L'intolleranza religiosa.

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  • ma_75
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    #76
    Originariamente Scritto da pina colada Visualizza Messaggio
    Chiaramente... Ma ti volevo chiedere a proposito una cosa, se si può dunque parlare di debolezza del potere politico, in tale situazione... Forse legato anche a questioni di carattere contingente....


    La debolezza è insita nell'impero romano degli ultimi due secoli almeno ed è ragione stessa del suo crollo. Una debolezza che nasce per motivi sia organizzativi che economici, l'impero è come un organismo che, per eccesso di ipertrofia, collassa su se stesso, non essendo più in grado di gestire un' entità territoriale così vasta nè di fronteggiare economicamente le spese che il suo mantenimento richiedeva. In questo senso la debolezza degli imperatori di questo periodo, il concentrarsi del potere nei singoli capi militari, spesso in contrasto tra loro, determina la sensazione della mancanza reale di un centro coagulante e, dunque, la frantumazione dell'impero è già in atto prima della sua ufficiale disgregazione nel 476. Chiaro che in questo contesto un legame unitario tra le singole regioni poteva essre garantito dall'unica forza superstite, ovvero la chiesa (che, non a caso, qui con la figura di Ambrogio, come già notavo, si mostra ben più forte di quella imperiale).

    Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
    Mi appoggio a questo tuo estratto per puntualizzare riguardo alcuni aspetti del cristianesimo che sono apparsi un pò ovunque in questo bellissimo thread.
    La mortificazione della carne, che altrove richiamavi, si differenzia comunque dall'ascetismo, che è pratica di ricerca e contatto con Dio attraverso il proprio spirito, ma non implica alcuna punizione corporale, legata solo, quest'ultima, al concetto tutto interno alla teologia medioevale del peccato originale.
    Anche qui si vede come una Chiesa ripiegata su se stessa produca una teologia in netto contrasto con la verità professata, che pone al centro stesso della fede la resurrezzione della carne, il corpo che torna a vivere, trasfigurato nel suo aspetto finale e glorioso.
    Tornado a quello che qui ci interessa, i primi cristiani, come giusto, non vissero mai la dicotomia corpo-anima che segnerà le generazioni successive, ma, al pari dei pagani, vissero armonicamente la loro corporeità terrena, interpretata però, è vero, secondo un fine diverso, gettando lo sguardo oltre un mero limite.
    Il successo del cristianesimo presso i pagani (non fu imposto con la spada, ricordiamolo) fu proprio quello di preservare la natura degli individui non più legandola ad un mondo definito e terreno, ma dandogli uno slancio spirituale e supero, il Verbo che disseta tutti e nell'intimo più singolare e profondo, una novità sconvolgente per il paganesimo, eppure perfettamente aderente ad esso, perchè nessuno sforzo si dovette fare per aderirvi.
    Quando Cristo dice Sono il Figlio dell'uomo, rivela un qualcosa di straordinario e di così puramente semplice, e tangibile;
    Se a Dio, in quanto eterno, non possiamo dare alcun divenire, questo significa che l'idea dell'uomo, la sua preesistenza, è da sempre presente in Dio, viene dall'eterno:
    L'uomo cristiano è non solo naturale, ma divino - un clamoroso superamento nei fatti del paganesimo, che i pagani stessi videro come il tassello che mancava perchè quell'Olimpo, sempre interrogato e sempre muto, si svelasse improvvisamente Parola fatta carne, Uomo da sempre.
    Quando scrive, Simmaco è già uomo superato.
    In questi anni, più o meno, vive anche Agostino, un uomo capace di lasciare gli affetti familiari ed un figlio per una vita spirituale, una scelta, questa, in ottica religiosa sicuramente preziosa ma che, in ottica meramente umana, appare dura, crudele perfino. Dici bene a proposito di Ambrogio, abbiamo un medioevo che irrompe nel pieno di un mondo classico al declino e lo spazzia via con la forza della giovinezza. A questo intendevo riferirmi con l'immagine del passaggio da una concezione mondana ad una oltremondana dell'uomo.
    In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
    ma_75@bodyweb.com

