L'intolleranza religiosa.

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    Diciamo che il cristianesimo non interpretava quella realpolitik che faceva tributare onori agli imperatori da parte dei sudditi, al di là e oltre qualunque credenza religiosa. Insomma, parliamoci chiaro, nessun romano credeva che Claudio o Adriano, o qualunque altro imperatore fossero realmente divini ed ascesi in cielo dopo la loro morte, era un puro formalismo che aveva senso in quanto atto di fedeltà all'imperatore, dimostrazione di ossequio allo stato. Il comportamento dei cristiani in questo senso fu eversivo. D'altra parte i fatti seguenti dimostrano quale fosse il rapporto con l'imperatore che i cristiani intenevano perseguire, essi (ovviamente mi riferisco all'elite culturale) intendevano guidarne le mosse, diventarne consiglieri spirituali politici, utilizzare l'imperatore come braccio secolare della religione.
    Eversivo epperò lineare a quello che era la loro fede.
    I cristiani (prima dell'Editto), ricordiamolo, erano perfettamente integrati in tutti i meccanismi dell'impero, trasversali a tutte le classi sociali, fedeli sudditi dell'imperatore, in quanto rendevano a Cesare il dovuto, ma non gli onori divini, dovuti quelli a Dio.
    Quando gli imperatori, visto l'enorme diffusione del cristianesimo in tutte le regioni dell'Impero, capirono che questo avrebbe potuto rappresentare quel collante che avrebbe dato nuovo slancio ad un mondo che si sapeva al tramonto, rinunciarono da essi stessi alla farsa della divinità imperiale, come hai spiegato, per diventare "unti" dal Signore, e difensori della fede.
    A quel punto i cristiani non ebbero più alcuna difficoltà a giurare fedeltà all'imperatore, in quanto la pietra d'inciampo era rimossa;
    Anche qui però l'operazione non nasce pianificata dal cristianesimo, che anzi rimane fedele a se stesso, ma nasce da un calcolo degli imperatori "pagani", testimoniando, a mio parere, l'onestà d'intenti dei primi cristiani.
    Il sincretismo, in sintesi, fu abbandonato per scelta pagana.
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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      #47
      Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio




      Diciamo che il cristianesimo non interpretava quella realpolitik che faceva tributare onori agli imperatori da parte dei sudditi, al di là e oltre qualunque credenza religiosa. Insomma, parliamoci chiaro, nessun romano credeva che Claudio o Adriano, o qualunque altro imperatore fossero realmente divini ed ascesi in cielo dopo la loro morte, era un puro formalismo che aveva senso in quanto atto di fedeltà all'imperatore, dimostrazione di ossequio allo stato. Il comportamento dei cristiani in questo senso fu eversivo. D'altra parte i fatti seguenti dimostrano quale fosse il rapporto con l'imperatore che i cristiani intenevano perseguire, essi (ovviamente mi riferisco all'elite culturale) intendevano guidarne le mosse, diventarne consiglieri spirituali politici, utilizzare l'imperatore come braccio secolare della religione.

      Non concordo appieno, perchè dipese qui dalla minore o maggiore volontà, minore o maggiore personalità degli imperatori;
      Con un Giuliano l'apostata i consiglieri cristiani poterono poco, mentre molto, è vero, con un Valentiniano (e Simmaco ne sa appunto qualcosa...).
      Il vero potere però non fu mai ceduto ai cristiani, perchè se da una parte il governo dei Cesari blandiva la Chiesa, dall'altra cercava di confinarla alla sola sfera religiosa, e spesse volte neppure a quella (Costantino si comportò da papa, ad esempio, mettendo mano anche a questioni puramente religiose, così come faranno molti suoi altri successori).

      La Chiesa e il cristianesimo ebbero un loro primo momento di gloria in Occidente con la caduta dell'impero, andando ad occupare il vuoto lasciato in questa parte del mondo.
      Ma in Oriente, dove era la seconda Roma, il patriarca ad esempio fu sempre un semplice vassallo dell'imperatore, fedele esecutore di ordini, non il contrario.
      Da noi lo scontro epocale tra sfera religiosa e civile non conoscerà in pratica mai veri momenti di quiete, non fino alla contemporaneità almeno, ma gli imperatori, a partire pure dal cattolicissimo Carlo Magno, non vollero mai farsi manipolare da nessuna intellighienza cristiana, altrimenti le lotte tra papato ed impero non troverebbero spiegazione.
      Il papa non volle mai utilizzare l'imperatore, semmai tese sempre a "sostituirlo".
      Last edited by Sean; 06-08-2008, 23:08:07.
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        #48
        Avendolo tratto da un libro di letteratura, l’accento è posto più sullo stile e sulla retorica, tuttavia credo che anche analizzando i fatti sotto questo aspetto si possano trarre interessanti conclusioni (soprattutto sulla continuità della tradizione romana) che ho cercato di riassumere nel modo più esauriente possibile, spero possa essere di vostro interesse…


