Veltroni bocciato. Alemanno?

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  • ma_75
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    #61
    Molto lucida e assolutamente condivisibile, specie nello svelare l'imbarazzo di una certa classe di intellettuali aprioristicamente schierati, la lettera odierna di Sgarbi.

    Sgarbi: «Veltroni tradisce Pasolini»

    Lettera al Corriere: «Ai poveri i parcheggi non servono»




    Caro direttore,
    è doloroso persino per me, che non mi sono mai accomodato ai luoghi comuni secondo i quali la cultura abita soltanto a sinistra, veder giganteggiare intellettualmente e con argomenti precisi e sofisticati Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto su Walter Veltroni, Vincenzo Cerami, Andrea Carandini, Corrado Augias. Si tengono stretti dicendo banalità con animo sereno per non veder travolgere Veltroni in uno scontro in cui non sono più in gioco destra e sinistra ma, dopo tanti anni, e finalmente, questioni culturali di fondo. E non è senza significato che fra i sostenitori del parcheggio al Pincio vi siano anche modernisti obbligati come Chicco Testa e Achille Bonito Oliva. Si tratta di persone per cui la storia è un ingombro al presente, pronti a esaltare sempre le «magnifiche sorti e progressive» irrise dal Leopardi nella Ginestra. A queste prime e più deboli falangi veltroniane si aggiungono personalità di maggior peso e credibilità.

    Di «una città ostaggio del suo passato» parla, con qualche imbarazzo, il fine Corrado Augias (che avrebbe preferito astenersi); e, con la stessa sensibilità di un palazzinaro, Vincenzo Cerami che, dopo Gramsci, sembra rinnegare anche Pasolini: «Se si trova un modo elegante e rispettoso dei beni culturali e archeologici, il parcheggio secondo me va fatto». Non si può che ammirare il sentimento di amicizia che li lega al perduto Veltroni: «Amica veritas sed magis amicus Walter». Alle audaci e affettuose parole dei due alfieri, Veltroni, forte anche del parere di Anna Fendi, Sandra Monteleone, Enrico Vanzina e del sottosegretario Giro, soffrendo perché l'architetto Fuksas gli ha voltato le spalle, affida il suo pensiero al Corriere in un testo rivelatore contrastato dal ministro Bondi, ormai unico seguace autorizzato di Gramsci, Pasolini e, mi permetterei di aggiungere, Bianchi Bandinelli, tre comunisti veri.

    Veltroni è invece allineato con Gianni Boncompagni, Gigi Proietti, Sandra Verusio, pensatori liberi. Devo confessare che mi ha sempre turbato la lettura dei libri di Veltroni, persona gentile e buona, le cui riflessioni testimoniano una sensibilità adolescenziale, emotiva, con una preparazione da liceale. Anche ora non andiamo molto più lontano. Si inizia con la «qualità della vita dei romani e dei turisti»; si continua con una affermazione dietro alla quale c'è più la Fendi che un ministro per i Beni culturali: «Restituire i gioielli di Roma all'umanità». Invero, è bene diffidare di chi parla di «scrigni», «gioielli», «perle», «giacimenti» «petrolio», per intendere «le mura», «gli archi», «le colonne » «i simulacri» e «l'erme», le «torri degli avi nostri». Anche la terminologia ha un significato: evitare di accostare terme antiche e acque salubri al petrolio.

    A Veltroni giustamente non piacciono le automobili. Ci spiega che vuole nasconderle. Il Corriere maliziosamente gli risponde evocando il parcheggio di Villa Borghese, a 500 metri dal Pincio, che è sempre semideserto. Veltroni argomenta, con tranquillità e buonsenso, dice di voler difendere «la qualità del centro storico e il suo insediamento abitativo ». Ha il linguaggio di un antropologo. Sostiene un «coraggioso programma per i parcheggi». Ma non vuole scontentare i residenti. Vuole apparire olimpico e prudente; in una parola, saggio. Ci tiene a distinguere la «nostra (sua) cultura» da «quella della destra, dei veti e dei dinieghi pregiudiziali». Insomma, «la cultura del fare, della pazienza, della concretezza rispetto alla cultura del gridare, dei veti, della disinformazione». Così si liquidano, nella sua tranquilla visione, Federico Zeri, Cesare D'Onofrio, Ripa di Meana, con Italia Nostra e gli eredi di Antonio Cederna, Giorgio Muratore, Raniero Gnoli, e ovviamente Celentano. Tutti urlatori contro meraviglie come la nuova Piazza a Montecitorio e quella che lui chiama, forse un po' vergognandosi, «nuova conservazione dell'Ara Pacis».

