Veltroni bocciato. Alemanno?

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  • simones
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    • altoadige
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    #46
    da qualche parti lessi che finita la guerra all'eur sarebbe dovuta sorgere una statua di ercole di grandezza almeno pari a quella della libertà.

    qualcuno ha notizie del progetto?
    "Nulla è gratuito in questo basso mondo. Tutto si sconta, il bene come il male, presto o tardi si paga. Il bene è necessariamente molto più caro."

    L.F.Celine

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    • Sean
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      #47
      Originariamente Scritto da MIZ Visualizza Messaggio

      Se passi da queste parti....
      Troverei un cicerone di tutto rispetto a quanto vedo, appassionato e preparato
      ...ma di noi
      sopra una sola teca di cristallo
      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
      «nessun vincolo univa questi morti
      nella necropoli deserta»

      C. Campo - Moriremo Lontani


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      • Sean
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        #48
        Originariamente Scritto da gabriele81 Visualizza Messaggio
        Nel percorso della maturità portai proprio l'Eur come esempio di architettura di regime razionale e classica. E spero di continuare ad abitare qui anche dopo che avrò lasciato la casa paterna. Ad ogni modo, il completo decentramento amministrativo è stato fiaccato da un sistema viario scandaloso, imperniato su un'arteria congestionata come la Colombo, praticamente uguale da 60 anni. Sotto riporto una foto dell'Eur alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

        http://bp3.blogger.com/_Hadjmm5OBIw/...00-h/eur+1.jpg
        Il Palazzo della Civiltà del Lavoro è qualcosa di semplicemente magico, e solo in Roma (dove è il Colosseo) può non apparire "eccessivo".
        Nulla stona in questo tipo di architettura rispetto a tutto quello già esistente, ma si compenetra, lo riprende, lo rilancia e lo armonizza allo sguardo di noi contemporanei.
        Eccezionale.
        ...ma di noi
        sopra una sola teca di cristallo
        popoli studiosi scriveranno
        forse, tra mille inverni
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          #49
          Originariamente Scritto da simones Visualizza Messaggio
          da qualche parti lessi che finita la guerra all'eur sarebbe dovuta sorgere una statua di ercole di grandezza almeno pari a quella della libertà.

          qualcuno ha notizie del progetto?
          Non credo esista un progetto del genere. Da quello che so', l'unica opera di rilievo artistico, oltre ad altri edifici che si sarebbero dovuti costruire secondo il progetto originale, era l'arco di Libera(visibile nelle foto postate).
          Alemanno tra le tante cose dette , come prima stronzata che disse riguardo la demolizione della teca di Myers che racchiude l'Ara Pacis, butto' giu' l'idea di edificarla, peccato solo che oggi una cosa del genere costerebbe circa una 50ina di milioni di euro, cifra che risolverebbe ben altri problemi

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          • MIZ
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            #50
            Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
            Troverei un cicerone di tutto rispetto a quanto vedo, appassionato e preparato


            Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
            Il Palazzo della Civiltà del Lavoro è qualcosa di semplicemente magico, e solo in Roma (dove è il Colosseo) può non apparire "eccessivo".
            Nulla stona in questo tipo di architettura rispetto a tutto quello già esistente, ma si compenetra, lo riprende, lo rilancia e lo armonizza allo sguardo di noi contemporanei.
            Eccezionale.
            Ecco un altra foto di come sarebbe dovuto essere l'Eur, con l'arco di Libera di cui parlavo.

            Anche il Colosseo Quadrato, doveva avere piu' archi ed essere piu' grande, ma poi si opto' per usare il numero di archi in verticale e orizzontale come e quanti il numero di lettere che compongono il nome del Duce.
            Purtroppo pero', a mio avviso, furono commessi degli imperdonabili sbagli per cio' che riguarda via della Conciliazione e l'Augusteo

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            • Sean
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              #51
              Originariamente Scritto da MIZ Visualizza Messaggio




              Ecco un altra foto di come sarebbe dovuto essere l'Eur, con l'arco di Libera di cui parlavo.

