L'intolleranza religiosa.

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  • ma_75
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    L'intolleranza religiosa.

    Si fa un gran parlare, oggi, di intolleranza, in specifico di intolleranza religiosa che, di solito, associamo all'Islam. Quando nasce questa intolleranza, ad opera di chi, in che contesto? L'uomo è semrpe stato intollerante?
    Credo che un discrimine fondamentale sia rappresentato da una vicenda tra le più rilevanti degli ultimi decenni dell'impero romano. Mi riferisco alla disputa relativa all'altare della Vittoria, e allo scontro tra paganesimo
    ormai morente e cristianesimo in piena ascesa. La vicenda, come forse qualcuno ricorda, ruota intorno alla rimozione dell'altare della vittoria, che si trovava nel senato a Roma, e che per secoli era stato il simbolo stesso della religione di stato romana. Esso venne rimosso nel 357, dall'imperatore cristiano, Costanzo II. Nel 384 uno degli ultimi rappresentanti della cultura pagana in Roma, il prefetto Quinto Aurelio Simmaco scrisse una straordinaria lettera all'imperatore Valentiniano II, per chiedere che l'altare venisse riposizionato al suo posto, sulla base di un'idea di continuità con la tradizione di Roma, e di un diritto, per ciascuno, a professare il proprio culto. Il paganesimo non contemplava, mai lo aveva fatto, l'idea di una religione unica, di una sola ed unica via per la verità

    Dobbiamo riconoscere che tutti i culti hanno un unico fondamento. Tutti contemplano le stesse stelle, un solo cielo ci è comune, un solo universo ci circonda. Che importa se ognuno cerca la verità a suo modo? Non si può seguire una sola strada per raggiungere un mistero così grande.


    Queste parole di Simmaco sono il testamento spirituale del paganesimo. Ad esse rispose il vescovo di Milano, Ambrogio, consigliere spirituale dell'imperatore al quale, in diverse lettere, consigliò, anche con velati ricatti morali e richiami al giudizio ultraterreno, di respingere le proposte di Simmaco. Quel che emerge dalle sue lettere è una posizione rigidamente intransigente, il cristianesimo deve diventare l'unica religione dello stato, perchè essa è l'unica via per la salvezza, la continuità, di cui parla Simmaco, diventa per Ambrogio la continuità tra l'impero antico e la nuova chiesa. Troviamo qui, in nuce, quello che sarà il predominio della Chiesa sullo Stato. Colpisce come il cristianesimo, fino a pochi decenni prima emarginato e perseguitato e che reclamava per se la tolleranza non appena divenne religione dominante abbia represso ogni culto diverso dal proprio.
    Ciò che rimane da questa lettura è una visione culturale pienamente classica da parte di Simmaco mentre in Ambrogio siamo già in pieno medioevo.

    Mi sono dilungato troppo, ma il nucleo della discussione è semplice: l'intolleranza è estranea al mondopagano, nasce con le religioni monoteistiche, con la comune matrice semitica, e si sostanzia, in occidente, nel cristianesimo. Quella che sentiamo definire come la luce del mondo, non fu, forse, l'inizio di un oscurantismo che dura ancora oggi?

    In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
    ma_75@bodyweb.com
  • JPP
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    #2
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    Si fa un gran parlare, oggi, di intolleranza, in specifico di intolleranza religiosa che, di solito, associamo all'Islam. Quando nasce questa intolleranza, ad opera di chi, in che contesto? L'uomo è semrpe stato intollerante?
    Credo che un discrimine fondamentale sia rappresentato da una vicenda tra le più rilevanti degli ultimi decenni dell'impero romano. Mi riferisco alla disputa relativa all'altare della Vittoria, e allo scontro tra paganesimo
    ormai morente e cristianesimo in piena ascesa. La vicenda, come forse qualcuno ricorda, ruota intorno alla rimozione dell'altare della vittoria, che si trovava nel senato a Roma, e che per secoli era stato il simbolo stesso della religione di stato romana. Esso venne rimosso nel 357, dall'imperatore cristiano, Costanzo II. Nel 384 uno degli ultimi rappresentanti della cultura pagana in Roma, il prefetto Quinto Aurelio Simmaco scrisse una straordinaria lettera all'imperatore Valentiniano II, per chiedere che l'altare venisse riposizionato al suo posto, sulla base di un'idea di continuità con la tradizione di Roma, e di un diritto, per ciascuno, a professare il proprio culto. Il paganesimo non contemplava, mai lo aveva fatto, l'idea di una religione unica, di una sola ed unica via per la verità