    Queste meraviglie derivano da quello che Veltroni chiama «lavoro serio, piena cooperazione fra le istituzioni, rispetto reciproco». E chi non è d'accordo, stia con la «destra dei veti», anche il New York Times che, da una postazione di provincia, ha stroncato la teca di Meier per l'Ara Pacis. Adesso tutto è chiaro, rispetto a Bianchi Bandinelli, a Pasolini, a Bernard, a Ceronetti, a Carlo Petrini. Veltroni crede che l'obiettivo non sia conservare ma ristrutturare, e magari «riqualificare», parole care ad architetti e costruttori. Bisogna rispondere alla «sfida dell'innovazione e della modernità alla quale una grande metropoli non può sottrarsi ». Tutto nuovo, tutto in ordine, tutto «ristrutturato», come i seni al silicone. Tutto questo piace a Veltroni. Rifiutare la verità. Innovare, innovare, innovare. Bonito Oliva, non Portoghesi, un altro urlatore che, pur con voce ovattata, da destra ha dichiarato: «Muovere solo un dito in un complesso simile è un crimine». Perché non fare parcheggi anche sotto luoghi frequentatissimi come Pompei e il Vaticano? Scopriamo le carte: siamo conservatori, di destra e di sinistra. Ci piace Gramsci, ci piace Pasolini, così diverso dal giudizioso Veltroni. Avrebbe detto: c'è poco da ristrutturare, i poveri non hanno bisogno di parcheggi.
    In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
    ma_75@bodyweb.com

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    • Sean
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      #62
      Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio

      Queste meraviglie derivano da quello che Veltroni chiama «lavoro serio, piena cooperazione fra le istituzioni, rispetto reciproco». E chi non è d'accordo, stia con la «destra dei veti», anche il New York Times che, da una postazione di provincia, ha stroncato la teca di Meier per l'Ara Pacis. Adesso tutto è chiaro, rispetto a Bianchi Bandinelli, a Pasolini, a Bernard, a Ceronetti, a Carlo Petrini. Veltroni crede che l'obiettivo non sia conservare ma ristrutturare, e magari «riqualificare», parole care ad architetti e costruttori. Bisogna rispondere alla «sfida dell'innovazione e della modernità alla quale una grande metropoli non può sottrarsi ». Tutto nuovo, tutto in ordine, tutto «ristrutturato», come i seni al silicone. Tutto questo piace a Veltroni. Rifiutare la verità. Innovare, innovare, innovare. Bonito Oliva, non Portoghesi, un altro urlatore che, pur con voce ovattata, da destra ha dichiarato: «Muovere solo un dito in un complesso simile è un crimine». Perché non fare parcheggi anche sotto luoghi frequentatissimi come Pompei e il Vaticano? Scopriamo le carte: siamo conservatori, di destra e di sinistra. Ci piace Gramsci, ci piace Pasolini, così diverso dal giudizioso Veltroni. Avrebbe detto: c'è poco da ristrutturare, i poveri non hanno bisogno di parcheggi.
      Magnifico.
      ...ma di noi
      sopra una sola teca di cristallo
      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
      «nessun vincolo univa questi morti
      nella necropoli deserta»

      C. Campo - Moriremo Lontani


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      • gabriele81
        eh eh son manzo
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        #63
        Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
        Molto lucida e assolutamente condivisibile, specie nello svelare l'imbarazzo di una certa classe di intellettuali aprioristicamente schierati, la lettera odierna di Sgarbi.