        Simmaco sosteneva che il senato (che richiedeva la resautarione dell’altare della Vittoria) non rivendicava un interesse particolare, ma basava le sue richieste sulla tradizione (il mos maiorum). La religione era il cardine fondamentale di quella tradizione e per questo andava salvaguardata, proprio per la sua utilità verso lo Stato. Perciò l’altare della Vittoria andava ripristinato nel nome della tradizione e del’utilità.
        Per operare la persuasione egli, nel suo esposto, attinge al serbatoio tradizionale della retorica, ovvero al verosimile, a ciò che è accettato e riconosciuto dai più, e nel caso specifico dal mos maiorum, dalla tradizone che aveva dato prova di validità nel corso dei secoli e per questo motivo andava rispettata e salvaguardata.
        Alla motivazione cardine di Simmaco (la necessità di salvaguardare i riti degli antenati) Ambrogio contrappone invece un criterio nuovo: quello del progresso, dell’evoluzione della storia verso un “meglio”: “quid quod omnia in melius proferun?”. Ambrogio descrive un nuovo ordine della natura stabilito dalla rivelazione di Dio, in cui anche la potestas dell’imperatore trova il proprio limite nella legge divina e , per questo la restaurazione dell’altare della Vittoria sarebbe un insulto alla fede. Tutti, gli individui e, quindi, l’imperatore devono rispondere a Dio.
        Al verosimile di Simmaco si sostituisce così il vero di Ambrogio, alla doxa il dogma.. Mentre Simmaco fonda le sue richieste e la sua argomentazione sul valore della tradizione, Ambrogio, da parte sua, questa tradizione non la rifiuta, ma la reinterpreta alla luce di una nuova concezione universale, dove ogni persona e ogni fatto hanno il proprio ruolo. Egli valuta in modo altamente positivo la disciplinae e le virtutes che hanno fatto grande Roma, si sente cittadino romano, riconosce la tradizione di Roma (il mos) e la rispetta, ma ritiene riduttivo identificarla come fa Simmaco, unicamente con la fedeltà ai “i riti dei padri”, questi devono essere superati con la conversione al cristianesimo che rafforza la funzione unica e insostituibile di Roma, sempre nella continuità e nella fedeltà alla sua tradizione politica, militare, civile. Per Ambrogio non ha senso dunque parlare di frattura tra la vecchia Roma pagana e la nuova cristiana: anzi il senso più profondo della tradizione di Roma è proprio la capacità che essa ha dimostrato nel corso della storia di assimilare il nuovo, purchè significasse “ad meliora transire”…

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          #49
          Originariamente Scritto da pina colada Visualizza Messaggio
          Avendolo tratto da un libro di letteratura, l’accento è posto più sullo stile e sulla retorica, tuttavia credo che anche analizzando i fatti sotto questo aspetto si possano trarre interessanti conclusioni (soprattutto sulla continuità della tradizione romana) che ho cercato di riassumere nel modo più esauriente possibile, spero possa essere di vostro interesse…