    Dobbiamo riconoscere che tutti i culti hanno un unico fondamento. Tutti contemplano le stesse stelle, un solo cielo ci è comune, un solo universo ci circonda. Che importa se ognuno cerca la verità a suo modo? Non si può seguire una sola strada per raggiungere un mistero così grande.


    Queste parole di Simmaco sono il testamento spirituale del paganesimo. Ad esse rispose il vescovo di Milano, Ambrogio, consigliere spirituale dell'imperatore al quale, in diverse lettere, consigliò, anche con velati ricatti morali e richiami al giudizio ultraterreno, di respingere le proposte di Simmaco. Quel che emerge dalle sue lettere è una posizione rigidamente intransigente, il cristianesimo deve diventare l'unica religione dello stato, perchè essa è l'unica via per la salvezza, la continuità, di cui parla Simmaco, diventa per Ambrogio la continuità tra l'impero antico e la nuova chiesa. Troviamo qui, in nuce, quello che sarà il predominio della Chiesa sullo Stato. Colpisce come il cristianesimo, fino a pochi decenni prima emarginato e perseguitato e che reclamava per se la tolleranza non appena divenne religione dominante abbia represso ogni culto diverso dal proprio.
    Ciò che rimane da questa lettura è una visione culturale pienamente classica da parte di Simmaco mentre in Ambrogio siamo già in pieno medioevo.

    Mi sono dilungato troppo, ma il nucleo della discussione è semplice: l'intolleranza è estranea al mondopagano, nasce con le religioni monoteistiche, con la comune matrice semitica, e si sostanzia, in occidente, nel cristianesimo. Quella che sentiamo definire come la luce del mondo, non fu, forse, l'inizio di un oscurantismo che dura ancora oggi?
    è un po' una cazzata. L'intolleranza non è altro che una emanazione del principio di autoconservazione, tra l'altro comune a tutti i mammiferi, non solo l'uomo
    "Qualsiasi cosa che non sia la morte è un leggero infortunio"

    Jpp, prima di lanciarsi con il carrello

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    • Sean
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      #3
      Argomento vastissimo, che spazia tra storia, storia delle religioni, attualità, e che intendo riprendere con maggiore puntualità e precisione domani.
      La lettera di Simmaco è un documento straordinario, tra i più belli, a mio parere, dell'antichità, perchè ( come dici ) è l'epigrafe su tutto un mondo al tramonto, dove invece si affaccia prepotentemente la storia della Chiesa, che dura tutt'oggi.
      Sono lontani già trecentocinquant'anni anni le vicende nate in una ribelle e lontana provincia dell'impero, i cristiani hanno già avuto i loro primi martiri, c'è stato Costantino, il Concilio di Nicea, si è già cominciato a stagliare e definire il ruolo del Vescovo di Roma all'interno della cristianità.
      Eppure quel paganesimo di cui Simmaco intona l'ultimo canto è ancora presente nell'impero, per molti è ancora religione degli antenati, per molti ma non già più per gli imperatori, che hanno scelto oramai di farsi cristiani;
      Poteva sperare di vincere Simmaco, il prefetto, contro Ambrogio, il vescovo che farà inchinare l'imperatore Valentiniano sui gradini della sua chiesa?
      Nasce su quella Vittoria rimossa il trionfo del cristianesimo come religione di Stato, nasce la Roma cristiana, che, intollerante o meno, mi sento di dire che senza la quale non avremmo salvato nulla della Roma pagana, non avremmo salvato nulla dell'Urbe e del suo straordinario continuum eterno.
      ...ma di noi
      sopra una sola teca di cristallo
      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
      «nessun vincolo univa questi morti
      nella necropoli deserta»