              Anche il Colosseo Quadrato, doveva avere piu' archi ed essere piu' grande, ma poi si opto' per usare il numero di archi in verticale e orizzontale come e quanti il numero di lettere che compongono il nome del Duce.
              Purtroppo pero', a mio avviso, furono commessi degli imperdonabili sbagli per cio' che riguarda via della Conciliazione e l'Augusteo
              Quell'arco è straordinario.
              A guardarlo sembra di essere catapultati in una civiltà che viene, non si sa, se dal passato o dal futuro, contenendo entrambi in uno slancio originalissimo ed unico.
              A fronte di tutte queste meraviglie (in massima parte non realizzate, per nostra disgrazia) vi furono, è vero, degli errori, imputabili però a diverse ragioni.
              Nel caso dell'imperdonabile distruzione della Spina del Borgo intercorse la tanto voluta e sospirata "conciliazione" con la Chiesa, che chiudeva la Questione Romana:
              Gran colpo propagandistico del Duce, che si dovette celebrare abbattendo uno dei quartieri più antichi di Roma, e, soprattutto, facendo venire a mancare quell'effetto scenico - unico e spaesante - pensato dal Bernini per il colonnato vaticano, che coglieva di sorpresa l'ignaro visitatore che sbucava da una delle viuzze del Borgo, e si trovava di fronte la magnificenza della piazza della Basilica, un immenso, barocco colpo di teatro.
              Per quanto riguarda il Mausoleo dell'imperatore, lì si è invece voluto celebrare il nuovo demiurgo che avrebbe riportato l'impero "sui colli fatali", ricollegandolo al primo Augusto, il fondatore;
              Per mettere in risalto la tomba si è però distrutto gran parte del preesistente, isolando altri e preziosi monumenti che circondavano, nel classico contesto a strati romano, il Mausoleo.
              Roma ha purtroppo sempre subito di questi guasti;
              Ricordo solo la contestatissima costruzione del Vittoriano, che oggi siamo abituati ad ammirare nella sua assoluta maestà, ma che procurò il totale stravolgimento di tutta una zona che è il vero cuore di Roma, antico e rinascimentale, Piazza Venezia e zone limitrofe.
              ...ma di noi
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              C. Campo - Moriremo Lontani


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              • ma_75
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                #52
                Uppo per questa lettera di Veltroni di oggi, nella quele con invidiabile faccia tosta parla del problema nel modo a lui più congeniale:aggirandolo.

                Dice che il vero problema è l'accesso delle auto al centro?Ebbene, si metta un divieto assoluto ed il problema lo si risolve, non vedo la necessità do scavare nelle viscere della terra un mega garage. Quando ha parlato di cultura del veto, giuro che mi è sembrato di sentire parlare il suo alter ego Berlusconi.

                Parcheggio Pincio, Veltroni: «Il centro liberato dalle auto. Barbarie è dire no»

                «Restituire i gioielli di Roma all'umanità è stato costantemente uno dei nostri obiettivi»