          Simmaco sosteneva che il senato (che richiedeva la resautarione dell’altare della Vittoria) non rivendicava un interesse particolare, ma basava le sue richieste sulla tradizione (il mos maiorum). La religione era il cardine fondamentale di quella tradizione e per questo andava salvaguardata, proprio per la sua utilità verso lo Stato. Perciò l’altare della Vittoria andava ripristinato nel nome della tradizione e del’utilità.
          Per operare la persuasione egli, nel suo esposto, attinge al serbatoio tradizionale della retorica, ovvero al verosimile, a ciò che è accettato e riconosciuto dai più, e nel caso specifico dal mos maiorum, dalla tradizone che aveva dato prova di validità nel corso dei secoli e per questo motivo andava rispettata e salvaguardata.
          Alla motivazione cardine di Simmaco (la necessità di salvaguardare i riti degli antenati) Ambrogio contrappone invece un criterio nuovo: quello del progresso, dell’evoluzione della storia verso un “meglio”: “quid quod omnia in melius proferun?”. Ambrogio descrive un nuovo ordine della natura stabilito dalla rivelazione di Dio, in cui anche la potestas dell’imperatore trova il proprio limite nella legge divina e , per questo la restaurazione dell’altare della Vittoria sarebbe un insulto alla fede. Tutti, gli individui e, quindi, l’imperatore devono rispondere a Dio.
          Al verosimile di Simmaco si sostituisce così il vero di Ambrogio, alla doxa il dogma.. Mentre Simmaco fonda le sue richieste e la sua argomentazione sul valore della tradizione, Ambrogio, da parte sua, questa tradizione non la rifiuta, ma la reinterpreta alla luce di una nuova concezione universale, dove ogni persona e ogni fatto hanno il proprio ruolo. Egli valuta in modo altamente positivo la disciplinae e le virtutes che hanno fatto grande Roma, si sente cittadino romano, riconosce la tradizione di Roma (il mos) e la rispetta, ma ritiene riduttivo identificarla come fa Simmaco, unicamente con la fedeltà ai “i riti dei padri”, questi devono essere superati con la conversione al cristianesimo che rafforza la funzione unica e insostituibile di Roma, sempre nella continuità e nella fedeltà alla sua tradizione politica, militare, civile. Per Ambrogio non ha senso dunque parlare di frattura tra la vecchia Roma pagana e la nuova cristiana: anzi il senso più profondo della tradizione di Roma è proprio la capacità che essa ha dimostrato nel corso della storia di assimilare il nuovo, purchè significasse “ad meliora transire”…
          Ottimo pezzo, Pina, davvero prezioso.
          Qui si capisce come Simmaco sia mosso da una nostalgia per un mondo che va morendo;
          Ambrogio risponde che quel mondo non va morendo, ma si va superando, poggiando in effetti su quello che è un cardine della romanità, l'assimilazione del nuovo, assicurando però fedeltà alle "vecchie" istituzioni.
          Simmaco fu in questa disputa più poeta, cantando dei costumi dei padri, come pure altri prima di lui;
          Ambrogio (e qui si capisce quanto il cristianesimo abbia preso dalla universalità romana, quanto questa gli sia naturale e propria) molto pragmaticamente sistema le cose superandole, e chiudendo la porta solo a Giove, ma non a Cesare, proprio quello che quest'ultimo voleva sentire.
          ...ma di noi
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            Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
            Ottimo pezzo, Pina, davvero prezioso.
            Qui si capisce come Simmaco sia mosso da una nostalgia per un mondo che va morendo;
            Ambrogio risponde che quel mondo non va morendo, ma si va superando, poggiando in effetti su quello che è un cardine della romanità, l'assimilazione del nuovo, assicurando però fedeltà alle "vecchie" istituzioni.
            Simmaco fu in questa disputa più poeta, cantando dei costumi dei padri, come pure altri prima di lui;
            Ambrogio (e qui si capisce quanto il cristianesimo abbia preso dalla universalità romana, quanto questa gli sia naturale e propria) molto pragmaticamente sistema le cose superandole, e chiudendo la porta solo a Giove, ma non a Cesare, proprio quello che quest'ultimo voleva sentire.
            Esattamente..
            Infatti aggiungo riguardo all'ultimo punto che hai sottolineato che, anche nella sua vita, Ambrogio si mise più volte al servizio degli imperatori anche se in questo modo cercava di fare più una "captatio benevolentiae" per favorire la causa della Chiesa e della fede cattolica... Infatti ebbe poi un certo successo, diciamo, con Teodosio...

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              #51
              Originariamente Scritto da pina colada Visualizza Messaggio
              Esattamente..
              Infatti aggiungo riguardo all'ultimo punto che hai sottolineato che, anche nella sua vita, Ambrogio si mise più volte al servizio degli imperatori anche se in questo modo cercava di fare più una "captatio benevolentiae" per favorire la causa della Chiesa e della fede cattolica... Infatti ebbe poi un certo successo, diciamo, con Teodosio...
              Gli imperatori capirono che l'unica via per salvare la romanità era l'universalismo cristiano che, a differenza dell'ebraismo, non richiedeva alcuna regola cui aderire, alcun segno da portare, nessuno stravolgimento istituzionale.
              Il sincretismo che Simmaco invoca era, è evidente, già superato dalla storia stessa, che altro aveva scoperto, e di altro aveva sete.
              Agli dei si sostituì Cristo, ma l'istituzione, l'idea, Roma stessa fu salva.
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                #52
                Un piccolo ot per chiedere chi è che ha messo tutte quelle centratissime tags, che vedo aggiornarsi, precise, di volta in volta
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                  #53
                  Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                  Un piccolo ot per chiedere chi è che ha messo tutte quelle centratissime tags, che vedo aggiornarsi, precise, di volta in volta
                  Io un'idea ce l'avrei... Le avevo notate anch'io