      C. Campo - Moriremo Lontani


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      • ma_75
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        #4
        Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
        Argomento vastissimo, che spazia tra storia, storia delle religioni, attualità, e che intendo riprendere con maggiore puntualità e precisione domani.
        La lettera di Simmaco è un documento straordinario, tra i più belli, a mio parere, dell'antichità, perchè ( come dici ) è l'epigrafe su tutto un mondo al tramonto, dove invece si affaccia prepotentemente la storia della Chiesa, che dura tutt'oggi.
        Sono lontani già trecentocinquant'anni anni le vicende nate in una ribelle e lontana provincia dell'impero, i cristiani hanno già avuto i loro primi martiri, c'è stato Costantino, il Concilio di Nicea, si è già cominciato a stagliare e definire il ruolo del Vescovo di Roma all'interno della cristianità.
        Eppure quel paganesimo di cui Simmaco intona l'ultimo canto è ancora presente nell'impero, per molti è ancora religione degli antenati, per molti ma non già più per gli imperatori, che hanno scelto oramai di farsi cristiani;
        Poteva sperare di vincere Simmaco, il prefetto, contro Ambrogio, il vescovo che farà inchinare l'imperatore Valentiniano sui gradini della sua chiesa?
        Nasce su quella Vittoria rimossa il trionfo del cristianesimo come religione di Stato, nasce la Roma cristiana, che, intollerante o meno, mi sento di dire che senza la quale non avremmo salvato nulla della Roma pagana, non avremmo salvato nulla dell'Urbe e del suo straordinario continuum eterno.
        Ti ringrazio per il contributo, spero potremo approfondire meglio domani quanto vi sia di epocale nella Relatio di Simmaco e nelle lettere di Ambrogio e quanto quella querelle tutt'altro che oziosa influisca ancora oggi su di noi.
        In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
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        • BloodOnIce
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          • Sibillini
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          #5
          Recente pubblicazione in proposito:




          IN DIFESA DELLA TRADIZIONE di Quinto Aurelio Simmaco


          Relazione sulla rimozione dell'Ara della Vittoria e sulla sospensione dei fondi ai culti tradizionali

          a cura di Renato Del Ponte

          Aprile 2008
          Pagine 96 - Prezzo: € 16,00


          Rivisitazione della "Relatio tertia", opera classica di Quintus Aurelius Symmachus (Senatore e Console di Roma), che sul piano della "tolleranza" (intesa non con il significato deteriore di sopportazione per tutto ciò che non è condivisibile, ma quale disposizione ad ammettere idee e percorsi diversi, nel rispetto della dignità delle altrui coscienze) può, tuttora, rivendicare la propria attualità, a sostegno di un civile pluralismo e di un'apertura alle "vie del cielo", da troppi secoli oscurati dall'egemonia di forze politiche occulte e di talune religioni.
          Le nobili e pacate parole di Simmaco riecheggiano oggi, come allora, a difesa di un sistema di interpretare la vita, di una religiosità e di un pensiero tradizionale, che con ostinazione si è tentato di spegnere sotto il peso della prepotenza. In esse si concentra l'essenza del cultus deorum, elemento indispensabile alla romanitas per garantire la pax, il "patto" originario con gli Dèi, e sono rivolte al giovanissimo Imperatore Valentiniano II, per riottenere i contributi al mantenimento dei culti pubblici tradizionali e la legittima restituzione dell'ara Victoriae alla Curia (Templum del Senato di Roma). Le lucide argomentazioni dell'esperto oratore, tese a perorare le ragioni "sacre" di Roma, per ristabilire lo status quo ante, nulla possono contro le sottili minacce di scomunica paventate dal Vescovo Ambrogio di Milano all'indirizzo dell'ingenuo Imperatore e della sua debole corte: così, le pilotate disposizioni contro i culti aviti non trovano motivo di revoca, mentre si riafferma insidiosa la volontà cristiana di stabilire una supremazia su tutte le anime dell'umanità.
          Il volume riporta in appendice alcune lettere dal IX libro dell'Epistolario di Simmaco, diverse illustrazioni commentate e, in ultimo, un interessante studio di Giovanni V. Sannazzari su "Vica Pota".