                Caro direttore,
                non sono fin qui intervenuto sul tema per il naturale riserbo con cui seguo le vicende della città alla quale ho dedicato sette intensissimi anni della mia vita. Tuttavia, poiché vedo che si è aperta una discussione sul «parcheggio del Pincio», ci tengo a dire che la vera questione è la liberazione dalle auto del centro storico di Roma. Il parcheggio del Pincio non è infatti il fine ultimo della decisione che la mia Giunta e il Consiglio comunale a suo tempo presero. Il fine, l'obiettivo più ampio, è uno dei progetti culturali più importanti per il centro di Roma, per la sua bellezza, per la qualità della vita dei romani e dei turisti: è appunto quello di liberare dalle auto il Tridente (le tre strade che da piazza del Popolo divergono in direzione sud: via del Corso, via di Ripetta e via del Babuino, ndr) e tutta villa Borghese.
                E d'altra parte, per far capire come questo disegno rientri in una strategia più vasta e consolidata, vorrei ricordare subito che è alle nostre decisioni e alla nostra cultura, e certo non a quella della destra dei veti e dei dinieghi pregiudiziali, che si devono le più importanti e recenti pedonalizzazioni della città: da piazza Capranica a piazza del Popolo, da piazza della Pilotta a piazza Sant'Ignazio. Restituire i gioielli di Roma all'umanità: questo è stato costantemente uno dei nostri obiettivi, e questo sarebbe il risultato al quale contribuirebbe in modo decisivo il parcheggio del Pincio. San Sebastianello con le auto, come via di Ripetta, fino all'Ara Pacis, sono degli orrori. Il «moderno» conservatorismo preferisce questo orrore a un intervento innovativo? E d'altro canto: a Place Vendôme non c'è forse un parcheggio? Nel cuore della Parigi storica non è stata collocata la piramide di Pei? Il Tridente nasce dalle grandi idee urbanistiche del Rinascimento e diventa un modello dell'idea barocca e poi neoclassica della città. È giusto che questa meraviglia sia un parcheggio di lamiere?
                La verità, così a me sembra, è che la vicenda del parcheggio del Pincio è diventata il sintomo di un modo di affrontare le questioni pubbliche, nel nostro Paese, che contrappone la cultura del fare, della pazienza, della concretezza alla cultura del gridare, dei veti, della disinformazione. Se si uscisse da questo scontro «ideologico» e si privilegiasse la concretezza, sarebbe evidente a chiunque che una città dove esistono 723 autovetture private ogni mille abitanti ha bisogno non solo di drastiche cure per l'aumento della mobilità collettiva su gomma e su ferro e per il disincentivo al traffico privato, ma anche di un coraggioso programma per i parcheggi. Le autovetture inquinano non solo quando camminano, ma anche quando sono ferme. E il centro storico di Roma, uno dei luoghi più belli del mondo, soffre in modo particolare questo inquinamento. Far scomparire le auto dalle strade dovrebbe essere un obiettivo condiviso da chi professa opinioni ambientaliste. Ma ancor di più da chi ritiene di voler difendere la qualità del centro storico e il suo insediamento abitativo.
                Senza abitanti, il centro di Roma rischia di diventare un gigantesco mall turistico; con gli abitanti cambia la sua qualità, non solo urbana ma anche sociale. E gli abitanti devono poter avere l'opportunità di tenere la propria autovettura in un parcheggio, esattamente come succede in tutti i centri storici d'Europa. Far scomparire macchine e parcheggi all'aperto significherebbe pedonalizzare interamente una porzione molto vasta del Tridente, da Piazza di Spagna a Piazza Augusto Imperatore a Piazza del Popolo. Questa è la realtà. E non significherebbe attrarre altre auto in centro, perché il 90 per cento dei posti macchina previsti al Pincio sono destinati ai residenti. Dov'è, quindi, lo scandalo? Dove sono i barbari? Al contrario: si tratta dell'ulteriore tassello di una politica che, negli ultimi quindici anni, ha puntato a restituire decoro e dignità artistica al centro di Roma, togliendo le macchine dalle piazze più belle del mondo, introducendo il divieto di circolazione veicolare, gestendo in modo molto rigoroso la concessione dei permessi a pagamento, aumentando l'offerta di trasporto pubblico in tutta la città e utilizzando nel centro storico la più grande flotta di autobus elettrici d'Europa.
                Per fare un esempio, i chilometri percorsi da tram e autobus erano 133 milioni nel 2000 sono diventati 175 milioni. Ma, si sa, siamo nel Paese con la sindrome nimby più acuta del mondo, con una stampa che troppo spesso adora le baruffe e le urla, dove anche chi fa parte della classe dirigente non sempre parla con conoscenza dei fatti e con responsabilità. Alcuni affermano che nel sottosuolo di Roma non si possa fare nulla, per via dell'archeologia. Altri affermano che gli archeologi sono dei «signornò» antidemocratici. Non è vera né l'una cosa né l'altra. Chi pensa che Roma e il suo centro debbano restare senza parcheggi rinuncia a qualsiasi obiettivo di tutela dei beni culturali che stanno al di sopra del suolo. E infatti i veri esperti di tutela, cioè i corpi tecnici delle Sovrintendenze ai beni culturali, non sono affatto contrari ai progetti di modernizzazione infrastrutturale di Roma, e sono da anni pienamente coinvolti nelle attività di verifica, di progettazione, di correzione in corso d'opera, come sta succedendo anche per il Pincio. Certo, ci vuole pazienza, volontà e tanto, tanto lavoro. Ingredienti non utili nelle polemiche estive e nei talk show.
                Ci vuole lavoro serio, piena cooperazione fra le istituzioni, rispetto reciproco. È così che abbiamo lavorato per anni al Comune di Roma. Sconfiggendo la cultura del «no», quella che si era opposta alla realizzazione dell'Auditorium, al progetto della linea C della Metropolitana, alla nuova conservazione dell'Ara Pacis. Per noi l'area del Pincio è stata, ed è, «sacra», così come tutta villa Borghese. È per questo che negli ultimi anni tutti i suoi edifici, come anche quelli di Villa Torlonia, sono stati ristrutturati e riportati alla loro antica meraviglia. Il grande compito di chi ha a cuore Roma è questo: salvaguardare la sua storia e il suo patrimonio e insieme rispondere alla sfida dell'innovazione e della modernità alla quale una grande metropoli non può sottrarsi. È qui il senso di sette anni del nostro lavoro per la città.
                Insisto, e torno ancora al merito della questione: il progetto del parcheggio del Pincio è fattibile, le eventuali correzioni in corso d'opera per i ritrovamenti archeologici erano già previste fin dal capitolato di gara. Verranno liberate dalle auto via del Babuino, via di Ripetta, viale Gabriele D'Annunzio, viale Trinità dei Monti, via di San Sebastianello e tutte le traverse. Sarà, in più, un'operazione economicamente conveniente, che costa 30 milioni e può renderne il doppio, cosa che non guasta in tempo di difficoltà finanziarie per tutti i Comuni e per il Campidoglio in particolare. Voglio ricordare che i proventi sono, in base alla delibera comunale del 2006, interamente destinati alla pedonalizzazione del Tridente, alla riqualificazione del centro storico e alla manutenzione e conservazione della Terrazza del Pincio. Insomma, a me sembra che la conclusione sia una sola: la vera barbarie culturale è lasciare il Tridente così com'è, non pedonalizzato e occupato dalle auto in sosta.
                In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                ma_75@bodyweb.com