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                    #54
                    Originariamente Scritto da pina colada Visualizza Messaggio
                    Io un'idea ce l'avrei... Le avevo notate anch'io


                    Ma a chi pensi, a quello che comincia per M o a quello che comincia per R, o ad entrambi?
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                      #55
                      Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio


                      Ma a chi pensi, a quello che comincia per mm o a quello che comincia per rr, o ad entrambi?
                      Chi è che inizia per rr...?!

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                        #56
                        Originariamente Scritto da pina colada Visualizza Messaggio
                        Chi è che inizia per rr...?!
                        Il mod bravo in tutto, anche a centrare le tags, Richard
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
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                          #57
                          Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
                          Si fa un gran parlare, oggi, di intolleranza, in specifico di intolleranza religiosa che, di solito, associamo all'Islam. Quando nasce questa intolleranza, ad opera di chi, in che contesto? L'uomo è semrpe stato intollerante?
                          Credo che un discrimine fondamentale sia rappresentato da una vicenda tra le più rilevanti degli ultimi decenni dell'impero romano. Mi riferisco alla disputa relativa all'altare della Vittoria, e allo scontro tra paganesimo
                          ormai morente e cristianesimo in piena ascesa. La vicenda, come forse qualcuno ricorda, ruota intorno alla rimozione dell'altare della vittoria, che si trovava nel senato a Roma, e che per secoli era stato il simbolo stesso della religione di stato romana. Esso venne rimosso nel 357, dall'imperatore cristiano, Costanzo II. Nel 384 uno degli ultimi rappresentanti della cultura pagana in Roma, il prefetto Quinto Aurelio Simmaco scrisse una straordinaria lettera all'imperatore Valentiniano II, per chiedere che l'altare venisse riposizionato al suo posto, sulla base di un'idea di continuità con la tradizione di Roma, e di un diritto, per ciascuno, a professare il proprio culto. Il paganesimo non contemplava, mai lo aveva fatto, l'idea di una religione unica, di una sola ed unica via per la verità

                          Dobbiamo riconoscere che tutti i culti hanno un unico fondamento. Tutti contemplano le stesse stelle, un solo cielo ci è comune, un solo universo ci circonda. Che importa se ognuno cerca la verità a suo modo? Non si può seguire una sola strada per raggiungere un mistero così grande.


                          Queste parole di Simmaco sono il testamento spirituale del paganesimo. Ad esse rispose il vescovo di Milano, Ambrogio, consigliere spirituale dell'imperatore al quale, in diverse lettere, consigliò, anche con velati ricatti morali e richiami al giudizio ultraterreno, di respingere le proposte di Simmaco. Quel che emerge dalle sue lettere è una posizione rigidamente intransigente, il cristianesimo deve diventare l'unica religione dello stato, perchè essa è l'unica via per la salvezza, la continuità, di cui parla Simmaco, diventa per Ambrogio la continuità tra l'impero antico e la nuova chiesa. Troviamo qui, in nuce, quello che sarà il predominio della Chiesa sullo Stato. Colpisce come il cristianesimo, fino a pochi decenni prima emarginato e perseguitato e che reclamava per se la tolleranza non appena divenne religione dominante abbia represso ogni culto diverso dal proprio.
                          Ciò che rimane da questa lettura è una visione culturale pienamente classica da parte di Simmaco mentre in Ambrogio siamo già in pieno medioevo.

                          Mi sono dilungato troppo, ma il nucleo della discussione è semplice: l'intolleranza è estranea al mondopagano, nasce con le religioni monoteistiche, con la comune matrice semitica, e si sostanzia, in occidente, nel cristianesimo. Quella che sentiamo definire come la luce del mondo, non fu, forse, l'inizio di un oscurantismo che dura ancora oggi?