          Ordine Iniziatico dei Cavalieri della Luce - OICL - Massoneria Gentilizia

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          • Sean
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            #6
            Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
            Si fa un gran parlare, oggi, di intolleranza, in specifico di intolleranza religiosa che, di solito, associamo all'Islam. Quando nasce questa intolleranza, ad opera di chi, in che contesto? L'uomo è semrpe stato intollerante?
            Credo che un discrimine fondamentale sia rappresentato da una vicenda tra le più rilevanti degli ultimi decenni dell'impero romano. Mi riferisco alla disputa relativa all'altare della Vittoria, e allo scontro tra paganesimo
            ormai morente e cristianesimo in piena ascesa.

            In una visione allargata a tutta la storia l'intolleranza in se stessa non si può agganciare direttamente al cristianesimo, perchè è fenomeno comune a molte civiltà prima del sorgere dell'universalismo romano, che farà dell'inglobare culture e religioni diversissime tra loro un cardine del suo imperio.
            Tratto comune della storia quindi, possiamo dire che nasce con l'uomo, non appena ciascun agglomerato civile inizierà ad imporre la sua visione del mondo come giusta, spesso con le armi.

            Come ricordato, quando Simmaco scrive la sua difesa del paganesimo, il cristianesimo è già religio licita, grazie a Costantino.
            L'imperatore con quell'editto sancì due cose:
            Prese atto di uno stato di fatto, ovvero dell'espansione di questo nuovo culto in ogni classe sociale, dalla più bassa alla nobiltà, agli stessi appartenenti all'apparato statale, fino ad arrivare spesso alla famiglia imperiale.
            In secondo luogo Costantino, cooptando il cristianesimo, diede quel collante nesessario ad un impero che subiva i primi cedimenti, e facendosi garante di questa religione "obbligò" i cittadini ad una nuova fedeltà all'imperatore, l'autorità del quale veniva ora direttamente da Cristo, il Re dei re, di cui lui era garante, il primo caso di quella storia delle investiture che segnerà gran parte del medioevo.

            Cristianesimo intollerante, dunque?
            Non è proprio così, non nel senso che sia un particolare dettato religioso, una natura di questo culto a renderlo tale.
            Non ci furono infatti "martiri" pagani, perchè il paganesimo, e questo neppure Simmaco lo nega, era ormai svuotato da ogni sua "verità" di fede, restando solo simbolo di storia patria, era già preparato per essere superato da un qualcosa di più che gli uomini andavano cercando riguardo la religione, e che il cristianesimo, e la parola di Cristo, daranno pienamente ed universalmente, proprio come la romanità.
            Perchè allora la necessità di escludere totalmente il culto pagano, se in fondo oramai inoffensivo e solo "simbolico"?
            Perchè fu necessità politica, fu il bisogno di riunire tutti sotto lo stesso stendardo, In Hoc Signo Vinces, e la Chiesa, esclusa e perseguitata fino ad allora, fu ben felice di passare, da minoranza mal sopportata, a maggioranza visibile e glorificata.
            Uscire dalle catacombe per testimoniare urbi et orbi Cristo, che infatti da quel momento si comincerà a raffigurare in trono, rivestito di tutti gli attributi regali, il Cristo Pantacreator.
            Tramontato l'impero d'Occidente sarà la Chiesa poi, in un Europa quasi del tutto cristianizzata, a farsi romana e universale, custode della civiltà, anche di quella pagana, accogliendo simboli, scritti, forme e strumenti di quel passato.
            C'è molta luce in tutto questo, a mio avviso, nuova linfa innestata in un radice che si andava esaurendo da se stessa, fiaccata dai millenni e dagli eventi, ed il cristianesimo arrivò al momento giusto, e lo capirono popolo ed imperatori.
            La fortuna del cristianesimo è che esso, a differenza delle religioni fondate ed irregimentate da uno scritto, non prevede osservanza obbligatoria ad alcunchè, nessun segno sulla carne, nessuna regola di purità, nessuna porta stretta per accedere al divino, non stravolge alcuna civiltà.
            La differenza con l'Islam, sopra richiamato, è netta, e difatti il cristianesimo cavalcò sempre l'andare ed il mutare della storia, "crescendo" senza snaturarsi, perchè fedele ad ogni diversità, mentre la religione di Maometto, legata a precisi dettati divini, estirpa, annulla, annienta tutto ciò che è contrario alla sua di "luce", spegnendo semmai tutte le altre.
            Last edited by Sean; 06-08-2008, 13:24:23.
            ...ma di noi
            sopra una sola teca di cristallo
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            forse, tra mille inverni
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            • tattoos
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              #7
              Io ricordo che l'intolleranza religiosa può affondare le sue radici in Bernardo (di Chiaravalle) ed il suo concetto di Malicidio.