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                • master wallace
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                  #53
                  Che vuoi che faccia Alemanno? E' socio di Fini. .scagnozzo di Berlusconi. .solo vuote parole. .e qualche intervento demagogico. .fidati che tutti i ROM di Roma stanno ancora li'. . anzi ne verrano altri. . .
                  contatto face book
                  roberto moroni

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                  • Sean
                    Csar
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                    #54
                    Una lettera in perfetto politichese, ma la sintesi è una, e cioè che Veltroni giustifica il diritto all'esistenza del parcheggio con lo sgombrare le auto dal Tridente;
                    Non c'è una parola, se non qualche vago accenno, dedicata a ciò che è sotto al Pincio e, sopratutto, a ciò che è sopra, ma se ne spendono molte per i residenti, probabilmente quelli col SUV di cui parlava Miz.
                    Se il problema sono le "distese di lamiera" che infestano il centro lo si risolva con altri tipi di interventi (tu ne suggerisci uno, Miz e Gabriele avevano anche loro delle idee al riguardo), possibili ma forse non desiderati da qualcuno, perchè il restituire i gioielli" di cui parla Veltroni, da che mondo è mondo, è proprio il contrario della barbarie da lui progettata e difesa.
                    ...ma di noi
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                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                    • MIZ
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                      #55
                      Mai lette tante stronzate una di seguito all'altra che non fanno altro che basarsi sui dati che fanno comodo, e lodarsi del proprio operato. Dopo tutto lo capisco Veltroni, e' stato il meno peggio dei sindaci di Roma degli ultimi 20 anni, e dunque si sente autorizzato a parlare.
                      Alemanno, per ora non ha dimostrato nulla.

                      Intanto Roma e' l'unica citta' al Mondo, che per risolvere il problema del traffico, dell'inquinamento e dei parcheggi, anziche' fare in modo di togliere le macchine dal centro, gli costruisce un parcheggio nel cuore della citta' storica.