        Sgarbi: «Veltroni tradisce Pasolini»

        Lettera al Corriere: «Ai poveri i parcheggi non servono»




        Caro direttore,
        è doloroso persino per me, che non mi sono mai accomodato ai luoghi comuni secondo i quali la cultura abita soltanto a sinistra, veder giganteggiare intellettualmente e con argomenti precisi e sofisticati Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto su Walter Veltroni, Vincenzo Cerami, Andrea Carandini, Corrado Augias. Si tengono stretti dicendo banalità con animo sereno per non veder travolgere Veltroni in uno scontro in cui non sono più in gioco destra e sinistra ma, dopo tanti anni, e finalmente, questioni culturali di fondo. E non è senza significato che fra i sostenitori del parcheggio al Pincio vi siano anche modernisti obbligati come Chicco Testa e Achille Bonito Oliva. Si tratta di persone per cui la storia è un ingombro al presente, pronti a esaltare sempre le «magnifiche sorti e progressive» irrise dal Leopardi nella Ginestra. A queste prime e più deboli falangi veltroniane si aggiungono personalità di maggior peso e credibilità.

        Di «una città ostaggio del suo passato» parla, con qualche imbarazzo, il fine Corrado Augias (che avrebbe preferito astenersi); e, con la stessa sensibilità di un palazzinaro, Vincenzo Cerami che, dopo Gramsci, sembra rinnegare anche Pasolini: «Se si trova un modo elegante e rispettoso dei beni culturali e archeologici, il parcheggio secondo me va fatto». Non si può che ammirare il sentimento di amicizia che li lega al perduto Veltroni: «Amica veritas sed magis amicus Walter». Alle audaci e affettuose parole dei due alfieri, Veltroni, forte anche del parere di Anna Fendi, Sandra Monteleone, Enrico Vanzina e del sottosegretario Giro, soffrendo perché l'architetto Fuksas gli ha voltato le spalle, affida il suo pensiero al Corriere in un testo rivelatore contrastato dal ministro Bondi, ormai unico seguace autorizzato di Gramsci, Pasolini e, mi permetterei di aggiungere, Bianchi Bandinelli, tre comunisti veri.

        Veltroni è invece allineato con Gianni Boncompagni, Gigi Proietti, Sandra Verusio, pensatori liberi. Devo confessare che mi ha sempre turbato la lettura dei libri di Veltroni, persona gentile e buona, le cui riflessioni testimoniano una sensibilità adolescenziale, emotiva, con una preparazione da liceale. Anche ora non andiamo molto più lontano. Si inizia con la «qualità della vita dei romani e dei turisti»; si continua con una affermazione dietro alla quale c'è più la Fendi che un ministro per i Beni culturali: «Restituire i gioielli di Roma all'umanità». Invero, è bene diffidare di chi parla di «scrigni», «gioielli», «perle», «giacimenti» «petrolio», per intendere «le mura», «gli archi», «le colonne » «i simulacri» e «l'erme», le «torri degli avi nostri». Anche la terminologia ha un significato: evitare di accostare terme antiche e acque salubri al petrolio.
        .

        Ahahaha i pensatori liberi

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          #64
          Originariamente Scritto da gabriele81 Visualizza Messaggio
          Ahahaha i pensatori liberi
          In effetti se tocca ad un Bondi incaricarsi di difendere tesori di civiltà, ci fa rendere conto, più di ogni parola, a che punto siamo arrivati.
          ...ma di noi
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          forse, tra mille inverni
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          • ma_75
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            #65
            Tra i nomi citati quello che dovrebbe maggiormente arrossire è Andrea Carandini. Vate massimo dell'archeologia italiana, autore del più celebrato manuale di scavo archeologico, (peraltro sostanzialmente copiato da quello inglese di Barker, senza mai citarlo) e qui difensore della distruzione del passato, proprio lui che sostiene, nei suoi testi, una peraltro impossibile atomizzazione dello scavo archeologico che porterebbe a conservare e pubblicare anche la più infame pietruzza.
            In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
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              #66
              Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
              Tra i nomi citati quello che dovrebbe maggiormente arrossire è Andrea Carandini. Vate massimo dell'archeologia italiana, autore del più celebrato manuale di scavo archeologico, (peraltro sostanzialmente copiato da quello inglese di Barker, senza mai citarlo) e qui difensore della distruzione del passato, proprio lui che sostiene, nei suoi testi, una peraltro impossibile atomizzazione dello scavo archeologico che porterebbe a conservare e pubblicare anche la più infame pietruzza.
              Carandini, Cerami, Augias, appartengono tutti a quel club degli amici del Wa(l)ter di cui si parlava all'inizio di questo 3d.
              Il primo poi, prono al padrone e non a quell'arte che pure insegna, è più servo degli altri.
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              popoli studiosi scriveranno
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              «nessun vincolo univa questi morti
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                #67
                Comunque non si arrendono...
                Ecco, guarda caso su Repubblica, la dimostrazione virtuale di come sarà il parcheggio nel caso (smentito da Alemanno) che si proceda alla sua approvazione.
                Notare come il filmato si premuri di mostrare le auto parcheggiate alla rinfusa in strada, per poi passare all' "ordine" creato dal buco nella pancia del Parco:
                Tutto molto virtuale appunto, come l'intelligenza di Veltroni