              Poiché l'omicidio era necessariamente destinato a violare i dieci comandamenti, l'uccisione di un pagano (appunto) doveva essere rafforzato dal precedente concetto della prima crociata (Dio lo vuole) e, per certi versi, giustificato agli occhi di tutta la cristianità europea, per altri versi un po' riluttante ad essere nuovamente coinvolta in una assolutamente poco economica crociata.

              Pertanto Bernando sviluppò il concetto di Malicidio con il quale si giustificava l'ossimoro cattolico dell'uccisione di un non cristiano, per il quale il fatto di non essere cristiano in sè non costituisce un sufficiente motivo, ma Bernardo chiarisce la necessità di operare su una scala di valori più ascetica, opportunamente rivolta alla giustificazione espistemologica della prossima crociata.
              sigpic I miei articoli

              Originariamente Scritto da Sandro Rossi, presidente FIPL
              E' straordinariamente, selvaggiamente bello bruciare un giorno della nostra vita in trenta secondi di pedana!!

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              • ma_75
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                • Sep 2006
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                #8
                Qualche osservazione sparsa su quello che dici..
                Credo che la linea di demarcazione fondamentale rappresentata dall'ingresso istituzionale del cristianesimo a Roma sia quella dell'abbandono di una tradizione occidentale a favore di una orientale. Il passaggio dal paganesimo al cristianesimo è anche, se non soprattutto, l'ingresso del mondo culturale semita in ambito etnicamente differente. Dove stanno queste differenze? Credo che il punto fondamentale sia il passaggio dalla civiltà della filosofia a quella della teologia, da una religiosità mai prevaricante, ad una religiosità che, almeno fino all'età moderna, è totalizzante ed invasiva. E' chiaro che il trionfo del cristianesimo può avvenire solo in una fase di paganesimo calante (ma lo era da secoli, la religione a Roma aveva assunto dei contorni abitudinari e meramente ritualistici perdendo una connotazione di reale fede già in epoca repubblicana, sotto i colpi di quell'illumismo ante litteram che fu l'ellenismo). Ciò che però mi ha colpito è questo cinismo del cristianesimo delle origini, che prima chiede per se la tolleranza ma poi, appena è politicamente in grado di decidere, della stessa tolleranza non fa dono agli altri. Senza entrare nello specifico sappiamo bene che il mondo greco e quello romano, sono stati capaci di fondamentali sincretismi con tutti i popoli con cui entrarono in contatto, salvo l'ebraismo, e il cristianesimo (che poi quest'ultimo rivesta di una patina cristiana anche culti pagani e se ne appropri è un altro discorso, comunque interessante). Ecco il cristianesimo, come l'ebraismo, come l'islam, come le religioni discese dall'unico ceppo semitico rifiutano l'idea stessa del sincretismo, per la convinzione che una sola sia la via alla verità. In questo senso vedo una riduzione della tolleranza, una chiusura mentale, l'abbandono di una tradizione occidentale. Non a caso dopo la vicenda di Simmaco e Ambrogio entriamo in un evo medio che tutto è, ma non luminoso.
                In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                ma_75@bodyweb.com