                      Che ridicolo quando parla di Place Vendome e della Piramide di Pei, che per la cronaca e' questa:

                      che e' semplicemente collocata nello spiazzale del Louvre, e che a mio parere riammoderna una zona un po' troppo statica, senza distruggere alcunche'.
                      Non mi sembra che dentro questa Piramide ci siano due uscite laterali dove i faraoni possono uscire col loro Cayenne turbo, quindi sarebbe il caso che certi paragoni il signor Veltroni, se li rispiarmiasse.

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                      • Sean
                        Csar
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                        #56
                        Hai ragione, l'esempio di Parigi è insostenibile, e quello della Piramide francamente ridicolo;
                        La Parigi che conosciamo oggi poi nasce già con una concezione "moderna" di intendere gli spazi cittadini (basti pensare ai viali, alle rotonde, alle piazze), mentre il sottosuolo è pressochè sgombro da interessi di rilievo archeologico e storico - Roma, e Veltroni lo sa, è tutto l'opposto ed ha bisogno di soluzioni pensate su misura, e da gente capace, ma capace davvero.
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

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                          #57
                          Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                          Hai ragione, l'esempio di Parigi è insostenibile, e quello della Piramide francamente ridicolo;
                          La Parigi che conosciamo oggi poi nasce già con una concezione "moderna" di intendere gli spazi cittadini (basti pensare ai viali, alle rotonde, alle piazze), mentre il sottosuolo è pressochè sgombro da interessi di rilievo archeologico e storico - Roma, e Veltroni lo sa, è tutto l'opposto ed ha bisogno di soluzioni pensate su misura, e da gente capace, ma capace davvero.
                          Esatto, si possono prendere molti spunti interessanti da Parigi, ma e' impossibile fare paragoni per giustificare alcuni interventi.
                          Parigi ha tutt'altra conformazione territoriale, e quasi completamente pianeggiante mentre Roma ha i sette colli, non ha un centro storico da dover tutelare, mentre Roma ha il secondo piu' grande d'Europa dopo Genova e tante altre differenze..
                          nel mentre si ragiona su questo, Roma e' indietro di 20 anni rispetto alle altre citta' Europee, che tristezza.

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                          • ma_75
                            Super Moderator
                            • Sep 2006
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                            #58
                            Ciò che mi sconcerta è che Veltroni parla come uno speculatore edilizio, non come un amministratoe comunale.
                            In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                            ma_75@bodyweb.com

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                            • Sean
                              Csar
                              • Sep 2007
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                              #59
                              A Veltroni risponde Alemanno...

                              ...E dice di no:



                              Perché non voglio fare
                              quel parcheggio al Pincio


                              di GIANNI ALEMANNO




                              Caro direttore, credo che sia giunto il tempo di portare a conclusione un dibattito, quello sulla costruzione del parcheggio del Pincio, che sta coinvolgendo e appassionando sempre più vasti strati della società civile. Il sindaco di Roma e la giunta comunale nel suo complesso dovranno esprimersi con una memoria di giunta fondata non solo sui nostri intendimenti politici ma anche sulla legittimità che discende dalla continuità dell'azione amministrativa.

                              Sono due aspetti diversi che non possono essere confusi da chi in buona fede vuole difendere gli interessi incomprimibili della nostra città.
                              Comincio dalla volontà politica del sottoscritto: io non ritengo che sia opportuno procedere alla costruzione di questo parcheggio. Questa convinzione discende da una corretta applicazione del "principio di precauzione" che deve sovrintendere a tutte le decisioni in materia di tutela ambientale, artistica e archeologica.

                              Questo principio ci insegna che quando si interviene su un luogo particolarmente delicato e prezioso come il Parco del Pincio bisogna tenere presente non soltanto le condizioni tecniche del progetto, ma anche gli impatti presenti e futuri che questo intervento produrrà nel contesto circostante. Facciamo un esempio: quando si costruì 30 anni fa il parcheggio del Galoppatoio fu garantito ai romani che tale opera non avrebbe intaccato in maniera significativa quel lato incantevole di Villa Borghese e indubbiamente ogni sforzo fu fatto in questo senso dai costruttori di allora.

                              Andate oggi a vedere come è ridotto il lato del Galoppatoio investito dall'intervento: una landa desolata in cui la presenza sotterranea del parcheggio è fin troppo manifesta non solo attraverso le prese d'aria ma anche dall'emersione dal sottosuolo della massa di calcestruzzo.