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                • _Jamez_
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                  #68
                  Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                  Comunque non si arrendono...
                  Ecco, guarda caso su Repubblica, la dimostrazione virtuale di come sarà il parcheggio nel caso (smentito da Alemanno) che si proceda alla sua approvazione.
                  Notare come il filmato si premuri di mostrare le auto parcheggiate alla rinfusa in strada, per poi passare all' "ordine" creato dal buco nella pancia del Parco:
                  Tutto molto virtuale appunto, come l'intelligenza di Veltroni

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                    #69
                    Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                    Comunque non si arrendono...
                    Ecco, guarda caso su Repubblica, la dimostrazione virtuale di come sarà il parcheggio nel caso (smentito da Alemanno) che si proceda alla sua approvazione.
                    Notare come il filmato si premuri di mostrare le auto parcheggiate alla rinfusa in strada, per poi passare all' "ordine" creato dal buco nella pancia del Parco:
                    Tutto molto virtuale appunto, come l'intelligenza di Veltroni

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                    Tutto molto bello, peccato che le immagini si riferiscono a una 50 ina di macchine parcheggiate che non c'entrano nulla con la zona del tridente, che tanto dicono di voler tutelare, ma riguardano la salita del pincio, dove basterebbero pochi paletti in ferro battuto e qualche vigile, per evitare una sosta selvaggia. Con 2,9 milioni di euro( il 10% del ccosto del parcheggio) in paletti da collocare su marciapiedi, e zone pedonali, a Roma si risolverebbe un buon 30% di problemi relativi alla viabilita' del centro per colpa della sosta selvaggia. e invece...

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                    • Sean
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                      #70
                      La parola fine:

                      Croppi: «Il parcheggio del Pincio non si farà»

                      «Tutti i giuristi consultati, compresa l'Avvocatura del Comune, escludono danni erariali o l'apertura di contenziosi giudiziari»



                      ROMA - Il parcheggio dentro la pancia della collina del Pincio non ci sarà. Al termine della riunione della giunta capitolina, che, giovedì mattina, ha approvato una memoria in merito al progetto del garage multipiano, l'assessore comunale alla Cultura Umberto Croppi ha spiegato che: «Il progetto originario non c'è più. Quei 700 posti auto li aboliamo e ampliamo il parcheggio del Galoppatoio di Villa Borghese in modo da bilanciare la non realizzazione del parcheggio del Pincio».

                      DANNI ERARIALI
                      - «Ora valuteremo se sarà opportuno un ulteriore allargamento del Galoppatoio di Villa Borghese sulla base dello studio della viabilità dell'area», continua l'assessore alla Cultura Umberto Croppi. La scelta di non procedere col progetto, dice Croppi, «è una decisione di giunta». Quanto ad eventuali danni erariali che potrebbero scaturire dallo stop al progetto, l'assessore assicura: «Tutti i giuristi consultati, compresa l'Avvocatura del Comune, escludono danni erariali o l'apertura di contenziosi giudiziari. Il Comune ha operato legittimamente».