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    • pina colada
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      #77
      Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
      La debolezza è insita nell'impero romano degli ultimi due secoli almeno ed è ragione stessa del suo crollo. Una debolezza che nasce per motivi sia organizzativi che economici, l'impero è come un organismo che, per eccesso di ipertrofia, collassa su se stesso, non essendo più in grado di gestire un' entità territoriale così vasta nè di fronteggiare economicamente le spese che il suo mantenimento richiedeva. In questo senso la debolezza degli imperatori di questo periodo, il concentrarsi del potere nei singoli capi militari, spesso in contrasto tra loro, determina la sensazione della mancanza reale di un centro coagulante e, dunque, la frantumazione dell'impero è già in atto prima della sua ufficiale disgregazione nel 476. Chiaro che in questo contesto un legame unitario tra le singole regioni poteva essre garantito dall'unica forza superstite, ovvero la chiesa (che, non a caso, qui con la figura di Ambrogio, come già notavo, si mostra ben più forte di quella imperiale).
      Grazie Ma, era proprio quello che pensavo

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      • Sean
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        #78
        Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio

        In questi anni, più o meno, vive anche Agostino, un uomo capace di lasciare gli affetti familiari ed un figlio per una vita spirituale, una scelta, questa, in ottica religiosa sicuramente preziosa ma che, in ottica meramente umana, appare dura, crudele perfino. Dici bene a proposito di Ambrogio, abbiamo un medioevo che irrompe nel pieno di un mondo classico al declino e lo spazzia via con la forza della giovinezza. A questo intendevo riferirmi con l'immagine del passaggio da una concezione mondana ad una oltremondana dell'uomo.


        Sento in questa tua bella e sentita nota riassuntiva una malinconia che è quella di Simmaco, per tutto quello che anche noi (siamo suoi figli d'altra parte...) sentiamo provenire ancora da quel mondo lontano, pagano, naturale e terreno.
        Del perchè delle ragioni storiche abbiamo detto in abbondanza;
        Non bastò più a se stesso, quel mondo, vi si dovette aggiungere lo spirito, più precisamente la via cristiana allo spirito, ma questo lo fece sopravvivere, non nella sua immutata realtà d'allora, ma conformemente allo spirito sopravvisse nelle categorie dell'eterno sentire, le più proprie ai sentimenti degli uomini.
        Se ancora mi commuove una lirica di Pindaro, un canto d'amore di Saffo, è perchè è il mio spirito a riconoscervisi, tremila anni dopo...
        ...Non omnia moriar.





        Last edited by Sean; 07-08-2008, 19:05:40.
        ...ma di noi
        sopra una sola teca di cristallo
        popoli studiosi scriveranno
        forse, tra mille inverni
        «nessun vincolo univa questi morti
        nella necropoli deserta»

        C. Campo - Moriremo Lontani


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        • ma_75
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          #79
          Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio


          Sento in questa tua bella e sentita nota riassuntiva una malinconia che è quella di Simmaco, per tutto quello che anche noi (siamo suoi figli d'altra parte...) sentiamo provenire ancora da quel mondo lontano, pagano, naturale e terreno.
          Del perchè delle ragioni storiche abbiamo detto in abbondanza;
          Non bastò più a se stesso, quel mondo, vi si dovette aggiungere lo spirito, più precisamente la via cristiana allo spirito, ma questo lo fece sopravvivere, non nella sua immutata realtà d'allora, ma conformemente allo spirito sopravvisse nelle categorie dell'eterno sentire, le più proprie ai sentimenti degli uomini.
          Se ancora mi commuove una lirica di Pindaro, un canto d'amore di Saffo, è perchè è il mio spirito a riconoscervisi, tremila anni dopo...
          ...Non omnia moriar.


          Si può aggiungere qualcosa ancora a questo?
          In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
          ma_75@bodyweb.com

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