                              Trasliamo questa immagine su un contesto molto più delicato e prezioso come quello del Pincio: chi ci garantisce che fra 5, 10 o 20 anni assestamenti strutturali, carenze di manutenzione, cambi di destinazione d'uso non turbino in maniera irreversibile quel contesto? Neppure gli attuali accorgimenti tecnici annullano, nelle previsioni, gli "affioramenti" del parcheggio quali prese d'aria, griglie di emergenza e gallerie di accesso. Il Pincio è prima di tutto un giardino storico, un parco urbano e, come tale, è tutelato dalla Carta dei Giardini Storici (del 15 dicembre 1982) in cui si raccomanda che "ogni modificazione dell'ambiente fisico che possa essere dannosa per l'equilibrio ecologico deve essere proscritta".


                              Al di là di sentimenti profondi di "sacralità" di molti luoghi romani che ci spingerebbero a desiderare che sotto la terrazza del Pincio ci sia l'antico tufo di quella collina e non un vero e proprio "palazzo" sotterraneo di 7 piani in calcestruzzo, nulla ci assicura che questa ingombrante presenza non riemerga nel tempo in tutta la sua estraneità ad un contesto ambientale come quello di un parco storico.

                              In più, nel definire l'equilibrio del buonsenso e della precauzione, c'è la non indispensabilità dell'opera pubblica progettata: i 700 posti auto pertinenziali possono essere utili per diminuire il numero delle auto parcheggiate nel Tridente, ma la loro realizzazione non risulta risolutiva per la mobilità di questa zona di Roma, obbiettivo che può essere perseguito con soluzioni alternative forse ancora più efficaci come l'ampliamento del parcheggio del Galoppatoio di cui parlavamo prima.

                              Se correre rischi per un'opera pubblica indispensabile può essere comprensibile, non può certamente esserlo per qualcosa che indispensabile non è, in mancanza di uno studio organico sulla mobilità romana.

                              Quindi la scelta politica dovrebbe a nostro avviso andare sicuramente verso l'abbandono del progetto del Pincio e l'ampliamento del parcheggio già esistente al Galoppatoio, ottenendo tra l'altro una equivalente o addirittura maggiore redditività economica secondo quanto risulta dai primi approfondimenti dei nostri uffici tecnici. Tuttavia per perseguire questo obbiettivo politico dopo le scelte già compiute dall'amministrazione che ci ha preceduto è necessario un cambiamento forte sul versante delle autorizzazioni previste dall'iter amministrativo.

                              Dopo che il ministro dei Beni Culturali ha espresso le nostre stesse preoccupazioni, si ripropone la possibilità di una riconsiderazione da parte delle sovrintendenze dei pareri vincolanti che sono stati espressi non solo dal punto di vista archeologico ma soprattutto da quello ambientale e monumentale. Sono queste autorità, nella loro autonomia che ci devono dire se esistono condizioni sufficienti per revocare l'appalto senza incorrere nell'illecito amministrativo. Mentre i nostri uffici stanno completando tutte le istruttorie per valutare ogni aspetto di questa complessa questione, è necessario che ci sia un'attenta considerazione da parte di chi è chiamato più di ogni altro a tutelare il nostro patrimonio ambientale, monumentale ed archeologico.

                              Perché non voglio fare quel parcheggio al Pincio - cronaca - Repubblica.it

                              Apprezzo le considerazioni di Alemanno non solo sull'impatto immediato del parcheggio, ma anche su quello futuro, quando parla di possibili "riaffioramenti" delle strutture oggi non prevedibili;
                              Una bella e pratica risposta alle farneticazioni veltroniane.
                              ...ma di noi
                              sopra una sola teca di cristallo
                              popoli studiosi scriveranno
                              forse, tra mille inverni
                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

                              C. Campo - Moriremo Lontani


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                              • ma_75
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                                #60
                                Mi sembra che siano parole assolutamente condivisibili ed equilibrate. Oserei dire perfino scontate da qualunque amministratore che abbia realmente a cuore la salvaguardia del proprio territorio. Ora mi aspetto che le azioni siano conseguenti ed immediate.
                                In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                                ma_75@bodyweb.com

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