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                • pina colada
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                  #9
                  Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
                  QSenza entrare nello specifico sappiamo bene che il mondo greco e quello romano, sono stati capaci di fondamentali sincretismi con tutti i popoli con cui entrarono in contatto, salvo l'ebraismo, e il cristianesimo
                  Ma, condivido il tuo pensiero, però volevo chiederti per curiosità perchè non avvenne il sincretismo con l'ebraismo e il cristianesimo... Ci stavo pensando anch'io a questa cosa ma non riuscivo a coglierne il significato profondo...

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                  • ma_75
                    Super Moderator
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                    #10
                    Originariamente Scritto da pina colada Visualizza Messaggio
                    Ma, condivido il tuo pensiero, però volevo chiederti per curiosità perchè non avvenne il sincretismo con l'ebraismo e il cristianesimo... Ci stavo pensando anch'io a questa cosa ma non riuscivo a coglierne il significato profondo...
                    Aspetta che ci penso

                    In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                    ma_75@bodyweb.com

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                    • pina colada
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                      #11
                      Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
                      Aspetta che ci penso

                      ... Cmq davvero, è una cosa che mi stavo domandando... Per questo te l'ho chiesta Se ti viene in mente qualcosa fammi sapere...

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                      • ma_75
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                        #12
                        Seriamente, Ila, il discorso è questo: il sincretismo è il risultato finale di una fusione culturale. Se culturalmente i due popoli non sono permeabili non possono scambiarsi il proprio patrimonio culturale, perchè non individuano un terreno comune di riflessione. L'ebraismo che vedeva in Roma la personificazione del male (come l'aveva vista prima nell'Egitto, in Babilonia, in chiunque cercasse di controllare il popolo ebraico) non poteva che essere recepito da Roma come un corpo estraneo, senza possibilità di mediazioni, prima ancora che politiche, culturali. Il cristianesimo, come l'ebraismo, parte, consentimi un'espressione gergale, con l'idea di "avere la verità in tasca". Partendo da questo presupposto non posso applicare quel messaggio culturale per cui il tuo dio altro non è che una forma diversa del mio dio, le parole di Simmaco :

                        Tutti contemplano le stesse stelle, un solo cielo ci è comune, un solo universo ci circonda. Che importa se ognuno cerca la verità a suo modo? Non si può seguire una sola strada per raggiungere un mistero così grande.

                        non sono attuabili se la controparte non le condivide. In questo senso il cristianesimo è figlio dell'ebraismo, ma con una differenza. Esso si sostanzia in ambito occidentale e qui perde le asprezze dottrinarie dell'ebraismo, la sua smania di purezza, il rifiuto di ogni contaminazione. Non che faccia suo il messaggio di Simmaco ma acquisirsce comunque, tutto il patrimonio mitico-religioso precedente, non per sincretismo, ma per incorporazione, non da pari a pari, come avveniva tra Roma e il resto del mondo, ma da superiore ad inferiore.
                        In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                        ma_75@bodyweb.com

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                        • pina colada
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                          #13
                          Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
                          Seriamente, Ila, il discorso è questo: il sincretismo è il risultato finale di una fusione culturale. Se culturalmente i due popoli non sono permeabili non possono scambiarsi il proprio patrimonio culturale, perchè non individuano un terreno comune di riflessione. L'ebraismo che vedeva in Roma la personificazione del male (come l'aveva vista prima nell'Egitto, in Babilonia, in chiunque cercasse di controllare il popolo ebraico) non poteva che essere recepito da Roma come un corpo estraneo, senza possibilità di mediazioni, prima ancora che politiche, culturali. Il cristianesimo, come l'ebraismo, parte, consentimi un'espressione gergale, con l'idea di "avere la verità in tasca". Partendo da questo presupposto non posso applicare quel messaggio culturale per cui il tuo dio altro non è che una forma diversa del mio dio, le parole di Simmaco :

                          Tutti contemplano le stesse stelle, un solo cielo ci è comune, un solo universo ci circonda. Che importa se ognuno cerca la verità a suo modo? Non si può seguire una sola strada per raggiungere un mistero così grande.

