I documenti segreti di Papa Giovanni XXIII
Alla fine degli anni Cinquanta il nuovo Papa, Giovanni XXIII, ordina ulteriori indagini su Padre Pio: il suo scopo è di intervenire in modo deciso nei confronti delle forme di fede popolare da lui ritenute arcaiche; non è un caso, quindi che durante il suo pontificato la persecuzione del frate raggiunge il suo acme.
Papa Roncalli viene a conoscenza di numerose informazioni (tra cui il fatto che il frate avrebbe chiesto e ottenuto dell’acido fenico), e in particolar modo inizia a sospettare della cerchia di donne che ruota intorno a Padre Pio; si appunta i nomi di tre fedelissime: Cleonilde Morcaldi, Tina Bellone e Olga Ieci, più una misteriosa contessa.
Riguardo alle informazioni ottenute da Papa Giovanni XXIII, Il Giornale di martedì 23 ottobre 2007 ha portato a conoscenza dei suoi lettori, in anteprima, uno dei documenti contenuti nell’ultimo libro di Sergio Luzzatto “Padre Pio. Miracoli e politica nell’Italia del Novecento”: si tratta di quattro foglietti scritti dal Papa il 25 giugno del 1960, ecco il loro contenuto: «Stamane da mgr Parente, informazioni gravissime circa P.P. e quanto lo concerne a S. Giov. Rotondo. L’informatore aveva la faccia e il cuore distrutto». E poi: «Con la grazia del Signore io mi sento calmo e quasi indifferente come innanzi ad una dolorosa e vastissima infatuazione religiosa il cui fenomeno preoccupante si avvia ad una soluzione provvidenziale. Mi dispiace di P.P. che ha pur un’anima da salvare, e per cui prego intensamente».
Il Pontefice inoltre annota: «L’accaduto (cioè la scoperta per mezzo di filmine, si vera sunt quae referentur, dei suoi rapporti intimi e scorretti con le femmine che costituiscono la sua guardia pretoriana sin qui infrangibile intorno alla sua persona) fa pensare ad un vastissimo disastro di anime, diabolicamente preparato, a discredito della S. Chiesa nel mondo, e qui in Italia specialmente. Nella calma del mio spirito, io umilmente persisto a ritenere che il Signore faciat cum tentatione provandum, e dall’immenso inganno verrà un insegnamento a chiarezza e a salute di molti».
Il quarto biglietto riporta scritto: «Motivo di tranquillità spirituale per me, e grazia e privilegio inestimabile è il sentirmi personalmente puro da questa contaminazione che da ben 40 anni circa ha intaccato centinaia di migliaia di anime istupidite e sconvolte in proporzioni inverosimili».
Sono rivelazioni importanti che hanno riacceso le polemiche (mai sedate) sulla figura di Padre Pio. Bisogna però tener presente che anche se tali documenti sono rimasti inediti fino a oggi negli archivi del Sant’Uffizio, questi erano ben conosciuti da chi ha lungamente lavorato al processo di beatificazione del frate di San Giovanni Rotondo.
Alla fine degli anni Cinquanta il nuovo Papa, Giovanni XXIII, ordina ulteriori indagini su Padre Pio: il suo scopo è di intervenire in modo deciso nei confronti delle forme di fede popolare da lui ritenute arcaiche; non è un caso, quindi che durante il suo pontificato la persecuzione del frate raggiunge il suo acme.
Papa Roncalli viene a conoscenza di numerose informazioni (tra cui il fatto che il frate avrebbe chiesto e ottenuto dell’acido fenico), e in particolar modo inizia a sospettare della cerchia di donne che ruota intorno a Padre Pio; si appunta i nomi di tre fedelissime: Cleonilde Morcaldi, Tina Bellone e Olga Ieci, più una misteriosa contessa.
Riguardo alle informazioni ottenute da Papa Giovanni XXIII, Il Giornale di martedì 23 ottobre 2007 ha portato a conoscenza dei suoi lettori, in anteprima, uno dei documenti contenuti nell’ultimo libro di Sergio Luzzatto “Padre Pio. Miracoli e politica nell’Italia del Novecento”: si tratta di quattro foglietti scritti dal Papa il 25 giugno del 1960, ecco il loro contenuto: «Stamane da mgr Parente, informazioni gravissime circa P.P. e quanto lo concerne a S. Giov. Rotondo. L’informatore aveva la faccia e il cuore distrutto». E poi: «Con la grazia del Signore io mi sento calmo e quasi indifferente come innanzi ad una dolorosa e vastissima infatuazione religiosa il cui fenomeno preoccupante si avvia ad una soluzione provvidenziale. Mi dispiace di P.P. che ha pur un’anima da salvare, e per cui prego intensamente».
Il Pontefice inoltre annota: «L’accaduto (cioè la scoperta per mezzo di filmine, si vera sunt quae referentur, dei suoi rapporti intimi e scorretti con le femmine che costituiscono la sua guardia pretoriana sin qui infrangibile intorno alla sua persona) fa pensare ad un vastissimo disastro di anime, diabolicamente preparato, a discredito della S. Chiesa nel mondo, e qui in Italia specialmente. Nella calma del mio spirito, io umilmente persisto a ritenere che il Signore faciat cum tentatione provandum, e dall’immenso inganno verrà un insegnamento a chiarezza e a salute di molti».
Il quarto biglietto riporta scritto: «Motivo di tranquillità spirituale per me, e grazia e privilegio inestimabile è il sentirmi personalmente puro da questa contaminazione che da ben 40 anni circa ha intaccato centinaia di migliaia di anime istupidite e sconvolte in proporzioni inverosimili».
Sono rivelazioni importanti che hanno riacceso le polemiche (mai sedate) sulla figura di Padre Pio. Bisogna però tener presente che anche se tali documenti sono rimasti inediti fino a oggi negli archivi del Sant’Uffizio, questi erano ben conosciuti da chi ha lungamente lavorato al processo di beatificazione del frate di San Giovanni Rotondo.
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