                      Croppi: «Il parcheggio del Pincio non si farà» - Corriere della Sera

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                      forse, tra mille inverni
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                        #71
                        Detto così sembrava tutto così facile
                        In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                        ma_75@bodyweb.com

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                          Per rimanere in tema, ecco cosa significa scavare a Roma per sistemare dei semplici binari..



                          Un pezzo di muraglione di età imperiale, altri muri più tardi, presumibilmente del V secolo. Diverse tombe con resti di scheletri, alcune delle quali di età altomedievale. Pavimenti di horrea, i magazzini di granaglie del porto romano, depositi di anfore, pezzi di opus reticulatus a pochi centimetri dal manto stradale. E ancora, tessere di mosaico di quello che probabilmente è un pavimento ancora sotto terra, parti di intonaco che fanno pensare ad un affresco di una parete di una domus.

                          Tutto questo fino a poche settimane fa era coperto da uno strato di poche decine di centimetri di cemento armato, sotto i binari del tram di via Marmorata, tra Testaccio e l´Aventino. Ora torna alla luce per opera della Soprintendenza archeologica dopo che l´Atac ha deciso di sistemare i binari su uno strato di materiale che impedisca le vibrazioni di cui da anni si lamentano gli abitanti della zona. I lavori sono partiti ad agosto, i binari sono stati sollevati e tolti e sotto si è trovato un pezzo della storia di Roma, ancora da indagare e catalogare. Spiega Alessandra Capodiferro, responsabile per la Soprintendenza dell´area dell´Aventino: «Le fotografie scattate all´inizio del secolo in via Marmorata mostrano che tracce di costruzioni romane erano incorporate nelle case dell´epoca. Dopo gli interventi di urbanistica che sono seguiti tutto questo è stato cancellato. Dove ora sono i binari del tram erano stati stesi alla fine dell´800 quelli dell´omnibus a cavallo. È stato allora, probabilmente, che si è coperto quanto c´era con una soletta di cemento che ha nascosto tutto». È questo che ora sta tornando alla luce, anche se lo scavo è costretto in spazi angusti proprio per motivi di sicurezza legati al passaggio dei tram e delle auto.

                          «Si procede nel solco di un binario per volta», ci spiega l´archeologa Paola Quaranta, responsabile dello scavo, «ora stiamo lavorando dov´era il binario dalla parte di Testaccio; finito questo, copriremo e passeremo all´altro binario, quello verso l´Aventino». Una necessità dovuta al fatto che su uno dei binari devono continuare a passare, tutte le notti, i tram che vanno al deposito, che si raggiunge solo passando di qui. I tempi sono ristretti, proprio per il disagio che la chiusura dei binari comporta per gli utenti del tram: tutto dovrà essere finito e ricoperto nel giro di un paio di mesi, anche se sarà difficile rispettare i tempi, visto le scoperte che si stanno facendo in queste due strisce di terreno.

                          «Questa strada sotto le pendici dell´Aventino era una via molto antica, una delle prime di Roma, che portava al mare, alle saline di Ostia. Ed ha continuato ad essere importante», spiega Paola Quaranta, «sia durante l´impero, a causa della presenza dei magazzini del porto e di tutti gli uffici che erano collegati alla loro attività, sia in seguito, nella Roma cristiana, perché di qui passava la strada che andava alla Basilica di San Paolo, un luogo di grande rilevanza per la città del V e del VI secolo». Tratti di basolato romano, posti su diversi strati e quindi di epoca diversa, testimoniano questo ruolo attraverso i secoli. E accanto alla strada erano stati costruiti molti edifici: uffici del mercato dell´epoca imperiale, ma anche domus più tarde, come dimostrano alcuni tipi di anfore del V secolo affastellate nelle discariche. Segno del tempo che passava, e anche della società che si imbarbariva, sono le tombe costruite in alcuni casi semplicemente con cumuli di pietre messe una sull´altra. Un tipo di inumazione molto rozza rispetto alle tumulazioni di età imperiale. E così anche le mura alzate usando pezzi di riuso presi da altre mura più antiche ma messe alla rovescia, o in parte edificate con semplici massi di tufo, fanno capire che si erano perse le conoscenze e le tecniche di costruzione degli antichi.