                          non sono attuabili se la controparte non le condivide. In questo senso il cristianesimo è figlio dell'ebraismo, ma con una differenza. Esso si sostanzia in ambito occidentale e qui perde le asprezze dottrinarie dell'ebraismo, la sua smania di purezza, il rifiuto di ogni contaminazione. Non che faccia suo il messaggio di Simmaco ma acquisirsce comunque, tutto il patrimonio mitico-religioso precedente, non per sincretismo, ma per incorporazione, non da pari a pari, come avveniva tra Roma e il resto del mondo, ma da superiore ad inferiore.
                          Grazie mille, spiegazione come sempre molto esauriente che mi ha chiarito tutto... Quindi sostanzialmente la causa sta nell'ostilità e nella presunzione di superiorità delle due religioni..
                          E questo mi fa pensare anche aa uno dei motivi profondi dello scontro tra Islam e Cristianesimo.. Entrambe rivendicano la propria superiorità..., correggimi se sbaglio...

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                          • ma_75
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                            #14
                            Originariamente Scritto da pina colada Visualizza Messaggio
                            Grazie mille, spiegazione come sempre molto esauriente che mi ha chiarito tutto... Quindi sostanzialmente la causa sta nell'ostilità e nella presunzione di superiorità delle due religioni..
                            E questo mi fa pensare anche aa uno dei motivi profondi dello scontro tra Islam e Cristianesimo.. Entrambe rivendicano la propria superiorità..., correggimi se sbaglio...
                            Islam, Cristianesimo, Ebraismo sono tutte, a loro modo, religioni assolute, non permeabili, non malleabili. Delle tre l'unica che è stata in qualche modo "costretta" a piegarsi alle esigenze della modernità è il cristianesimo, tramite l'incontro/scontro con l'illuminismo. Ciò è mancato all'Islam che, infatti, non contempla una scissione tra stato e religione e all'ebraismo che è l'essenza stessa dello stato confessionale. D'altra parte i legami sono quelli della comune matrice, se Pio IX poteva dire "noi siamo spiritualmente semiti" e se, ancora oggi, Ratzinger può dire che l'unica via alla salvezza è il cattolicesimo. Rimarco ancora che questa unicità del percorso, questa certezza del giusto è ciò che differenzia l'uomo cristiano da quelli che l'hanno preceduto.
                            In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                            ma_75@bodyweb.com

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                            • pina colada
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                              #15
                              Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
                              Islam, Cristianesimo, Ebraismo sono tutte, a loro modo, religioni assolute, non permeabili, non malleabili. Delle tre l'unica che è stata in qualche modo "costretta" a piegarsi alle esigenze della modernità è il cristianesimo, tramite l'incontro/scontro con l'illuminismo. Ciò è mancato all'Islam che, infatti, non contempla una scissione tra stato e religione e all'ebraismo che è l'essenza stessa dello stato confessionale. D'altra parte i legami sono quelli della comune matrice, se Pio IX poteva dire "noi siamo spiritualmente semiti" e se, ancora oggi, Ratzinger può dire che l'unica via alla salvezza è il cattolicesimo. Rimarco ancora che questa unicità del percorso, questa certezza del giusto è ciò che differenzia l'uomo cristiano da quelli che l'hanno preceduto.

                              Non riesco a seguirti solo nell'ultma frase, forse non ho capito... cioè anche il musulmano pensa di "essere nel giusto" però, dal suo punto di vista (ovviamente)...

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