismo il razzismo e non sicurezza; inciucio l'inciucio e non riformismo», e così via. Travaglio dice quindi che l'Unità è l'unica a fare una vera opposizione «al Caimano», tanto che lo stesso Berlusconi «riconosce subito i veri oppositori» e lo dimostrò «nei giorni delle ultime elezioni» quando «tornò a sventolare minacciosamente l'Unità additandola a nemico pubblico numero uno... anziché Il riformista o Europa». Poi l'accusa politica più dura nei confronti del Pd e di Veltroni: «Mentre la gran parte dell'opposizione dialogava o andava a rimorchio, l'Unità ha continuato pervicacemente a proporre un'altra agenda, un altro pensiero, un altro vocabolario».
Scusate, ma non ho capito». Il titolo già dice molto, se non tutto. Marco Travaglio, sull'Unità di lunedì, ha scritto un lungo articolo in cui spiega di non riuscire a trovare una ragione del cambio di direzione del quotidiano, da Antonio Padellaro a Concita De Gregorio. Travaglio afferma di non capire il motivo del cambio di panchina, visto che il giornale, «morto nel 2000, è risorto grazie al duo Colombo-Padellaro» nonostante «il partito che l'aveva ucciso». NORMALIZZAZIONE - Travaglio fa risalire la decisione del cambio di direttore a un lavoro «negli ultimi tre mesi sottotraccia e negli ultimi tre giorni alla luce del sole» direttamente ai vertici del Partito democratico e in particolare al suo segretario Walter Veltroni. Veltroni, dice Travaglio, già allora «auspicava un "direttore donna". Perché, si chiede Travaglio, il segretario di un partito avanza la proposta di un cambio di direzione di un giornale che «non appartiene né a lui né al suo partito»? Secono il giornalista è il completamento di un «disegno avviato nel 2005, quando Furio Colombo fu defenestrato dopo mesi di mobbing praticato da ben noti ambienti Ds, insofferenti per la linea troppo autonoma, troppo aperta, diciamo pure troppo libera del giornale».
I VERI NOMI DELLE COSE - E per quale motivo ai Ds, e ora al Pd, non andava bene questa linea? Perché, secondo Travaglio, l'Unità è l'unica a chiamare «le cose con il loro nome e non con gli pseudonimi berlusconiani e "riformisti». Tra questi «chiamare guerra la guerra e non missione di pace; separatismo il separatismo e non federalismo fiscale; razzismo il razzismo e non sicurezza; inciucio l'inciucio e non riformismo», e così via. Travaglio dice quindi che l'Unità è l'unica a fare una vera opposizione «al Caimano», tanto che lo stesso Berlusconi «riconosce subito i veri oppositori» e lo dimostrò «nei giorni delle ultime elezioni» quando «tornò a sventolare minacciosamente l'Unità additandola a nemico pubblico numero uno... anziché Il riformista o Europa». Poi l'accusa politica più dura nei confronti del Pd e di Veltroni: «Mentre la gran parte dell'opposizione dialogava o andava a rimorchio, l'Unità ha continuato pervicacemente a proporre un'altra agenda, un altro pensiero, un altro vocabolario».
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