                          No, la religione in questo contesto va vista come volonta' di potenza di un popolo, come la definirebbe Nietzsche, e' una scusa, lo straniero piu' molesto e' quello islamico, per via dei suoi usi e costumi e della sua determinazione politica percui e' una cosa naturale trovare un minimo comun denominatore per definirlo..

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                          • pina colada
                            Banned
                            • Dec 2007
                            • 13845
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                            #58
                            Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                            Il mod bravo in tutto, anche a centrare le tags, Richard
                            Può esser un mix, mi sa... Mi pare che l'autore possa metterne solo 5...

                            Richard...

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                            • ma_75
                              Super Moderator
                              • Sep 2006
                              • 52669
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                              #59
                              Tanti spunti ancora Sean, andrò un po' random. Vero che l'eremitismo, l'ascesi sono tipicamente medievale, però prima ci sono stati i padri del deserto. gli anacoreti, senza dimenticare quelle tendenza apocalittiche (particolarmente vive nel momento di massima disgregazione dell'impero) che si nutrivano dell'idea di una fine del mondo ormai prossima (concetto, questo, anch'esso estraneo alla tradizione pagana). Ovviamente l'aspetto della debolezza politica degli imperatori è fondamentale (Valentiniano II aveva 12 anni al momento della querelle, per cui è ovvio che in sua vece decisero altri eminenti personaggi della corte ed è anche per questo che Ambrogio sentì l'esigenza di perorare, in risposta a Simmaco, la causa del cristianesimo). Ci furono ovvie eccezioni e Giuliano è una di quelle, qui mi permetto di osservare come una storiografia evidentemente di matrice cristiana ebbe a definire l'apostata colui che fu, semplicemente, un romantico ed illuso cultore di un passato che non pteva tornare, per il fatto stesso che esso era ormai archeologia culturale. D'altra parte i cristiani ebbero dalla loro imperatori come Teodosio, certo una delle ultime eminenti figure di condottieri romani e, tuttavia, un uomo capace di interdire l'accesso ai templi pagani. Alla fine è di questo che parliamo: gente che per secoli aveva compiuto dei riti si vede impedita la possibilità di compierli, si vede espropriate le sedi del culto, sconfessata la propria religione. Il trauma di ciò che avvenne allora è, credo, difficilmente comprensibile per noi oggi, se non, forse, ricorrendo all'immagine di un Islam trionfante in Italia che vieti l'accesso alle chiese. Di questo alla fine si tratta, di una cambiamento religioso che è, anche, un cambiamento politico. Non dimentichiamo che la costruzione di Samn Pietro da parte di Costantino nasce con il preciso intento di renderlo l'edificio più svettante di tutta Roma, visibile da ogni parte della città (e qui mi riallaccio al discorso dei minareti delle moschee che potremmo vedere, un domani, elevarsi più in alto del cupolone). C'è un simbolismo devastante nel messaggio che si invia allora, un ribaltamento della società in cui il perseguitato diventa persecutore.
                              Sulla questione occidente-oriente e diverso rapporti tra chiesa e impero è evidente che le cose stanno come dici: se non ci fosse stata la caduta dell'impero non ci sarebbe stato lo spazio di azione politica della chiesa, d'altra parte è mia ferma convinzione che, se l'impero non fosse stato debole, non vi sarebbe stata neanche l'affermazione a livello politico del cristianesimo. La conversione di Costantino, lo abbiamo già detto, è tutta politica, la chiesa aveva un bacino di utenti (scusate l'espressione poco appropriata) tale da renderla politcamente utile alla casa imperiale. In altri tempi, imperatori forti, non avrebbero necessitato del sostegno nè della chiesa, nè di altre forme di clero. Certo Costantino vive in un'epoca apparentemente ancora florida per l'impero, ma la macchina imperiale è già disgregata.


                              Domani cercherò di postare qualche passo significativo dell'opera da cui siamo partiti, per vedere un po' più da vicino il nocciolo della questione.


                              Per chi voglia approfondire questo periodo, i volumi a cura di Giardina, "Società romana e Impero tardoantico" sono veramente preziosi.
                              In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                              ma_75@bodyweb.com

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                              • richard
                                scientific mode
                                • May 2006
                                • 19924
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                                #60
                                Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                                Un piccolo ot per chiedere chi è che ha messo tutte quelle centratissime tags, che vedo aggiornarsi, precise, di volta in volta
                                Thread bellissimo!

                                Grazie a tutti e soprattutto a te, Sean. Spazi ovunque ed è davvero un'impresa starti dietro, ma lo faccio con sommo piacere.

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