                          Gli scavi, condotti dalla cooperativa Lateres, continueranno nei prossimi giorni effettuando saggi su alcune parti mirate dello scavo, dove ci sono segnali che lasciano supporre che sotto possa esserci qualche cosa di davvero importante: il pavimento e l´affresco, in particolare. Dopo di che quello che è stato scavato sarà ricoperto, anche se non si esclude che possa essere rinvenuto qualche cosa che sia opportuno rimuovere. «Dobbiamo discuterne nei prossimi giorni con l´Atac, con la quale la Soprintendenza ha avuto finora un ottimo rapporto», spiega la dottoressa Quaranta, «soprattutto per quello che riguarda due parti dello scavo che secondo noi andrebbero approfondite. Dopo di che, proprio a partire dalle indicazioni che ci sono venute dallo scavo effettuato in questo punto, potremo avere indicazioni per spostarci con le ricerche fuori dall´alveo dei binari e della strada, verso il marciapiede sotto l´Aventino». Dove si potrà continuare a scavare senza arrecare troppi disagi al traffico.








                          Last edited by MIZ; 23-09-2008, 16:24:54.

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                          • ma_75
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                            La situazione di Roma purtroppo (per fortuna?) è quella descritta. Evidentemente quando si parla di opere preesistenti da risistemare l'unica strada possibile è la mediazione tra il bene culturale da salvaguardare e l'interesse pubblico. Ciò che è assolutamente intollerabile è, semmal che vengano inferti ex novo, in aree a ben noto rischio culturale, delle ferite al passato. Non ho dubbi o falsa retorica a parlare di ferite, per me sono sempre tali.
                            In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                            ma_75@bodyweb.com

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                              La situazione di Roma purtroppo (per fortuna?) è quella descritta. Evidentemente quando si parla di opere preesistenti da risistemare l'unica strada possibile è la mediazione tra il bene culturale da salvaguardare e l'interesse pubblico. Ciò che è assolutamente intollerabile è, semmal che vengano inferti ex novo, in aree a ben noto rischio culturale, delle ferite al passato. Non ho dubbi o falsa retorica a parlare di ferite, per me sono sempre tali.
                              Ma, qui c'e' poco da stare a sindacare a mio avviso. Sono tombe rudimentali di interessante valore in citta' che non sono Roma, ma normale routine nella capitale. Considera che abito a poche centinaia di metri da quella zona e probabilmente se mi metto a scavare con la paletta e il secchiello potrei trovare anche alcuni resti di zanelike quando al tempo combatteva con i leoni e gladiatori..

                              Spero che sistemino quella strada come conviene, e nei piu' brevi tempi possibili, e che la sovraintendenza ai beni culturali, se proprio ha intenzione di svolgere il proprio lavoro, si prodighi per risistemare la fontana di testaccio, lasciata al totale abbandono che ne ha piu' bisogno.

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                                Ma, qui c'e' poco da stare a sindacare a mio avviso. Sono tombe rudimentali di interessante valore in citta' che non sono Roma, ma normale routine nella capitale. Considera che abito a poche centinaia di metri da quella zona e probabilmente se mi metto a scavare con la paletta e il secchiello potrei trovare anche alcuni resti di zanelike quando al tempo combatteva con i leoni e gladiatori..

                                Spero che sistemino quella strada come conviene, e nei piu' brevi tempi possibili, e che la sovraintendenza ai beni culturali, se proprio ha intenzione di svolgere il proprio lavoro, si prodighi per risistemare la fontana di testaccio, lasciata al totale abbandono che ne ha piu' bisogno.
                                Tu vivi in una cultura del "compromesso" (non è un'offesa, sia chiaro). Io sono integralista, invece. Per me tutto va salvaguardato perchè un muro se artisticamente vale meno dell'Ara Pacis, storicamente, culturalmente ha, per me, la stessa valenza. Giuro, mi piange il cuore quando passo davanti ad un sito in cui ho scavato un anno fa ed ora ci vedo sopra un palazzo
                                In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
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